venerdì 14 aprile 2017

Sugli spiriti tailandesi

Anche se ora come non mai mi sento inadeguato a fare da Cicerone, proverò a guidarvi per quanto possibile nel misterioso mondo del folclore tailandese. Sviscerare la materia è impresa non semplicissima neanche per gli studiosi, perché diversamente da altri paesi asiatici la Tailandia non ha una ‘letteratura di fantasmi’ a cui poter attingere; il suo esteso corpus di leggende viene da sempre tramandato in forma orale, e coloro che si sono cimentati con la tassonomia del folclore tailandese hanno basato il loro lavoro su interviste a un campione di individui che, benché rappresentativi dei vari ceti, gruppi e fasce d’età del paese, non sono appunto che una frazione della popolazione totale. Io, nel mio piccolo, ho dovuto fare i conti con molte difficoltà: talora mi imbattevo in spiriti con caratteristiche simili e nomi diversi, e solo dopo realizzavo che quei nomi descrivevano la stessa entità e non un'altra simile; oppure, trovavo gli stessi nomi traslitterati anche in quattro o cinque modi diversi, per via del sistema di utilizzato o semplicemente perché erano scritti ora col nuovo sistema di scrittura, ora con uno più vecchio, notevolmente diverso. Questo per dirvi, casomai ce ne fosse bisogno, che ciò che riporterò di seguito non affronta che alcuni aspetti della materia e che potrebbe alla fine risultare un mero elenco di alcune delle sue creature soprannaturali. In altre parole, questo è semplicemente ciò che ho avuto modo di mettere insieme nel tempo a mia disposizione e, soprattutto, che è mi possibile riportare nello spazio limitato di uno “speciale” che dovrà concludersi alla fine del mese. 

È necessario sapere, per prima cosa, che in Tailandia esiste un unico termine per definire i fantasmi e gli spiriti, sebbene i due concetti (al contrario di ciò che avviene da noi) nella mentalità tailandese sono opposti: quella parola è Phi. Un Phi, prima di tutto, è una forma-vita. Definire fantasmi e spiriti delle forme di vita potrebbe sembrare fuori luogo, eppure non bisogna dimenticare che i tailandesi concepiscono le creature soprannaturali come umane: quando le rappresentano è sempre al corpo umano che si rifanno, per quanto stilizzato e caricaturale (o, al contrario, dotato di bellezza ultraterrena) esso possa divenire. 
Casa dei Phi
Sebbene abbiano una matrice animistica e siano spesso legati alla vegetazione (in Tailandia ogni tipo di albero sembra avere un suo spirito specifico), nella maggior parte dei casi i Phi hanno forma umana. E se hanno forma umana, devono avere anche un luogo che gli appartenga e a cui essi appartengano e possano tornare. Ecco perché esiste l’usanza di erigere delle costruzioni di legno in miniatura, che sono in tutto e per tutto delle abitazioni tradizionali con un tetto, porte e finestre, talora suppellettili varie, decorate con drappi e festoni multicolore e spesso con tanto di riproduzione degli abitanti, anch’essi in miniatura: sono le “case dei Phi”, e sono poste vicino alle abitazioni private così come ai condomini, agli uffici, agli hotel e agli ospedali, per offrire riparo agli spiriti, onorarli e allo stesso tempo tenerli a bada. Onorare gli spiriti è infatti considerato di buon auspicio, e allo stesso modo ignorarli può avere terribili conseguenze. Gli spiriti saranno ben disposti verso chi gli dimostra rispetto, e avendo una propria dimora non proveranno gelosia e solitudine e saranno meno propensi a invadere le case dei vivi e le loro vite alla ricerca di un po’ d’attenzione. I tailandesi hanno l’abitudine di lasciare continue offerte di cibo, bevande, incenso, fiori e altri oggetti presso le case dei Phi. È usanza, inoltre, abbellire e ingrandire le case dei Phi esattamente come quelle destinate ai vivi. E quando si riceve un ospite, è tradizione chiedere prima il permesso e la protezione dello spirito o spiriti che lì dimorano, onde evitare che questi si indispettiscano e turbino il sonno dell’ospite (o peggio). 
Un’altra cosa da tenere a mente è che i Phi compaiono quasi sempre in forma femminile, pertanto dovremmo piuttosto declinare la parola al femminile. Una caratteristica, quella degli spiriti femminili, che accomuna un po’ tutta l’Asia. Di primo acchito verrebbe da dire che in quei luoghi la condizione della donna sembra particolarmente difficile, la donna è la parte più debole della società e storicamente più soggetta a subire tragedie e ingiustizie e forse la trasformazione in Phi le permette, con i terribili poteri che ne derivano, di essere compensata per questa disparità, e ottenere una tardiva rivincita su chi le ha fatto del male o su un capro espiatorio scelto a caso – una rivincita sulla vita stessa. Non è una spiegazione del tutto soddisfacente, perché (come avremo modo di vedere meglio in seguito) resta da tenere in conto l’eventualità che antiche divinità maggiori o minori siano state ridimensionate per poter sopravvivere nel folclore sotto forma di spiriti. 
La parola Phi, dicevamo, indica le forme di vita definite fantasmi e spiriti. A complicare ulteriormente le cose, la forma-vita che indica il fantasma di un defunto, persona o animale, si chiama anch’essa phi

