mercoledì 2 marzo 2022

La via d'uscita e il bar subito dopo

Anche quest'anno, puntuale come un orologio svizzero, mi sono fatto prendere dalla lettura dei racconti del Trofeo RiLL, giunto ormai alla sua ventisettesima edizione. La formula come sappiamo è sempre la stessa dal 1994, anno in cui venne bandito per la prima volta il concorso letterario omonimo per il miglior racconto fantastico, i cui primi cinque classificati vanno successivamente a popolare
l'annuale antologia "Mondi incantati" curata dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare e edita da Acheron Books.
Numeri da record anche per l'edizione 2021, che ha visto all'opera oltre 400 autori e autrici per un totale di 522 racconti dati in pasto ai selezionatori. Ciò che ne è uscito è oggi più che mai un prodotto di elevatissima qualità, nel quale a fatica riesco a individuare veri punti deboli.
L'antologia in questione prende il titolo dal racconto vincitore "Il bar subito dopo" di Nicola Catellani, autore modenese e grande appassionato di fantascienza che in questo concorso fa suo anche il secondo gradino del podio con un racconto, a mio parere, piuttosto simile. Partirei quindi da questi per la mia carrellata esplorativa. 

"Sei appena morto e non lo sai". Con questo drastico incipit Nicola Catellani ci invita ad entrare ne "Il bar subito dopo", la storia di un individuo che si trova precipitato in un ambiente urbano completamente deserto. Pochi lampioni a gas cercano di opporsi senza troppa convinzione al buio notturno in quella che sembra essere una strada di un centro storico. I negozi sono tutti chiusi, e l'unica serranda alzata è quella lontana di un bar. Uno strano bar è quello che accoglie il protagonista, un bar con pochi clienti nascosti dalla penombra e una barista che si affretta a fare gli onori di casa. Ma non tutto è ciò che sembra, e quella frase posta all'inizio riesce, a poco a poco, a trovare un suo senso. Meno angosciante, almeno dal punto di vista dell'ambientazione, è invece "Urne elettorali", il racconto secondo classificato uscito dalla penna dello stesso autore. Siamo in un futuro distopico nel quale è divenuto reale il diritto di voto dei morti. Persone decedute e sepolte da tempo possono continuare, in virtù dell'esistenza terrena dei loro resti, a lasciare come volontà testamentaria un'opinione di voto che continuerà a produrre risultati negli anni a venire. Entrambi i racconti di Nicola Catellani non sono avari di sorprese e, come accennavo in precedenza, trovano un punto di incontro nel poderoso finale che fa crollare a terra improvvisamente, come tessere di un domino, tutto quanto ci eravamo costruiti con la lettura delle pagine precedenti. Due ottimi racconti ma, secondo il mio modesto parere, ancora imperfetti. Non saprei, da dilettante, identificare ciò che manca. Così, di primo acchito, direi la lunghezza. Testi più lunghi avrebbero forse potuto trascinarmi "più a fondo", rendendo di conseguenza il twist finale più devastante.

Assolutamente privo di imperfezioni è invece il tunnel, nel quale ogni cittadino che abbia mai preso la metropolitana, mattina e sera, non farà fatica a immaginarsi. Il protagonista di "Tunnel" di Elia Gonella è un uomo avanti con gli anni, uno che ha preso la stessa linea della metro per buona parte della sua vita, uno che solitamente non fa molto caso ai volti degli altri pendolari. Un giorno, quando il suo treno e quello proveniente dalla direzione opposta fanno la loro sosta a una delle stazioni, una figura oltre il finestrino attirerà la sua attenzione: "Era un me stesso più giovane, imberbe, il volto non ancora segnato dalla tristezza di tante delusioni, l'ingenuità di un giubbetto a colori sgargianti. Come me, dava le spalle agli altri e se ne stava in piedi, con le mani in tasca, davanti a una delle porte." Anche in questo caso il finale è quanto di più imprevedibile si possa immaginare, e ammetto senza timore di essere rimasto invischiato in quelle parole per lungo tempo. "Pollice verde" di Cristina Amerio e "Malarazza" di Luca Notarianno chiudono la serie dei racconti RiLL: il primo è un divertente esempio di come la natura non abbia alcuna intenzione di venire sottomessa dall'uomo; il secondo un futuristico scenario nel quale l'essere buoni vicini di casa ha delle implicazioni piuttosto discutibili.

