LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Terri “Missy” Bevers, insegnante di fitness, viene trovata morta all’interno della Creekside Church of Christ. Una telecamera di sorveglianza offre le immagini di una misteriosa figura in divisa da poliziotto che si aggira nell’edificio solo mezz’ora prima dell’omicidio. Nel corso della stessa notte, un veicolo sospetto viene ripreso nel parcheggio di un negozio poco distante. La situazione è ora più che mai ingarbugliata. C’è un nesso evidente tra lo strano comportamento del conducente della Nissan e l’omicidio di Missy Bevers, ma le ipotesi finora formulate sembrano reggersi in piedi a malapena. Qualsiasi tentativo di identificazione del soggetto in divisa da poliziotto non porta a nulla, così come non porta a nulla l’analisi del filmato del veicolo.
L’unico segno particolare è un adesivo (illeggibile) di forma ovale presente appena sotto la targa posteriore, ma è decisamente troppo poco per gli inquirenti.
Qualche “detective da poltrona”, che si è divertito ad analizzare il video al microscopio, sarebbe pronto a giurare che vi è un momento, quando la Nissan si appresta a parcheggiare sotto al lampione, dove sarebbe evidente la presenza di una persona seduta sul sedile del passeggero. Se questa cosa fosse appurata si aprirebbe l’ipotesi di un complice, e in parte si spiegherebbe quello strano gioco di lampeggianti, come un invito a salire a bordo rivolto a qualcuno nascosto nell’ombra. La cosa non è del tutto impossibile, visto che vi sono numerosi angoli ciechi attorno al negozio (non coperti da telecamere) dove qualcuno può effettivamente essere salito in auto. Non dimentichiamo, inoltre, che pare sia stato notato un SUV scuro uscire dallo stesso parcheggio verso le 4:30, pochi minuti dopo il delitto. L’auto del killer? Teniamo presente che occorrono non più di 10 minuti per percorrere a piedi la distanza tra i due edifici, per cui l’ipotesi che il killer sia tornato a recuperare il suo mezzo dopo l’omicidio della Bevers non è da scartare.
Non è necessario attraversare di notte a piedi l'autostrada per passare da un edificio all'altro: basta avventurarsi lungo il letto del torrente Vaxahachie e passarci comodamente sotto |
Il vero problema è: perché tutto questo? Forse il killer non era a conoscenza del fatto che le telecamere esterne alla Creekside Church fossero fuori uso e abbia preferito lasciare la macchina altrove? Plausibile, ma è l’ennesimo scenario dove, come sempre in questa faccenda, qualche tassello rimane fuori posto.
Alla polizia non rimane quindi che scavare in profondità nella vita privata della vittima. Abbiamo escluso l’ipotesi del ladro, abbiamo escluso quella del vandalo e l’idea di un serial killer di passaggio è chiaramente fuori discussione. A questo punto non resta che la certezza che l’assassino appartenga alla fitta rete di conoscenze di Missy Bevers. Gli investigatori rivoltano il cellulare della vittima come un calzino e prendono nota delle chiamate effettuate e ricevute nelle ultime settimane. Esaminano inoltre i messaggi privati che la Bevers aveva scambiato sui social network, con particolare attenzione a LinkedIn, dove quest’ultima era particolarmente attiva. Le autorità ritengono che l'assassino potrebbe essere stato in contatto con qualcuno che era vicino a Missy Bevers. Di tutti quei contatti sono stati analizzati non solo i messaggi, ma anche le app da questi utilizzate (mappe, timer, localizzatori GPS e torce possono essere considerati strumenti di ausilio al crimine).
Scatta quindi il mandato di perquisizione per nove persone che, al momento del delitto, risultavano essere entro 5 miglia dalla scena del crimine, tra cui la suocera Vicki Bevers, alcuni amici di famiglia, un uomo (AJ Tucker) che aveva conosciuto Missy attraverso il programma di fitness e una coppia (Michelle e Kevin Cozine) la cui figlia era amica intima di una delle figlie di Missy. A detta della polizia, tutti i suddetti si sono dimostrati molto cooperativi e nessuno è da considerarsi sospetto.
Dall’analisi del telefono della Bevers sono giunte conferme delle difficoltà finanziarie e della discordia coniugale, particolare quest’ultimo mai negato dal marito, che fece riferimento a una storia della moglie terminata dieci mesi prima.
Da una serie di messaggi scambiati su LinkedIn a partire da gennaio 2016 un rapporto "di natura intima" con un uomo, identificato come Casey Williams, risulterebbe però essere ancora in corso. Il nome di Williams sarebbe inoltre legato a un misterioso viaggio ad Austin della Bevers avvenuto proprio il fine settimana precedente la sua morte. Su questa faccenda diventa abbastanza facile dirigere la nostra attenzione, visto che quando si parla di rapporto extraconiugale non è solo il marito a soffrire di gelosia, ma spesso è anche l’amante, costretto a giocare in disparte la partita degli affetti. Williams, per la cronaca, è un ex militare, specialista in arti marziali, che sarebbe anche dell’altezza giusta, secondo le stime della polizia.
Tutto ciò non fa di Casey Williams un assassino, così come non fa di lui l’amante della Bevers (l’incontro ad Austin avrebbe potuto benissimo essere di natura professionale), ma di sicuro quel weekend è davvero difficile da non notare.
A mio parere, bisognerebbe più che altro cercare di capire se quei messaggi “di natura intima” finiti nelle mani degli inquirenti fossero effettivamente tali, o se viceversa fossero il risultato di un comportamento amichevole, forse un po’ civettuolo, ma niente di più. A proposito di relazioni, è interessante notare come anche il poc’anzi citato Kevin Cozine fosse finito, per un motivo simile, nell’elenco dei possibili amanti della Beavers, ed è singolare il fatto che egli abbia divorziato subito dopo i fatti che abbiamo narrato.
