martedì 3 ottobre 2017

Gli esploratori dell'infinito

Solitamente cerco di dare spazio alle piccole segnalazioni solo entro quel ristretto spazio, più o meno appositamente creato, che appare su questo blog su base bimestrale. Sto parlando di "Traditi dalla fretta", se non si fosse capito: quella specie di rubrica che da qualche mese, piuttosto puntualmente, fa capolino da queste parti. 
Oggi invece è il caso di infrangere quella piccola regola non scritta per dare un po' di voce a un'iniziativa piuttosto curiosa che, a mio parere, merita la giusta attenzione.
Come al solito, dietro un'introduzione del genere c'è lo zampino di Cliquot, piccola casa editrice dai natali digitali specializzata nel recupero di romanzi, raccolte di racconti e saggi inediti in Italia o da lungo tempo fuori catalogo. 
Inutile dire che per il sottoscritto ogni nuova uscita è un'incitazione all'acquisto compulsivo e che solo un incrollabile autocontrollo mi trattiene dallo "sperperare" una montagna di denaro. Il particolare, non trascurabile, che queste opere sono invece accessibili a prezzi piuttosto contenuti non sostiene, ahimè, alcuna mia scusa basata sul risparmio.
Ma lasciamo per un attimo da parte queste piccole divagazioni economicistiche e veniamo piuttosto al punto.

Come riporta wikipedia, Yambo, pseudonimo di Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro (1876-1943), è stato un giornalista, illustratore, scrittore e autore di fumetti italiano, noto soprattutto per i suoi libri per ragazzi. Ammetto che la mia memoria ancora non riesce a disseppellire praticamente nulla che abbia a che fare con il nome Yambo, sebbene tecnicamente dovrebbe essermi noto a causa delle mie tante letture relative a quell'epoca. L'unica "lucetta" che si accende, seppure in un remoto angolo del mio cervello, ha a che fare  con il nome di Ciuffettino, un personaggio a metà strada tra Pinocchio e Gianburrasca che ebbe il suo momento di gloria a cavallo tra il 1969 e il 1970 grazie a uno sceneggiato trasmesso sulla rete nazionale.
Ciuffettino, protagonista di due romanzi scritti da Yambo, mi ricorda effettivamente qualcosa, anche se non saprei dire esattamente cosa. Dubito di aver visto quel programma alla tivù, considerata la mia relativamente giovane età, per cui sarei più propenso a "incolpare" una delle numerose trasposizioni a fumetti che con buona probabilità possono essere transitate un tempo nelle mie mani. Molto più semplicemente però il ricordo di Ciuffettino potrebbe essermi stato trasmesso da mia madre, che, ripensandoci, ha tutte le carte in regola per esserselo letto quand'era ragazza.

Yambo (1876–1943)
Ma non è Ciuffettino l'argomento di oggi: parleremo invece de "Gli esploratori dell'infinito", un gustoso esempio di protofantascienza italiana che, grazie alla già citata Cliquot, sta per rivedere la luce. Non c'è da stupirsi se un titolo come "Gli esploratori dell'infinito", o più in generale il nome del suo autore, oggi non significhi nulla per la maggior parte di noi: semplicemente è la narrativa fantastica del Novecento che ad un certo punto è stata messa drasticamente da parte e dimenticata, come se fosse una cosa di cui gli italiani, presuntuosamente autodefinitisi "popolo di poeti e di navigatori", dovrebbero vergognarsi. E in effetti è andata proprio così: a parte alcune opere di Emilio Salgari e di Jules Verne (che molti chiamano ancora "Giulio", ritenendolo italiano), non vedo altri esempi che possano costituire un'eccezione alla regola. Eppure "Gli esploratori dell'infinito", andato alle stampe per la prima volta nel 1906, è molto spesso indicato come il primo romanzo di fantascienza illustrato della nostra letteratura e, cosa non da poco, il più significativo.
Il romanzo "narra le vicende di Harry Stharr, miliardario filantropo e direttore del giornale "Of The Good Young Gazette" e del suo redattore capo Giorgio che, un bel giorno, decidono di lasciarsi alle spalle la vita complicata sulla Terra e di trasferirsi nel tranquillo Cupido, nuovo asteroide appena scoperto. Ma Cupido si stacca dall'orbita terrestre e inizia a vagare nell'immensità dell'universo, ed è l'inizio per i due protagonisti di un'avventura stellare fatta di situazioni assurde e incontri strabilianti...".
L'edizione di Cliquot, oltre a riproporre tutte le settanta (e più) illustrazioni originali di Yambo, recupera anche le versioni di copertina del 1906: un lavoro certosino di cui andiamo a chiedere conto a Federico Cenci, portavoce di Cliquot e vecchia conoscenza di questo blog.

