Pop weed sayong (Body Jumper, 2001) |
Sembra la scena di un film, non è vero? Invece questo fatto è successo realmente a un’attrice e modella di nome Thippawan “Pui” Chaphupuang. E non anni o decenni fa: la notizia è dell’11 luglio 2016. In breve tempo il video con l’intervista è diventato virale, ma ciò che ha sconvolto l’audience tailandese ha suscitato al più scetticità nel resto del mondo, ove la maggior parte delle persone si è limitata a ironizzare sulle capacità attoriali della “vittima”. Che cosa è successo davvero a questa donna? La sua era davvero solo voglia di pubblicità? Conoscendo la mentalità tailandese, non mi stupirebbe invece che non stesse affatto recitando ma, a torto o a ragione, credesse davvero di essere posseduta.
Cambio di scena. Ci troviamo nel nord-est: c’è un regno dove, per generazioni, la principessa regnante a un certo punto viene improvvisamente posseduta dallo spirito di un’orchessa, e si trasforma in uno spirito maligno alla perenne ricerca di carne cruda e sangue fresco.
Questa sì era la trama di un film (non era difficile capirlo, lo riconosco), anzi per essere precisi di un lakorn: “Jao Nang” (The Princess's Terror) venne trasmesso alla metà degli anni ’90 su Channel 5 ed è tuttora considerato dal pubblico thailandese uno dei lakorn più terrorizzanti mai realizzati - e d'altra parte, si sa, le serie in costume sono un classico… Non è raro che le soap opera parlino di fantasmi o attingano dal folclore (la serie "Nang Sib Song", ad esempio, propone la sua versione della leggenda delle Dodici Sorelle, che racconta di una delle incarnazioni precedenti del Budda), si può dire anzi che siano uno dei modi attraverso i quali queste leggende e racconti si sono sottratti all'oblio del tempo, arrivando intatti o quasi fino a noi.
Nell’articolo di oggi ci concentreremo su Phi Pop (a cui abbiamo già in parte accennato), che non sarà forse lo spirito più pericoloso della Tailandia, ma è di certo fra quelli che incutono più timore. Perché? Forse perché Phi Pop, pur essendo uno spirito errante dall’aspetto malaticcio e perennemente affamato, spesso e volentieri si unisce in simbiosi a un demone (una strega, secondo alcune versioni) moltiplicando la sua malvagità con quella del suo ospite, e assumendo infine l’aspetto di una bellissima giovane alla quale nessuno pare saper resistere.
Phi Pop è insomma lo spauracchio dei ragazzi tailandesi (sue vittime predilette), sensibili al fascino di quest’essere crudele che dopo averli sedotti, in una sorta di manifestazione vampirica portata ai suoi estremi, finirà letteralmente per berne il sangue e divorarne gli intestini.
Phi Pop è uno spirito cannibalico la cui origine risale alla notte dei tempi. Un’antica leggenda narra infatti di un imprecisato regno il cui principe si dilettava con la magia nera. Egli aveva scoperto come far migrare lo spirito da un corpo a un altro mantenendo entrambi i corpi in vita.
Un giorno egli pronunciò le parole segrete per entrare nel corpo di un animale, forse un cervo, mentre il suo restava parcheggiato, vuoto e inerte: non aveva però fatto i conti con un suo servo infedele, che spiandolo ripetutamente si era impadronito della formula magica. Il servo entrò dunque nel corpo inanimato del principe e si sostituì a lui.
L’incauto principe, non appena se ne accorse, migrò di nuovo, questa volta nel corpo di un uccello, e in questa forma si recò da sua moglie, le spiegò l’accaduto e le chiese aiuto. Mentre la moglie scovava il corpo del millantatore e lo aggrediva (addirittura uccidendolo, secondo alcune versioni), questi fu costretto a migrare nel corpo di un animale: immediatamente il principe poté riprendere il controllo del suo corpo di nuovo vuoto e inerte… e vissero tutti felici e contenti.
