domenica 16 ottobre 2016

...e Lillie sparì nella notte (Pt.3)

Image Credits: NY Nat'l Police Gazette 1887
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

I motivi che portarono all’arresto di Dixon Cowie non furono però le voci che avevano ormai preso a circolare con sempre maggior decisione. Non fu nemmeno il particolare del suo repentino, per alcuni provvidenziale, trasferimento in un'altra città, comportamento che in molti ritennero equivalere a una fuga. Ciò che convinse gli inquirenti fu invece una clamorosa quanto inaspettata confessione.
Lo stesso giorno, comunque, la polizia procedette a un secondo arresto. Questa volta le manette scattarono ai polsi di Thomas B. McQuaid, studente di medicina all’università di New York, ex cittadino di Webster e rampollo di una delle famiglie più potenti della contea.
L’accusa era ovviamente una delle più infamanti: omicidio di primo grado nei confronti della diciannovenne Lillie Hoyle, con la quale McQuaid avrebbe avuto una relazione l’anno precedente.
Come erano giunti i detective alla clamorosa svolta? Alice Hoyle, che per tutti era la povera sorella inconsolabile, decisa a liberarsi dell’insopportabile peso del rimorso si era recata alla stazione di polizia con una nuova, incredibile versione dei fatti. Dimenticate quindi tutto ciò che vi ho raccontato finora: la verità, secondo la nuova versione dettata da Alice Hoyle, era molto diversa. Una verità secondo la quale Lillie Hoyle, la sera dei tragici fatti, non era affatto uscita dalla sua stanza per recarsi in bagno e poi sparire per sempre. Il 1 settembre 1887 è la data in cui un complotto pianificato da tempo ebbe il suo apice e quindi nulla, in base a quanto raccontò Alice Hoyle, accadde per caso (a parte forse il tragico epilogo).
Sul fatto che Lillie Hoyle fosse incinta di sette mesi non vi era mai stato alcun dubbio – raccontò Alice. Tutti lo sapevano, ed è incredibile che qualcuno abbia potuto pensare che né Alice né gli altri componenti della famiglia ne fossero al corrente. Era ovviamente un panno sporco che sarebbe stato opportuno lavare in casa, ma nonostante le pressioni sempre più insistenti a lei dirette da parte di tutti, Lillie si mostrava ogni giorno più convinta nel voler portare avanti quella gravidanza.
La notte del 1 settembre arrivò il momento della resa dei conti: Thomas B. McQuaid e Dixon R. Cowie si erano dati appuntamento presso l’abitazione di quest’ultimo, più che mai decisi a convincere la diciannovenne a interrompere la gravidanza. I due avevano chiaramente motivazioni molto diverse: McQuaid, da parte sua, voleva evitare uno scandalo che avrebbe sicuramente travolto il buon nome della sua famiglia, e lo zio Dixon, d’altro canto, sembrava molto più interessato alla quantità spropositata di denaro promessogli da McQuaid che alla reputazione di un’orfanella che lui, con infinita generosità, si era tirato in casa.
Quella notte, i due uomini fecero di tutto per convincere con le buone Lillie a chiudere il discorso maternità una volta per tutte. Ci furono urla e grida, ma nulla sembrava smuovere di un solo passo la giovinetta. E Alice? Cosa aveva spinto Alice a nascondere la verità sino a quel momento?
Alice non era affatto incolpevole: nonostante il legame di sangue che la univa alla sorella, Alice ammise di essere stata per lungo tempo follemente innamorata di McQuaid, al punto dall’essere stata anch’essa, per lungo tempo, sua amante.
Appare a questo punto evidente che Lillie, nell’insospettata veste di sua rivale in amore, avrebbe potuto vincere la sua partita grazie a quel bimbo che portava in grembo. La notte del 1 settembre era stato quindi messo in scena l’atto conclusivo del piano. Lillie Hoyle sedeva in lacrime su una sedia in cucina, circondata dalle tre persone a lei più care, bersagliata ripetutamente da queste con argomentazioni alle quali non poteva cedere. Possiamo solo vagamente immaginare cosa possa aver provato la ragazza in quei surreali momenti, attimi nei quali tutto il mondo che lei si era immaginata, la bellezza che aveva cercato di costruire per sé e per il suo futuro, si stava disgregando. Momenti da incubo, anche se il vero incubo, per Lillie Hoyle, doveva ancora arrivare.

