venerdì 20 giugno 2025

Cinema, metacinema, miniature e manie di controllo (Pt.2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Ma veniamo - senza alcuna intenzione di paragonarle, neppure fra loro, a livello qualitativo, ma solo in merito a come usano l’espediente oggetto del post - a opere ben più recenti. 
Nel bellissimo “Hereditary – Le radici del male” di Ari Aster (2018), la famiglia di Annie è un microcosmo in cui, in un meccanismo da tragedia greca, si manifesta il karma familiare, quel male ereditario che suo malgrado la stessa Annie contribuisce a perpetrare. Non a caso Annie costruisce miniature, e il modellino a cui sta lavorando è proprio la casa del film, come ci mostra la telecamera che, nelle scene iniziali del film, ci porta al suo interno e poi scivola fuori, nella realtà filmica (una tecnica, quella della telecamera che precede gli attori negli ambienti e vi indugia, che sarà usata anche in altri momenti nel lungometraggio). 
Qui la presenza del modello consente un gioco di specchi, non solo in senso fisico ma anche esoterico: ciò che è dentro, è fuori. L’ereditarietà si manifesta anche nella propensione artistica, diciamo così, delle donne di famiglia, nella loro urgenza di rappresentare il reale; ma traslando, il talento di Annie nella figlia si deforma, diventando grottesco (pensiamo all’armonia delle sue miniature a paragone con i brutti e inquietanti ritratti di famiglia abbozzati da Charlie, così come l’aspetto fisico di quest’ultima è una distorsione della bellezza materna).

venerdì 13 giugno 2025

Cinema, metacinema, miniature e manie di controllo (Pt.1)

Il metacinema, ovvero il cinema che parla di se stesso, che si svela o si cita, sia nella struttura operativa che nel linguaggio e negli intenti, è probabilmente un fenomeno vecchio quanto il cinema stesso. Non ho dati oggettivi, ma quantomeno non ho dubbi che non sia cosa recente, se è vero che uno dei primi esempi risale a detta di molti addirittura agli anni ‘50 (proprio del 1950 è infatti “Viale del tramonto”, il film in cui Billy Wilder fa recitare Gloria Swanson nella parte di una diva, appunto, sul viale del tramonto, ovvero nella parte di se stessa; operazione ripresa – tra l’altro – dalla regista Coralie Fargeat in “The Substance”, del 2024). 
È un tipo di narrazione che si contrappone a quella classica, diegetica, in cui lo spettatore viene cullato nella finzione filmica, senza vedere l’artificio che rende possibile il prodigio e senza la necessità, in realtà, di doversi sforzare in alcun modo per capire quanto viene messo in scena, perché i personaggi agiscono in modo lineare seguendo pattern ben consolidati che li portano all’inevitabile conclusione della storia, lieta o tragica che sia. 

venerdì 6 giugno 2025

Affinità e divergenze tra "Madre nostra" e "Il potere" (da Zona 42)

È giunto anche il momento di “Madre Nostra”, romanzo di Stefano Paparozzi del 2018 edito da Zona 42, un romanzo che stazionava da tempo sul mio tavolino delle letture (un ripiano della libreria, in realtà). La cosa singolare è che l’ho letto a poca distanza da “Il potere” di Alessandro Vietti, altro romanzo uscito lo stesso anno per Zona 42 con il quale ha diverse cose in comune, a partire dal fatto che entrambi narrano di persone speciali alle prese con un destino che non si sono scelte, e che affrontano tra successi e fallimenti dalle tragiche conseguenze. Mi è venuto naturale, quindi, accostare i due romanzi, anche se le differenze sono forse più delle similitudini. 
Se Alessandro, il protagonista di “Il potere”, è un supereroe dotato di una facoltà molto particolare, Miriam, la protagonista di “Madre Nostra”, è anche lei, a modo suo, una supereroina. La definizione per la verità non è mia, ma della stessa Miriam, che però la sconfesserà nel corso del romanzo. Ma non importa.