Beh, tutti tranne il servo, naturalmente: il suo spirito, trasfigurato dalla rabbia e dal rancore, si trasformò in una forza distruttrice e perennemente affamata. Avendo sviluppato l’insana abitudine di mangiare gli intestini di coloro che possedeva, uccidendoli, da allora è costretto a vagare di continuo da un corpo all’altro. La leggenda si è diffusa in numerose varianti nelle quali la figura del servo è scomparsa e rimane solo quella dello spirito.
Uno spirito ripugnante, con un ventre gonfio su gambe scheletriche e una bocca enorme dai denti lunghi e affilati: per poter approcciare le sue vittime, Phi Pop non può presentarsi con il suo vero aspetto, ma deve dimorare nel corpo di una strega che sia bellissima o in grado di diventare tale tramite un incantesimo. Prima che la strega muoia, la nuova ospite deve ingerire un po’ della saliva dell’ospite precedente: solo così Phi Pop può migrare. Una modalità che somiglia a quella di trasmissione di diverse malattie, e che ci fa comprendere quale può essere stata la vera origine della leggenda, qualche tipo di epidemia fulminante che, forse, per qualche ragione contagiava gli uomini molto più delle donne. Forse… ma forse no.
Non so voi, ma io che faccio parte del target delle vittime di Phi Pop ho deciso che, piuttosto che rischiare di scoprirlo, quando finalmente visiterò la Tailandia mi terrò alla larga dalle ragazze tailandesi troppo ammiccanti. Così, just in case.
Phi Pop è immune ai normali esorcismi, ma può essere sconfitta da uno sciamano, un guaritore tradizionale detto Moh Phi, attraverso una danza rituale dalle movenze circolari e dal ritmo ipnotico. La danza dello sciamano dà forma a un vento soprannaturale in grado di avviluppare Phi Pop e trascinarla via con sé. Non sempre, ma spesso questa sorta di seduzione al contrario funziona: ironicamente, per sconfiggere Phi Pop bisogna ricorrere alle sue stesse armi.
A Phi Pop è associata un’altra creatura il cui nome è Phi Fa (conosciuta anche come Phi Thaen e Nang Faa) che secondo alcuni miti, in cui ha quasi lo status di una divinità, risiederebbe in Cielo e avrebbe creato la Terra.
Phi Fa è comune soprattutto nel nordest del paese (e in parte anche nel Laos), dove è considerato uno spirito potentissimo in grado di causare malattie e disastri naturali, ma anche eventualmente di scongiurarli. Esiste infatti un apposito cerimoniale che ne prende il nome durante il quale uno sciamano evoca lo spirito e gli chiede di accettare dei doni (offerte in cibo e bevande, ma anche denaro) in cambio della guarigione di un convalescente, in genere qualcuno che stia combattendo un’insidiosa malattia, oppure, per esempio, della protezione necessaria durante un viaggio o nel momento di prendere una decisione importante. Una volta che lo sciamano avrà deciso la data e il luogo più adatti e fornito le indicazioni per decorare l’altare per le offerte, i partecipanti dovranno pregare, danzare e cantare per una notte intera attorno ad esso, mentre la musica del khaen viene suonata incessantemente. Per inciso, il khaen (altrimenti detto khèn), è un organo a bocca che in Tailandia ha 16 canne (altrove può averne 14), la cui musica è spesso associata a quella del phing, un tipico strumento a corde, a tamburi o campanelle; la tradizione vuole sia in grado di “parlare” agli spiriti e agli dèi e quindi ha una funzione sacra, ma viene utilizzato anche per indurre nei fedeli una sorta di trance, forse facilitata dall’ingestione di sostanze enteogene.