Image Credits: New York National Police Gazette 1887
Decisi a intervenire con la forza, i tre si avventarono su Lillie, la ridussero all’impotenza con del cloroformio, la legarono mani e piedi e la trascinarono fuori casa. La caricarono su una carrozza e si diressero verso la campagna, dove avrebbero trovato il modo di provocarle un aborto utilizzando metodi che il giovane studente di medicina sembrava avere ben chiari. La carrozza si diresse giù per Oxford Street, dove fu notata da alcuni testimoni, e si fermò in prossimità di un capanno abbandonato. Stando al racconto di Alice, Lillie Hoyle vi giunse già morta. Forse la violenza, forse il cloroformio, forse chissà cos’altro, le era stato fatale. Caso risolto? Nient’affatto.
La confessione di Alice Hoyle naturalmente fece scalpore ma, ancora di più, fece scalpore il nome di Thomas B. McQuaid, un giovane di buona famiglia il cui coinvolgimento in un delitto così efferato era quantomeno inaccettabile per l’opinione pubblica. Vennero nuovamente ascoltati tutti i testimoni, soprattutto la signorina Wilhelmina Roche che, già in tempi non sospetti, aveva a lungo insistito sul particolare della carrozza che, quella notte, procedeva in maniera stranamente veloce lungo la Oxford Street.
La Roche, che solo qualche giorno prima aveva abbandonato il paese per trasferirsi nel Rhode Island, ripeté quanto già detto, ma sottolineò con fermezza che nessuno degli uomini a bordo di quel veicolo poteva essere il giovane McQuaid. Alla domanda sul perché avesse deciso di lasciare Webster dalla sera alla mattina, Wilhelmina Roche non seppe (o non volle) rispondere.
Fra coloro che in precedenza pretesero di essere stati testimoni di qualcosa, molti si dileguarono e iniziarono a negare di essere mai stati anche lontanamente interessati all’evolversi della vicenda. Non ultime iniziarono a circolare nuove voci, sempre più assurde, secondo le quali Lillie Hoyle sarebbe addirittura morta in ospedale alla presenza di persone fidate, nessuna della quali era rintracciabile; ovviamente, nessuna di queste poteva essere l’incolpevole McQuaid.
Per farla breve, la cortina di fumo, anziché diradarsi dopo la confessione di Alice Hoyle, calò ancora più pesantemente sulla vicenda. Tutto quello che gli inquirenti si ritrovavano fra le mani era il racconto di una giovane donna, sorella di una ragazza brutalmente assassinata, la cui salute psichica aveva ben più di un motivo per poter esser dichiarata instabile. Tanto più che, improvvisamente, Alice Hoyle sorprendendo di nuovo tutti si rimangiò la confessione e ritornò nuovamente a insistere sulla sua versione originale.

Image Credits: New York National Police Gazette 1887
Nessuno, secondo questa ennesima versione, era a conoscenza della gravidanza di Lillie Hoyle, nessuno sapeva perché e da chi era stata uccisa e nessuno poteva nemmeno giurare che il corpo ritrovato in quella baracca abbandonata fosse davvero il corpo di Lillie che, in fin dei conti, poteva benissimo essere viva e vegeta in qualche angolo remoto del paese.
Non vi fu alcun processo. Dixon R. Cowie e Thomas B. McQuaid vennero rilasciati con effetto immediato, in quanto il loro arresto fu dichiarato illegale. Tutte le successive indagini che gli inquirenti cercarono di portare avanti finivano irrimediabilmente contro un muro di silenzio e di omertà. La vicenda fu infine archiviata con un nulla di fatto e solo di tanto intanto, in oltre un secolo di storia, qualche voce torna timidamente sull’argomento.
Anni dopo i fatti, i giornali riportarono che Alice Hoyle sarebbe finita in una sordida storia di letto con il proprio zio, colui che, dopo il delitto, l’aveva accolta in casa. I due amanti, che per lunghi mesi non avevano disdegnato di giacere intimamente proprio sotto gli occhi della legittima moglie di lui, avevano infine mollato tutto e deciso di trasferirsi nell’ovest del paese nel tentativo di lasciarsi alle spalle tutta la vicenda. In qualche località dell’ovest la coppia fece infine perdere definitivamente le proprie tracce.
Interrogata a proposito del delitto, la zia tradita ebbe in seguito modo di scagliarsi contro l’infida nipote, dichiarando di aver ascoltato una confessione di Alice, del tutto simile a quella poi ritratta, già pochi giorni dopo il delitto. Ma questo, naturalmente, potrebbe anche essere solo lo sfogo di una donna ferita... Solo un particolare potrebbe aiutarci a trovare una spiegazione. Un particolare riportato da un testimone, ma che all’epoca non fu considerato importante. Un particolare secondo il quale, la sera prima del delitto, Lillie Holye si trovasse in compagnia di un uomo misterioso, un uomo al quale si era rivolta con le seguenti parole: “I’ll die before I do it”. Una frase che, col senno di poi, poteva far riflettere.

