Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale (Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975).
Segnatevi questa data, venerdì 15 ottobre 2021: un giorno i vostri figli o i vostri nipoti la leggeranno sui libri di storia come uno dei giorni più bui della Repubblica Italiana. Per loro probabilmente sarà solo una data come tante, una di quelle che l'insegnante chiederà loro di ricordare a memoria, una di quelle date che avrà per loro lo stesso valore che per noi ha il 5 settembre di 83 anni fa. Un valore che, nella maggior parte dei casi, verrà a perdersi nella moltitudine di informazioni aggiuntive che i libri di storia assorbono con il passare degli anni, ma un valore altissimo per chi quella data la sta vivendo e, un giorno, l’avrà vissuta.
Molto probabilmente i miei genitori e miei nonni, se fossero ancora al mondo, non sarebbero contenti di sapere che ho dovuto ricorrere a una ricerca sul web per rintracciare la data esatta in cui vennero introdotte, con regio-decreto, le leggi razziali nel nostro paese.
D’altro canto quella è stata (almeno finora) la pagina più vergognosa della storia d'Italia ed è naturale che le generazioni successive abbiano preferito tramandarsi la più lieta ricorrenza del 25 aprile. Ma i libri di storia non servono per leggere storie a lieto fine (perlomeno, non servirebbero a questo), perché se tanto mi dà tanto è attraverso la consapevolezza dei propri errori che ci si evolve. Frase che, se letta al contrario, ricalca quella (celeberrima) del politico e filosofo britannico Edmund Burke che, già nella seconda metà del '700, disse “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”; una frase che, incisa in trenta lingue diverse, ancora campeggia su un monumento collocato nel campo di concentramento di Dachau.
Il post di oggi, che non a caso si apre con una citazione di Pier Paolo Pasolini (che, già nel 1975, ricordava che “La memoria si perde nell‘oblio dell’etere televisivo“, osservazione mai così drammaticamente attuale), non intende però soffermarsi sull‘orrore di ciò che è accaduto, ma per denunciare il fatto che ancora oggi il mostro dell‘ideologia impazzita si sta facendo largo nelle nostre vite.
Uno dei più tragici effetti della pandemia, infatti, è stata da un lato l'esplosione di una sorta di irrazionalità generale e individuale, ma anche e soprattutto un attacco a quello che una volta chiamavamo principio di legalità, a quelli che consideravamo inviolabili diritti costituzionali, e perfino dei diritti umani in quanto tali. Si è sostanzialmente quasi istituzionalizzato quello che il filosofo tedesco Carl Schmitt definiva “stato d’eccezione”, fino ad ora mera ipotesi storica o accademica.
Neanche nei momenti più difficili della sua storia repubblicana, quella per intenderci legata alla legislazione emergenziale varata per far fronte al fenomeno terroristico o mafioso, l'Italia, oggi guidata da un governo di non eletti, si era trovata a dover sconfessare in gran parte il testo della propria Costituzione.
In uno scenario dove l’esercizio dei diritti è sospeso "per cause emergenziali", occorre comprendere che dispositivi come il green pass non possono che comportare serie anomalie sulla concezione dello stesso Stato di diritto. L’incidenza del lasciapassare verde sui diritti fondamentali, del resto, è abbastanza evidente anche a chi ha scelto di credere nella narrazione che i mezzi di comunicazione stanno portando avanti da quasi due anni.
Mezzi di controllo di tal natura discriminatoria comportano il reale rischio che, da misure temporanee quali sono (o almeno così ci dicono essere), si trasformino progressivamente in consuetudini, andando a modificare i rapporti interpersonali e, soprattutto, il rapporto dei cittadini con l’autorità e lo Stato.
Anche perché il terreno è ormai pronto per nuove emergenze, quali quella energetica e quella climatica, di cui guarda caso si inizia a parlare oggi, in virtù della consapevolezza che non ci si potrà appellare all’infinito alle ragioni sanitarie, o presunte tali.
Ecco quindi che un dispositivo come il lasciapassare cascherebbe a fagiolo, come mezzo, ormai collaudatissimo, di controllo dei consumi e della coscienza ecologista dei cittadini. Spero in questo di sbagliarmi, ma ho buone ragioni per temere che la direzione sia questa.
Ritenere, come da parte di taluni s’è ritenuto, che il green pass sia inequivocabilmente misura di garanzia della libertà tanto da poter essere paragonato alla patente di guida o al porto d’armi, significa trascurare indebitamente le differenti realtà giuridiche chiamate in causa in quanto, al netto di tutte le eventuali sanzioni civili, penali e amministrative, i diritti fondamentali costituzionalmente garantiti del trasgressore non vengono meno.