Lo sciamano, che è anche un medium, evocherà lo spirito, spiegando lo scopo di questo invito e pregandolo di accettare le offerte in cambio di quanto richiesto; verrà poi effettuata la cerimonia Baasii, derivante dalla cultura laotiana, in cui i partecipanti si legano a vicenda delle corde attorno ai polsi perché gli spiriti guardiani che risiedono nel corpo e formano l’anima di ogni persona non possano vagare lontano dal corpo, e li proteggano in quel particolare frangente (questi spiriti, proprio come le persone, possono provare paura e frustrazione e lasciarci soli proprio quando abbiamo più bisogno di loro); infine, lo spirito verrà ringraziato e congedato.
Questa breve descrizione che ricalca mille altre, ne sono consapevole, non può assolutamente rendere conto della suggestione provocata da questo rito. Se volete vedere con i vostri occhi di cosa si tratta, potete dare un’occhiata a questo video di quattro minuti scarsi caricato sul tubo.
Passando al cinema, la pagina di Wikipedia inglese dedicata a Phi Pop cita quattordici titoli (quella tailandese, al contrario, è molto essenziale e non ne cita alcuno), di cui dieci sono film veri e propri e quattro pessime soap opera, ma la verità è che, cercando qua e là, non è difficile trovarne molti altri. Ci limiteremo in questa sede ad analizzarne un paio, giusto per non complicarci troppo la vita e anche perché, come è stato nel caso di Mae Nak, la sostanza di questi film è sempre più o meno la stessa. Non posso assicurare che quelli da me scelti siano i migliori ma, l’ho già detto e mi ripeto, l’accesso a gran parte della filmografia tailandese è inaccessibile a chi ha difficoltà con la lingua.
Il primo che ho scelto è una commedia horror dal titolo “Pop weed sayong”, ovvero, nel suo alias internazionale, “Body jumper”, risale al 2001 ed è firmata da Haeman Chatemee, qui al suo esordio dietro la macchina da presa. Si inizia da un antefatto situato cronologicamente nel 1932: in un villaggio rurale del Siam una folla inferocita si scaglia contro una donna evidentemente posseduta da uno spirito demoniaco, la immobilizza e la getta in un pozzo, dove la nostra Phi Pop viene sigillata.
Un salto in avanti di quasi settant’anni e un gruppo di studenti universitari in gita libera accidentalmente la mostruosa creatura e dà il via libera alle danze. Una delle ragazze, inevitabilmente la più bella, viene immediatamente posseduta dall’antico spirito e subito prende a fare quello che meglio sa fare, vale a dire sedurre (con tutto quello che ne consegue).
Il film procede sui canoni degli horror tradizionali, con giovani studenti che cadono uno dopo l’altro e lo spirito che, come un novello xenomorfo, continua incessantemente a saltare da un corpo all’altro per sfuggire all’inevitabile esorcismo finale.
Poco horror e tanta comedy in un film di puro intrattenimento, interessante se non altro per le sorprendenti bellezze delle giovani attrici Chompunuch Piyapanee e Angela Grant.
Sulla stessa falsariga del precedente è un film di Ping Lumpraploeng, questa volta del 2014, intitolato “Pob na pluak” (The Ugly Ghost), sulla cui locandina campeggiano delle ragazze intente a leccarsi il sangue sulle labbra in modo esplicitamente lascivo.
La storia ruota attorno a un gruppo di quattro belle ragazze: Miki, Ploy, Kaew e Kow Fang che vanno a fare un tirocinio presso una falegnameria. Non tutte le ragazze sono in realtà così belle, ma su questo punto possiamo anche sorvolare (e tutto sommato il titolo del film non promette affatto bellezza). Qui le protagoniste vengono accidentalmente in contatto con la solita Phi Pop che, come da copione, prende possesso dei corpi degli uni per cibarsi dei corpi degli altri. Come è facile immaginare, il minutaggio fila via leggero fino alla fine, alternando scene hot a scene splatter.