venerdì 30 maggio 2025

Mystics in Bali: tra mito e frattaglie volanti

Sono passati quasi dieci anni dallo speciale thailandese “Bangkok Haunted” e ancora sono convinto si tratti di una delle cose migliori che abbia mai pubblicato qui sul blog. E non parlo di scrittura (non ho mai pensato di scrivere particolarmente bene), ma del fatto che credo di aver tratto il massimo dal poco materiale cinematografico a mia disposizione (come scrissi allora, “il cinema tailandese è molto restio a rivelarsi per intero.”). 
All’epoca avrei voluto proseguire nell’esplorazione del cinema folk horror del sudest asiatico, ma avevo sempre altro da fare e, semplicemente, la cosa mi è passata di mente, riaffiorando solo nei momenti meno opportuni. Faccio ammenda con questo timido tentativo, partendo da un film indonesiano che omaggia la figura che all’epoca più di tutte aveva colpito la mia immaginazione: Leyak/Leak, detta anche Palasik o Kuyang (il nome varia nei tre principali gruppi etnici del paese e anche la grafia a volte cambia, benché l’indonesiano usi in gran parte l’alfabeto latino). Leyak altro non è che l’equivalente della thailandese Krasue, un essere che si presenta sotto forma di una testa femminile con appese delle interiora sanguinanti che vaga di notte alla perenne ricerca di donne incinte per succhiare il sangue dei feti o dei neonati (vedi qui). Queste premesse sul folklore sono necessarie, altrimenti lo spettatore che fosse del tutto a digiuno di questi temi rimarrebbe spiazzato e finirebbe per capire ben poco di quello che sta guardando. 

venerdì 23 maggio 2025

Viviane Élisabeth Fauville

In una stanza disperatamente vuota una donna culla su una sedia a dondolo una bambina di pochi mesi. Ha l’impressione di avere commesso qualcosa di terribile, ma non ne è certa, tutti i suoi ricordi sono sfocati. Contempla la piccola quasi si aspettasse da lei una risposta, una rivelazione. Poi, un bagliore: ha quarantadue anni, ha abbandonato il bel marito che l’ha lasciata per un’altra e si è rintanata lì, in un appartamento spoglio, in un quartiere dov’è una straniera. Il giorno prima ha ucciso a coltellate il suo analista, incapace di alleviare le crisi di terrore di cui soffre, in segreto, da tre anni. Di quel che è stata – ambiziosa direttrice della comunicazione, moglie e figlia devota – non le resta che un nome, Viviane Élisabeth Fauville, regale e fragile relitto di un’esistenza inappuntabile, della scrupolosa obbedienza alle leggi dell’abitudine e della necessità. Certa solo del delitto che ha commesso, e del colpo di grazia che non potrà tardare, Viviane esce dai binari che guidavano il suo destino, si addentra in una Parigi oscura e parallela, affonda in un gorgo di insostenibile angoscia – sino all’esplosivo epilogo.

venerdì 16 maggio 2025

Possibly in Michigan

Quello che andiamo ad analizzare oggi è un perfetto esempio di "horror analogico", o analog horror, un sottogenere dell'horror di cui ignoravo l'esistenza sino a poco tempo fa, ma che ho scoperto avere una larga schiera di estimatori. No, in realtà non è esatto dire che non lo conoscevo; diciamo piuttosto che ignoravo fosse mai stato classificato come un genere a se stante. Di cosa si tratta? Semplicemente di un'opera che si basa sull'idea che la tecnologia analogica possa essere utilizzata per catturare eventi paranormali o soprannaturali, creando un'atmosfera di mistero e terrore. Nel contempo, e per quanto mi riguarda è la cosa più interessante, nonostante il mistero e il richiamo alla metafisica si tratta di una tecnica cinematografica che fa leva su timori fin troppo reali e concreti, come quello di essere osservati senza saperlo oppure di poter perdere la percezione di cosa è reale e cosa non lo è.
Sebbene il formato più comune dell'horror analogico sia quello del cortometraggio (e quindi pensato per un pubblico di nicchia), non mancano esempi in cui i media analogici possono ritagliarsi, in una sorta di metacinema, uno spazio all'interno di film veri e propri, spesso riuscendo a diventare l'elemento centrale della trama. È il caso della videocassetta maledetta di "The Ring", che è un perfetto esempio di come la tecnologia analogica possa essere utilizzata per creare un'atmosfera ansiogena, o di quei lungometraggi che utilizzano la forma del "found footage", quali "The Blair Witch Project" (1999), "V/H/S" (2012), "Paranormal Activity" (2007), "The Last Broadcast" (1998) o "Grave Encounters" (2011). 