Esposizione e vendita di case dei Phi
Phi (con la minuscola) si manifesta in forme diverse, ma sempre in maniera tangibile. Win-yaan invece significa spirito. A differenza del phi, il win-yaan è invisibile e non ha alcuna forma riconoscibile. I win-yaan, proprio perché preesistenti e indipendenti dalla vita umana e animale, sono considerati di ordine superiore ai phi: sono win-yaan gli spiriti protettori delle sorgenti, del cielo, dei campi di riso, dei villaggi e delle città e, non ultimi, quelli degli antenati (Mae, quelli femminili, e Chao, maschili). 
Diciamo allora che Phi, nella sua accezione generica, è un’entità sovrannaturale che può manifestarsi in una miriade di forme diverse, ma essere ugualmente visibile o invisibile; può però infestare solo qualcosa di organico, che è vivo o lo è stato, oppure che sia venuto a contatto con un essere vivente: un luogo può essere infestato e una persona, un animale, una pianta o persino una pelliccia possono ospitare un Phi. Una particolarità non da poco, che distingue la Tailandia da altri paesi del sudest asiatico. 

In Tailandia si crede che alcuni esseri umani appartengano a un fantasma prima ancora di venire alla luce, perché vi sono fantasmi così potenti da poter catturare un’anima errante, abbinarla a un corpo creato con la magia nera e inserire quel corpo nel ventre della donna che lo partorirà. Per questo motivo, si dice che nei primi tre giorni di vita ogni nuovo nato appartiene di diritto a un fantasma e la madre dovrà comprarlo perché sopravviva e le appartenga (una cerimonia nota come seuu luuk, letteralmente “comprare un bambino”); oppure, secondo un’altra tradizione occorrerà ingannare il fantasma, convincendolo che non vale la pena che porti il bambino via con sé perché questo è brutto o cagionevole di salute (la gente farà allora a gara per fare commenti sgradevoli sul neonato o affibbiargli nomignoli di cattivo gusto). Si crede inoltre che chi muore si trasformi in un fantasma, e la cerimonia funebre serve a pacificare lo spirito del defunto di modo che non torni a spaventare i vivi e si trasformi in uno dei "benevoli antenati" che proteggono i propri discendenti. Se questo non avviene, son dolori. Allo stesso scopo servono le numerose cerimonie che vengono celebrate di continuo per rifocillare e onorare i fantasmi. Esistono cinque phi/fantasmi principali, cioè esseri umani defunti e rinati come fantasmi: Phi duut leuuat, Phi Krasue, Kra Haang, Luuk graawk e Phi Pop