* * *

T.O.M.: Ciao Federico, bentornato su Obsidian Mirror. L’appuntamento di oggi è di quelli gustosi, mi pare di capire… 

F.C.: Ciao Obs, grazie per questo spazio e quest’intervista, che in effetti arrivano in un momento molto particolare e molto ricco della vita editoriale di Cliquot! Vengo subito alla parte gustosa: abbiamo lanciato da pochi giorni un crowdfunding per pubblicare il secondo volume della nostra collana Fantastica, andando a ripescare dall’oblio uno dei romanzi senza dubbio più affascinanti (e più dimenticati) dell’intera letteratura fantastica italiana: Gli esploratori dell’infinito di Yambo. Il crowdfunding durerà ancora per tutto il mese di ottobre, e il libro sarà pronto per la fiera dell’editoria Più Libri Più Liberi di Roma dei primi di dicembre (e può essere un ottimo regalo di Natale, eheh). Ho sempre considerato Cliquot una specie di laboratorio di sperimentazione editoriale, un po’ perché facciamo libri che nessuno fa, un po’ perché nel farli tentiamo – da pazzi incoscienti − soluzioni editoriali, tipografiche, commerciali molto diverse da quelle che solitamente adottano i colleghi. Ci siamo accorti che la strada del crowdfunding – che abbiamo intrapreso, non lo nego, anche per necessità – si sta rivelando uno dei nostri cavalli di battaglia, un marchio distintivo per Cliquot e per la collana Fantastica in particolare e soprattutto ci consente di divertirci ed esprimerci al meglio, di inventare idee sempre più insolite nella realizzazione dei libri (idee che spesso fanno impazzire il nostro tipografo!). 

T.O.M.: Partiamo dal principio, dalla collana Fantastica, di cui questo Gli esploratori dell’infinito rappresenta la seconda uscita del catalogo Cliquot. Vuoi spiegarci brevemente di cosa si tratta? 

F.C.: L’anno scorso abbiamo incluso nel progetto Cliquot anche la stampa di libri di carta, dopo un primo anno dedicato esclusivamente alla pubblicazione di ebook, e una delle priorità che ci siamo dati è quella di accontentare davvero gli amanti del libro in quanto oggetto. In un certo senso abbiamo sentito il peso della responsabilità di passare dall’etereo dell’ebook alla concretezza del cartaceo, in un mondo in cui di cose inutili se ne producono già abbastanza. Inoltre, una delle richieste più incalzanti che ci erano giunte dai nostri lettori della prima ora era quella di trasformare gli ebook della nostra collana Generi (dedicata alla riscoperta di opere dimenticate nella letteratura popolare italiana – collana che tu ben conosci, dato che facesti una bellissima recensione di uno dei nostri primi ebook!) in libri “veri” che potessero non soltanto essere letti, ma anche custoditi con cura e collezionati. Tutte queste considerazioni sono confluite nella collana Fantastica, il cui nome dice già tutto: è “fantastica” perché consacrata al recupero di narrativa dell’immaginario (fantastico, fantascienza, gotico ecc.), ma è “fantastica” anche perché è realizzata ogni volta con materiali, tecniche e accorgimenti tipografici della più alta qualità, e con un ricco apparato di illustrazioni, in modo da rendere la lettura anche un’esperienza sensoriale appagante. Una delle particolarità della collana è la pubblicazione in doppia versione: Classica brossurata e Deluxe cartonata in tiratura limitata e numerata per soddisfare le voglie dei collezionisti e dei feticisti più incalliti. Abbiamo realizzato in doppia versione sia il primo volume della collana, Alla conquista della Luna di Emilio Salgari, sia questo nuovo volume, e così continueremo anche in futuro. 