venerdì 9 maggio 2025

Upa

Gianni, divorziato e senza soldi, si ritrova a dover convivere con un padre che non ama, proprio mentre quest’ultimo sta sviluppando i primi sintomi dell'Alzheimer. Quando il padre inizia a parlare di una figura invisibile che è entrata in casa sua con l’inganno, lo tormenta ogni notte, e gli pone domande sempre più atroci, tutti considerano le sue visioni come semplici allucinazioni dovute alla malattia. Ma con il passare dei giorni strane e inquietanti manifestazioni iniziano a verificarsi. Con l’emergere di ombre misteriose nella loro vita, Gianni è costretto ad affrontare un angosciante interrogativo: e se suo padre avesse ragione?

Il titolo è intrigante quanto basta: una sola parola di tre lettere che inizialmente non dice nulla, ma che potrebbe portare ovunque. Poi c'è la grafica di copertina che, seppur palesemente realizzata da un'intelligenza artificiale (sono tempi duri, questi, per gli illustratori in carne e ossa), fa davvero paura. E lo dico nel senso buono del termine: quegli occhi bianchi e quella bocca irragionevolmente spalancata trasmettono un orrore che, come promette il sottotitolo, dovrebbe essere interiore piuttosto che il contrario.

venerdì 2 maggio 2025

The Lady in the Sea of Blood

Non so nemmeno perché mi sto mettendo a scrivere di ‘sta roba. Forse solo perché ho un post da pubblicare oggi, e non avendo nulla di pronto scrivo qualcosa che richiede il minimo impegno; conto infatti di scrivere questo post in una decina di minuti, considerato che non mi occorre nemmeno perdere tempo con il film in oggetto, talmente superflua ne è la visione. 
In realtà qualche minuto ce lo persi qualche tempo fa, ma lo feci in maniera smart. Detto in altri termini, un cortometraggio di trenta minuti scarsi guardato ai tempi con velocità 8x (ma a posteriori avrei potuto osare anche di più) mi ha rubato giusto il tempo di un caffè espresso, ed è esattamente il tempo che ho sacrificato io. 
Partiamo dal titolo, “The Lady in the Sea of Blood” (血の海の美女), che riassume perfettamente il contenuto di questa assurda creazione: c’è appunto una donna e c’è un mare di sangue. Sarebbe bastato che nel titolo il regista avesse aggiunto “in the bathroom”, specificando appunto l’ambiente dove si svolge l’intera vicenda, e non ci sarebbe stato più nulla da spoilerare. 
La locandina è quanto di più truculento un essere umano possa concepire, e ammetto di essere stato combattuto fino all’ultimo sul fatto di postarla qui sul blog oppure andarci giù pesante con la censura. Alla fine ho optato per lasciarla così com’è (nessuna censura da queste parti), ma credo che dovrò trovare una soluzione diversa quando (e se) deciderò di spammare l’esistenza di questo post sui social.  

venerdì 25 aprile 2025

Io? Ho un nome che non è il mio nome; un destino che non appartiene a me, ma a un altro...

La punteggiatura di "Io?" presenta caratteristiche uniche. Si è cercato, in questa edizione italiana, di renderla più fedelmente possibile (salvo alcune inevitabili licenze). 