Phi Krasue
Phi duut leuuat è letteralmente un “fantasma succhiasangue”: può essere un Phi Dip, ovvero lo spirito di qualcuno che non è stato cremato, oppure un Draaek Khiu Laa, un vampiro (parola che, come si nota, è una trascrizione del termine Dracula). Phi Krasue è un demone femminile, che il dizionario definisce come la versione tailandese di Jack O’ Lantern perché si manifesta in una luce verde fluttuante che rassomiglia a un fuoco fatuo. È un fantasma migratore con l’aspetto di una testa mozzata con appese delle interiora sanguinanti: si nutre di escrementi, placenta e altre squisitezze. Il suo corrispettivo maschile si chiama Kra Haang (Krahang), ha piume e coda d’uccello, ali a forma di canestro e ama gli escrementi e le interiora umane. Un feto morto prima o durante la nascita diventerà un Luuk graawk: si crede che porti sfortuna a chi non lo onora a dovere. Phi Pop, infine, è uno sgradevole fantasma cannibale, molto potente e in grado di trasferirsi da un corpo all’altro. 
Uno spirito, win-yaan, non è necessariamente malvagio, così come la natura può esserci amica o nemica a seconda delle circostanze e la grossa incognita è, semmai, la sua imprevedibilità. Il paragone non è casuale, perché i tailandesi hanno mantenuto un legame molto stretto con la natura e molti dei loro spiriti dimorano stabilmente in corsi d’acqua, montagne, foreste. 
Win-yaan sarà dunque malevolo o benevolo ma, oltre a questa suddivisione generica, avrà anche connotazioni specifiche e talora sub-specifiche (cioè uniche, che lo differenziano da altri dello stesso tipo). Uno spirito malevolo è detto Phuut phi phi saat (o Phuut phee bpee saat) o anche Phi haa saataan, dove haa significa “morire di epidemia” e saataan è l’adattamento del termine inglese Satan, mentre uno spirito benevolo è un Phi saan theewadaa (o Phi saan thaeh wa daa), ove theewadaa significa “angelo”. A sua volta, ognuno dei due avrà una connotazione specifica (sarà ad esempio uno spirito malevolo dell’acqua o della foresta, o uno spirito benevolo della montagna o del fiume) e in qualche caso anche sub-specifica (come Phi Tanee, che altrove ho visto citato come Nang Tani, Naang Taanii o Phee dtaa nee, è che uno spirito malevolo dell’albero del banano, solo per fare un esempio). 

Phi ton mai
I win-yaan sono troppi per poterli enumerare tutti, quindi mi limiterò a fornire qualche esempio. Fra gli spiriti malevoli, Phi ton mai sono gli spiriti femminili degli alberi, conosciuti anche come Nang mai: hanno l’aspetto di bellissime giovani, e sono tanto più potenti quanto l’albero in cui dimorano è rigoglioso e sano. 
Phi Tanee, citata poco sopra, è una Phi ton mai: una pericolosa predatrice sessuale che non si limita a reagire quando viene disturbata, ma adesca giovani uomini a cui risucchia la vita nella foga dell’amplesso sessuale. Più schivi e solitari sono invece spiriti come Chao Mae Sai (Phra Sai, lo spirito dell’albero banyan), Chao Mae Makhaam (lo spirito del tamarindo) e Phi Takien (Phi Ta-khian, dal nome dell’omonimo sempreverde), ma possono ugualmente rendere folli i vivi o perseguitarli fino alla morte. 
Pret (o Prèet) è uno spirito maligno originario dell’India (il suo nome deriva infatti dal sanscrito preta e in Giappone è noto come Gaki): è lo spirito di qualcuno che in vita fu dominato da sentimenti come gelosia, avidità, falsità, e che per contrappasso è ora condannato a una fame o sete eterna, tradizionalmente associata a qualcosa di ripugnante (come cadaveri in decomposizione, rifiuti o feci). Il Pret è stato inglobato, con piccole varianti, nelle religioni della maggioranza dei paesi asiatici in seguito alla diffusione del Buddismo (il poema buddista noto come “Petavatthu” descrive 51 modi in cui comportamenti sbagliati possono portare alla rinascita di una persona nel regno dei “fantasmi affamati”). Il suo appetito eccezionale, impossibile da saziare, è simboleggiato dall’enorme ventre e dalla testa piccola sul collo lungo e sottile; gli arti sono molto lunghi e ipertrofici e la pelle è mummificata. Sono spiriti sofferenti che diventano realmente pericolosi solo se il loro appetito si concentra su qualcosa di vitale, come il sangue, ma possono divenire gelosi dei vivi e far loro dei dispetti. 
Phi Pa (o Phi pàa) è invece lo spirito di qualcuno che sia morto nella giungla: per non incorrere nella sua ira, bisogna mantenere un atteggiamento rispettoso verso il suo ambiente d’elezione, la foresta. Lo sanno bene i cacciatori tailandesi, che sono soliti offrire parte della selvaggina cacciata, spesso nelle sue parti più prelibate, per placare questo spirito e in segno di estremo rispetto. 
Phi Haa è uno spirito molto temuto che diffonde malattie o epidemie infettando le acque nelle quali dimora. In passato qualunque malattia, dalla malaria al colera, veniva attribuita all’operato di questo spirito. 

