sabato 11 dicembre 2021

Unholy women #3: The Inheritance

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Premetto che Kowai Onna l'ho visto tre volte, di cui l'ultima pochi giorni fa, prima di mettermi a scrivere questi post, ma questo terzo segmento, The Inheritance (うけつぐもの, Uketsugu Mono), per me era praticamente inedito, essendomi le volte precedenti clamorosamente addormentato solo pochi istanti dopo il suo inizio. Ciò fa di The Inheritance un episodio noioso? Non necessariamente, visto che il sottoscritto non si è mai distinto per la resistenza prolungata di fronte a uno schermo. Comunque, è ancora troppo presto per dirlo.
Ancora una volta si cambiano completamente le carte in tavola: dopo un canonico J-horror con un'antagonista inarrestabile e un bizzarro-movie degno del miglior Tsukamoto, eccoci servita niente meno che una storia di spettri degna della più classica tradizione giapponese, quella dei vecchi film in bianco e nero con samurai, per intenderci. Le aspettative sono a questo punto enormi, e la fiducia risiede nel fatto che, per una regola non scritta, i film in tre episodi sono montati in modo che il segmento più debole sia quello centrale; ciò affinché lo spettatore, quando lascerà la sala al termine della proiezione, porti con sé un buon ricordo complessivo. Considerato che Hagane era, a mio parere, un po' più debole di Rattle Rattle (anche se non di molto), il terzo segmento sarà come minimo da dieci. Veramente sarà così? Vedremo.

Saeko Hishikawa, dopo il divorzio dal marito, torna nella sua casa d'infanzia con il figlio Michio per prendersi cura dell'anziana madre. L'abitazione è una di quelle classiche in stile giapponese, di quelle che nei film fanno paura di giorno, figuriamoci di notte. Ed è proprio nel corso della prima notte che Michio, alzatosi per espletare i suoi bisogni, intravede un ragazzino aggirarsi per i corridoi, lo stesso ragazzino il cui volto è ritratto in una delle tante vecchie fotografie in bianco e nero che la nonna ha sparse un po' dappertutto. Quel volto apparteneva, lo scopriamo tipo al terzo minuto di proiezione, a suo zio Masahiko, scomparso nel nulla, ancora bambino, molti anni prima. Da questo punto in avanti non si capisce più un cazzo. Giuro. 

Sono dovuto ricorrere alla wikipedia inglese per raccapezzarmi, visto che, per quanto continuassi ad andare avanti e indietro con il telecomando, non riuscivo a recuperare il bandolo della matassa andato perduto. A questo punto, comincio a sospettare che il crollo delle palpebre occorso nei primi due tentativi di visione avesse un motivo che andava oltre la semplice stanchezza. Per farvela breve, sembra che tutto ruoti intorno a una pergamena maledetta che molti anni prima aveva fatto sbarellare la nonna fino al punto di uccidere il proprio figliolo e a conservarne il cadavere, in perpetua giovinezza (putrefazione a parte) in un capanno dietro casa. È la stessa pergamena in cui si imbatte Saeko con la prospettiva di ripetere (da qui "l'eredità" che dà il titolo del segmento) le gesta dell'anziana genitrice. Come finirà? Ovviamente non ve lo racconto. O forse potrei anche raccontarvelo, visto che probabilmente non vi capiterà mai di guardarlo e, nell'ipotesi che lo facciate, cadrete senz'altro in un sonno ipnotico senza precedenti. Nonostante ciò, ci sono un paio di riuscitissime scene che fanno rizzare i peli sulle braccia (non parlo di jump-scare, quelli li lasciamo ad altri, ma di sacrosanti brividi di angoscia). Nulla che non sia già stato visto mille volte, intendiamoci, ma sempre funzionali. Co-sceneggiato da Takashi Shimizu, il mitologico regista di Ju-On, è in generale una storia di ossessione/possessione di una lentezza disarmante che si merita a piene mani, con voto cinque, l'ultima posizione in questa piccola classifica. Non trovo davvero nient'altro da aggiungere, per cui evito di allungare troppo il brodo.

Kowai Onna (altrimenti detto Unholy Women) è una trilogia di cortometraggi piacevole, che vale sicuramente la pena recuperare per godere di un centinaio di minuti di buon cinema giapponese. In comune tra loro, come già detto in precedenza, i tre segmenti hanno poco o nulla, ma se un comun denominatore bisogna trovarlo per forza, credo che questo sia... la totale mancanza di senso. Ciò che voglio dire è che tutti i segmenti lasciano al pubblico la totale responsabilità di trarre le sue conclusioni. Decidete pure voi se si tratta di un aspetto positivo. A me pare tutto sommato che lo sia.




Il presente articolo è parte di un vasto progetto che ho voluto chiamare Hyakumonogatari Kaidankai (A Gathering of One Hundred Supernatural Tales) in onore di un vecchio gioco popolare risalente al Giappone del periodo Edo (1603-1868) e, di  tale progetto,  esso rappresenta la parte 37 in un totale di 100.
Se volete saperne di più vi invito innanzitutto a leggere l'articolo introduttivo e a visitare la pagina statica dedicata, nella quale potrete trovare l'elenco completo degli articoli sinora pubblicati. 
P.S.: Possiamo spegnere la 37° candela...

6 commenti:

  1. Ma no, perché dici che le case tradizionali giapponesi fanno paura? Sono così graziose. Comunque, se mi capitasse il film in questione questo terzo episodio eviterò di guardarlo, non per la casa ma per gli spettri (il mio livello di autosuggestione è troppo elevato ;-)

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    1. Se ti capitasse il film in questione non ci sarà alcun pericolo di incontrare gli spettri del terzo episodio. Le palpebre ti si faranno pesanti dopo solo pochi fotogrammi...

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  2. Sinceramente credo che, come dici tu, non mi capiterà mai di vederlo. Sinceramente non credo nemmeno che mi sentirei in colpa ben non vederlo. ;)

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  3. Si vede che non sono un'esperta di film horror perché vado del tutto controcorrente rispetto a te e agli altri commentatori.

    A leggere quello che scrivi della trama, infatti, Inheritance è quello che mi isipra di più.

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    1. L'idea della pergamena non è affatto male, ma nello sviluppo dell'episodio, che è di una lentezza infinita, viene a perdersi.

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