mercoledì 20 settembre 2017

Il settimino

Nel folklore piemontese, un bambino nato prematuro al settimo mese viene chiamato setmìn, il Settimino. Secondo tradizione, è dotato di oscuri e terribili poteri sovrannaturali. Davide Bo è un Settimino; e questa è la sua storia. 
Mi è bastato leggere queste prime righe di presentazione per convincermi, qualche mese fa, all'acquisto di questo piccolo ebook edito da Acheron e firmato da Fabrizio Borgio, due nomi di assoluto rilievo nel più recente panorama del cosiddetto "fantastico" italiano.
Sarebbero state in realtà sufficienti le prime tre parole per attirare la mia attenzione, visto e considerato quanto affascinanti possono essere certi argomenti, ma poi il mio sguardo si è posato sulle righe successive e ho perso ogni controllo: "I misteri di Stato. Le stragi. Gli anni di piombo. La strategia della tensione. I terroristi. La massoneria. I servizi deviati. E' l'Italia; e questa è la sua storia.". Quel mix di misteri italici tra loro completamente (forse dovrei dire "apparentemente") agli antipodi non poteva non far scattare in me l'istinto del compratore seriale. Ho quindi cliccato senza indugio sull'apposito pulsante dello store ed ecco che "Il Settimino" ha finito per far parte della memoria virtualmente infinita del mio reader. La piccola disponibilità di extra-tempo, concessami dai recenti pomeriggi estivi, ha fatto il resto. E quando la storia del più potente ESP al mondo si sovrappone alla storia di una nazione dalle mezze verità, dove dominano mafie, logge, rigurgiti totalitaristi e poteri occulti di ogni genere, il risultato finale non può che essere catastrofico.

Tutt'altro che catastrofico, dal punto di vista di chi scrive, è invece stato il risultato finale di questa mia esperienza di lettura. Fabrizio Borgio non solo ha confermato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere un autore raffinato, ma è riuscito a mettere in campo, con questa sua recente fatica, una stupefacente abilità da giocoliere, muovendosi con estrema sicurezza fra le pieghe più ignobili della storia di questo nostro sventurato paese, e dimostrando quindi di essere un Autore solido sia dal punto di vista stilistico che della costruzione della trama.

...sprofondò le mani nelle tasche della giacca e s'incamminò verso Piazza San Secondo, sbucando proprio al cospetto della collegiata. La chiesa romanica dominava, esaltata da fari incassati nel selciato. L'ampio rosone era un occhio titanico che scrutava con iride multiforme la piazza, la città e oltre. (Il settimino, Fabrizio Borgio)
Sullo sfondo della vicenda del Settimino vi è un fatto di cronaca che probabilmente a molti farà tornare in mente vecchi fantasmi: l'omicidio di uomo politico. Un'esecuzione, sembrerebbe. Tre colpi calibro nove per ventuno. Uno gli ha perforato l'occhio sinistro, gli altri due al cuore. Per essere sicuri. La vittima si chiama Rocca, anche conosciuto come l'uomo della rinascita, un volto nuovo con delle idee nuove, sorto dalle macerie del partito democratico, annichilito da miriadi di litigiose correnti interne e dall'assenza di una radice ideologica.
Ormai è ciclico, - suggerisce uno dei protagonisti - ogni volta che si tenta di aggiustare qualcosa, mani invisibili danno una bella botta al castello di carte che si stava mettendo su. E poi, via tutti con il solito teatrino: accuse che cadono nel vuoto, sguardi torbidi, scambi di poltrone e il lento riassestamento del potere. Cosa ci sarà mai di misterioso in tutto questo, viene da chiedersi. Eppure la storia politica italiana è satura di cosiddetti misteri, episodi all’apparenza scollegati l'uno dall'altro e sulla cui natura è tuttora steso un velo di incertezza ma che, se guardati nel loro insieme, fanno trasparire scenari che non lasciano alcun margine al dubbio. Basta pensare alle vicende che portarono, quarant'anni fa, al crack del Banco Ambrosiano e a tutti i fili che si poterono unire grazie agli elenchi, veri o presunti tali, degli appartenenti alla loggia massonica P2. Ma sto divagando.

