Ebbene sì, siamo ormai alla frutta. In che senso? Beh, innanzitutto nel senso che questo lungo speciale volge ormai al termine ma, ahimè, anche nel senso che le ultime cartucce che ci rimangono da sparare sono le più terribili. Pensavate di aver già toccato il fondo l’ultima volta? Pensavate che certe espressioni di cinema-spazzatura potessero nascere, crescere e proliferare solamente nel Belpaese o giù di lì? Niente di più sbagliato perché, e questo post di oggi ne è la prova, il Giappone ha molto da insegnare a noi occidentali in termini di pattume cinematografico.
Ciò ovviamente nulla toglie alla grande tradizione artistica di cui, a ragione, l’impero del Sol Levante può vantarsi, ma di fronte a certe boiate anche la logica crolla a livello subatomico tra fantasmi e ombre (cit.).
Abbiamo visto sinora una dozzina di film, tra sequel, prequel, re-boot, remake di sequel e sequel di remake, abbiamo visto serie tivù, versioni coreane e americane e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo anche sperato, nel nostro più profondo intimo, che il secondo capitolo a stelle e strisce rappresentasse la definitiva lapide di Sadako Yamamura, ma la storia ha voluto diversamente e così, quando ormai eravamo a un passo dal poter chiudere in grande stile questo speciale, ecco capitarci fra capo e collo “Sadako 3D”!
Uscito nelle sale solo nel 2012 a seguito di una campagna di marketing senza precedenti, “Sadako 3D” si è inserito in un franchising consolidato, se n’è appropriato e lo ha fatto letteralmente a pezzi partendo dalle fondamenta. Quasi vent’anni dopo il primo Ring, e questo possiamo concederglielo, poteva apparire leggermente datata la scelta della VHS come mezzo di trasmissione di un virus, ma costringere Sadako a irrompere in questo mondo attraverso lo schermo di un iPhone, permettetemelo, è davvero troppo.
Ma andiamo per gradi. Diversi anni dopo gli eventi del Ring originale, Sadako si è messa al passo coi tempi, ha scoperto il web ed è diventata virale. Il solito gruppo di studenti liceali, che possiamo tranquillamente affermare siano divenuti immancabili negli horror asiatici, vociferano di un video maledetto che circola in rete. Tale video avrebbe causato una serie di decessi bizzarri, archiviati dalle autorità come suicidi. Quando uno degli studenti della professoressa Akane Ayukawa (Satomi Ishihara) cade vittima del video, l'insegnante inizia a indagare il fenomeno con l’ausilio del suo boyfriend Takanori (Koji Seto). Il percorso li porta non a Sadako, bensì a Seiji Kashiwada (Yusuke Yamamoto), l’artista che aveva realizzato il famigerato video nel quale ha messo in scena il proprio suicidio. Quest’ultimo si rivelerà una specie di serial killer specializzato nel catturare fanciulle e gettarle in fondo a un pozzo nella convinzione che questo possa aiutare Sadako Yamamura a tornare in vita. Le sue motivazioni sono delle più puerili, ovvero punire il mondo perché non sa apprezzare la sua arte (!).
“Sadako 3D” è in buona sostanza un’occasione mancata: dopo avere investito una somma ragguardevole per il lancio pubblicitario (su tutte per l’operazione di co-marketing con il celebre brand Hello Kitty), “Sadako 3D” a conti fatti è un prodotto completamente vuoto, come anche privo di qualsiasi motivo per il quale valga la pena di essere ricordato. Accantonati del tutto i topoi del franchise, la nuova creatura non è ormai più l’arcinoto fantasma vendicativo che si accontenta di provocare attacchi di cuore alle sue malcapitate vittime: la nuova emanazione di Sadako è invece molto più creativa, preferendo di volta in volta gettare gli inconsapevoli fruitori del video giù dai tetti delle case o sotto le ruote dei camion.
Essendo ormai Sadako parte della rete globale, non è nemmeno più necessario andarselo a cercare il video maledetto: ci si può incappare tranquillamente navigando sui social attraverso computer e smartphone. L’assenza di questi ultimi è oltretutto un problema superabile per il nostro Yurei preferito, visto che basta un magaschermo in una piazza per dare via libera a una versione gigante di Sadako.
