LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Yuggoth! – mi interruppe il mio amico Noyes – Plutone anticamente si chiamava Yuggoth, non lo sapevi? E quando dico anticamente, mi riferisco al fatto che la sua esistenza era stata teorizzata molti anni prima della sua scoperta.
Non capivo come Noyes potesse dimostrarsi così entusiasta di quel piccolo aneddoto che avevo deciso di raccontargli una volta terminate le cordialità di rito tra due persone che non si vedevano da almeno quindici anni. Ezra Noyes era tale e quale a come lo ricordavo: irruente, ironico, irriverente, ma al tempo stesso preciso, attento e affidabile.
Tuttavia, quando finalmente ebbi il modo di fare il nome di Henry Wentworth Akeley, il mio amico perse del tutto quella predisposizione alla simpatia che aveva contraddistinto i nostri primi minuti di conversazione.
Si ricordava naturalmente benissimo del caso Akeley e, come ebbe modo di spiegarmi, quel nome gli riportava alla mente uno degli avvenimenti più controversi che diversi lustri prima avevano segnato indelebilmente la memoria dei vecchi abitanti di quella regione. Non ne sapeva poi molto, tutto sommato, se non che si era trattato di un caso di cronaca alquanto singolare, un caso di sparizione, forse di omicidio, i cui retroscena non erano mai stati precisati.
Noyes mi disse che, stando ai racconti con i quali i vecchi amavano impressionare i più giovani nelle riunioni di famiglia, le vicende di Akeley avrebbero avuto a che fare con i grandi allagamenti che si produssero nel Vermont al principio di novembre del 1927. Fra le storie che si narravano a proposito dell'inondazione c’erano quelle che riferivano di creature mitologiche, metà uomo e metà pesce, i cui cadaveri sarebbero stati visti galleggiare sulle acque dei fiumi in piena. Dicerie senza senso, si affrettò a precisare il mio amico, come senza senso erano le voci di quelle strane impronte di artigli che qualcuno giurava di aver notato sulla riva dei ruscelli o in certi tratti argillosi del terreno. Akeley si sarebbe interessato alla vicenda da un punto di vista accademico ma, sussurravano alcuni, una volta spintosi oltre un dato limite, la cosa sarebbe stata notata da fantomatici enti governativi che…
Ezra Noyes interruppe il suo racconto come se la sua attenzione fosse improvvisamente calata, quasi come se fosse stata distratta da un elemento nuovo che si era fatto largo nella sua mente. Come mai ti stai interessando a quella vecchia faccenda? – mi chiese dopo un interminabile silenzio. Si tratta di una… una cosa che ho ricevuto per posta dal Vermont – risposi, lasciando trapelare nella mia voce un pizzico di preoccupazione. Per l’amor del cielo, Andy, in che pasticcio ti sei cacciato? Raccontai a grandi linee ciò che mi era accaduto quella stessa mattina, soffermandomi in particolar modo sulle fotografie che, ai miei occhi, non facevano altro che confermare le dicerie riferitemi dal mio amico. Quelle orribili creature che si ritenevano un semplice frutto del folclore locale probabilmente erano state reali, e quelle che avevo in mano erano senza dubbio delle prove inoppugnabili in tal senso.
Ascoltami attentamente - mi disse interrompendo il flusso dei miei pensieri – Hai raccontato a qualcun altro questa storia? Qualcuno ha visto il contenuto di quel pacchetto, oltre a te? No? Bene! Accertati che non succeda. Non fare niente. Non dire niente. Ti richiamo domani.
Tentai di protestare per quell’inaspettata chiusura, ma non ne ebbi il tempo. La conversazione era stata interrotta. Osservai per qualche attimo il telefono, indeciso se ricomporre il numero di Noyes oppure lasciar perdere. Decisi per il nulla di fatto e mi lasciai cadere su una poltrona.