Non serve pertanto, almeno questo è il mio parere, fare altri tentativi. La filmografia dedicata a Phi Pop è inevitabilmente incentrata su un solo lato di Pop, quello seducente e piccante, tralasciando quanto di interessante potrebbe venire dalle altre sfaccettature di uno spirito con le caratteristiche che abbiamo descritto. Potrebbe essere invece interessante recuperare, più che altro a livello accademico, una delle “pessime soap” a cui accennavo in precedenza dal curioso titolo di “Mae Nak Choe Pop” (ovvero Mae Nak meets Phi Pop). E che dire del “Krasue Fat Pop” (ovvero Krasue versus Phi Pop) che abbiamo già menzionato nell’articolo precedente? C’è un universo là fuori che andrebbe approfondito, ma forse sarebbe un tantino eccessivo.
Questa sì era la trama di un film (non era difficile capirlo, lo riconosco), anzi per essere precisi di un lakorn: “Jao Nang” (The Princess's Terror) venne trasmesso alla metà degli anni ’90 su Channel 5 ed è tuttora considerato dal pubblico thailandese uno dei lakorn più terrorizzanti mai realizzati - e d'altra parte, si sa, le serie in costume sono un classico… Non è raro che le soap opera parlino di fantasmi o attingano dal folclore (la serie "Nang Sib Song", ad esempio, propone la sua versione della leggenda delle Dodici Sorelle, che racconta di una delle incarnazioni precedenti del Budda), si può dire anzi che siano uno dei modi attraverso i quali queste leggende e racconti si sono sottratti all'oblio del tempo, arrivando intatti o quasi fino a noi.
Baan Phi Pop (Phi Pop's House, 1989) |
Phi Pop è insomma lo spauracchio dei ragazzi tailandesi (sue vittime predilette), sensibili al fascino di quest’essere crudele che dopo averli sedotti, in una sorta di manifestazione vampirica portata ai suoi estremi, finirà letteralmente per berne il sangue e divorarne gli intestini.
Phi Pop è uno spirito cannibalico la cui origine risale alla notte dei tempi. Un’antica leggenda narra infatti di un imprecisato regno il cui principe si dilettava con la magia nera. Egli aveva scoperto come far migrare lo spirito da un corpo a un altro mantenendo entrambi i corpi in vita.
Un giorno egli pronunciò le parole segrete per entrare nel corpo di un animale, forse un cervo, mentre il suo restava parcheggiato, vuoto e inerte: non aveva però fatto i conti con un suo servo infedele, che spiandolo ripetutamente si era impadronito della formula magica. Il servo entrò dunque nel corpo inanimato del principe e si sostituì a lui.
L’incauto principe, non appena se ne accorse, migrò di nuovo, questa volta nel corpo di un uccello, e in questa forma si recò da sua moglie, le spiegò l’accaduto e le chiese aiuto. Mentre la moglie scovava il corpo del millantatore e lo aggrediva (addirittura uccidendolo, secondo alcune versioni), questi fu costretto a migrare nel corpo di un animale: immediatamente il principe poté riprendere il controllo del suo corpo di nuovo vuoto e inerte… e vissero tutti felici e contenti.
Beh, tutti tranne il servo, naturalmente: il suo spirito, trasfigurato dalla rabbia e dal rancore, si trasformò in una forza distruttrice e perennemente affamata. Avendo sviluppato l’insana abitudine di mangiare gli intestini di coloro che possedeva, uccidendoli, da allora è costretto a vagare di continuo da un corpo all’altro. La leggenda si è diffusa in numerose varianti nelle quali la figura del servo è scomparsa e rimane solo quella dello spirito.
Krasue fad Pob (Krasue vs Phi Pop, 2009) |
Non so voi, ma io che faccio parte del target delle vittime di Phi Pop ho deciso che, piuttosto che rischiare di scoprirlo, quando finalmente visiterò la Tailandia mi terrò alla larga dalle ragazze tailandesi troppo ammiccanti. Così, just in case.