Come scrive Aldo Rocco Vitale, Dottore di ricerca in Storia e Teoria Generale del Diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma “Tor Vergata”, che mi è stato di grande ispirazione per questo articolo, "non si tratta né di un problema politico, sebbene sia stato gravemente ideologizzato, né strettamente medico; non si tratta nemmeno di un confronto orizzontale pro-vax e no-vax, ma verticale poiché la questione è prettamente giuridica in quanto si consuma tra un potere - l'Esecutivo - che presumendosi assoluto, obbliga di fatto (e non di diritto) ad un trattamento sanitario senza assumersi le correlate responsabilità e i cittadini obbligati di fatto (e non di diritto) senza le garanzie minime essenziali a tutela dei loro diritti costituzionali".
Delle due l’una: o i diritti fondamentali sono tali, e lo sono sempre e per tutti, oppure non lo sono e quindi diventano manipolabili o eliminabili in base alle circostanze. In altre parole, siamo in un bel casino. Tutti, nessuno escluso.
Prosegue Aldo Rocco Vitale: "La differenza tra lo Stato di diritto e lo Stato totalitario consiste in quella sottile linea rossa per cui nel primo per raggiungere il giusto fine si deve adoperare necessariamente anche il giusto mezzo, mentre nel secondo, prescindendo dalla giustizia del fine, si può prescindere anche dalla giustizia del mezzo utilizzato per raggiungerlo".
Negare una simile verità non significa tanto distaccarsi da certe astratte dimensioni teoretiche, ma negare lo Stato di diritto nella sua concretezza, poiché, come ha correttamente osservato Norberto Bobbio, "chi non crede alla verità, sarà tentato di rimettere ogni decisione, ogni scelta, alla forza, secondo il principio che, siccome non si può comandare ciò che è giusto, è giusto ciò che è comandato".
Ecco, dunque, che oggi la questione emerge chiara e tonda nella contorta vicenda giuridico-normativa del green pass, poiché, come da taluni attenti osservatori come Massimo Cacciari è stato giustamente osservato, "quando subiremo qualsiasi provvedimento o norma senza chiederne la ragione e senza considerarne le possibili conseguenze, la democrazia si ridurrà alla più vuota delle forme, a un fantasma ideale".
Ti ho sempre stimato come blogger di cinema, e continuerò ovviamente a farlo. Ma questo post, permettimi, è follia pura. Paragonare il green pass alle leggi razziali è un insulto, un oltraggio alle vittime VERE della storia. Il problema è esattamente l'opposto di quello che dici... in Italia di democrazia ce n'è fin troppa, si è dato perfino troppa corda a chi contesta un provvedimento di buon senso, che consente a TUTTO il paese di riaprire in sicurezza e tornare a vivere. Parlare di discriminazioni razziali quando c'è di mezzo una malattia mortale e tutto quello che ne è coseguito è folle. La scienza ha messo a disposizione uno strumento di cura, al momento l'unico che abbiamo. Lo Stato lo ha concesso gratuitamente A TUTTI, lasciando tuttavia la porta aperta anche per chi pensa di saperne più della scienza... ma ora basta. Chi è contrario al green pass si paghi i tamponi e non rompa i (facile rima). Non replicherò a questo commento. Passo e chiudo.
RispondiEliminaPersonalmente comprendo la perplessità di fronte a un "obbligo non obbligatorio", ma in Italia da sempre si fa così, è una tecnica dei nostri politici: non si proibisce una cosa in senso stretto ma si sanzionano comportamenti che sono di fatto indispensabili per quella cosa (lo hanno fatto per la prostituzione, per il possesso di sostanze stupefacenti, lo fanno anche per conti correnti e carte di credito rendendo impossibile non averli).
RispondiEliminaParadossalmente trovo più accettabile questa scelta del greenpass, quanto meno legata a un problema sanitario, che non le altre citate dove c'è solo stata la volontà dell'amministrazione pubblica di non assumersi le proprie responsabilità.
Riguardo la limitazione dei diritti dei lavoratori tramite questo provvedimento direi che ormai è un po' tardi, nel senso che di diritti ce ne hanno già tolti sin troppi e abbiamo subito abbastanza passivamente. Avremmo dovuto fermarci e scioperare a oltranza più per il jobs act che per questo discorso del greenpass che non è neppure legato in senso stretto al diritto al lavoro, cioè, "l'obbligo de facto" è stato applicato solo a chi lavora perché si vuole fare in modo che l'economia non si fermi. Personalmente trovo più preoccupante che ormai, se volessero licenziarmi, possono farlo anche senza giusta causa, in qualunque momento.