Una sezione dell’antologia è dedicata a SFIDA, il concorso che RiLL riserva agli autori/autrici giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL. Con SFIDA, RiLL chiede ai partecipanti di scrivere un racconto fantastico che rispetti uno o più vincoli, stabiliti di edizione in edizione. Nel 2021 la SFIDA era molto semplice: scrivere un racconto fantastico che contenesse la frase "per favore, non leggermi nel pensiero".
Quattro i testi selezionati, tra i quali "L'impostore" di Saverio Catellani è di gran lunga il mio preferito: una vicenda che ruota attorno a un tenebroso vecchio che ogni anno, ad agosto, trascorre le sue vacanze solitarie nello stesso piccolo albergo. Un bambino, figlio del proprietario, ne è da sempre terrorizzato, ma le cose cambieranno il giorno in cui il vecchio si rivelerà essere dotato di un potere particolare, che cattura l'interesse del bambino e lo convince che, tutto sommato, non sarebbe male impadronirsi delle sue tecniche. Il racconto si conclude con il bambino, ormai adulto, al timone dell'albergo che fu della famiglia, che ricorda quel vecchio con malinconia. Molto bello anche il racconto "L'amore è una rockstar vecchio stile" di Marco Cesari, che offre un'interessante lettura delle arti seduttive in un mondo in cui nessuno è ormai più in grado di mantenere dei segreti. "L'amore funzionava allo stesso modo", scrive Cesari, "Per metà ti innamoravi di quello che conoscevi di persona, ma per l'altra metà ti innamoravi di quello che non conoscevi, del mistero". Chiudono la sezione "Il liuto e l'arpa" di Giorgio Smoyver, una struggente storia d'amore che immagina un'alleanza tra Ottomani e Vichinghi, e "Regola 37D" di Francesca Cappelli, una storia futuristica dove gli insulti sono regolamentati.

Infine, il più recente volume della collana "Mondi incantati" ospita i racconti vincitori di alcuni premi letterari esteri con cui il Trofeo RiLL è gemellato. "Creature ultraterrene" di Belinda Lewis (vincitrice della NOVA Short-Story Competition 2020, bandita dall’associazione SFFSA - Science Fiction and Fantasy South Africa) inizia come una gustosa favoletta che ci mostra come un sogno giovanile possa trasformarsi in realtà. Ma la realtà è molto più dura di un sogno e la protagonista dovrà prendere delle decisioni importanti per sé e per l'intera razza umana.
"L'incidente Furnerius" di J.A. Menéndez (vincitore del Premio Visiones 2020, organizzato in Spagna da Pórtico - Asociación Española de Fantasía, Ciencia Ficción y Terror) è un eccezionale quanto classico racconto di fantascienza ambientato su un'ipotetica base lunare. E come in tutta la fantascienza degna di questo nome, i guai per il protagonista arrivano quando il tempo comincia a distorcersi attorno a lui. 
"La migliore medicina" di Paul Yates (vincitore della Horror Short-Story Competition, curata dall’AHWA - Australasian Horror Writers Association) è un horror sanguigno nel quale il caso di alcuni escursionisti scomparsi fa da sfondo a una vicenda di amore e morte. 