Pret (Prèet)
Phi Thalee (Phi Tha Laeh) è uno spirito acquatico: è lo spirito di una persona annegata nelle acque del mare (così come Phi Phraai è lo spirito di qualcuno annegato in uno stagno o un fiume). 
Phi Am ha parecchio in comune con la Succube della tradizione occidentale: sceglie una vittima, sempre di sesso maschile, si introduce nella sua casa di notte e le grava sul petto fino a soffocarla nel sonno. È uno spirito-vedova che cerca incessantemente un nuovo compagno che poi uccide, notte dopo notte, senza soluzione di continuità, per tornare alla sua condizione di vedova, e viene considerato responsabile delle morti improvvise per paralisi cardiaca (che sembrano colpire in particolare proprio giovani uomini asiatici nel pieno del vigore), tanto che in Tailandia c’è un modo per definire la cosiddetta paralisi ipnagonica, “lai tai”, che letteralmente significa “dormi e muori”. Per ingannare Phi Am e gli spiriti che come lei attaccano nel sonno, alcuni uomini sono soliti indossare biancheria o altri indumenti femminili per andare a dormire. 
Molto pericoloso è però anche Phi Tai Hong, lo spirito di qualcuno che sia deceduto in modo violento. Abbiamo già incontrato un tipo particolare di Phi tai hong, la Phi Tai Hong Tong Klom: è la bella Mae Nak, ricordate? 
Win-yaan benevoli, come detto, sono prevalentemente spiriti guardiani: montagne, foreste, alberi, laghi, fiumi, perfino risaie hanno uno spirito che li protegge. Si distinguono non solo per il loro compito e per il luogo in cui risiedono, ma anche per genere e età (ovvero, ci sono spiriti ‘vecchi’ e spiriti ‘bambini’). Quelli femminili hanno generalmente nomi che cominciano con maae (mæ̀, madre), come in Maae Khohn Khaa (“dea del fiume”, ovvero lo spirito che protegge i fiumi) o Maae Suun (mae sue, uno spirito che protegge un neonato o un bambino piccolo). Nei nomi composti maae si contrappone insomma a nang, che come visto in precedenza indica gli spiriti malevoli. Inoltre, ogni casa ha il suo Phi Baan Phi Raan, lo spirito benevolo di un antenato che protegge la casa stessa e i suoi abitanti. 
Fra gli spiriti bambini, Kuman tong è un maschio morto durante il parto e richiamato alla vita con preghiere e rituali. È l’unico caso noto di spirito che venga creato appositamente dai vivi per i propri scopi affinché protegga chi lo possiede, ma anche una forza letale da scatenare all’occorrenza sui propri nemici. Come vedremo nel dettaglio in seguito, la creazione di un Kuman tong è un vero e proprio atto di magia nera, perché lo spirito viene intrappolato nelle spoglie reali del bambino (o in un simulacro d’argilla o altro materiale) che funge da talismano. 
Rak yom è invece lo spirito di due gemelli (maschio e femmina) raffigurato come due figurine di legno intagliato poste a protezione della casa e dei suoi abitanti. 

