There was someone there. On a matte-black aluminum bike. When he looked back, his dank black hair was plastered to his white face. And his eyes—they were all pupil. Like smoke, like a whisper, he faded once he made the dry concrete. For maybe ten seconds, I considered what had just happened. And then I saw it for what it was: An invitation. A challenge. A dare. (The Night Cyclist)
Torniamo a parlare, dopo soli pochi mesi, di Stephen Graham Jones, autore di narrativa horror con all’attivo numerosi romanzi e raccolte di racconti. Nativo americano, Graham Jones ha un curriculum di tutto rispetto, che non ripeteremo in quanto lo abbiamo già illustrato nel dettaglio la volta scorsa. Da allora va giusto segnalata l’uscita di un nuovo suo romanzo dal titolo “My Heart Is a Chainsaw”, esplicito omaggio ai film slasher che riesce anche a sfidare e trascendere il genere, una critica pungente del colonialismo americano, dello sfollamento indigeno e della gentrificazione, termine questo che sta a indicare il progressivo cambiamento socioculturale di un'area urbana da proletaria a borghese a seguito dell'acquisto di immobili, e della loro conseguente rivalutazione sul mercato, da parte di soggetti abbienti.
Ma non è di “My Heart Is a Chainsaw” che andremo oggi a parlare. Per quello, se mai ne avrò l’occasione, mi occorrerà un bel po’ di tempo libero che in questo momento non ho. Un pizzico di tempo libero, giusto una mezz'oretta, è invece ritagliabile per la lettura di questo racconto datato 2016 e che è possibile recuperare agevolmente in versione e-book su Amazon oppure, per chi non vuole proprio saperne di spostare il suo denaro nelle casse del gigante di Seattle, è possibile leggere integralmente su Tor.com, rivista online che tratta di fantascienza, fantasy e argomenti correlati.
Scrivere un articolo su qualcosa che il suo Autore è riuscito a condensare in una trentina di pagine è impresa abbastanza ardua, ma cercherò comunque di farlo mantenendo gli spoiler al minimo assoluto.
It was then I’d relented, finally started running a headlight. And the headlight was how I saw them. The bodies. Two guys, young, floating in the shallows where the creek turns west. On the shore was the large piece of driftwood they’d been trying to dislodge, to drag up across the trail. It was too much for two people. But they were the only ones there. One of them was floating facedown in the water. The other was on his back. His throat was gone. No blood was seeping from it.
Facciamo subito la conoscenza del protagonista, lo chef di un ristorante, che prende molto sul serio sia la sua carriera che la sua passione (il ciclismo), facendo quanto di meglio è nelle sue possibilità affinché la sua attrezzatura sia sempre nelle migliori condizioni possibili (è incredibilmente maniacale sia nei confronti dei suoi coltelli che della sua bicicletta). "The Night Cyclist" si sofferma con grande diligenza sulla presentazione del personaggio principale, raccontandoci del suo passato, di quando era nella squadra di ciclismo all'università, e di come fu che la sua compagna Doreen se ne fosse andata dopo l'ennesimo episodio di gelosia. Una lunga digressione sulle crisi di mezza età e sulle seconde possibilità, per dirla con termini spicci. I piccoli dettagli sul ciclismo e sulla cucina aggiungono autenticità a una storia superba e inquietante. Ampia parte del racconto è quindi sacrificata per costruire il carattere e la personalità del protagonista, gettando le basi per una transizione graduale da un'oscurità umana a un'oscurità mostruosa. La storia procede in modo fluido per poi esplodere in un finale sanguinoso e violento, di cui non vi dirò nulla ma che, vi posso promettere, vi lascerà senza fiato.
Il ciclista notturno del titolo è proprio lui, lo chef che stacca dal lavoro tutte le notti alle 2 e, in groppa alla sua bicicletta, si dirige verso la propria abitazione percorrendo strade buie e isolate dove l'imprevisto è sempre dietro a ogni curva. Una notte, mentre torna a casa in bicicletta, si imbatte in un altro ciclista che lo coinvolge in una competizione: egli ovviamente non sa, nonostante l'aspetto da ghoul avrebbe dovuto suggerirglielo, che il suo concorrente non è assolutamente umano.
The night cyclist wasn’t smiling. He wasn’t anything. He was just looking at me. He turned in a huff, uphill, and, because I had the jump, I figured I’d be alongside him in two shakes. Wrong. He was faster on the climb than I was. It wasn’t even close. Even with me screaming for my lungs to be deeper, for my legs to be younger, for the grade to flatten out. It was like the mountain was sucking him uphill. And when he looked back on the first turn, his mouth wasn’t haggard and gasping like mine. He was calm, even. Not winded in the least. [...] “What are you?” I said...
La storia avrebbe potuto benissimo reggersi sul personaggio principale che insegue in bicicletta una creatura della notte, ma Stephen Graham Jones non si accontenta e decide di alzare l'asticella, ribaltando in quel tremendo finale le nostre opinioni e le nostre ipotesi sulla direzione in cui ci stavamo spingendo.
In generale, la narrazione è ben ritmata e ben strutturata e l'intensità del climax, che ancora adesso se ci penso mi mette a disagio, si fonde perfettamente con tutto il resto. La cura di Jones per i dettagli, come detto (anche in un racconto breve come questo), è uno degli aspetti che sicuramente lo distingue dagli altri scrittori suoi contemporanei.
Nessun commento:
Posta un commento