giovedì 28 maggio 2020

Orizzonti del reale (Pt.22)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Nel primo capitolo di “The Politics of Ecstasy”, “The Seven Tongues of God”, Leary afferma che fu la sua prima esperienza a Cuernavaca a fargli comprendere fino in fondo le infinite potenzialità del cervello umano, che i funghi sacri attivano a livello cellulare: la descrive come l’esperienza religiosa più profonda della sua vita, che gli permise di raggiungere vette mistiche paragonabili a quelle riportate dai santi e dai mistici, dagli sciamani e dai guaritori. Lui però, sebbene in molti l’abbiano definito un guru, non era un mistico né un santo, perciò affermò che aveva deciso di parlarne con il suo linguaggio e la sua esperienza da scienziato (vedremo poi, nel prossimo articolo, come questa premessa non si sia mai realizzata appieno, né in questa né in altre sue opere).
Non c’è alcuna contraddizione in questo. Se il ritratto delle religioni istituzionalizzate che esce dal libro non è dei migliori, la Psicanalisi e la Psichiatria non ne vengono fuori molto meglio; ma anche se, parole sue, religione e scienza si basano sulla paura e l’ignoranza dei “fedeli”, cui offrono con risposte parziali e spesso fallaci solo “distrazione, protezione illusoria, conforto narcotico”, entrambe in fondo non fanno altro che cercare di dare una risposta ai grandi quesiti esistenziali che l’uomo si pone dalla notte dei tempi; la religione con le sue diverse confessioni, e la scienza con le sue numerose branche che si propongono di sondare l’infinitamente grande, l’infinitamente piccolo e… l’Insondabile: Astronomia, Fisica, Cosmologia, Paleontologia, Biochimica, Genetica, Anatomia, Fisiologia, Neurologia, Epistemologia, Sociologia, Psicologia, Psichiatria, eccetera.

Purtroppo, la scienza fornisce risposte che sono fruibili o teoricamente oppure tramite i nostri limitati sensi. D’altra parte, l’adesione a un credo religioso o all’altro non garantisce una vera esperienza religiosa, che Leary descrive come la scoperta soggettiva ed estatica delle risposte alle sette domande spirituali fondamentali: 1) Quale energia è alla base dell’universo? Dove e come tutto ha avuto inizio? Esiste un “piano cosmico”? 2) Cos’è la vita? Dove e come ha avuto inizio? Come si sta evolvendo? 3) Cos’è e da dove proviene l’uomo? Quali sono la sua struttura e la sua funzione? 4) Come funzionano la percezione, l’esperienza e l’apprendimento umano? 5) Chi sono io? Che posto spirituale, psicologico, sociale occupo nel “piano”? 6) Come dovrei sentirmi di fronte a tutto questo? 7) Come ne uscirò?

Psychedelics - illustration © Seb Agresti
Uscire dal piano riguarda, evidentemente, la morte. “Come ne uscirò” è la domanda più difficile, ma anche la più importante di tutte, perché l’ossessione per la morte ci accompagna da che veniamo al mondo.
I temi dall’universale non possono far altro che passare al piano personale. Le questioni che riguardano l’umanità intera, già di per sé non banali, finiscono infatti per diventare più pregnanti quando assumono una valenza individuale. Le risposte stesse a queste domande non possono che essere personali: anche se sono le medesime per tutti, ognuno di noi non può che cercarle e trovarle in solitudine.
Nel moderno Occidente si ride di cose come queste (e mi riferisco in particolare al video linkato in quel post), giudicate il sintomo di una realtà superstiziosa e arretrata; ma il poeta, il cantante, l’artista, i soli cui è ancora concesso di provare l’estasi all’interno della società, sono lì per ricordarci com’eravamo: un tempo, anche noi eravamo potenzialmente degli sciamani.

Le sedute psichedeliche possono offrire a tutti un modo di sfuggire a quelli che Leary chiama “anestetici”: il nostro ego con tutte le sue manifestazioni; un sistema educativo fallato da pregiudizi e inesattezze; la radio, la televisione e qualunque cosa provochi assuefazione. Tutte queste “distrazioni” portano le persone a spostare l’attenzione da sé al di fuori di sé e a dimenticare di essere prima di tutto esseri spirituali. La parola anestetico però indica più letteralmente un certo tipo di farmaci di cui molte persone abusano. Leary parla a tutta l’umanità, ma è indubbio che la sua critica sia prima di tutto rivolta alla realtà che meglio conosce: l’America, patria della Narcoanalisi, in cui la dipendenza dai barbiturici è ormai da molto tempo un problema di rilevanza sociale. Il fatto che gli psicoattivi ma non gli anestetici siano stati resi illegali è la prova della malafede di chi detiene il potere, per nulla preoccupati di lasciare libero accesso alle sostanze che obnubilano la mente ma non a quelle che potrebbero renderci consapevoli e, quindi, liberi.