Nang Khaaek (Nang kwang)
Vedremo meglio alcuni di questi fantasmi e spiriti nei prossimi giorni, perché sono quelli che hanno trovato più spazio nella sterminata cinematografia tailandese. Nulla però – né le parole che potrò spendere sui film, né men che meno classificazioni razionali come quella illustrata sopra – possono rendere davvero l’idea delle infinite sfaccettature del folclore e della tradizione tailandese né del modo in cui i tailandesi vi si rapportano. 
I tailandesi pregano gli spiriti benevoli affinché li aiutino a ottenere la felicità o a superare una situazione difficile, ma anche qualcosa di materiale che desiderano o il numero vincente della lotteria, e gli offrono in cambio dei doni commisurati all’entità del “favore” richiesto. Non è raro vedere persone intente a spolverare della polvere bianca su un tronco d’albero, e a sfregarla diligentemente nella speranza di veder apparire tra le venature del legno dei numeri fortunati elargiti dallo spirito che risiede in quell’albero. 
Molti commercianti tengono in negozio una statuetta di Nang Khaaek (Nang kwang), uno spirito rappresentato con la mano destra alzata in segno di richiamo che, opportunamente evocato e ricompensato con offerte, li aiuta ad attirare i clienti (un po’ come il Maneki neko giapponese). Allo stesso modo, agli spiriti malvagi si fanno offerte per blandirli e in generale, oltre a questo, si crede che ci sia un giusto tempo per fare ogni cosa e nessun viaggio, matrimonio o transazione d’affari verrà programmato a casaccio, senza tener conto del parere di un monaco o di un brahmino o comunque senza capire se quello prescelto sia davvero il momento propizio o se sia meglio aspettare tempi migliori. 
Nella Terra del Sorriso, fantasmi e spiriti sono lo spauracchio dei figli a cui i genitori raccontano tetre storie della buonanotte: la necessità di compiacere i genitori e di non irritare esseri soprannaturali dalla natura ambivalente impedirà ai giovani comportamenti scorretti, e al contempo garantirà ai genitori un maggior controllo sulla propria prole. I politici, lungi dal fornire ai cittadini un esempio di sobrietà e razionalità, minacciano i propri avversari di scatenare contro di loro spiriti o fantasmi vendicativi. 
Non è un giudizio morale, il mio. Oltre che testimoniare la profonda fede dei tailandesi nella vita dopo la morte e il loro legame quasi simbiotico con la natura, i loro rapporti con i fantasmi e con gli spiriti sono evidentemente il loro modo di affrontare le situazioni che percepiscono essere fuori dal loro controllo, un modo che in fondo non è troppo diverso da quello con cui i razionali abitanti dell’Occidente pregano il loro Dio nelle chiese.

12 commenti:

  1. Grazie a qualche lettura sul buddhismo tibetano conoscevo già i preta. Gli altri tipi di spiriti mi ricordano un po', come detto, quelli della tradizione giapponese. Per dire, vedi la cosiddetta Nure-Onna se non fa pensare al Phi Krasue:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Nure-onna

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    1. In un certo senso gli somiglia, ma certamente non nell'aspetto. Non sono nemmeno sicuro che l'uno abbia influenzato l'altro, volendo risalire alle origini del folclore. Della "demonic beauty" tailandese parleremo comunque più diffusamente tra un paio di giorni.

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  2. Interessantissimo, e non immaginavo che la cultura occidentale fosse penetrata così a fondo nel folclore: possibile che abbiano chiamato degli spiriti Satana e addirittura Dracula? Posso capire il primo, che è un nome che esiste da secoli e sicuramente i missionari in Asia l'avranno pronunciato in lungo e in largo, ma Dracula? Possibile che una storiella europea del Novecento sia entrata nel folklore thailandese???

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    1. Non definirei Dracula una storiella europea del Novecento, ma capisco ciò che dici: il vampiro è universale mentre Dracula è solo uno dei tanti nomi con cui viene definito. Evidentemente in Tailandia ad un certo punto si è sentita l'esigenza di adattare la leggenda del Phi duut leuuat in qualcosa di più esportabile.

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    2. E' come se l'idea arcaica di un uomo nero d'un tratto prendesse il nome di Mana Cerace: quello che mi stupisce è che dall'altra parte del mondo sia entrato nel folklore un nome preciso, di natali così recenti. Un secolo è niente, parlando di leggende, per questo mi stupisco.

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    3. Il termine Draaek Khiu Laa è certamente posteriore. La sua presenza può essere giustificata dal fatto che, come detto a inizio post, tutte queste leggende sono state tramandate esclusivamente in forma orale, e ciò è vero fino ad un periodo relativamente recente. La fama del celebre vampiro dei Carpazi si è evidentemente sparsa anche in Indocina, fondendosi e confondendosi con elementi locali già esistenti.