E qui arriviamo all’ipotesi, sollevata dal marito di Missy, secondo la quale il soggetto filmato nei corridoi della Creekside Church sia una donna. Sembra strano, vero? Ma se riguardate il video più volte, questa ipotesi non vi sembrerà più così campata in aria. In fondo, si tratta di un travestimento talmente perfetto che è davvero difficile indovinare chi ci sia sotto.
Davvero sicuri che il killer sia un uomo? A giudicare dalle foto di alcune sospette qualche dubbio viene |
In questa logica di caccia alle streghe rimane invischiata anche Courtney Tucker, moglie del già citato AJ Tucker, collega della Bevers a Camp Gladiator. Courtney avrebbe potuto essere gelosa di Missy perché era quest’ultima era molto in forma e lavorava a stretto contatto con AJ. Inoltre, una sua vecchia foto pubblicata su Facebook rivela un infortunio al piede avvenuto due anni prima. E poi c’è la singolare coincidenza di un post pubblicato da AJ su Facebook proprio alle 4:20 di quella stessa notte…
Ma un infortunio a una gamba non è cosa poi così rara: è anche il caso di April Sandoval, 26 anni, madre single di due ragazzi, che aveva frequentato alcune lezioni di Camp Gladiator alla fine di aprile 2015 per provare a tornare tonica dopo una gravidanza. Gli investigatori avevano rintracciato su Facebook una foto di lei col piede sinistro gonfio a causa di un incidente sul lavoro. Frugando nel suo passato è saltato fuori un piccolo precedente per l’emissione di un assegno a vuoto, una carriera militare interrotta e alcune foto da lei postate in rete su un movimento politico non del tutto filogovernativo. Come ciliegina sulla torta, la madre della Sandoval possedeva una Nissan Altima.
Tornando a LinkedIn, un altro particolare interessante è la testimonianza di un’amica della vittima, la quale riferisce che qualche giorno prima del delitto la Bevers le aveva mostrato un messaggio di uno sconosciuto dal contenuto “strano e inquietante”. Nel corso del suo interrogatorio con la polizia, l'amica non è riuscita a ricordare il nome dello sconosciuto.
Siete confusi? Lo sono anch’io a questo punto.
Troppe persone coinvolte, troppe piccole coincidenze, troppi sospetti e nessuna prova. Oggi, a quasi sei anni di distanza, il killer di Terri “Missy” Bevers non ha ancora un nome. Le indagini hanno finito per incastrarsi in una fitta rete di relazioni, di simpatie e antipatie, di rapporti umani e professionali che portano a tutto e al contrario di tutto. Non proseguirò oltre.
Nel tentativo di aiutare la polizia - o di strappare i $ 150.000 della ricompensa - gli investigatori da poltrona che seguono il caso hanno analizzato al microscopio le immagini dei video (questo l’ho fatto anch’io), hanno esaminato i mandati di perquisizione, hanno trollato le pagine social dei numerosi personaggi, hanno condiviso numeri di telefono e indirizzi, arrivando anche a contattare la famiglia e gli amici di Missy Bevers per informazioni. Il tutto come se fosse una partita di Cluedo. Partita abbastanza sterile, visto che la polizia di Midlothian ha mantenuto riservate la maggior parte delle informazioni raccolte (c’è sicuramente una montagna di carta e di immagini negli archivi della polizia che farebbe ribaltare sulla poltrona chiunque). E invece si continua a giocare a Cluedo, dimenticandosi che dietro quei nomi ci sono delle persone che hanno sofferto, che soffrono e che vorrebbero solo essere lasciate in pace.
La cosa che fa riflettere su questi omicidi "non criminali" è pensare che in effetti molti di noi hanno qualche "zona d'ombra" nella propria vita, nel senso di amicizie tenute nascoste, storie clandestine, che normalmente restano appunto piccoli segreti personali per avere l'illusione che la propria vita sia meno monotona di quanto possa sembrare. E quindi basta che una di queste "ombre" inneschi qualche situazione imprevista e... tutti noi possiamo diventare un altro "omicidio insoluto"...
RispondiEliminaIn effetti è vero, se la guardi da questo punto di vista siamo tutti in pericolo. Fortunatamente la maggior parte delle persona là fuori non riesce o non vuole colmare il gap che separa odio e rancore da un'iniziativa violenta.
EliminaTemevo che finisse così, di norma quando i sospettati sono troppi non viene mai individuato nessun colpevole.
RispondiEliminaE allora rassegnandoci al fatto che anche questo rimanga, al momento, un colf case.
Cold Case....
EliminaDi norma anche quando un articolo per il blog si sviluppa su così tanti post significa che siamo di fronte a un cold case...
EliminaInfatti. Davvero brutto quando si tirano in ballo pubblicamente delle persone e, poi, non si approda ad alcunché, praticamente stravolgendo la loro esistenza.
RispondiEliminaQuesta, però, non sembra essere l'ultima parte della tua inchiesta, quindi, cold case o meno, c'è dell'altro...?
Non c'è altro. L'inchiesta termina qui.
EliminaC'è una teoria assurda secondo la quale tre anni dopo il killer sarebbe tornato a colpire. Si tratta di un altro cold case riguardante una donna (tale Elizabeth Barraza) uccisa in una località a tre ore di macchina da Midlothian. Unici particolari in comune però sono una telecamera di sorveglianza che avrebbe ripreso il tutto e un travestimento utilizzato dal killer. Un po' troppo poco per mettere assieme due casi...