I feel fine - illustration © Seb Agresti
La Neurologia e la Biochimica hanno cercato di spiegare come la coscienza si forma, ma questo resta ancora un mistero. La nostra rete neurale è sterminata. La nostra vita si svolge all’interno di una prigione neurologica e di quell’entità inconsistente che chiamiamo personalità. L’ego rappresenta solo una parte della nostra identità, eppure distaccarsene, per alcuni, è incredibilmente doloroso. Durante una seduta psichedelica si ha la sensazione che l’ego si disgreghi e alcune persone proveranno un moto di ribellione, come se perdere l’ego equivalesse a morire. Queste persone avranno paura di perdere per sempre la propria individualità, descriveranno quella con l’LSD come un’esperienza orribile e non vorranno più ripeterla.
Ma nel ciclo continuo della nostra coscienza, la vita e la morte sono solo un’illusione. La nostra coscienza passa dall’una all’altra senza soluzione di continuità. Usare l’LSD significa solo passare attraverso diversi stati di coscienza come se si premesse un interruttore. Nulla esiste tranne che nella chimica della coscienza.
Non possiamo provare che le visioni indotte dall’LSD corrispondano alla realtà misurabile da un fisico delle particelle o da un biochimico, anche se in genere i “viaggiatori” descrivono ritmi di espansione e contrazione che rimandano a concetti fisici, biologici ed evoluzionistici. Ma è vero anche il contrario: considerata la complessità del nostro codice genetico e della comunicazione intracellulare, non è possibile neppure, in assoluta onestà, definire queste esperienze come psicotiche o anormali.

Non possiamo neppure provare che le visioni biochimiche siano visioni religiose anche se, a questo proposito, bisognerebbe prima di tutto definire cos’è una visione religiosa: un cespuglio in fiamme? una colomba? l’immagine della Madonna, come quella di Fatima? Non c’è un motivo razionale per credere che una visione o rivelazione estatica o profetica non possa nascere dall’osservazione di forme più semplici come una cellula, una particella onda, una forma di energia in movimento.
L’estasi è possibile perché il cervello ha infinite possibilità, non ultima quella di conservare la memoria cellulare contenuta del DNA, nel quale è codificata l’evoluzione dell’intera razza umana. Leary descrive il DNA umano come il Giardino dell’Eden, quindi ogni volta che si ha un’esperienza psichedelica e si percorre ab origine, a ritroso, la catena del DNA, è come ritrovare l’ingresso dell’Eden.
Purtroppo, per la maggior parte delle persone questo traguardo è ancora lontano. Le virtù del Dharma si sono affievolite, e l’umanità brancola nel buio dell’ignoranza, della diffidenza, della corruzione e del declino spirituale. L’Induismo chiama l’era oscura che stiamo vivendo Kali Yuga.

12 commenti:

  1. Da un lato l'idea di sperimentare uno stato allucinatorio mi incuriosisce.
    Dall'altro mi fa paura, forse perché sono il tipo di persona inquieta che quando sperimenta stati di attività cerebrale con coscienza ridotta (tipo quando sogno mentre sto dormendo o nelle rarissime volte in cui ho bevuto alcolici più del dovuto) le sensazioni che provo non sono mai piacevoli. É come se in quei momenti la mia inquietudine si amplificasse. Presumo che farei parte di quelli che, come dici nel post, vivono lo stato allucinatorio come una "esperienza orribile".

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    1. È comprensibile. Credo che la tua sia una posizione condivisa da molte persone. A questo mondo tutto è relativo e la cosa migliore è fare solo quel che è meglio per se stessi, se si vuole trarne dei benefici. È lo stesso nell’attività fisica: spingersi oltre i propri limiti può aiutare ad ottenere prestazioni migliori, ma può facilmente essere invece un modo per farsi del male.

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  2. Lo scrittore Harlan Ellison nella sua fondamentale antologia "Dangerous Vision" del 1967 nell'introdurre un racconto scritto da Philip K. Dick sostiene che Dick era la prova vivente che si poteva scrivere ottimi racconti anche sotto l'influsso di sostanze allucinatorie però poi ha aggiunto Dick evidentemente doveva essere l'eccezione e non la regola dal momento che quando ci aveva provato lo stesso Ellison il risultato erano stati degli obbrobbri illeggibili.