Nota: La stesura di questo articolo non sarebbe stata possibile senza il corposo archivio digitale Old Fulton NY Post Cards, dal quale si possono scaricare in PDF i quotidiani locali dell'epoca, e dalle cui pagine ho impunemente prelevato informazioni e immagini. Una menzione particolare va però senz'altro al fondamentale Murder by Gaslight di Robert Wilhelm, al quale devo la scoperta dell'incredibile vicenda qui sopra riportata.

22 commenti:

  1. Oltre alla scrittura della storia in sé mi è molto piaciuta l'idea di utilizzare le immagini della gazzetta dell'epoca. Danno un senso quasi cinematografico a tutta la vicenda.

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    1. Vero, quelle immagini mi sono state parecchio d'aiuto per la stesura di questo post. D'altra parte non avevo nemmeno grandi alternative...

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  2. E alla fine rimase tutto in famiglia....
    Ottima storia ed ancora più ottima narrazione, complimenti!

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    1. Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità (Sherlock Holmes)

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  3. Certi fatti di cronaca nera sono atemporali: appartengono a ogni epoca e si caratterizzano per la forte ambiguità dei superstiti coinvolti di cui non si capisce mai con esattezza se abbiano detto veramente tutto, o se siano veramente usciti di senno o se non abbiano avuto un ruolo molto più attivo di quanto sembri (vedi altri fatti analoghi avvenuti di recente in Italia).

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    1. La cosa pazzesca è proprio che oggi non è cambiato nulla, nonostante la pressione mediatica a cui sono sottoposti certi casi di cronaca.

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  4. Terribile, vicende intricatissime che coinvolgono l'intimità famigliare... penso che questo sia ciò che ci spaventa di più. Anche perché appartengono a tutte le epoche, come avete detto nei commenti precedenti.
    Bella serie, complimenti per la resa narrativa e la scelta delle immagini *_*

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    1. Non poteva che essere una porcheria interna alla famiglia. Gli indizi portavano tutti in quella direzione. Grazie per i mille complimenti! ^_^

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  5. Senza sufficienti prove materiali e con i testimoni che cambiano versione dei fatti da un giorno all'altro, come si fa a stabilire la verità? E poi, un testimone che cambia versione di fa sospettare di essere coinvolto, ma come si fa a dimostrarlo?
    Ti faccio anch'io i complimenti per il bel modo di raccontare la vicenda :)

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    1. Io sono del parere che se un reo confesso decide di ritrattare la sua deposizione va punito lo stesso. Specialmente in un caso come questo dove i tasselli erano già andati tutti al loro posto... Grazie anche a te per le belle parole!

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  6. Ma che novità! Ieri come oggi e (speriamo di no ma dubito) domani.
    Una cosa è certa. La fanciulla è morta. Amen. Iricchi non si toccano mai, le indagini son quelle che sonk anche per i mezzi a disposizio e a quell'epocs,i testimoni.. mah...
    Complimenti! A te Obsidian non a quei poliziotti

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    1. A posteriori sembra quasi una vicenda da telenovela: i ricchi si comprano la giustizia e i poveri perdono anche quel poco che hanno. Ieri come oggi come domani. Grazie !:D

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  7. Piacevole questo racconto di un omicidio non risolto. So che gli archivi di ogni paese ne sono pieni. Cold Case, come si direbbe in termini squisitamente statunitensi.
    Non so se tu lo abbia mai trattato qui sul blog, mi piacerebbe un tuo "viaggio" all'interno del caso di Jack The ripper.

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    1. Ne parlano già in tanti di Jack... davvero dovrei parlarne anch'io?

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    2. Perché rinunciare solo perché in tanti ne parlano? Guai se fosse così per un blogger.

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    3. Beh, ma un blogger deve anche sapersi differenziare, no?

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  8. ottimo lavoro, e quelle immagini sono perfette!

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  9. Hai capito, la sorellina! Che storia triste, soprattutto perché rimasta senza un colpevole.
    Assolutamente attuale, vero.
    Complimenti per la ricostruzione.

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    1. Anche se non ha pagato con il carcere il suo delitto, rimane per lei la dannazione della storia. Da oggi si aggiunge anche il mio contributo.

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