domenica 27 marzo 2022

Traditi dalla fretta #29

La cosa orribi­le dei Due Minuti d'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un'estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccare facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone lì raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. E tuttavia, la rabbia che ognuno provava costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all'altro come una fiamma ossidrica. – George Orwell
Altre volte in passato, iniziando a scrivere queste poche righe che fungono da preambolo a una nuova puntata di "Traditi dalla fretta", mi sono lasciato andare a commenti sulle vicende del mondo. Non sarà questo il caso, e non perché non ci siano cose da dire. Semplicemente perché lo trovo inutile e quanto mai dannoso. Parlerò invece del blog in generale e di come, nonostante le recenti e ripetute intenzioni di chiusura, continua ad andare avanti per la sua strada, quasi ignaro delle pulsioni autodistruttive del suo blogger. Dopo tanto tempo, sono finito addirittura per farmi coinvolgere in iniziative come quella recente dedicata a Nosferatu, giusto per dirne una, e continuo a farmi venire in mente cose che, con il giusto senso critico, probabilmente non si realizzeranno. Ma il lavoro del blogger è anche questo, vivere alla giornata e procedere un post dopo l'altro finché è consentito. Tra un paio di settimane The Obsidian Mirror compirà 11 anni di vita e, nonostante le difficoltà, sarà un nuovo traguardo raggiunto. Pubblicare uno "Speciale", come era abitudine fare anni fa, è oggi tuttavia fuori questione. Forse lo farò più avanti, se ne avrò l'occasione, anche perché uno "Speciale" in cantiere stavolta ce l'ho ed è già scritto per un buon 75%. Sarebbe quindi un peccato non portarlo al traguardo, sprecando così tanto duro lavoro. Ne parleremo magari un'altra volta. Ora è tempo delle segnalazioni di rito, tra cui ce n'è una (la prima qui sotto) che solletica particolarmente il mio ego.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
ZOTHIQUE #11

Stefan Grabiński, il “Poe polacco”, era ossessionato dalle ferrovie, e lo prova il fatto che scrisse un’intera raccolta di racconti, “Demon ruchu” (Il demone del movimento), interamente dedicata ai suoi luoghi, persone e oggetti simbolo (la stazione, il treno, i binari, il capostazione, ecc.). Nei suoi racconti i treni sono luoghi fisici ma anche meta-fisici, ovvero treni spettrali o viatico di entità di un’altra dimensione. Sui treni e nelle stazioni di Grabiński qualcosa di terribile – o anche solo di molto, molto strano – sta sempre per accadere.
Grabiński fu l’unico narratore fantastico di quell’epoca nel suo paese ma, nonostante ciò, non godette mai di popolarità finché era in vita e, come molti grandi, finì i suoi giorni in ristrettezze economiche, malato e solo. Recentemente si tende piuttosto ad accostarlo a Lovecraft e ai più famosi scrittori di genere, dimenticando che lo stesso Grabiński riteneva le sue tematiche talmente peculiari da aver coniato una sua personale definizione per descrivere la sua narrativa: “psicofantastica” o “metafantastica”.
Oggi Dagon Press rende noto ai suoi lettori che l'undicesima uscita della celebrata rivista Zothique, prevista nei prossimi giorni, sarà tutta dedicata al "Poe polacco", e mai come questa volta il mio consiglio per un acquisto di pancia è motivato. Sulle pagine di Zothique verrà infatti (ri)proposto quel mio vecchio speciale in sei parti che solo i più fortunati e fedeli lettori di Obsidian Mirror hanno avuto modo di leggere nell'ormai lontano 2014. Tenete quindi d'occhio la pagina facebook dell'editore, oppure scrivete a studilovecraft@yahoo.it per prenotare la vostra copia.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
PROVIDENCE TALES #9 

Neanche a farlo apposta, è ancora il treno protagonista dell'ultima uscita di Providence Tales, rivista dedicata a tutte le forme del fantastico giunta oggi alla sua nona emanazione. 
Provicence Tales n' 9 uscirà in edizione limitata a sole 100 copie e, contestualmente, l'editore ci fa sapere che tutte le sue uscite future seguiranno questa logica per via degli aumenti della carta e delle difficoltà che ne derivano. "Ormai non ci è più possibile" - scrive Providence Press - "procedere a piccole ristampe una volta esaurita la tiratura iniziale. Non ci saranno di conseguenza più ristampe né dei volumi terminati né di quelli attualmente disponibili. Le uniche saranno i tre volumi di Io Sono Providence e, se necessario, i libri di Algernon Blackwood".
Sempre alla ricerca di storie che trasmettano quei brividi e quelle situazioni dal tipico sapore del periodo classico (o vintage, se preferite) che in tutti noi hanno creato la passione per la narrativa fantastica e popolare, Providence Press propone in questa uscita "Breve viaggio verso casa" di Francis Scott Fitzgerald, "L’uomo con la tosse" di Mary Louisa Molesworth, "Un viaggio in treno" di Constance Albuera Saunderson, "Capolinea" di Perceval Landon, "Il viaggiatore salito a Crewe" di Frederick Cowles, "Breckinridge Elkins, il montanaro" di Robert E. Howard e "Mister Guai" di David Wright O’Brien. A completare il menu, articoli di Elliott O’Donnell, Edith Birkhead, Kenneth Arnold e Ray Palmer.
Per l'acquisto vi rimando senza indugio al sito dell'editore.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
LA CROCE DI CARL