E il virus? Non c’è nessun virus, perlomeno non nel senso tradizionale del termine. Semplicemente, chi assiste alle immagini del video viene colto da un desiderio irrinunciabile di autodistruzione (o così pare). Ci sono certamente alcuni collegamenti tematici con il franchise, in particolare quando viene rivelato che Akane avrebbe una sorta di affinità con Sadako in quanto, come quest’ultima, avrebbe trascorso un'infanzia travagliata, subendo lo scherno dei coetanei per via delle sue abilità psichiche. Sadako sembra alla ricerca di un corpo da possedere e Akane, che è un soggetto ESP potentissimo, si rivela la candidata adatta. Ma Sadako fa l’errore di sottovalutare la forza di Akane e, soprattutto, il suo legame con il suo grande amore Takanori…
Che dite? Questo nome vi suona familiare? Eh sì, avete ragione, perché Takanori era il nome del figlioletto di Mitsuo Andō in “Rasen” (il libro, il film e la serie TV). Ecco un altro modo in cui “Sadako 3D” omaggia il franchise (ricordo ad esempio un ospedale Asakawa, ma chissà quante altre citazioni mi sono perso). Certo, anche escludendo la saga di Ring, in Giappone l’horror ha una lunga tradizione e, volendo riagganciarsi ad essa, il regista aveva solo l’imbarazzo della scelta. Da questo deriva, forse, la trovata bizzarra di affiancare a Sadako delle “aiutanti”, e nello specifico degli yokai dalla forma ragnesca, ispirate forse agli Tsuchigumo (土蜘蛛) del folclore giapponese. Tali creature, in questo caso, non sono però altro che le donne uccise da Kashiwada e quel folto tappeto dei capelli svolazzanti che esse sfoggiano sono la naturale esagerazione della capigliatura di Sadako, diventata da tempo un topoi del genere anche grazie a pellicole cardine come il coreano The Wig (Won Shin-yun, 2005) e l'imperdibile Hair Extensions (Sion Sono, 2007).
Ma tutto ciò non basta per risollevare le sorti dell’operazione. Oggi posso dire che “Sadako 3D” non vale quell’ora e mezza scarsa della propria vita spesa a guardarlo. Certo, è molto probabile che visto al cinema, con addosso gli occhialini di competenza, possa aver avuto il suo perché (almeno per chi non disdegna il 3D), ma è davvero tutto lì. Vi state chiedendo come il sottoscritto abbia potuto, dopo un simile sfacelo, affrontare la visione del suo sequel? Eh, sì, perché poteva forse mancare “Sadako 3D 2”?
Ebbene, sono stato a lungo combattuto sull’opportunità o meno di dover subire un altro smacco. Alla fine posso però serenamente affermare che la visione di un secondo Sadako 3D ha risollevato di molto la mia fiducia nei confronti del genere umano.
Cinque anni dopo gli avvenimenti di “Sadako 3D” facciamo la conoscenza di Fuko Andō, un’adolescente che per qualche strana ragione ha in custodia Nagi, che comprendiamo essere sua nipote. Suo fratello Takanori, che abbiamo già conosciuto nel primo film, le ha in pratica affibbiato la gestione della piccola dopo che sua madre, Akane, è morta dandola alla luce.
Inutile dire che Nagi non è esattamente una bambina normale: la gente che la circonda trova puntualmente la morte in circostanze curiose, solitamente invitata al suicidio dopo la visione accidentale di una pagina web sui propri computer o smartphone. In questo ennesimo episodio, per inciso, il video maledetto non è nemmeno più parte del meccanismo. Il solito poliziotto inizia ad indagare e così anche Fuko, soprattutto dopo che le è apparso uno strano segno a spirale sul braccio, sintomo nemmeno tanto casuale della maledizione di Sadako. Il regista Hanabusa Tsutomu (lo stesso del primo episodio, tra parentesi) torna quindi un anno dopo ad avvicinarsi meglio alla vicenda originale, quella che in più occasioni aveva visto protagonista un ragazzino la cui natura era strettamente legata a Sadako.
Non è importante a questo punto capire se Nagi sia la reincarnazione di Sadako, se ne sia la figlia biologica oppure semplicemente se ne sia posseduta: l’importante è la sua presenza e, garantito, il volto della piccola attrice Kokoro Hirasawa è davvero uno di quelli che buca lo schermo.