Mi soffermai a riflettere su quanto era appena successo. Non ero in ufficio che da poche ore, ma ero ormai sul punto di crollare. La tensione nervosa, che iniziavo ad avvertire solo in quel preciso istante, aveva lavorato a mia insaputa consumando tutte le mie energie. Un caffè, ecco quello che mi serviva. “Sono sul punto di decifrare l'iscrizione di questa pietra; grazie ai suoi studi di demonologia, forse potrà fornirmi lei gli elementi che mi mancano”. Ripensai alle parole con le quali quel tizio del Vermont si era rivolto al mio antenato. Davvero mio nonno si era occupato di demonologia? Quale rapporto c’era tra i due? Non erano affatto due sconosciuti, a quanto mi era parso di capire. Nessuno al mondo, infatti, avrebbe mai interloquito in quel modo con qualcuno di cui non avesse piena stima e fiducia; specialmente se la posta in gioco era così alta, come lo scrittore della lettera temeva, e come l’epilogo della vicenda avrebbe poi confermato. Che fine aveva fatto quell’Akeley? Era sparito? Era stato fatto sparire? C’entravano i servizi segreti? E quei bizzarri uomini pesce? Erano davvero solo leggende, oppure…
Sollevai la pietra nera e mi soffermai meglio sulle iscrizioni che già prima mi avevano turbato. Ero certo di aver già visto quegli strani simboli in precedenza, simboli che appartenevano a culture pagane che si ritenevano estinte migliaia di anni fa. Dagon, il dio anfibio mesopotamico della fertilità e dell’agricoltura; Dagon, il dio marino che comparve nelle leggende cosmogoniche fenicie; Dagon, la divinità semitica la cui figura affascinò il Cristianesimo fino al punto di essere da questo ripresa e celata nei suoi simboli a noi più noti. Avevo bisogno di saperne di più. Dovevo capire se le ipotesi che si stavano facendo largo nella mia mente avevano una base solida oppure se erano semplicemente il frutto della suggestione. Mi scrollai di dosso il torpore che poc'anzi mi aveva assalito e mi feci forza. La biblioteca della Miskatonic era a portata di mano e io, per via del mio ruolo, più di chiunque altro avevo il diritto e il dovere di usufruirne. Uscii dal mio ufficio dopo essermi accertato di aver chiuso bene a chiave la porta. Il materiale che mi era pervenuto per posta era al sicuro nell’ultimo cassetto, anch’esso ben chiuso. Mi incamminai giù per il corridoio alla mia sinistra; la biblioteca si trovava a non più di cinque minuti a piedi. Ce ne misi almeno venti per via di un paio di guastafeste che incontrai sul mio cammino, ma alla fine mi ritrovai, quasi in perfetta solitudine, di fronte a quell’enorme montagna di volumi che era l’orgoglio dell’Università e l’invidia di tutto il mondo. Sapevo esattamente dove cercare; e sapevo anche esattamente cosa cercare. In uno degli angoli meno accessibili della vasta biblioteca, in cima a una struttura soppalcata chiusa al pubblico, vi era una piccola vetrinetta dove venivano conservati gli esemplari più rari. Non esitai oltre e tra lo sguardo distratto dei pochi presenti mi avventurai su per la pericolante scala a chiocciola. Una volta giunto di fronte al piccolo reliquiario, inclinai la testa per cercare di leggere sui dorsini i titoli delle opere semicancellati dal tempo.
Vi era una rarissima edizione de “Le livre secret de Hali” che l’Università aveva ereditato proprio dalla collezione privata di mio nonno, così come a mio nonno si deve la sopravvivenza dell’ultima copia esistente de “Le Roi en Jaune”, un’opera che i più ritenevano perduta per sempre. Vi erano naturalmente i celebri manoscritti pnakotici e il famigerato “De Vermis Mysteriis” di Ludwig Prinn, alchimista e negromante arso sul rogo agli inizi del Cinquecento. Non poteva naturalmente mancare il leggendario “The Further Adventures of Arthur Gordon Pym” di Edgar Allan Poe, le tracce della cui esistenza erano state ormai da anni volutamente cancellate. Ciò che cercavo si trovava però nello scaffale inferiore, ben celato fra altri grossi tomi: si trattava dell’esecrando “De origine, moribus et rebus gestis Satanae”, che io personalmente sottrassi dieci anni prima alla collezione di Victor Fargas con l’aiuto di un mercenario senza scrupoli.
Sempre più affascinante! Lovecraft e Derleth sarebbero stati fieri di te.
RispondiEliminaEh magari! Sarei probabilmente stato solo uno dei tanti, indistinguibile dalla moltitudine di scribacchini che hanno provato ad emulare il maestro...
EliminaVictor Fargas! Mi sembrava fosse quello de "La nona porta", ma per sicurezza sono andato a controllare.
RispondiEliminaBel colpo! È proprio così! E se devo dirla tutta quel nome non è nemmeno l'unica citazione tratta da "La nona porta"....
EliminaSono certo che il romanzo L'Ira di Chtulhu di Robert Bloch ti farebbe impazzire...
RispondiEliminaInfatti... *_*
EliminaBiblioteche con manoscritti rari e oscuri *__* Sempre più affascinante!
RispondiElimina(Intanto cerco di sopperire alle mie lacune XD almeno quel tanto per seguire le vicende)
Potrebbe essere abbastanza leggere il racconto di HPL del quale queste mie righe pretendono di essere il sequel...
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