sabato 16 maggio 2020

Traditi dalla fretta #18

Tantissime cose sono successe dall'ultima volta che questa piccola rubrica è apparsa sul blog. Viceversa nulla è cambiato in termini di lockdown: ero carcerato in casa allora e sono carcerato in casa adesso, seppure con il beneficio di qualche ora d'aria nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro agile, per tenere calde le suole delle scarpe.
Non sto facendo i salti di gioia, ve lo assicuro, al pensiero che lunedì andrò in ufficio per la prima volta dal 9 marzo a questa parte, ma un piccolo respiro di "normalità" non può che farmi bene, sebbene la prospettiva di indossare una dannata mascherina dalla mattina alla sera non sia la maniera migliore per farlo.
Nel frattempo ci sono state le votazioni per il Premio Italia e lo zio Nick, come accade ormai abitualmente da cinque anni a questa parte, è meritatamente entrato a far parte della ristretta rosa dei cinque finalisti. Niente di nuovo sotto il sole, direi, visto che il nostro mitico vicino di blog ci ha ormai da tempo abituati a simili performance. Resta a questo punto solo da incrociare le dita e stare a vedere cosa succederà il prossimo 13 giugno, giorno in cui verranno rivelati i vincitori delle 19 diverse categorie.
In tale competizione "The Obsidian Mirror" ha raggiunto, nel frattempo, il suo miglior risultato di sempre, grazie a quei 22 voti che lo hanno scaraventato all'ottavo posto in classifica generale nella categoria "Pubblicazione amatoriale". Si naviga ancora ai margini del sistema stellare, ma questo blog, dalle forme volutamente ibride, non potrebbe davvero chiedere di più.

Tantissime cose sono successe ultimamente, dicevo in apertura, e non tutte piacevoli, come sapete. Lo spazio concesso a questa introduzione è però terminato e passiamo quindi direttamente nel vivo di Traditi dalla Fretta...

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali 
MOLOTOV MAGAZINE #1

Ogni grande editore che si rispetti oggi ha il suo magazine: negli scorsi anni ci avevano già pensato Hypnos, Providence Press, Tabula Fati e Dagon Press, per citare giusto quelle che non mi faccio mai mancare. A queste iniziative si aggiungono inoltre i progetti di Elara e Odoya, che hanno scelto la strada di dare nuova vita a riviste storiche. In questo vasto scenario di pubblicazioni periodiche mancava ancora all'appello la Independent Legions Publishing di Alessando Manzetti, due volte vincitore del "Bram Stoker Award". La lacuna ora è colmata con l'arrivo di "MOLOTOV", presentato ad aprile attraverso una diretta Facebook dedicata.
Molotov è un Magazine quadrimestrale in formato cartaceo, contenente racconti in italiano di grandi maestri internazionali, articoli di approfondimento e fumetti di genere horror, dark fantasy e pulp. Il primo  numero, già presentato, è in programma a Giugno 2020, e già acquistabile sul nostro Store, per singolo numero o in abbonamento annuale (tre numeri).  Tra i contenuti del primo numero: racconti di Joe R. Lansdale, Ramsey Campbell, Richard Christian Matheson, Owl Goingback, Graham Masterton e Jess Landry. La graphic novel 'Antinferno' sceneggiata da Alessandro Manzetti e illustrata da Stefano Cardoselli, la striscia a fumetti 'Satanlio e Hellio' di Paolo di Orazio,  interviste a Ellen Datlow e Victor GIschler, articoli di approfondimento, recensioni e rubriche tematiche, su letteratura dark, horror e weird, cinema di genere, poesia a cultura dark, di Stefano Fantelli, Daniele Bonfanti, Cristiano Saccoccia, Francesco La Manno, Pietro Guarriello, Christian Lamberti, Barbara Manzetti, Silvia Riccò e tanto altro.  Illustrazione di copertina di Wendy Saber Core, traduzioni di Alessandro Manzetti, Francesca Noto e Chiara Beltrami,  editing e proofreading di Miriam Mastrovito, lettering di Alessio Stucci (fumetto One Shot). Formato 21x29, interni in bianco e nero, spillato, carta patinata, circa 60 pagine.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali 
AMORI DEFUNTI