Accantonata la superbia di quello sfortunato esperimento che fu il primo film, “Sadako 3D 2” sposta la sua attenzione più sul lato umano della questione, regalando interessanti momenti di grande profondità ed emozione. Non dimentichiamo comunque che “Sadako 3D 2”, pur avendo abbandonato le Ragno-aiutanti del primo episodio, rimane pur sempre una pellicola nella quale si fa largo uso di CGI e, di conseguenza, è pensata per un pubblico che apprezza in particolar modo l’intrattenimento fine a se stesso.
In uno speciale come quello che sta andando avanti qui sul blog da tempo immemore questo capitolo non poteva sicuramente mancare ma, nonostante non possa dire che mi sia dispiaciuto, pare ovvio che senza l’occasione fornitami questo piccolo progetto, “Sadako 3D 2” non avrebbe trovato spazio. Il finale del film è comunque confuso, a tratti illogico, e quella ragazzina così meravigliosamente inquietante viene trasformata un po’ forzatamente (e aggiungo innaturalmente) in una bambolina trasudante innocenza. Questi, secondo la mia opinione, sono i veri difetti del film. Per quanto riguarda infine l’opinione dei fan della prima ora, credo dicano tutto quei sette milioni scarsi di box office che “Sadako 3D” ha raggranellato sinora: praticamente, temo che l’ultimo capitolo lo abbiamo visto in pochi.
Ciò ovviamente nulla toglie alla grande tradizione artistica di cui, a ragione, l’impero del Sol Levante può vantarsi, ma di fronte a certe boiate anche la logica crolla a livello subatomico tra fantasmi e ombre (cit.).
Abbiamo visto sinora una dozzina di film, tra sequel, prequel, re-boot, remake di sequel e sequel di remake, abbiamo visto serie tivù, versioni coreane e americane e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo anche sperato, nel nostro più profondo intimo, che il secondo capitolo a stelle e strisce rappresentasse la definitiva lapide di Sadako Yamamura, ma la storia ha voluto diversamente e così, quando ormai eravamo a un passo dal poter chiudere in grande stile questo speciale, ecco capitarci fra capo e collo “Sadako 3D”!
Uscito nelle sale solo nel 2012 a seguito di una campagna di marketing senza precedenti, “Sadako 3D” si è inserito in un franchising consolidato, se n’è appropriato e lo ha fatto letteralmente a pezzi partendo dalle fondamenta. Quasi vent’anni dopo il primo Ring, e questo possiamo concederglielo, poteva apparire leggermente datata la scelta della VHS come mezzo di trasmissione di un virus, ma costringere Sadako a irrompere in questo mondo attraverso lo schermo di un iPhone, permettetemelo, è davvero troppo.
Ma andiamo per gradi. Diversi anni dopo gli eventi del Ring originale, Sadako si è messa al passo coi tempi, ha scoperto il web ed è diventata virale. Il solito gruppo di studenti liceali, che possiamo tranquillamente affermare siano divenuti immancabili negli horror asiatici, vociferano di un video maledetto che circola in rete. Tale video avrebbe causato una serie di decessi bizzarri, archiviati dalle autorità come suicidi. Quando uno degli studenti della professoressa Akane Ayukawa (Satomi Ishihara) cade vittima del video, l'insegnante inizia a indagare il fenomeno con l’ausilio del suo boyfriend Takanori (Koji Seto). Il percorso li porta non a Sadako, bensì a Seiji Kashiwada (Yusuke Yamamoto), l’artista che aveva realizzato il famigerato video nel quale ha messo in scena il proprio suicidio. Quest’ultimo si rivelerà una specie di serial killer specializzato nel catturare fanciulle e gettarle in fondo a un pozzo nella convinzione che questo possa aiutare Sadako Yamamura a tornare in vita. Le sue motivazioni sono delle più puerili, ovvero punire il mondo perché non sa apprezzare la sua arte (!).
“Sadako 3D” è in buona sostanza un’occasione mancata: dopo avere investito una somma ragguardevole per il lancio pubblicitario (su tutte per l’operazione di co-marketing con il celebre brand Hello Kitty), “Sadako 3D” a conti fatti è un prodotto completamente vuoto, come anche privo di qualsiasi motivo per il quale valga la pena di essere ricordato. Accantonati del tutto i topoi del franchise, la nuova creatura non è ormai più l’arcinoto fantasma vendicativo che si accontenta di provocare attacchi di cuore alle sue malcapitate vittime: la nuova emanazione di Sadako è invece molto più creativa, preferendo di volta in volta gettare gli inconsapevoli fruitori del video giù dai tetti delle case o sotto le ruote dei camion.