Ecco, se avessi letto questa nota prima di recarmi in cassa, probabilmente questo Adelphi sarebbe rimasto sullo scaffale da dove l'avevo preso. Invece, mannaggia a quei furbacchioni dell'editore che fu di Roberto Calasso, il libro è finito tra le quattro pareti di casa mia e di quella nota, scritta in carattere minuscolo là dove non mi sarei mai sognato di andare a leggere, mi sono accorto solo mentre ero comodamente stravaccato sul divano. 
Non ho nulla, per carità, contro un certo tipo di scrittura sperimentale (chiamiamola così), ma chi ha letto per esempio qualcosa di José Saramago sa bene quanto possa essere difficile, e spesso sconfortante, intraprendere un percorso che con il piacere della lettura un po' fa a cazzotti. "La punteggiatura è come la segnaletica stradale, troppa distrae dalla strada su cui si viaggia." disse l'autore portoghese in un'intervista rilasciata al The Economist. E infatti la sua caratteristica più peculiare era proprio quella di infrangere tutte le regole della punteggiatura, e ciò che a una persona normale potrebbe causare qualche problema di comunicazione a lui portò un Premio Nobel. 

venerdì 18 aprile 2025

Libro Vs. Film: The Shout

Sono appena riemerso dalla lettura di “L’urlo” (The Shout) (sono almeno alla quinta o sesta in una decina d’anni: è un testo molto breve) come si riaffiora dopo un’immersione prolungata, o come una foglia che ripiombi a terra dopo essere stata a lungo in balia del vento. E già le mie dita cercano la tastiera, perché voglio fissare le mie impressioni prima che svaniscano, frastornato da quello che forse è poco più che un gioco letterario e tuttavia è pieno di suggestioni, e che mescola il sogno e l’inconscio, ma anche immagini, oggetti e parole ricorrenti. L’Autore di questo racconto, Robert Graves (ovvero Robert von Ranke Graves, 1895 – 1985), professore e poeta inglese, fu anche un apprezzato saggista e un romanziere. Alla sua attività di saggista ho già accennato in passato (per esempio, qui e qui), e certo ne avrei parlato ancora, se una certa serie di post non si fosse arenata nelle sabbie mobili della mia mancanza di tempo e d’ispirazione; stavolta mi dedico invece a una sua opera di narrativa (che è anche l’unica incursione nel fantastico di una carriera in prosa che conta quasi solo romanzi storici), e alla trasposizione per il cinema che ne è stata tratta. 

venerdì 11 aprile 2025

Eat the Schoolgirl

Torna dopo una lunghissima assenza un nuovo appuntamento con la famigerata rubrica Obsploitation Extreme, un agghiacciante spazio dedicato a recensioni di film destinati ai soli titolari di stomaci d’acciaio. Da non confondere con la rubrica quasi gemella “Obsploitation Vomit”, che ne è la variante più malsana, “Obsploitation Extreme” ha ospitato in passato cosettine leggere come "A serbian film" (per citare uno dei titoli più famosi) e varie forme di marciume ero- guru. 
È proprio verso quel tipo di marciume che ci dirigiamo oggi, con l’intento di capire se c’è un limite al peggio oppure se il peggio deve ancora arrivare. Ma partiamo dal regista. Il regista è nientemeno che Naoyuki Tomomatsu, autore di quel “Rape Zombie: Lust of the Dead” che abbiamo recensito a fine marzo proprio qui sul blog
Avevo accennato, in quell’articolo, al fatto che mi sarebbe piaciuto parlare un giorno anche dei suoi titoli più famosi, per cui mi sono detto “perché non farlo subito?” Mi sono quindi messo a spulciare nella sua filmografia alla ricerca di qualcosa su cui provare a imbastire un articolo decente, quando l’occhio mi è caduto malignamente su uno dei primissimi titoli della sua produzione. E quella è stata la mossa che ha svoltato, almeno per oggi, il destino del blog.