Dello stesso editore di "Spettri di frontiera", recensito qualche settimana fa qui sul blog, è questa interessante raccolta di racconti di Lafcadio Hearn.
Interessante per la sua singolarità, visto che una volta tanto vengono messi da parte i numerosi (e già letti svariate volte) racconti giapponesi per dare spazio alla sua produzione meno nota, quella che Lafcadio Hearn scrisse nel decennio in cui soggiornò a New Orleans.
Racconti fantastici che "sono un inno alla letteratura gotica e danno vita a quell’immagine pittoresca della città che ancora oggi pervade la cultura popolare. A lungo dimenticati, questi racconti sovrannaturali vennero riscoperti molti anni più tardi da amici e ammiratori dell’autore e pubblicati nell’antologia postuma Fantastics and Other Fancies.
Per la prima volta in Italia, in edizione da collezione con testo originale a fronte, una selezione dei migliori racconti creoli di Hearn, scrittore il cui stile esercitò un potente influsso su autori del calibro di H.P. Lovecraft e registi come Masaki Kobayashi.
In una nuova veste grafica in occasione del 170° anniversario della nascita dell’autore, tornano in libreria i racconti creoli che hanno contribuito a dar vita alla New Orleans decadente e malinconica che, grazie alla letteratura gotica, affascina da secoli tutto il mondo."
Attesa per il prossimo 20 maggio, l'antologia "Amori defunti" è la riedizione di un testo pubblicato dallo stesso editore un paio di anni fa, tuttora disponibile sulle maggiori piattaforme di e-commerce (quindi, se proprio non riuscite ad attendere una settimana, potete recuperare quella). Questo il link alla pagina dedicata del sito Adiaphora.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali 
RIZOMI DEL SOLE NASCENTE

Se oggi non è Lafcadio Hearn a raccontarci storie dal lontano Oriente, gli appassionati troveranno pane per i loro denti in un'iniziativa antologica tutta italiana ideata e realizzata dai tipi di Kipple Officina Libraria.
Non si tratta di Ghost Stories, come mi pare sia ben esplicitato dal sottotitolo dell'opera, bensì di pura fantascienza orientale plasmata sull'onda della recente affermazione in Italia di autori come Ted Chiang e Liu Cixin.
Storie fantastiche, misteriose o semplicemente belle; un richiamo orientale, quasi un sapore o un’essenza che pervade l’antologia senza mai essere davvero protagonista. Una nuova selezione di racconti curata da Gian Filippo Pizzo, una delle colonne della science-fiction italiana, che declina in modo quasi inconsapevole l’antologia perfettamente in sintonia con la linea editoriale Kipple: mondi dello spazio, luoghi remoti della Terra e realtà mentali si fondono, creando quell’essenza che è la narrativa stessa. Storie basate – o, meglio ancora, immerse – nelle culture orientali, nelle loro discipline o dottrine, dall’induismo allo zen, dal confucianesimo al taoismo, al buddismo.
Racconti di Monica Serra, Danilo Arona, Antonino Fazio, Lukha B. Kremo, Irene Drago, Franco Ricciardiello, Stefano Carducci, Alessandro Fambrini, Sandro Battisti e Serena M. Barbacetto.
Questo il link al blog Kipple con una descrizione più approfondita e le coordinate per l'acquisto.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali 
BIANCO SU NERO

Se cito il nome di Vittorio Curtoni, uno dei veri pochi pilastri della fantascienza in Italia, credo siano in pochi là fuori a cadere completamente dalle nuvole. Prematuramente scomparso  nell'ottobre del 2011, Curtoni è stato curatore della collana Galassia nei primi anni Settanta, ha quindi fondato, nel 1976, Robot, la più famosa rivista italiana di fantascienza dopo Urania, mantenendone la direzione fino alla chiusura della prima serie Armenia.  Nei primi anni Duemila Curtoni, che nel frattempo si era dedicato anima e corpo all'attività di traduttore, fu chiamato a prendere le redini della nuova emanazione di Robot, targata Delos Books.
Cosa vuole l’ombrello parlante che convince Enrico ad acquistarlo, e piano piano comincia a manipolare la sua vita? Come mai a scuola alcuni bambini hanno cominciato a fare discorsi strani, descrivendo nei dettagli luoghi e persone che non esistono? Cosa rimane dei delinquenti sottoposti alla procedura empatica, con la quale un’altra persona entra nel loro stesso cervello per ripulirlo? Vale la pena morire in un’esplosione, se l’esplosione è eterna? E quel misterioso Shekhinah che ti sembra di conoscere da tutta la vita riuscirà davvero a cambiare l’universo?
Sono solo alcune delle domande alle quali si può dare risposta leggendo questo libro. E non è detto che basti.
Nove racconti, nove sguardi nel rutilante spazio interno di uno dei più grandi scrittori italiani di science fiction, Vittorio Curtoni, capace come pochi altri di dimostrare che spesso questo genere può dare il meglio di sé proprio nelle storie brevi.
Questa antologia, pubblicata per la prima volta pochi mesi prima della sua morte, è la quarta raccolta dei suoi racconti, dopo La sindrome lunare e altre storie (Armenia 1978), Retrofuturo (Shake 1999), Ciao futuro (Urania 2001). Questo il link per l'acquisto.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali 
LEMURIA