Essendo ormai Sadako parte della rete globale, non è nemmeno più necessario andarselo a cercare il video maledetto: ci si può incappare tranquillamente navigando sui social attraverso computer e smartphone. L’assenza di questi ultimi è oltretutto un problema superabile per il nostro Yurei preferito, visto che basta un magaschermo in una piazza per dare via libera a una versione gigante di Sadako.
Che dite? Questo nome vi suona familiare? Eh sì, avete ragione, perché Takanori era il nome del figlioletto di Mitsuo Andō in “Rasen” (il libro, il film e la serie TV). Ecco un altro modo in cui “Sadako 3D” omaggia il franchise (ricordo ad esempio un ospedale Asakawa, ma chissà quante altre citazioni mi sono perso). Certo, anche escludendo la saga di Ring, in Giappone l’horror ha una lunga tradizione e, volendo riagganciarsi ad essa, il regista aveva solo l’imbarazzo della scelta. Da questo deriva, forse, la trovata bizzarra di affiancare a Sadako delle “aiutanti”, e nello specifico degli yokai dalla forma ragnesca, ispirate forse agli Tsuchigumo (土蜘蛛) del folclore giapponese. Tali creature, in questo caso, non sono però altro che le donne uccise da Kashiwada e quel folto tappeto dei capelli svolazzanti che esse sfoggiano sono la naturale esagerazione della capigliatura di Sadako, diventata da tempo un topoi del genere anche grazie a pellicole cardine come il coreano The Wig (Won Shin-yun, 2005) e l'imperdibile Hair Extensions (Sion Sono, 2007).
Ma tutto ciò non basta per risollevare le sorti dell’operazione. Oggi posso dire che “Sadako 3D” non vale quell’ora e mezza scarsa della propria vita spesa a guardarlo. Certo, è molto probabile che visto al cinema, con addosso gli occhialini di competenza, possa aver avuto il suo perché (almeno per chi non disdegna il 3D), ma è davvero tutto lì. Vi state chiedendo come il sottoscritto abbia potuto, dopo un simile sfacelo, affrontare la visione del suo sequel? Eh, sì, perché poteva forse mancare “Sadako 3D 2”?
Ebbene, sono stato a lungo combattuto sull’opportunità o meno di dover subire un altro smacco. Alla fine posso però serenamente affermare che la visione di un secondo Sadako 3D ha risollevato di molto la mia fiducia nei confronti del genere umano.
Cinque anni dopo gli avvenimenti di “Sadako 3D” facciamo la conoscenza di Fuko Andō, un’adolescente che per qualche strana ragione ha in custodia Nagi, che comprendiamo essere sua nipote. Suo fratello Takanori, che abbiamo già conosciuto nel primo film, le ha in pratica affibbiato la gestione della piccola dopo che sua madre, Akane, è morta dandola alla luce.
Inutile dire che Nagi non è esattamente una bambina normale: la gente che la circonda trova puntualmente la morte in circostanze curiose, solitamente invitata al suicidio dopo la visione accidentale di una pagina web sui propri computer o smartphone. In questo ennesimo episodio, per inciso, il video maledetto non è nemmeno più parte del meccanismo. Il solito poliziotto inizia ad indagare e così anche Fuko, soprattutto dopo che le è apparso uno strano segno a spirale sul braccio, sintomo nemmeno tanto casuale della maledizione di Sadako. Il regista Hanabusa Tsutomu (lo stesso del primo episodio, tra parentesi) torna quindi un anno dopo ad avvicinarsi meglio alla vicenda originale, quella che in più occasioni aveva visto protagonista un ragazzino la cui natura era strettamente legata a Sadako.
Non è importante a questo punto capire se Nagi sia la reincarnazione di Sadako, se ne sia la figlia biologica oppure semplicemente se ne sia posseduta: l’importante è la sua presenza e, garantito, il volto della piccola attrice Kokoro Hirasawa è davvero uno di quelli che buca lo schermo.
Accantonata la superbia di quello sfortunato esperimento che fu il primo film, “Sadako 3D 2” sposta la sua attenzione più sul lato umano della questione, regalando interessanti momenti di grande profondità ed emozione. Non dimentichiamo comunque che “Sadako 3D 2”, pur avendo abbandonato le Ragno-aiutanti del primo episodio, rimane pur sempre una pellicola nella quale si fa largo uso di CGI e, di conseguenza, è pensata per un pubblico che apprezza in particolar modo l’intrattenimento fine a se stesso.