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  3. Come prima cosa complimenti per questo a dir poco notevole post, e per l'immane ricerca che hai fatto su questi fantasmi e spiriti tailandesi. Non so come tu abbia fatto a districarti così bene, specialmente con la questione dei nomi. Sono tutti piuttosto inquietanti, parlo di quelli malvagi naturalmente. Forse sto anticipando troppo i tempi, ma vorrei chiederti se i tailandesi credono in una sorta di paradiso, o inferno, dopo la morte; o qualcosa di molto simile al nirvana.

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    1. Districarsi con quei nomi è stata un'impresa, soprattutto perché essendo translitterazioni della lingua originale, appaiono sovente espressi in formati diversi. Due nomi apparentemente simili, per esempio, possono indicare la stessa creatura ma anche no (e viceversa). In questo caso devo ringraziare la mia ragazza, che si è armata di tanta pazienza e si è messa a approfondire la materia su dizionari e attraverso svariate risorse web inerenti il linguaggio. Farò descrivere magari da lei la questione, visto che lo ha vissuto in prima persona.
      Il 95% dei tailandesi professa il buddhismo theravāda, la più antica scuola tra quelle oggi esistenti (abbiamo accennato al Canone Pāli giusto qualche giorno fa). In quanto tali essi sono sottomessi alla legge del karma e la loro esistenza è destinata ad attraversare diversi cicli di morte e rinascita (samsara), nella speranza di trascendere al suo fine ultimo (nirvana).
      L’inferno, o almeno ciò che si avvicina di più all’inferno per come lo immaginiamo noi, è uno stato provvisorio (detto naraka) tra la morte e la reincarnazione successiva, al quale si è talvolta destinati proprio in virtù del principio causa-effetto del karma.

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  4. Ciao Cristina e grazie del commento :-) Di informazioni sul folclore thai in lingua inglese se ne trovano parecchie, ma non sapevamo quanto fossero affidabili e quindi eravamo restii a usarle. Però, già tempo fa eravamo incappati in una fonte piuttosto autorevole, che citeremo alla fine, che riporta l'elenco di molti fantasmi e spiriti con le loro caratteristiche salienti. Il problema a quel punto era capire come renderne i nomi con il nostro alfabeto, perché diversamente non avremmo potuto citarli sul blog. Per prima cosa ho cercato di capire come pronunciarli e poi, non potendo fare diversamente, ho cercato di ricostruirli partendo dal significato, usando come base un comunissimo dizionario inglese-thai (per esempio, se la descrizione era quella di uno spirito della vegetazione, scorrevo tutti i lemmi relativi a foresta, giungla, bosco ecc. alla ricerca di quello giusto). Una volta ottenuta la traslitterazione che mi sembrava corretta, la inserivo come chiave di ricerca sul web per vedere se trovavo una corrispondenza (in qualche caso, non sempre, scoprivo che esisteva una pagina wikipedia legata a questa o quella figura...). Non ho sempre avuto fortuna, e alcuni di quei nomi sono ancora un mistero, ma alla fine avevamo raccolto abbastanza materiale per lo speciale. E' stato molto faticoso ma anche divertente! Con questo spero di aver soddisfatto la tua curiosità, almeno per il momento ^_^

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    1. Ciao Simona, non solo hai soddisfatto la mia curiosità, ma mi hai colmato di pura ammirazione per l'immane lavoro di ricerca e controllo incrociato di dati che hai fatto. E' sempre interessante scoprire anche i "dietro le quinte" di chi si impegna in questi approfondimenti. Vatti a fidare, poi, degli storici o delle fonti autorevoli... Grazie mille anche a TOM per la sua risposta sul buddhismo theravāda in cui credono i thailandesi!

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  5. Enciclopedico come sempre e stavolta non deve essere stato nemmeno facile vista la materia.
    Bravo as usual
    Dimenticavo: Buona Pasqua

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    1. In un certo senso è proprio questo il bello di questi speciali: riuscire a dare forma alle cose apparentemente più ostiche.
      Buona Pasqua anche a te!

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