venerdì 4 aprile 2025

Traditi dalla fretta #45

Siamo già arrivati ad aprile, le giornate scorrono rapidamente come non mai e il freddo ha ormai lasciato spazio libero ai primi piacevoli tepori. Anni fa il mese di aprile era dedicato alla pubblicazione di uno speciale cinematografico per festeggiare in un modo originale il compleanno del blog, ma non sempre gli impegni della vita reale me ne hanno concesso l'opportunità e questo è appunto uno di quegli anni in cui non sono riuscito ad arrivare puntuale con l'appuntamento più importante dei "The Obsidian Mirror". Pazienza. Riuscirò magari a fare qualcosa di non troppo complicato più avanti, magari a giugno, più probabilmente a luglio o, se va male, il prossimo autunno. Per il momento continuiamo con una programmazione pressoché casuale, fatta di piccoli episodi che ricalcano le mie letture o le mie serate davanti a uno schermo. A proposito di compleanno: quest'anno siamo giunti a spegnere la quattordicesima candelina. Un'enormità se consideriamo che la vita media di un blog, anche negli anni in cui il blogging contava qualcosa, inizia la sua discesa verso l'abbandono dopo solo un paio di anni. Il prossimo anno saranno quindici e mi assumo sin d'ora l'impegno di festeggiare alla grande. All'orizzonte si intravede anche il post numero 1000 (altra ottima occasione per brindare), ma vista la frequenza di pubblicazione che sto mantenendo dovrei riuscire ad arrivarci, se tutto va come deve andare, attorno a Natale 2026. 
Ripartiamo oggi con un nuovo episodio di "Traditi dalla fretta", il quarantacinquesimo della serie, che arriva un pelino in ritardo rispetto alla sua normale cadenza. E chissà se un giorno avrò un centesimo episodio da festeggiare. Non sarebbe male, visto che ogni occasione per alzare un calice, per quanto mi riguarda, è sempre la benvenuta.

venerdì 28 marzo 2025

Rape Zombie: Lust of the Dead

Non so che dire. Era un bel po’ che non mi accomodavo davanti allo schermo davanti a un bel film di zombi. Questo principalmente per il fatto che non ho più grandi speranze di trovare materiale abbastanza buono là fuori che possa spingermi serenamente a premere il tasto play. 
Voglio dire, non che mi dispiaccia, nelle sere in cui la mia priorità è spegnere il cervello, assistere all’ennesima carneficina non-morta, ma un minimo di novità ogni tanto mi piacerebbe che ci ci fosse. Non dico di originalità, perché quella ormai non la vedo probabile, ma perlomeno un particolare, anche secondario, che mi strappi un’emozione, fosse anche una risata, e che mi faccia dire che non tutto quello che ho visto è da buttare nel cesso. 
Negli ultimi anni ho tirato lo scarico innumerevoli volte e senza alcun rimorso, eccezion fatta per un paio di pellicole a tema zombi di provenienza asiatica che sono state in grado di aggiungere un pizzico, ma giusto un pizzico, di sale sull’insalata. Penso alla zombi-comedy giapponese “Zombie 100. Cento cose da fare prima di non-morire” (Zom 100: Bucket List of the Dead, 2023), tanto per fare l’ultimo esempio in ordine cronologico, ma potrei citarne altre.