In uno speciale come quello che sta andando avanti qui sul blog da tempo immemore questo capitolo non poteva sicuramente mancare ma, nonostante non possa dire che mi sia dispiaciuto, pare ovvio che senza l’occasione fornitami questo piccolo progetto, “Sadako 3D 2” non avrebbe trovato spazio. Il finale del film è comunque confuso, a tratti illogico, e quella ragazzina così meravigliosamente inquietante viene trasformata un po’ forzatamente (e aggiungo innaturalmente) in una bambolina trasudante innocenza. Questi, secondo la mia opinione, sono i veri difetti del film. Per quanto riguarda infine l’opinione dei fan della prima ora, credo dicano tutto quei sette milioni scarsi di box office che “Sadako 3D” ha raggranellato sinora: praticamente, temo che l’ultimo capitolo lo abbiamo visto in pochi.
Il presente articolo è parte di un vasto progetto che ho voluto chiamare Hyakumonogatari Kaidankai (A Gathering of One Hundred Supernatural Tales) in onore di un vecchio gioco popolare risalente al Giappone del periodo Edo (1603-1868) e, di tale progetto, esso rappresenta la parte 25 in un totale di 100. Se volete saperne di più vi invito innanzitutto a leggere l'articolo introduttivo e a visitare la pagina statica dedicata, nella quale potrete trovare l'elenco completo degli articoli sinora pubblicati. L'articolo è inoltre parte dello Speciale Ghost in the Well che è iniziato qui lo scorso aprile. Buona lettura! P.S.: Possiamo spegnere la 25° candela...
Oddio, addirittura il 3D malfatto non me lo aspettavo proprio. Comunque purtroppo ho notato che di film spazzatura se ne producono parecchi in Giappone, anche se mi riferisco a film con budget e ambizioni molto meno elevati di un "Sadako vent'anni dopo girato in 3D".
RispondiEliminaComunque, complimenti per lo special, hai scandagliato veramente tutto ciò che riguardava "The ring".
Sì, ne producono parecchi, ma a differenza dei nostri spesso nascono con la precisa idea di essere autoironici (e ciò li rende assolutamente esilaranti)... Basti pensare a film come "Zombi Ass: Toilet of the dead"... noi non ne saremmo mai capaci.
EliminaGrazie per i complimenti. Non ho ancora scandagliato tutto, però...
Ma dove li vai a trovare questi gioiellini??? Ignoravo esistessero così tanti Ring al mondo: temo che il virus Sadako sia più attivo che mai :-P
RispondiEliminaQuesto l'avevo scoperto più o meno ai tempi della sua uscita, grazie ad un trafiletto di tre righe su Nocturno. Ci ho messo un po' a trovarlo, così come ce n'è voluta per trovare il sequel, ma la costanza alla fine mi ha premiato...
EliminaLa visione di "Rasen" (film) non mi è dispiaciuta ma credo che mi fermerò lì. Grazie per la scarrozzata ^_^
RispondiEliminaNon ti biasimo...
EliminaVedo che anche in Giappone il 3D è sinonimo di mancanza di idee originali, almeno con secondo capitolo va un poco meglio.
RispondiEliminaNon tantissimo, ma almeno un poco.
Se decidi di fare un film in 3D non ti servono delle idee originali. Non ti servono nemmeno delle idee.
EliminaNon ti sei fatto mancare niente. Con tutto il materiale raccolto e gli approfondimenti, puoi scriverci una tesi di laurea! Complimenti per questo interessantissimo viaggio!
RispondiEliminaTuttavia, stando a questo ultimo contributo, non si può dire che tu abbia chiuso in bellezza! :)
Se esistesse un corso universitario in sadakologia avrei, a questo punto, la cattedra garantita. In realtà non sono sicuro di volerla accettare, nel caso me la offrissero...
EliminaAaah, ecco quello che avevo ipotizzato in uno dei miei precedenti commenti: Sadako che sbuca dallo schermo di un iPhone, gli sceneggiatori avrebbero dovuto scritturarmi! ;-) Insomma, a quanto pare hanno spremuto il limone fino all'ultima goccia.
RispondiEliminaP.S. L'operazione di co-marketing con il brand Hello Kitty è il vero lato horror di tutta la faccenda. :-0
All'ultima goccia? Non proprio, visto che il cinema ha di recente riscoperto Sadako e nel 2017 ci aspettano altri due film...
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