Dai, spero che oggi e nei prossimi giorni le cose possano migliorare. Sai che non condivido le tue idee ma ti stimo come amico e come persona. Un abbraccio.
RispondiEliminaInteressati considerazioni, ma mi sembrano un po' esagerate. Mi spiego: se ci fossero davvero obiettivi più alti di questa nuova legislazione (come per esempio controllare i consumi con obiettivi ecologici in un futuro ipotetico), misure come questa sarebbero state adottate anche in altri paesi. Non è così, ogni stato europeo sta facendo cose diverse, e dubito que quello italiano abbia grosse cose in mente eccetto quelle realmente dichiarate.
RispondiEliminaMa se il green pass avesse dei secondi fini? Due giornalisti Claudio Antonelli e Giulia Aranguena hanno indagato sull’architettura legale e informatica del green pass "il green pass è il mezzo sul quale correrà l’euro digitale promesso dalla Lagarde alla BCE."
RispondiEliminaUna grande piattaforma di sorveglianza del cittadino, in pratica non solo i Big data ti sorveglieranno ma anche lo Stato. " «Il green pass nudo e crudo è quindi un account che mira ad attestare il possesso di determinate condizioni in base alle quali un utente può dirsi abilitato e verificato rispetto a una piattaforma che eroga diritti e libertà (vedi il semaforo verde) concessi dal gestore». «In questo caso il gestore della piattaforma è lo Stato, la piattaforma è proprietaria e a totale controllo statale, i diritti e le libertà di accesso a un determinato luogo vengono restituiti sotto forma di concessione da parte del gestore stesso».
L’Europa, ha emesso un regolamento (2021/953 del 14 giugno 2021) attraverso cui è stato creato il DGCG – Digital green certificate gateway costituito da una rete di database «in ordine all’interoperabilità dei certificati verdi e alla capacità di riconoscimento reciproco tra Stati membri". Se ciò in futuro funzionerà lo vedremo.
@ Gioacchino
RispondiEliminaChe hai scoperto l’acqua calda?
Stai dicendo che il Greenpass è uno dei tanti metodi che permette allo stato di monitorarci?
Almeno io l’ho capita così da quello che hai scritto.
Sai che ti dico , mia moglie ha in attività nella ristorazione e con il Greenpass lavora e lavorano di più tutto quelli del settore.
Io lavoro in ospedale e non sto a dirti o benefici che ha portato la vaccinazione e di conseguenza relativo Greenpass.
Oggi alla radio sentivo che bisognerebbe capire il valore oggettivo della tessera verde .
Un mezzo per contenere il conteggio e cercare di risolvere il problema COVID ( per chi ci crede alla sua esistenza naturalmente).
@Obs
Spero tu possa tornare presto in te .
Un abbraccio lo stesso..ma per me hai scritto delle eresie.
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EliminaMa guarda che strano. Sono in contatto con due persone (ora sospese) che fino al mese scorso lavoravano nell'Ospedale di Grosseto, e che, rispetto ai "benefici" della vaccinazione, mi dicevano l'esatto contrario di quello che scrivi tu.
Elimina@ Tutti
RispondiEliminaGrazie per i vostri commenti e perdonatemi se non rispondo singolarmente a ciascuno di voi. Siamo tutti spettatori di avvenimenti che, non avendo precedenti nella storia della Repubblica, fatichiamo a inquadrare. L’unica cosa indubbia è che il popolo oggi è spaccato in due e ciascuna delle due parti, per motivi allo stesso modo legittimi, è ferma sulle sue posizioni. Personalmente non so quale sia il fine, non so se ci sia un secondo fine, né se il GP stesso sia il mezzo oppure il fine. Come tutti, io non ho una palla di vetro e non sono in grado di leggere il futuro ma credo fermamente in valori come libertà e giustizia. Nel mio post, se ci fate caso, non ho mai espresso dubbi sull'esistenza del Covid, non ho mai messo in dubbio che ci siano state delle vittime, non ho usato parole irrispettose nei confronti di queste ultime, non ho cercato di sminuire la gravità della situazione, così come non ho mai negato la necessità di uscire dall’emergenza.
Nel mio post ho espresso timore sull'opportunità che da uno stato di emergenza si possa uscire solo attraverso soluzioni che mal s’intonano con la nostra Costituzione, i cui principi, proprio per via degli ideali da cui sono sorti, devono e non possono che essere inviolabili. Poter anche solo pensare di contravvenire a uno qualsiasi dei principi costituzionali finirebbe per creare un precedente al quale, in futuro, qualunque individuo o gruppo con propositi destabilizzanti, potrebbe ricorrere per scopi poco simpatici.