venerdì 21 marzo 2025

Il vampiro di A.K. Tolstoj

A costo di risultare monotono, confesso che anche la lettura che vi presento oggi è stata resa possibile da una trasferta di lavoro. Non che a casa io non legga, ma è innegabile che quando sono solo, senza distrazioni, è il momento ideale per prendere in mano un libro. E così, in un tardo pomeriggio di febbraio, in una giornata di lavoro finita presto, per essere un giorno di fiera, rientro nel solito albergo di Verona che mi ospita tutti gli anni nello stesso periodo, apro questa piccola antologia e porto subito a termine il primo dei quattro racconti, poi getto uno sguardo all'orologio e decido che è il momento di telefonare a mia moglie. Non so a voi, ma a me dà conforto quella chiamata quando sono lontano da casa, anche se breve, anche se solo per parlare del tempo. Avere qualcuno da chiamare, quando si è via per lavoro, mi ripaga della giornata trascorsa e mi permette di darle un senso. Viceversa sarebbe solo schiavitù. Chiamo mia moglie, che quel libro lo ha già letto la settimana scorsa, e tra le tante cose che ho da dirle le annuncio di aver completato il primo racconto, che mi è piaciuto, e che ho ancora abbastanza tempo per passare al secondo, una volta terminata la telefonata. 
Lei si guarda bene dall'anticiparmi che il secondo racconto ha alcuni simpatici punti di contatto con il primo, e di questo piccolo riguardo le sono grato. Un piccolo riguardo che, mi scuserete, io non ho avuto con voi che ormai, a questo punto, già ne siete al corrente. Ma non preoccupatevi: i dettagli, almeno quelli, ve li risparmierò, perché vale davvero la pena di scoprirli da soli.

venerdì 14 marzo 2025

Il fantasma di Katie King (Pt. 3)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Nel suo libro del 1962 “Gli Spiritisti: storia di Florence Cook e William Crookes”, Trevor H. Hall si dice certo che la medium fosse in realtà un’imbrogliona. Secondo lui la Cook, travestita, avrebbe recitato personalmente la parte di Katie King, oppure si sarebbe fatta aiutare da un complice che, sgattaiolando nel Gabinetto o nella stanza delle sedute, avrebbe rappresentato il fantasma. Oltre ai tre episodi menzionati nelle ultime righe del post precedente, Hall portava anche altre circostanze a supporto della sua tesi. 
Prima di tutto, la somiglianza sospetta di Katie King con la Cook. Ma questa da solo non basta come prova e non solo perché tale somiglianza non veniva riscontrata in tutte le occasioni, ma anche perché gli spiritisti convenivano che questo aspetto fosse tipico degli spiriti materializzati, e poiché in base alle testimonianze dei partecipanti la medium e lo spirito erano entrambi visibili nello stesso momento, ne consegue che non poteva essere Florence a impersonare Katie. 
Si potrebbe naturalmente obiettare che la Cook avesse una complice, ma perché allora rischiare e scegliere qualcuno che le somigliava tanto? E il fatto che talora il fantasma “incarnato” non rassomigliasse alla medium significava forse che la (o il) complice era più d’una? 

venerdì 7 marzo 2025

Il fantasma di Katie King (Pt. 2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
  
Era il 9 dicembre, come abbiamo detto, e a casa Cook Katie King si era appena materializzata durante una seduta quando, com’era sua abitudine, porse la mano ai partecipanti. Subito William Volckman la afferrò saldamente e accusò a gran voce la medium di essersi mascherata da fantasma. Lo spirito si dibatté, riuscì a liberarsi e fu poi aiutato a tornare nel Gabinetto. Qualche minuto più tardi si irruppe nel Gabinetto e la Cook fu trovata nel posto e nell’esatta posizione in cui era stata legata, con i sigilli intatti. 
Ma Volckman non demordeva. In seguito ribadì pubblicamente la sua posizione, asserendo che prove definitive dell’imbroglio fossero da un lato la notevole somiglianza dello spirito con la Cook (cosa che non era sfuggita ai più attenti fra i partecipanti alle sedute), e dall'altro la maniera fin troppo umana in cui Katie King si era divincolata per sfuggire alla sua presa, quando ci si sarebbe aspettati che semplicemente si smaterializzasse sotto le sue dita, come in precedenza aveva dimostrato di saper fare. 
Queste obiezioni a dire il vero non sembravano del tutto campate per aria, anche per via dell’incomprensibile decisione degli astanti di aspettare vari minuti prima di entrare nel Gabinetto, quasi si volesse concedere alla medium del tempo per... per cosa?! 