I tipi di Hypnos continuano a produrre figate una dopo l'altra, senza tener conto che le mie risorse economiche sono tutt'altro che infinite. Purtroppo, ancora una volta mi sarà difficile resistere alla curiosità di leggere qualcosa di un'autore di inizio Novecento particolarmente singolare.
Karl Hans Strobl, nato in Moravia ma trasferitosi in Germania al termine del primo conflitto mondiale, fu per lungo tempo riconosciuto come un vero talento nella short fiction di genere horror, dedicandosi in carriera anche alla curatela del magazine Der Orchideengarten con Alfons von Czibulka, la prima rivista al mondo dedicata al fantastico (riuscì ad anticipare di qualche anno addirittura Weird Tales).
Dagli anni Venti in avanti l'Autore, sempre più affascinato dalla politica di Hitler, decise di abbandonare il genere e dedicare la sua carriera letteraria alla propaganda filo-nazista, motivo per il quale il suo nome, dopo la sua morte avvenuta nel 1946, rimase a lungo disperso nell'oblio.
Lemuria raccoglie quattordici storie del tedesco Karl Hans Strobl, originariamente pubblicate tra il 1902 e il 1917, qui presentate per la prima volta in Italia, e considerate tra le massime vette nella produzione fantastico-orrorifica di quegli anni. Tra questi “La testa”, definito da Mike Mitchell un capolavoro del genere macabro, “Laerte”, una sorta di sorprendente anticipazione di un capolavoro weird degli anni a venire, Four Ghosts in Hamlet di Fritz Leiber, “La mia avventura con Jonas Barg”, che con le sue architetture distorte e impazzite precede di una decina di anni le visioni espressioniste del Dottor Caligari, e il claustrofobico tour de force di “La tomba di Père Lachaise”.
Dall’introduzione al volume di Alessandro Fambrini: “Dietro la patina di civiltà, si aprono nei suoi racconti abissi sconvolgenti che precipitano nel vuoto anche quell’ordine antico a cui l’autore si aggrappa con tutte le sue forze e lo ribaltano, denunciando, come scrive Winfried Freund, ‘il fallimento di tutti i tentativi umani di trovare un orientamento e un senso nell’oscurità ed enigmaticità dell’esistenza’”. Questo il link allo store Hypnos.

8 commenti:

  1. Io ho iniziato lunedì scorso e dopo due giorni ho dovuto sospendere l'uso della mascherina perché mi era venuta un'irritazione cutanea sotto gli occhi, una linea rossa che seguiva precisa il bordo della mascherina... Quando sto in ufficio da solo non la metto, impossibile indossarla per otto ore al giorno.
    Delle tue segnalazioni mi interessa soprattutto quella su Lafcadio Hearn, ovviamente dovuta all'aver letto la sua "versione per occidentali" del racconto che tu stesso avevi posto al centro di alcuni post.

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    1. La mia sfiga è che lavoro in un open space assieme ad altre dieci persone, per cui sarà difficile anche solo pensare di abbassarla, la mascherina. Credo che mi rifugerò in bagno piuttosto spesso, da lunedì (tipo ogni dieci minuti)... sempre se riesco a trovarlo libero.
      Su questo titolo così singolare di Lafcadio Hearn spero di riuscire a parlarne più diffusamente tra un po' (giusto il tempo di leggerlo che, finito il lockdown, non sarà più lo stesso).