Fabrizio Borgio affronta l'argomento con mirabile lucidità, dando particolare enfasi a quegli episodi, fra i tanti di cui conserviamo memoria, che si spingono ben oltre il razionalismo comune. Siamo ad Asti. Stefano Drago, agente speciale del DIP (Dipartimento Indagini Paranormali), una realtà che ovviamente non potrebbe mai esistere nel mondo reale, cerca di fare i conti con tutto questo, mentre per le strade di Asti si aggira lo spettro di un setmìn, l'unico prezioso testimone di una verità scomoda, l'unico in grado di scardinare, attraverso capacità paranormali, le fondamenta di un sistema colluso, che si regge su accordi di potere e interessi economici.
Horror? Fantapolitica? Diciamo piuttosto politica tout-court con qualche pizzico di sovrannaturale. In fondo, i misteri italiani si sono spesso sovrapposti e confusi con misteri di ben altro tipo. Basta riandare con la mente a quelle strane sedute spiritiche legate alla vicenda di Aldo Moro, sedute dalle quali emersero informazioni vitali, ovviamente sottovalutate, per la risoluzione del caso. Se tutti noi, ai tempi, ci siamo bevuti allegramente la favoletta che gli spiriti potessero comunicare con Romano Prodi (sì, proprio "quel" Romano Prodi), allora non vedo perché non possiamo goderci tranquillamente anche le vicende di un Settimino dotato di poteri psichici nella parte di un potenziale destabilizzatore dello Stato.

Il sovrannaturale, dopo un primo capitolo dove sembra essere il vero fulcro del racconto, passa decisamente in secondo piano mano a mano che si procede con la lettura, cedendo generosi spazi all'adrenalina più pura, senza esclusione di scontri a fuoco e inseguimenti, mentre sullo sfondo si delinea un disegno occulto e così ramificato da vederne a malapena i confini. Sorprendente? Non direi, visto che ben altri illustri predecessori, nel cinema e nella letteratura, hanno fatto lo stesso. Nella prima categoria mi viene in mente, senza rifletterci troppo, l'esempio del celeberrimo "Scanners" di David Cronenberg (1981). Nella letteratura mi sovviene invece un racconto, non altrettanto famoso, che è transitato di recente sul mio comodino: trattasi di "Fobia" di Samuel Marolla, altro nome fondamentale del panorama Acheron.
Sarei curioso di sapere se e da quali esempi Fabrizio Borgio abbia tratto ispirazione, ma sono quasi certo che la risposta sarebbe "nessuna ispirazione se non la mia mente". Vedremo di chiederglielo al più presto...
Fabrizio Borgio, per inciso, è lui stesso un settimino e questo particolare spiegherebbe certamente molte cose. Tuttavia, pur fornendo lo spunto di partenza, il folclore non ha molto peso nella vicenda. L’Autore, infatti, sembra più interessato a creare una propria mitologia, il cui fulcro è la piccola figura infantile senza volto, piangente, che rappresenta la parte migliore di un paese alla deriva, ultima e forse unica speranza in una ricostruzione culturale e morale che razionalmente non sembra più possibile, mentre la sensazione di ignavia e generale apatia è enfatizzata dalla descrizione di una Asti iperrealistica, ricoperta com’è dalla cappa dell’inverno e imborghesita dalla naturale ritrosia dei suoi abitanti. Se fossimo in America, il funzionario che sta indagando troverebbe il modo di sconfiggere il sistema, o almeno di sottrarsi alla sua perversa logica; ma siamo in Italia, e Drago non può far altro che ingoiare amaro e tenersi il suo posto fisso, mentre la vita continua il suo corso e la speranza sembra qualcosa di sempre più illogico e inafferrabile.

3 commenti:

  1. Un piemontese cronenberghiano potrebbe essere il lettore ideale, ma ciò non esclude altre provenienze geografiche e/o preferenze cinematografiche. Ciaoo.

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  2. L'idea di partenza di avere un protagonista "settimino", cioè con una nascita speciale, è sicuramente catturante. Da quello che racconti sembra un ottimo misto tra thriller, horror e fantapolitica. Penso che per gestire un insieme così composito di filoni sia necessaria una solida maestria stilistica.

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    1. Fantapolitica mica tanto, visto come siamo messi in Italia. Credo comunque che serva anche una buona dose di coraggio per mescolare tutti questi ingredienti ed ottenere comunque qualcosa di gustoso.

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