Phi Pop è immune ai normali esorcismi, ma può essere sconfitta da uno sciamano, un guaritore tradizionale detto Moh Phi, attraverso una danza rituale dalle movenze circolari e dal ritmo ipnotico. La danza dello sciamano dà forma a un vento soprannaturale in grado di avviluppare Phi Pop e trascinarla via con sé. Non sempre, ma spesso questa sorta di seduzione al contrario funziona: ironicamente, per sconfiggere Phi Pop bisogna ricorrere alle sue stesse armi.
A Phi Pop è associata un’altra creatura il cui nome è Phi Fa (conosciuta anche come Phi Thaen e Nang Faa) che secondo alcuni miti, in cui ha quasi lo status di una divinità, risiederebbe in Cielo e avrebbe creato la Terra.
Phi Fa è comune soprattutto nel nordest del paese (e in parte anche nel Laos), dove è considerato uno spirito potentissimo in grado di causare malattie e disastri naturali, ma anche eventualmente di scongiurarli. Esiste infatti un apposito cerimoniale che ne prende il nome durante il quale uno sciamano evoca lo spirito e gli chiede di accettare dei doni (offerte in cibo e bevande, ma anche denaro) in cambio della guarigione di un convalescente, in genere qualcuno che stia combattendo un’insidiosa malattia, oppure, per esempio, della protezione necessaria durante un viaggio o nel momento di prendere una decisione importante. Una volta che lo sciamano avrà deciso la data e il luogo più adatti e fornito le indicazioni per decorare l’altare per le offerte, i partecipanti dovranno pregare, danzare e cantare per una notte intera attorno ad esso, mentre la musica del khaen viene suonata incessantemente. Per inciso, il khaen (altrimenti detto khèn), è un organo a bocca che in Tailandia ha 16 canne (altrove può averne 14), la cui musica è spesso associata a quella del phing, un tipico strumento a corde, a tamburi o campanelle; la tradizione vuole sia in grado di “parlare” agli spiriti e agli dèi e quindi ha una funzione sacra, ma viene utilizzato anche per indurre nei fedeli una sorta di trance, forse facilitata dall’ingestione di sostanze enteogene.
Pop weed sayong (Body Jumper, 2001) |
Questa breve descrizione che ricalca mille altre, ne sono consapevole, non può assolutamente rendere conto della suggestione provocata da questo rito. Se volete vedere con i vostri occhi di cosa si tratta, potete dare un’occhiata a questo video di quattro minuti scarsi caricato sul tubo.
Passando al cinema, la pagina di Wikipedia inglese dedicata a Phi Pop cita quattordici titoli (quella tailandese, al contrario, è molto essenziale e non ne cita alcuno), di cui dieci sono film veri e propri e quattro pessime soap opera, ma la verità è che, cercando qua e là, non è difficile trovarne molti altri. Ci limiteremo in questa sede ad analizzarne un paio, giusto per non complicarci troppo la vita e anche perché, come è stato nel caso di Mae Nak, la sostanza di questi film è sempre più o meno la stessa. Non posso assicurare che quelli da me scelti siano i migliori ma, l’ho già detto e mi ripeto, l’accesso a gran parte della filmografia tailandese è inaccessibile a chi ha difficoltà con la lingua.
Il primo che ho scelto è una commedia horror dal titolo “Pop weed sayong”, ovvero, nel suo alias internazionale, “Body jumper”, risale al 2001 ed è firmata da Haeman Chatemee, qui al suo esordio dietro la macchina da presa. Si inizia da un antefatto situato cronologicamente nel 1932: in un villaggio rurale del Siam una folla inferocita si scaglia contro una donna evidentemente posseduta da uno spirito demoniaco, la immobilizza e la getta in un pozzo, dove la nostra Phi Pop viene sigillata.