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  2. Non sei il solo a rimpiangere lo smart working, ho sentito diverse persone poco entusiaste all'idea di ritrovate "gli amati" colleghi di lavoro. Se le aziende italiane fossero più attente alle esigenze dei dipendenti forse si renderebbero conto che lo smart working rende quasi sempre i dipendenti più felici e produttivi.
    Ma questo è un parere personale.
    In quanto al Premio Italia le ultime notizie danno la proclamazione dei risultati spostata, al momento, al primo settembre.
    Staremo a vedere...però quest'anno ho deciso di non lasciarmi condizionare in alcun modo e di divertirmi comunque vadano le cose.
    Complimenti per il tuo ottimo risultato,

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    1. Il problema è i datori di lavoro non si fidano dei loro dipendenti e, lasciamelo dire, in certi casi hanno ragione. In due mesi abbondanti di smart working un buon 90% di noi ha lavorato bene, dedicando al lavoro spesso ben più delle otto ore canoniche (a me è capitato di lavorare anche nei giorni in cui mi erano state imposte le ferie, vedi te), ma dall'altro lato c'erano colleghi praticamente mai reperibili, sintomo che per alcuni lo smart working è stato interpretato come una vacanza pagata.
      Purtroppo finché ci saranno i furbetti non si arriverà mai ad un evoluzione smart del lavoro, per lo meno non ci si arriverà in questo secolo.
      Riguardo al Premio Italia, spero ancora in una premiazione nel corso di una diretta Facebook, così almeno posso godermela comodo sul divano di casa (tanto all'Italcon non ci sarei comunque andato).

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  3. Intrigante la nuova rivista, Manzetti è inarrestabile! ^_^
    Anch'io dal 9 marzo sono assente dall'ufficio e per fortuna finora non ho ricevuto notizie di rientro. Anch'io lavoro in open space in strutture palesemente inadatte: l'impossibilità di mettere tutto in sicurezza (con i relativi costi) mi consola che forse riuscirò a tirarla ancora per le lunghe con lo smart working. Va da sé che anche nel mio ufficio vige la percentuale di affidabilità che hai riportato, con l'attenuante che però chi non lavora in sw oggi... non lo faceva manco in ufficio prima, quindi i risultati sono identici :-D
    Sarà un dramma lavorare "mascherati" come Diabolik, per di più in un ambiente dove nessuno segue le regole. (Mi mandano foto di banchetti in ufficio dove nessuno ha la mascherina, mentre mangiano e bevono manco fosse la Sagra de' 'Sto Ciufolo!) Ho fede nella profonda paura che hanno dimostrato i dirigenti di essere multati per non aver mantenuto la situazione sicura, il che li ha spinti a concedere il lavoro agile anche alle "classi inferiori" a cui senza epidemia non sarebbe mai stato concesso.
    Ah, grazie anche per la dritta su Curtoni, davvero un titano della fantascienza in Italia.

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    1. Da me si andrà avanti fino a fine luglio alternando una settimana in SW e una in ufficio, in modo da avere in mezzo alle balle la metà della gente che c'è di solito. La mascherina? Mah, visto che la scrivania occupata più vicina a me si trova a 4 metri posso permettermi di tenerla agganciata, penzolante, a un orecchio senza essere guardato storto. Banchetti però non se ne vedono: ognuno mangia un boccone al suo posto o va a cercarsi una sala riunioni vuota (e col bel tempo molti vanno a morsicarsi un panino in strada).
      Hai ragione quando dici che chi cazzeggia in SW oggi lo faceva anche in ufficio prima: perlomeno però era costretto alla mortale attività del lavoro simulato, che consiste nel fissare un documento excel immacolato e/o a fare su e giù tra i messaggi di outlook senza metterli a fuoco.
      P.S.: mi sbaglio o una volta eri molto più sul pezzo con le uscite Delos?

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    2. Le uscite Delos erano un'ammazzata, preparare quella pagina su Uruk era una faticata che non valeva proprio la pena. E poi dovevo cercarmele da solo, le uscite, sperando di non sbagliare o di non perdermi qualcosa per strada. Bah, già mi ammazzo da solo per le cose che mi piacciono, non vale la pena cercarne altre.

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    3. Hanno anche una newsletter, in fondo. Chi è interessato si iscrive a quella...

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