Opera antimilitarista per eccellenza, “The Cross of Carl” è un breve romanzo surreale, brutale e perfino crudo in alcune sue descrizioni in cui si mettono in scena gli orrori della guerra. Fu scritto da Walter Owen nel 1917, a seguito di un suo lungo ricovero in ospedale per una misteriosa quanto dolorosa malattia; durante la degenza l’autore ebbe una forma di esperienza extracorporea in cui sperimentò e osservò contemporaneamente gli eventi descritti nella storia, una sorta di bi-localizzazione della personalità indotta dall’assunzione di forti dosi di oppio per alleviare i dolori. In questo suo stato di trance, Owen ebbe alcune “visioni”, o allucinazioni che siano, che, come spiega in una sua nota clinica preliminare, permisero al suo spirito di “abitare” in modo temporaneo il corpo di un soldato sul campo di battaglia.
Si ritrova quindi nel corpo di Carl, il protagonista della novella, a combattere nelle trincee della prima guerra mondiale. Il compito che gli è stato assegnato è di avanzare insieme alla sua truppa verso la ‘Collina 51’… impresa che si trasformerà presto in un viaggio nell’orrore, un vero e proprio delirio che presto assume le forme dell’incubo. 
Il testo fu scritto e accettato per la pubblicazione nel 1917, poi però fu bandito l’anno seguente, prima della sua uscita, a causa forse dei forti contenuti e per l’eccesso di violenza in esso presenti; ma più probabilmente gli toccò lo scotto dell’ostracismo per il suo sotteso messaggio antimilitarista in un periodo in cui le nazioni erano in guerra. Languì quindi fino al 1931, allorché venne pubblicato per la prima volta in un raro chapbook dall’editore londinese Grant Richards. In seguito riapparve in In the Grip of Terror, celebre antologia del 1951 a cura di Groff Conklin, tornando poi nell’oblio. Qui è rimasto fino ad oggi, prima che Dagon Press lo recuperasse grazie alla lungimiranza del curatore Bernardo Cicchetti. Per ordinare al libro scrivete direttamente a studilovecraft@yahoo.it

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
IL GIARDINO DEI 19

Ed è sempre a Bernardo Cicchetti, grande esperto di letteratura weird, che dobbiamo il secondo titolo de “I Magri Notturni”, collana Dagon Press da lui stesso ideata e diretta. Questa volta Cicchetti ha tirato fuori dall’oblio un vero classico dell’orrore soprannaturale, "Il giardino del n. 19" (“The Garden at 19”), romanzo del 1910 scritto da Edgar Jepson e pubblicato in origine nello stesso anno.
Quando John Plowden, giovane e brillante avvocato di belle speranze, acquista una nuova casa al n. 20 di Walden Road, un tranquillo e sonnacchioso sobborgo semideserto alla periferia di Londra, non immagina che la sua esistenza ne risulterà sconvolta. Il bel giardino del n. 19 della porta accanto, che dapprima gli sembra un'ulteriore oasi di pace, si rivela infatti un luogo tutt’altro che tranquillo, nonostante la presenza di una graziosa ragazza che vive nell’altra casa, e pare anzi nascondere un mistero che l’anziano e scostante zio della giovane, dedito alle arti nere, si premura di tenere nascosto con cura. Dapprima vi si odono risatine demoniache, disumane, e ci sono strane visioni di “cose che non dovrebbero esistere”; poi, evocati da strani riti notturni, iniziano a manifestarsi orrori innominabili che paiono legati al culto di una terribile statua di Pan. Plowden, che ha un’indole pratica e non si lascia spaventare facilmente, inizia a indagare e non tarda a credere che il maledetto giardino del n. 19, fonte di tutte le stranezze, sia infettato da una specie di genius loci. Ma sarà proprio così? Perché questo è solo l’inizio… Quali altri orrori si celano in quel giardino?
"Il giardino del n. 19" omaggia Arthur Machen (che fu amico stretto di Jepson, ed è riconoscibile in uno dei personaggi del libro), e fu molto amato da Aleister Crowley per la sua rappresentazione dell’antica stregoneria pagana. Si dice che la ‘Grande Bestia’ ne acquistò parecchie copie che si divertiva a distribuire ai suoi amici personali. Crowley ne era talmente entusiasta che paragonò il romanzo a un’opera di Algernon Blackwood (The Human Chord), ma riteneva che The Garden at 19 gli fosse di molto superiore. “La differenza fondamentale” – scrisse – “è che Jepson è un narratore di prim’ordine, mentre Blackwood soffre da indigestione di mal cucinata Teosofia.” (cfr. The Equinox n. 5, marzo 1911, p. 150). Considerato una rarità prima che John Pelan lo ristampasse nella sua celebre collana della Midnight House, Il Giardino del n. 19 è oggi riconosciuto come il capolavoro di Jepson. Oltre al romanzo, nel libro si trovano inclusi in appendice tre rari racconti horror di Jepson: "L'ultima seduta spiritica di Mrs. Morrel", "Gli occhi di Obo" e "L'escrescenza". Per ordinare il libro scrivete direttamente a studilovecraft@yahoo.it oppure andate sul solito Amazon (link). 