Un salto in avanti di quasi settant’anni e un gruppo di studenti universitari in gita libera accidentalmente la mostruosa creatura e dà il via libera alle danze. Una delle ragazze, inevitabilmente la più bella, viene immediatamente posseduta dall’antico spirito e subito prende a fare quello che meglio sa fare, vale a dire sedurre (con tutto quello che ne consegue).
Il film procede sui canoni degli horror tradizionali, con giovani studenti che cadono uno dopo l’altro e lo spirito che, come un novello xenomorfo, continua incessantemente a saltare da un corpo all’altro per sfuggire all’inevitabile esorcismo finale.
Pob na pluak (The Ugly Ghost, 2014) |
Non serve pertanto, almeno questo è il mio parere, fare altri tentativi. La filmografia dedicata a Phi Pop è inevitabilmente incentrata su un solo lato di Pop, quello seducente e piccante, tralasciando quanto di interessante potrebbe venire dalle altre sfaccettature di uno spirito con le caratteristiche che abbiamo descritto. Potrebbe essere invece interessante recuperare, più che altro a livello accademico, una delle “pessime soap” a cui accennavo in precedenza dal curioso titolo di “Mae Nak Choe Pop” (ovvero Mae Nak meets Phi Pop). E che dire del “Krasue Fat Pop” (ovvero Krasue versus Phi Pop) che abbiamo già menzionato nell’articolo precedente? C’è un universo là fuori che andrebbe approfondito, ma forse sarebbe un tantino eccessivo.
Mi rendo conto che a livello cinematografico la Thailandia si dimostra più attiva di molti paesi europei, evidentemente produrre film low budget ha anche i suoi lati positivi, se il regista riesce a compensare con inventiva e mestiere alla scarsità di mezzi finanziari.
RispondiEliminaLa scena del reality (autosuggestione o furbata pubblicitaria che sia) mi piacerebbe vederla dalla D'Urso. Però dovrebbe terminare col pop che esce dall'ospite e si mangia la D'Urso :-D
Tempo fa diventò virale in Italia il video dello show televisivo in cui Casella ipnotizzava la Zanicchi, che faceva la cacca in studio. Se l'avessero visto i thailandesi avrebbero creato un demone chiamato Iva! :-D
EliminaAriano, non si può certo dire che tutti i registi abbiano inventiva e mestiere, alcuni producono lavori di qualità inferiore al minimo sindacale, ma ti do ragione: il nostro cinema, oggi come oggi, quella vivacità se la sogna. C’è di che meditare, vero? Un incontro fra Pop e la D’Urso piacerebbe anche a me vederlo, ma non so dire che mangerebbe chi ;)
EliminaLucius, diciamo che dopo la canzone, la politica e le ospitate in Italia potrebbero anche aprirsi per lei nuove possibilità di carriera…
Nooooo, "Mae Nak vs Phi Pop" è meglio di Freddie vs Jason :-D
RispondiEliminaScherzi a parte, è incredibile quanto sia vispa la mitologia thai ma soprattutto quanto ne parlino nei film. Non mi viene un paragone con noi europei, che mettiamo nei film l'unica vera religione condivisa da tutti: la jella! Se però riempiamo film di sfortuna e jella, non hanno forma umana: forse sarebbe più divertente con demoni fatte di teste e stomaci :-P
In effetti sarebbe nei miei progetti anche un bello speciale europeo a tema, ma a parte fantasmi e vampiri c’è poco altro a cui attingere, cinematograficamente parlando. Per questo amo così tanto parlare di Oriente…
EliminaEccomi tornata da un viaggio di qualche giorno... quindi sono un po' indietro con lo speciale. Certo che i thailandesi sembrano essere un po' fissati con gli intestini, anche questa Phi Pop non scherza per nulla!
RispondiEliminaNon scherza per nulla, esatto... e considerata la sua passione per gli intestini uno scontro "Phi Pop versus Krasue" non poteva assolutamente mancare!
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