domenica 5 dicembre 2021

Unholy women #2: Hagane

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

La triste esistenza del timido meccanico Sekiguchi Mikio cambia improvvisamente quando il suo capo gli propone di uscire con la sua attraente sorella Hagane. E si vede offrire anche in prestito l'automobile sportiva di un cliente, per scarrozzarla in giro e non sfigurare. Che la ragazza sia attraente non ci sono dubbi, almeno a giudicare dalla fotografia che il suo capo è stato lesto a mostrargli per dissipare qualunque dubbio, ma, come spesso capita negli appuntamenti al buio, non sempre la realtà è quello che sembra. Spesso l'apparenza inganna, e neanche un dritto come Bruce Willis ne uscì indenne quando si ritrovò in una situazione del genere con una tipetta nient'affatto male come Kim Basinger (Blind Date, 1987)... ma questa è ovviamente un'altra storia. 
Qui siamo in Giappone, e in Giappone anche le cose apparentemente più semplici, o le cose che in Occidente ormai quasi tutti fanno a occhi chiusi senza nemmeno pensarci, possono trasformarsi in esperienze bizzarre. 

Takuji Suzuki è il regista del secondo segmento di Kowai Onna, simpatico contenitore di storie in bilico tra l'horror e il grottesco di cui abbiamo iniziato a parlare entusiasticamente qualche giorno fa. Siamo molto lontani dall'esperienza adrenalinica vissuta con Rattle Rattle, ma non per questo Hagane (鋼 -はがね-), nome di battesimo della protagonista femminile ma traducibile anche come "Acciaio", è meno inquietante. Si tratta di un episodio spesso comico e divertente, molto al di fuori delle convenzioni horror, al punto che ci chiediamo, a visione completata, come questo spezzone possa essere finito in un'antologia come questa. Ma a noi sta tutto sommato bene allontanarci dai binari della sicurezza e affrontare i territori più bizzarri del cinema del Sol Levante. Anche perché, mal che vada, sono esperienze che alla fine difficilmente si dimenticano. 

Lo scettico Sekiguchi, stavo dicendo, accetta l'offerta del suo capo e si presenta puntuale all'appuntamento. E qui l'incredibile gli si palesa subito davanti agli occhi: la metà superiore del corpo della ragazza è completamente ricoperta da un sacco di patate legato in vita con una corda; sono visibili solo le gambe.

Nonostante l'amara sorpresa, su insistenza del suo capo Sekiguchi, eccessivamente educato, decide di non annullare il bizzarro rendez-vous e si allontana in macchina portandosi appresso, sul sedile del passeggero, la silenziosa compagna. Il suo essere silenziosa è parte del gioco e la tensione inizia a salire, così come lentamente sale la certezza che ciò che è celato da quel sacco non possa essere niente di buono. Una cavalletta che si fa largo tra le gambe della fanciulla, dopo essere scivolata fuori da quel curioso capo d'abbigliamento, è un ulteriore campanello d'allarme. Gli appuntamenti al buio, per chi ci è passato, sono spesso esperienze sgradevoli ma di cui ci si rende conto, se non al primo sguardo, dopo qualche minuto di conversazione. In questo caso, il nostro protagonista rimane invece combattuto tra ciò che vede e ciò che non vede: le gambe della ragazza sono indubbiamente molto sexy (inutile negarlo) e, se tanto mi dà tanto, la speranza che anche la parte di sopra sia altrettanto piacevole non ci abbandonerà (lo abbandonerà) mai completamente. Sekiguchi arriverà anche a fare sesso con la misteriosa creatura, limitandosi però a un cunnilingio tutto pixellato, in perfetto stile giapponese (un maldestro tentativo di risalire oltre la cintura di corda si rivelerà un completo fallimento). 

Ho cercato, lo ammetto, di risalire al background della "ragazza insaccata", nel senso che volevo capire se da qualche parte nella mitologia giapponese esistesse qualcosa di simile, ma non sono riuscito a cavare un ragno dal buco. Evidentemente questa inquietante figura nasce dall'immaginazione stessa del regista, che si diverte tantissimo (non si può non farci caso) a giocare con il mistero e con il vedo-non-vedo. Il fascino di questo episodio è essenzialmente questo, e nemmeno nel finale riusciremo a comprendere qualcosa dell'anatomia della ragazza: il particolare che Hagane significhi "acciaio" ci fa ritenere che là sotto ci possa essere una specie di androide, ma forse è un'idea mia.  Potrebbe esserci benissimo un gigantesco insetto e la cavalletta, che è l'immagine stessa del flagello, sarebbe un indizio in tal senso. 

Non finirà bene per Sekiguchi Mikio, questo posso dirvelo senza timore di anticipare troppo della trama, ed è chiaro sin dal momento in cui Hagane inizia a dimostrare una sorta di attrazione fatale per il giovane meccanico, un'attrazione della quale quest'ultimo non riuscirà a liberarsi nonostante tutti i suoi sforzi. Un episodio, quello di Hagane, che ha diviso a metà le opinioni degli spettatori, ma che a mio parere merita, su una scala di uno a dieci, un volto molto alto: un otto, se non addirittura un nove. Il merito sta quasi tutto nell'originalità e nel suo "essere completamente giapponese". Un gradino in basso rispetto a Rattle Rattle solo per esserci trascinato un po' troppo eccessivamente, e inutilmente, a lungo (anche se alla fine parliamo di pochi minuti veramente superflui). Complessivamente, finora Kowai Onna si è rivelato quasi perfetto. Tra qualche giorno vedremo il terzo e ultimo segmento e tireremo definitivamente le somme.

CONTINUA


Il presente articolo è parte di un vasto progetto che ho voluto chiamare Hyakumonogatari Kaidankai (A Gathering of One Hundred Supernatural Tales) in onore di un vecchio gioco popolare risalente al Giappone del periodo Edo (1603-1868) e, di  tale progetto,  esso rappresenta la parte 36 in un totale di 100.
Se volete saperne di più vi invito innanzitutto a leggere l'articolo introduttivo e a visitare la pagina statica dedicata, nella quale potrete trovare l'elenco completo degli articoli sinora pubblicati. 
P.S.: Possiamo spegnere la 36° candela...

6 commenti:

  1. Qualcosa di così esageratamente grottesco e privo di una qualsiasi spiegazione è... tipicamente giapponese, hai ragione.

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    1. Questo è un frammento che avrebbe benissimo provenire da uno Shin'ya Tsukamoto, che di cose bizzarre certamente se ne intende...

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  2. Io trovo curioso che nel titolo compaiano sia l'ideogramma di acciaio che la parola Hagane scritta in hiragana. Probabilmente si vuole indicare una doppia natura di Hagane...

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    1. Mah, non so, forse il motivo è molto più banale, ma mi piacerebbe che avessi ragione tu.

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  3. Mi ha inquietato tantissimo leggere il racconto di questa storia.
    Mi viene in mente uno strana coincidenza. In certe tradizioni le Agane sono delle specie di streghe o ninfe acquatiche non del tutto umane, che a volte seducono gli uomini. Certo, non c'è collegamento con questa storia, ma mi ha incuriosito il nome Hagane che in definitiva è una forse non del tutto umana che però seduce un uomo e forse più di uno.

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    1. Interessante. L'associazione con le Agane della nostra tradizione popolare non l'avevo fatta per ovvi motivi geografici, ma in effetti adesso che mi ci fai pensare la coincidenza è davvero clamorosa.

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