T.O.M.: Dopo Emilio Salgari, un nome che presumibilmente conoscono anche i sassi, siete quindi andati a recuperare un illustratore toscano dal curioso nome di Yambo che, secondo wikipedia, sarebbe lo pseudonimo di un tizio dal nome lunghissimo. Vuoi raccontarci i “dietro le quinte” di questo recupero? Come, dove, quando e perché lo avete ripescato? Se poi hai qualche succoso aneddoto da raccontare, sai bene quanto sia gradito… 

F.C.: In realtà scoprire l’opera e l’autore è stato molto più “facile” rispetto ad altri casi nella collana Generi. Questo soprattutto perché nella prima metà del Novecento Yambo era molto famoso e i suoi romanzi (tutti illustrati magnificamente… da lui medesimo!) vendevano migliaia e migliaia di copie! Abbiamo adocchiato subito Gli esploratori dell’infinito nelle nostre ricerche perché è il suo romanzo più importante, e qualsiasi saggio o articolo sulla protofantascienza italiana lo cita come uno dei capisaldi imprescindibili del genere. Io personalmente non riesco a capire come queste splendide storie (penso a Gli esploratori dell’infinito, ma anche ad altre opere di Yambo come La colonia lunare) siano conosciute soltanto dallo sparuto gruppo degli studiosi di fantascienza e non siano invece più note al grande pubblico. O meglio, forse lo intuisco. Da una parte c’è il fatto che (fino a oggi!) i suoi libri non erano stati più ristampati, perlomeno in edizioni comprensive delle splendide illustrazioni interne e di copertina. Dall’altra c’è il discorso che la letteratura fantastica, da noi, è sempre stata intesa un po’ come letteratura per bambini, ingenua e facilona (quando c’è, fra gli altri, un gigante della letteratura come Borges che, in un’intervista di Alberto Arbasino, ci fa capire perché «la grande letteratura non è mai stata realista, ma è sempre stata fantastica»). Yambo stesso, che era un personaggio singolare ed eclettico, era un appassionato di fantastico a trecentosessanta gradi, ed è stato lui a realizzare nientemeno che il primo cortometraggio italiano assoluto di fantascienza, nel lontano 1910! (visionabile in fondo all'articolo, ndr). Se però è stato facile individuare il titolo, tutt’altro discorso è stato rintracciare una copia della prima edizione per recuperare le illustrazioni a colori. All’inizio pensavamo che avremmo fatto in un batter d’occhio perché il MuFant (MuseoLab del Fantastico e della Fantascienza) di Torino si era gentilmente offerto di prestarci la loro. Quando però il libro ci è arrivato… ci siamo accorti che c’era uno dei soliti problemi che affliggono questi antichi volumi: mancava la copertina! Era comune, agli inizi del Novecento, ricopertinare i libri con rilegature tipografiche anonime al fine di preservare il contenuto, ma per noi… era una bella sfortuna! E per di più di copertine ne dovevamo recuperare due perché, come quasi tutte le prime edizioni dei libri di Yambo, ne esistevano due versioni, una brossurata e una cartonata – come la nostra collana Fantastica – e Yambo si divertiva ogni volta a realizzare due illustrazioni diverse. Ebbene: ci siamo messi alla ricerca delle rare copie attraverso tutti i canali che potevamo. È stata un’esperienza bellissima, perché siamo andati personalmente a visitare le sconfinate raccolte di alcuni fra i più importanti collezionisti d’Italia, e non potete immaginare che spettacolo ci si è presentato alla vista! 

T.O.M.: Quando ascolto i tuoi racconti ammetto di provare un pizzico di invidia. Davvero fenomenale! E in tutto questo non posso fare a meno di notare che nel volume sono presenti contributi di Gianfranco de Turris e Fabrizio Foni, due nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni… 

F.C.: Chiunque si interessi di critica nel campo del fantastico ha letto qualcosa uscito dalla loro penna, poco ma sicuro. De Turris è un’istituzione nel settore da almeno quarant’anni, e Foni è uno dei pochissimi intellettuali che abbia coraggiosamente intavolato una discussione accademica sulla narrativa popolare. Niente di complicato, dunque, scegliere loro come contributori critici al nostro progetto, tanto più che entrambi avevano in passato scritto articoli che trasudavano un grande amore per Yambo e la sua opera! Se mi permetti, suggerirei un libro di ciascuno di loro: di Gianfranco de Turris consiglio Cronache del fantastico, (Coniglio, 2009), una raccolta di articoli apparsi negli anni su varie riviste, e di Fabrizio Foni Alla fiera dei mostri (Tunué, 2007) un escursus sulle opere gotiche e pulp italiane a cavallo fra Ottocento e Novecento (è grazie a questo libro se abbiamo riscoperto Il ritratto del morto di Daniele Oberto Marrama). 

