Terence McKenna (1946-2000) |
Tra i protagonisti della cultura psichedelica che non ho ancora neppure menzionato, se non forse agli albori di Orizzonti del Reale, c’è Terence McKenna. Non ero sicuro, infatti, visto il particolare punto di vista del nostro, ovvero il suo modo di declinare la questione psichedelica, se fosse più opportuno parlarne qui oppure nell’ambito della serie dedicata alla questione femminile, Da donna a strega. Alla fine, per coerenza, ho optato per inserire la biografia di McKenna in OdR, ma sappiate che con questo abbiamo forse trovato il vero ponte che collega le due serie di post.
Biografia non è forse la parola corretta: McKenna visse sotto i riflettori, ma il suo privato è stato meno sensazionale di quello di Timothy Leary e, perlomeno su questa sponda dell’oceano, non ha avuto molta risonanza né è stato “vivisezionato” fino al più minuscolo dettaglio, di conseguenza se ne conoscono solo i fatti principali. Sarà interessante tracciare un parallelismo tra queste due figure: fu proprio McKenna a raccogliere il testimone dall’ex “uomo più pericoloso d’America”; definito il “Timothy Leary degli anni ‘90” ebbe, come il suo mentore, un forte impatto culturale, in particolare nella musica e nel cinema.
Leary nacque nel 1920 e morì nel ‘96 e McKenna, sebbene molto più giovane (era del 1946), ci lasciò poco dopo, nel 2000, e di fatto con loro finì anche la grande era della psichedelia, quella in cui ci si batteva pubblicamente in favore delle droghe che espandono la mente. Se è vero che gli uomini muoiono ma le idee sopravvivono, perlomeno finché c’è qualcuno in grado di ricordarle, bisogna però ammettere che la loro scomparsa ci ha lasciato orfani, attoniti e confusi, privi di un erede degno di questo nome.
Si può dire che fin da molto piccolo, e per tutta la vita, Terence McKenna fu diviso tra la passione per le materie umanistiche e per quelle scientifiche. A suo dire, il suo primo amore fu la biologia, assieme però alla psicologia, cui l’avevano avvicinato alcune letture precoci. Le mappe dell’inconscio costituite dalle divinità e dagli archetipi junghiani lo aiutarono poi, da adulto, a dare un senso all’esperienza psichedelica; divenne anche sempre più interessato allo sciamanesimo, e poiché Jung non se ne occupò mai diffusamente, si avvicinò a quegli autori (Mircea Eliade soprattutto) che ne esaminavano le strutture archetipali nei diversi luoghi ed epoche.
Terence McKenna (1946-2000) |
Sapevate che McKenna fu il principale artefice della diffusione del 21 dicembre 2012 come prossima fine del mondo, tanto che ancora oggi questa data viene principalmente associata al suo nome? Anche di questo tratta “The Invisible Landscape:…”, ma ne parleremo meglio in seguito negli articoli che dedicherò a questo testo.
McKenna fu anche l’autore, con il fratello Dennis, del bestseller “Psilocybin: Magic Mushroom Grower's Guide” (1976), firmato dai due con lo pseudonimo OT Oss e ON Oeric, dove si spiega come coltivare i funghi psilocibinici a casa utilizzando comuni utensili da cucina.
Botanical Dimensions, Hawaii |
La sua attività più importante fu però quella di conferenziere e seminarista sulle tematiche più diverse, a partire naturalmente dalle sostanze psichedeliche, soprattutto la DMT. Grazie alle centinaia di conferenze e ai dibattiti pubblici e privati cui partecipò, la sua fama negli anni crebbe in modo esponenziale. In più occasioni aveva sostenuto l’importanza dell'esperienza artistica come veicolo di trasmissione di visioni allucinatorie indotte dagli psichedelici, e forse per questo divenne molto apprezzato nella scena musicale rave/dance degli anni ’90, contribuendo con campionature di estratti delle sue conferenze pubbliche, o con esibizioni ai rave, a diversi pezzi o interi album di famosi artisti del genere.
McKenna si spense nel 2000 per un tumore al cervello, e questo è più o meno tutto ciò che ho da dire sulla sua vita.
Ma gli uomini muoiono e le idee sopravvivono, dicevo, quindi il nostro discorso su McKenna è appena agli inizi.