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    1. Credo che le esperienze psichedeliche siano un ottimo “carburante” per la creatività, ma non necessariamente dal punto di vista verbale. Dick aveva indubbiamente talento e visionarietà innate, un mix che le droghe devono aver amplificato a dismisura, per nostra fortuna. ^_^

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  3. Questa tua ripresa del ciclo è un segno chiaro, anche se non so di cosa :-P
    Durante la serrata, e per affrontare le file al supermercato, ho ripreso la lettura di un libro che giaceva nel mio lettore: "Essere una macchina" (To Be a Machine, 2017) di Mark O'Connell (Adelphi 2018), la sorprendente indagine dei vari modi in cui oggi vari istituti e ricercatori stanno studiando il modo di superare i limiti imposti del corpo umano.
    Nei primi capitoli l'autore va a visitare un centro criogenico per farsi raccontare questo modo di fermare il "momento fatale" finché qualcuno non saprà posporlo o addirittura annullarlo, facendosi spiegare dal direttore e da sua moglie le varie soluzioni che uno può scegliere per essere ibernato: tutto intero... a solo di capoccia!
    I due tizi dalle idee ben chiare, anche se discutibili, si chiamano Max More e Natasha Vita-More, due nomi che si sono scelti e cambiati legalmente. I due si sono conosciuti e innamorati durante una serata di lavoro con altri colleghi: serata organizzata da un fautore della crionica come Timothy Leary!
    Da non so quanto mi ripetevo "Ah, devo raccontarlo ad Obsidian" poi mi scordavo, e oggi questo tuo post mi ha convinto finalmente a scriverti dell'uomo che ha fatto conoscere i due tizi postumani che ancora oggi gestiscono un gran numero di cadaveri ibernati. Fra i quali... c'è l'ex amante di Natasha! (Lo scrittore Esfandiary che anche lui ha cambiato nome, in FM-2030) Scommettiamo che nottetempo Max ha sabotato la sua cabina? :-D
    Non voglio anticipare un eventuale tuo racconto sulla morte di Leary, ma Max e Natasha hanno preso molto male le sue volontà su come trattare il proprio cadavere...

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    1. La ripresa di questo ciclo è un segno chiaro del fatto che ho avuto molto tempo per scrivere, essendo stato confinato giorno e notte in casa per oltre due mesi. XD
      Venendo alla parte finale del tuo commento: ti deluderei molto se ti dicessi che a dire il vero ho previsto di raccontare la morte di Leary in modo molto veloce e frettoloso? Il fatto è che la parte di OdR a lui dedicata, come vedrai, si è allungata a dismisura, e non potendo scrivere tutto, ho dovuto scegliere che cosa tagliare. Ma… ehi! Idea!! E se lo scrivessi tu il racconto della morte di Leary? Sarei felice di averti qui come ospite, una volta che tutti i miei post su Leary saranno stati pubblicati (quest'autunno, mese più, mese meno)... =^_^=

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    2. Sono onorato dell'investitura e timoroso sull'esserne all'altezza, ma sai che non posso resistere a queste sfide, quindi accetto di buon grado il cimento! Anche perché poi da tempo ho da parte una ricerca sul concetto criogenico e di come si sia sviluppato nella narrativa fantastica, a questo punto potrei unire le due cose, anche per far capire l'importanza dell'ultima scelta di Leary...
      Ah, ora però sbrigati a completare che smanio! :-D

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    3. Ho già in canna almeno cinque post prima di chiudere il capitolo Leary. Potrei, questo è vero, metterli su uno dopo l'altro in pochi giorni ma finirei per svuotare il serbatoio prima di incrociare un benzinaio...

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    4. ahaha lungi da me il farti rimanere per strada, che poi tocca spingere :-P
      Io intanto comincio a viaggiare, che devo prendere un po' di rincorsa ;-)

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    5. Buon viaggio, allora! Ci vediamo al traguardo!

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    6. Pensa che anch'io, come Lucius, dopo aver letto "Essere una macchina" pensavo di scriverti a proposito della questione della morte di Leary. Poi mi son fermato, perché ho pensato: "E se mi chiedesse di scrivere io un guest post al riguardo?" XD XD XD
      Come vedi, ho iniziato il recupero dei post arretrati di "Orizzonte del reale". Ero rimasto qua.
      Leary parla di cose che mi sono molto familiari, soprattutto in questo post, anche se io le ho scoperte seguendo autori diversi, che le hanno affrontate con una impostazione diversa, a volte vicina alla sua a volte un po' più lontana.

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    7. Quindi ci ho smenato non uno, bensì due guest post. Mannaggia ;-)
      Alla fine mi sono deciso e ho scritto io qualche riga sulla morte di
      Leary. Non è un post molto approfondito, non è quello che sarebbe
      potuto venir fuori se ci avessi pensato fin dall'inizio, ma serve per
      dare una conclusione al ciclo. Senza, effettivamente, la storia di
      Leary sarebbe in un certo senso monca. Non ho mai letto il libro che
      tu e Lucius avete menzionato, ma mi interesso di questi argomenti da
      molti anni perciò sono già incappato varie volte nei nomi di Max e
      Natasha Vita-More. Pensa che i primi tempi del blog avevo persino in
      progetto di scriverci su qualcosa, ma poi la vastità del progetto mi
      aveva scoraggiato. Erano lontani i tempi in cui pensavo di poter
      gestire cicli di post molto lunghi... e invece, eccomi qua. XD

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