Nella fattispecie oggi sono minacciati, in maggiore o minor misura, i seguenti articoli della Costituzione: Art.1, Art. 2, Art. 3, Art. 4, Art. 13, Art. 17, Art. 18, Art. 21, Art. 32, Art. 34 e Art. 54.
Perfettamente d'accordo con te. Un abbraccio.
RispondiEliminaBenché io sia co-autrice e co-proprietaria del blog, non ho mai aderito a quel fenomeno chiamato blogosfera, e non ho (quasi) mai voluto apparire né commentare, lasciando che fosse Obsidian a farlo per me. Fino a oggi.Come potrete notare, mio marito è una persona più pacata e gentile di me.
RispondiEliminaPremetto che rispetto le scelte di tutti, e non mi sono mai permessa di giudicare chi, magari per paura, ha deciso di vaccinarsi, tuttavia non posso assolutamente permettere l'apologia del lasciapassare o del governo nella mia casa, ovvero il presente blog. Tantomeno ora, dopo i vergognosi fatti di Trieste, dove la polizia ha aggredito dei manifestanti pacifici che esercitavano il loro sacrosanto diritto allo sciopero, sancito dalla Costituzione, militarizzando la zona franca del porto mentre i media di regime vigliaccamente cercavano di censurare le immagini di quanto avvenuto rovesciando proprio sulle vittime, i manifestanti, la colpa delle violenze. Fatti simili a quelli di Roma del 9 ottobre, dove pochi infiltrati guidavano l'attacco alla sede della CIGL del tutto indisturbati mentre poco distante le forze dell'ordine manganellavano manifestanti pacifici in piedi e con le mani alzate. E non è una mia opinione, questa: ci sono decine di video sul web che lo provano, basta cercarli.
Ora, voi siete liberi di credere al virus mortale che ha decimato la popolazione mondiale e ai "vaccini" salvifici sicuri ed efficaci realizzati in sei mesi (peccato che i dati EudraVigilance dicano il contrario), ma vi faccio presente che fino a non molto tempo fa in Italia c'erano ancora 15 milioni di non vaccinati, che ammonta a quasi un quarto della popolazione. Classificare tutte quelle persone come imbecilli, disinformati o pusillanimi è miope e anche, permettetemi, un tantino presuntuoso.
Il Covid è un virus molto contagioso ma ben poco letale, la cui mortalità media è inferiore all'un per cento. La tipica vittima del Covid è un ultraottantenne con pluripatologie, o comunque un soggetto fragile. Neppure questa è la mia opinione, sono dati pubblici verificabili da chiunque. Compito della sanità pubblica era proteggere queste persone, e non certo di lasciarle a casa ad aggravarsi con "tachipirina e vigile attesa" fino al punto di non ritorno. Se non ci fosse stato il lockdown, il Covid sarebbe stato trattato come qualunque altra malattia, nessuno ci avrebbe fatto caso più di tanto e la vita sarebbe proseguita come prima.
Le vittime del Covid sono in realtà VITTIME della MALASANITA'. Per oltre vent'anni lo stato ha tagliato sulla sanità, e neppure in questo anno e mezzo ha cambiato rotta, mentre devolveva milioni di euro ai media per parlare del Covid. Vogliamo poi parlare del famoso Recovery Fund, le cui fette più grosse sono state destinate alla digitalizzazione e al "green" e solo in minima parte alla sanità? Ma come, non siamo in piena pandemia? Qualcuno me lo spieghi, perché io non ci riesco.
Fin dall'inizio di questa vicenda non si è fatto altro che parlare di vaccini, mai delle cure. Eppure le cure ci sono, come hanno dimostrato quei medici che con la terapia domiciliare precoce hanno salvato migliaia di vite.
Il lasciapassare è uno strumento inutile nella forma e vigliacco nella sostanza, un obbligo surrettizio da parte di uno stato che vuole imporre la vaccinazione senza prendersi la responsabilità degli effetti avversi. Il lasciapassare è un OBBROBRIO GIURIDICO e MORALE che ha sancito la rottura del patto di fiducia tra stato e cittadini.Oggi il Covid originale è sparito e resta in circolazione solo la variante Delta, ancora meno letale, che lo stesso Bassetti ha dichiarato essere una leggerissima forma di raffreddore con mal di testa e naso che cola, ma i media continuano a fare allarmismo.
Quanto all'obbligo vaccinale... vi ricordo che quando si cerca di infilare QUALSIASI COSA nel corpo di qualcuno non consenziente, questo si chiama STUPRO. E io davanti a un tentativo di stupro mi difenderò sempre con tutte le mie forze fisiche e morali.Ad maiora.
Grande Simona! Applausi e massima stima. La penso esattamente come te. E lo sapevi già ;-)
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