Ormai da diversi anni gli appuntamenti con le proposte RiLL, come avrete notato, sono per me irrinunciabili. Quest'anno in particolare la proposta è di altissimo livello, senza quasi alcun punto debole, ma come sapete io ho sempre un debole particolare per le antologie personali, e quella di quest'anno è particolarmente gustosa: si tratta di "Via d'uscita" di Valentino Poppi, undicesimo libro della collana “Memorie dal futuro”, anch'esso curato dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare in compagnia dell'onnipresente Acheron Books.
Valentino Poppi lo avevamo già conosciuto un anno fa, in occasione della vittoria,  nella precedente edizione del Trofeo RiLL, del suo racconto "Oggetti smarriti", opera dal ritmo incalzante e con un finale inevitabile ma strepitoso. Le premesse c'erano tutte già da allora, e la lettura di questa sua personale non ha fatto che confermare le positive impressioni che avevo ricevuto attraverso quel singolo episodio. Avrei dovuto, mea culpa, ricordarmi in realtà di un altro paio di suoi racconti, letti anni fa ma inspiegabilmente rimossi dalla memoria. Sto parlando di "Davanti allo specchio" (datato 2017) e "Tecnologia inversa" (2018), che trovarono la loro giusta dimensione nelle antologie RiLL di quegli anni. 
Il primo è qualcosa che potrebbe causare un bel po' di notti insonni a un lettore non preparato: si narra di un uomo devastato dalla minaccia di un "mimic", creatura in grado di prendere le sembianze di qualsiasi cosa, animata o inanimata, animale, minerale o vegetale che sia. Il terrore, che ci trascina in un baratro senza ritorno, è dietro ogni angolo, e può nascondersi in qualsiasi oggetto di uso quotidiano, come un bicchiere o un calzino. Riuscite a immaginare qualcosa di più spaventoso? Io sinceramente no. 
Nulla di spaventoso nel secondo racconto che, al contrario, eccelle in simpatia e ironia. Un piccolo inventore presenta il suo "sfrullatore", oggetto che ha la funzione inversa di un frullatore ed è quindi in grado si rimettere insieme ciò che inavvertitamente è stato separato. Quali conseguenze potrà avere un'invenzione del genere se lanciata sul mercato? Provate voi a pensarci. La risposta non è affatto scontata. 
"Nelle mie storie" - scrive l'Autore in coda al volume - "c'è spesso qualcuno che cerca una via di fuga: da una prigione, dalle persone, dal proprio mondo o semplicemente dalla propria realtà. Purtroppo, questa via a volte è troppo difficile da intraprendere e non siamo sicuri che esista. [...] Anche leggere racconti fantastici è un modo di fuggire almeno un po' dalla quotidianità".

Non starò a descrivere nel dettaglio tutti i racconti, ma a proposito della "via di fuga" citata nel titolo e nelle parole dell'Autore, vale la pena soffermarsi su quelli che a mio parere sono i vertici indiscutibili di questa antologia: "Bimbi senza nome" e "L'unica via d'uscita". Quest'ultimo ricorda neanche troppo vagamente "Il cubo", quel vecchio film horror fantascientifico di Vicenzo Natali che aveva spopolato una ventina di anni fa, nel quale un gruppo di sconosciuti si svegliava all'interno di una struttura cubica che celava trappole mortali a ogni piè sospinto. Qui la logica è la medesima, tranne per il fatto che l'individuo è uno solo e che una via d'uscita forse non c'è. Un ambiente labirintico c'è anche "Bimbi senza nome", ma qui ci spostiamo su un piano onirico, dal quale si riesce a evadere solo momentaneamente nei momenti di veglia. Il problema è che è sempre più difficile distinguere i due stati, specialmente se hai un Gribbler alle calcagna. Molto più realistico infine è "Istituto di recupero", nel quale dobbiamo immaginare noi stessi catapultati in un futuro distopico in cui esistono delle strutture (direi quasi dei campi di concentramento) nelle quali tutti i giovani disagiati vengono trasferiti e "ricondizionati", con poche, se non nulle, possibilità di sopravvivere.
Un'antologia che si legge d'un fiato e che, se avrete fiducia nelle mie parole, vi trascinerà in un vortice di angoscia e di terrore. Un talento, quello di Valentino Poppi, di cui sono certo sentiremo ancora parlare.

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