McKenna aveva della ricerca della spiritualità un’opinione ben precisa, che lo avvicinava certamente più a Leary che non al futuro “Ram Dass” Richard Alpert: a chi gli chiedeva se non fosse possibile avere certe esperienze senza l’uso delle droghe, la sua tipica risposta era che la cosa non fosse affatto auspicabile. Lungi dal giudicare quelle generate dall’uso di allucinogeni come esperienze di serie B, come molte persone sembrano fare, l’approccio di McKenna era esattamente agli antipodi. Questo è ben esemplificato da un’affermazione da lui fatta durante una conferenza tenuta nel 1991 presso la Jung Society di Claremont, in California (tradotta da Sandra Murer per Shake Edizioni, da “DMT – Conferenze, visioni e predizioni su come raggiungere il piano divino”):
“Mio Dio, chi mai lo vorrebbe? Che cosa dimostri nell’ottenerlo senza droghe? Se mai mi dovessero capitare le cose che descrivo senza fare uso di droghe sarei molto ma molto preoccupato e spaventato. E penso anche che sia doveroso ammettere che non lo possiamo fare da soli, che se vuoi questa conoscenza spirituale, se vuoi essere accolto dalla matrice di Gaia allora devi essere umile al punto da accordarti con una pianta. È questa la chiave, non puoi entrare in una banca se non hai le chiavi, in questo caso la chiave è una pianta.”
Ma prima di approfondire che cosa intendesse McKenna con “le cose che descrivo”, va detto che egli era scettico anche sui principali strumenti della spiritualità occidentale e orientale; a proposito di questi ultimi, mantra, tantra e yantra, ebbe ad affermare che funzionano bene se abbinati a delle sostanze psichedeliche, molto meno da soli, il che rafforzò la sua convinzione che facessero parte di strumenti di magia psichedelica esistente nel passato dell’umanità, fin dal Paleolitico. La vera svolta fu però per lui visitare personalmente alcune zone del mondo dove popolazioni arcaiche vivono ancora oggi al di fuori delle strutture del cosiddetto mondo civilizzato e continuano a utilizzare piante che danno accesso a dimensioni invisibili, soprannaturali; da qui nacque l’idea del viaggio in Amazzonia a cui abbiamo già accennato. Ma nulla di tutto questo, viaggi, saggi, conferenze, sarebbe avvenuto se egli non avesse avuto una naturale inclinazione per le droghe fino da quando era molto giovane (al momento della morte, poco più che cinquantenne, era stato un fumatore di cannabis per oltre 35 anni).
Con la DMT sperimenti prima un’acuità visiva, poi uditiva, e con questo crepitio che cresce di volume, come quello di una radio che cerchi di sintonizzarsi, vieni catapultato nella “cupola”, un luogo sotterraneo dove vengono meno i concetti di spazio tridimensionale e tempo lineare cui siamo abituati, e lì vedi delle entità che ti parlano: McKenna li descrive come “gnomi” oppure “elfi” o “macchine elfiche”, ma anche “elementali” o “palle da basket ingioiellate provenienti dall’iperspazio”, ma la cosa più strana è che usano un linguaggio che puoi visualizzare, e con le loro voci che cantano creano oggetti, pezzi di ingranaggi lavorati e smaltati, di cui ti fanno dono, e ti invitano a imitarli.
Morire "per stupore" o piuttosto per paura delle allucinazioni che tirerebbe fuori dalla mia mente una sostanza allucinogena sarebbe probabilmente il mio destino se provassi un'esperienza simile. Credo che esista una predisposizione per queste cose, un'attrazione che supera di gran lunga il timore.
RispondiEliminaNon credi che sapendo in anticipo cosa ti aspetta, una morte per stupore sia poco probabile? Credo sia invece una concreta possibilità per qualcuno che assuma la DMT per sbaglio o ignorando i possibili... effetti collaterali. Non so, se la provo ti saprò dire. ^__^
EliminaDevo anche qui rimarcare, come già avevo fatto per Leary, la grande differenza di concezione con l'insegnamento di Castaneda. Qui siamo addirittura all'opposto. Per Castaneda le droghe allucinogene sono utili solo all'inizio del percorso e offrono esperienze di serie B. Vanno abbandonate il prima possibile e solo dopo il loro abbandono cominciano le esperienze di serie A.
RispondiEliminaCi avevo pensato anch'io e, non so se sarai d'accordo, credo che la chiave sia in quelle parole, "matrice di Gaia", come se per McKenna le esperienze psichedeliche fossero soprattutto un viaggio nella natura anziché un viaggio nel sé.
EliminaGrandissimo McKenna, molto contento di questo nuovo ciclo di approfondimenti. Ottima scelta. Ho anche tenuto un paio di conferenze sulla sua escatologia del "Time Wave Zero", spero che in futuro approfondirai anche quella. (E ti consiglio di buttare un occhio al blog "timewavezero2036", che tenta un proseguimento dei suoi studi sul TWZ)
RispondiEliminaSì, McKenna è un personaggio che vale assolutamente la pena conoscere. Ho scritto diversi post dedicati a "Invisible landscape:...", forse (al mio solito) pure dilungandomi troppo, li pubblicherò qui una volta terminata questa parte introduttiva. Peccato io mi sia perso le tue conferenze, ma sbaglio o hai menzionato McKenna anche in un tuo intervento sul folclore alieno? Grazie per la dritta, comunque. Appena posso darò un'occhiata al blog che mi hai segnalato. ^_^
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