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
IMMACULATA

Qualche anno dopo averci regalato uno dei suoi capolavori (Alraune, La mandragola), le Edizioni Hypnos tornano a proporci Hanns Heinrich Ewers (1871-1943), attore, poeta, filosofo e scrittore tedesco di racconti e romanzi, noto principalmente per le sue opere horror, in particolare per la sua trilogia di romanzi sulle avventure di Frank Braun, un personaggio modellato su se stesso. 
Nonostante la sua enorme influenza sulla letteratura fantasy e horror del XX secolo, Ewers rimane pressoché sconosciuto in Italia a causa di certe spiacevoli posizioni da lui prese negli ultimi anni del Repubblica di Weimar (fu attratto dal nascente partito nazista e fece propria la morale nietzscheana del superuomo). Oggi, se non fosse per l'ottimo lavoro di riscoperta inaugurato da Hypnos nel 2017, non avremmo accesso che a rare quanto datate edizioni italiane, rintracciabili nel mercato del collezionismo a prezzi decisamente elevati.
Oggi è il turno di "Immaculata e altre storie macabre", antologia di racconti curata dal germanista Alessandro Fambrini, impreziosita da un saggio che Ewers volle dedicare a Edgar Allan Poe.
Hanns Heinz Ewers, l’autore di Alraune, sensuale, morboso, insinuante, nei cinque racconti di questa raccolta, tutti inediti per l’Italia, ci presenta storie che aleggiano tra macabro, fantastico e orrore: una giovane donna che si ritrova in grembo un figlio concepito in sogno e il cui padre, contro ogni logica e ogni evidenza, sembra essere proprio suo fratello (Immaculata), necrofili inconsapevoli, dall’animo puro, che sembrano stringere un legame soprannaturale con i cadaveri da loro profanati (Il tradimento più atroce), musicisti che realizzano se stessi solo al prezzo di patti inconfessabili (Amore estremo), madri dai poteri demoniaci (Mia madre, la strega) e figli travolti da incredibili premonizioni (Seconda vista).
Un carosello di invenzioni, di storie che giocano con i tabù, le convenzioni, la morale, ancora oggi capaci di colpirci come un pugno allo stomaco e in cui Ewers si conferma uno dei grandi maestri del fantastico tedesco. Completa il volume il saggio dedicato a Edgar Allan Poe nel 1905, che fu alla base del suo revival a inizio Novecento, un vero manifesto di poetica in cui Ewers costruisce un suggestivo monumento all’autore americano e a tutta la letteratura fantastica.
Informazioni per l'acquisto sul sito dell'editore.

6 commenti:

  1. Chiudere il blog? Dopo così tanti anni? Ci vuole del coraggio. Il mio l'ho aperto nel 2007, dopo qualche momento di gloria l'utenza si è ridotta a livelli assai modesti, però dopo così tanto tempo non me la sento di lasciarlo andare...

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    1. Chiudere il blog non è e non sarà mai una mia precisa volontà ma in futuro non escludo che potrebbe essere una necessità. Dipende da tante cose. Al momento non ci voglio pensare.

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  2. Ricordo il tuo vecchio intervento su Grabinski, bei tempi. Ho comprato alcuni numeri di Zothique,gran bella rivista.

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    1. Io li ho comprati quasi tutti e confermo che si tratta di una delle migliori, se non la migliore, rivista in circolazione. Forse mi sono perso solo gli ultimi due numeri ma solo per mia distrazione.

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  3. Anche senza "speciali", il tuo blog resta comunque un riferimento per argomenti di nicchia, quindi ha una sua utilità sul web. Poi, per carità, ammetto che a volte anch'io mi chiedo se non sarebbe il caso di chiudere il mio blog e aprire una pagina su facebook dove postare solo foto di cappuccini, gatti coccolosi e donnine in lingerie (rigorosamente copia/incollate da account facebook indonesiani o messicani che seguono tale politica editoriale).
    Però poi lascio sempre stare e continuo a pubblicare le mie ignobili strisce.

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    1. Foto di cappuccini ne abbiamo già abbastanza e non se ne sente il bisogno. Foto di gatti sono invece sempre bene accette ma anche lì non mi pare ci sia una carenza generale sulla rete. Non sapevo piuttosto che le donnine avessero quella provenienza specifica. ^_^
      Le tue ignobili strisce hanno invece una loro ragione di esistere e se mai le dovessi portare altrove finirei per perdermele (già così ho la sensazione di averne mancata qualcuna)....

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