T.O.M.: Due suggerimenti che non posso che condividere in pieno... tra l'altro il saggio di Foni, se non vado errato, fu inizialmente redatto dal suo autore come tesi di laurea (mi paure fu così che ne venni a conoscenza, prima di trovare in libreria la sua versione definitiva). Tornando a noi, come ciliegine sulla torta di Yambo ho notato tanti deliziosi gadget (e non i soliti gadget) riservati chi aderisce al crowdfunding… 

F.C.: Quando all’inizio parlavo di divertirci ed esprimerci al meglio, mi riferivo anche a questo! Abbiamo previsto anche questa volta diversi gadget legati al crowdfunding, ma quello più significativo è senza dubbio una serie di poster realizzati a mano da Betterpress Lab, laboratorio tipografico romano gestito da due preparatissime ragazze in cui si utilizzano antiche tecniche di stampa manuali e caratteri mobili realizzati a mano nei secoli scorsi. Ci piaceva questo genere di sinergia fra una casa editrice che ripropone vecchi testi, e l’editoria come era intesa una volta! Se vogliamo, un bellissimo recupero anche questo! Grazie per l’intervista e alla prossima! 

T.O.M.: Grazie a te, Federico, per il tempo che hai dedicato a Obsidian Mirror e ai suoi lettori. E resto in attesa che tu possa tornare di nuovo a raccontarci di altri gustosissimi recuperi letterari.


14 commenti:

  1. Bella intervista ma soprattutto splendido recupero: è incredibile quante meraviglie italiane sono state sepolte alla metà del Novecento...
    In pratica questo romanzo anticipa la serie TV "Spazio 1999", con la Luna che si stacca dalla Terra e comincia a vagare per l'universo, facendo vivere mille avventure ai protagonisti :-P

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    1. Vuoi dire che i coniugi Gerry e Sylvia Anderson hanno cannibalizzato un prodotto italiano? Davvero interessante come ipotesi. In effetti le similitudini sono evidenti...

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  2. Complimenti a Federico Cenci e all'editore Cliquot, il recupero di opere storiche, magari ormai dimenticate, è sempre una cosa utile.
    La copertina e la prima illustrazione mi fanno venire in mente i cortometraggi di Georges Méliès.

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    1. Anche a me è venuto subito in mente "Le Voyage dans la Lune" di Georges Méliès. Cronologicamente quest'ultimo si pone solo pochi anni prima di Yambo, per cui il sospetto che sia stato d'ispirazione non è campato in aria.

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  3. Grande TOM e Federico, splendida intervista e grande anticipazione per un recupero che mi interessa.
    Yambo, no, a sentirlo qui ora non mi è nuovo, ma chissà perché. Non sapevo nulla di lui e questo Gli Esploratori dell'Inifinito mi garba e attizza parecchio **

    Moz-

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    1. Il merito è assolutamente tutto di Federico, sempre generoso di storie e di aneddoti. Il sottoscritto ha fatto solo un banale lavoro di impaginazione ^_^

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  4. Davvero una bellissima segnalazione accompagnata da una altrettanto bella intervista.
    Ma, TOM, ti insinuo un dubbio... non è che Ciuffettino ti ricorda effettivamente qualcosa perché a suo tempo hai letto le parole che gli ho dedicato in un mio post?

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    1. Porca miseria! Si fa largo un'ipotesi che non avevo considerato...

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    2. Ti confermo che hai anche commentato il post, scrivendo riguardo a Ciuffettino: "Stupenda quell'immagine dell'ombra del lupo. Ricorda effettivamente certi vecchi espressionisti tedeschi...."

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    3. Ecco quindi svelato il mistero. Davvero pazzesco quante cose la memoria sia in grado di conservare nei suoi angoli.

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  5. Grazie a tutti per le belle parole! :)
    Federico

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  6. Bravissimo TOM e grazie per aver parlato di Yambo che ho sempre apprezzato come illustratore.

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    1. Ero certo che per te il nome Yambo non poteva essere un mistero! Bentornato Nick!

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