venerdì 28 febbraio 2025

Il fantasma di Katie King (Pt. 1)

"Penso che se un'esperienza esiste, del periodo pioneristico della parapsicologia, che inquieti tuttora gli studiosi, questa è senz'altro il ciclo di sedute legate al nome di Katie King".
Con queste parole iniziava il breve articolo che Pier Luigi Aiazzi, insegnante e psicologo (e uno dei pochi italiani a essersi laureato con una tesi dedicata a temi parapsicologici), pubblicò sul numero di settembre 1985 nella rivista "Il Giornale dei Misteri" allora edita dalla Corrado Tedeschi Editore, azienda fiorentina oggi specializzata in pubblicazioni di creatività femminile (maglia, uncinetto) e in enigmistica tascabile.
Quel vecchio numero della rivista, che compravo tutti i mesi nell'edicola sotto casa e che oggi, mi perdonerà il nuovo editore, ha perso una buona parte del suo fascino, rappresentò la mia personale "iniziazione" a temi che ancora oggi, credo lo si possa facilmente notare, sono una parte fondamentale di tutto ciò che leggo e scrivo. Numerosi sono stati gli articoli che ho letto e riletto avidamente, ma solo pochi tra essi hanno lasciato un ricordo indelebile, al punto che, quarant'anni dopo, saprei quasi recitarne interi brani a memoria.

venerdì 21 febbraio 2025

Le Bunker de la Dernière Rafale

Quando capita che ti ritrovi la sera a casa nel bel mezzo della settimana, si sono già fatte le dieci e mezza e il giorno dopo devi alzarti presto per andare a lavorare, le alternative sono tre: ti metti a cazzeggiare col telefono intossicandoti anima e corpo in un'attività che non porta da nessuna parte, ti rifugi al cesso e ti metti davanti allo specchio alla ricerca di invisibili punti neri oppure, scelta preferita, ti metti a frugare nei tuoi "archivi" alla ricerca di un cortometraggio che ti accompagni verso un'ora più consona per andarsi a coricare. Ci sarebbe anche l'alternativa di mettersi a leggere o a scrivere qualcosa per il blog, che è ciò che sto facendo in questo momento, ma la sera di cui vi sto parlando è un'altra e risale a un periodo ormai imprecisato dello scorso anno. 
Ciò che venne fuori da quella ricerca serale fu un cortometraggio di appena 26 minuti il cui titolo e la cui locandina avevano, in un tempo di molto precedente, già attirato la mia attenzione per una certa dose di "singolarità" che mi aveva trasmesso così, a pelle. Il genere di riferimento è il "grottesco", un genere che ritengo essere sostenibile, ma questo è di certo un mio limite, esclusivamente se il minutaggio complessivo dell'opera non supera quello che una scatoletta di tonno richiedere per essere mangiata di fretta sul lavandino. In realtà, più che grottesco l'avrei definito "cyberpunk" perché, come spero vi sarà chiaro proseguendo nella lettura di questo articolo, certi dettagli non possono che far andare la memoria al cinema di Shin'ya Tsukamoto

venerdì 14 febbraio 2025

Libro Vs. Film: Rosaura alle dieci

Mi accingo alla lettura di questo Sellerio, colto di passaggio sullo scaffale di una libreria lo scorso autunno, mentre attendo l'apertura del gate dal quale partirò a breve. Il volo che mi attende sarà uno di quelli lunghi e un libro dal titolo accattivante sarà, almeno così penso, il miglior compagno di viaggio possibile. Certo, avrei potuto mettere in valigia uno qualunque dei titoli già in mio possesso, magari uno di genere fantastico, di quelli che sono solito divorare uno dopo l'altro in rapida sequenza, ma stavolta ho optato per una casa editrice "generalista", giusto per non perdere l'abitudine. 
Sì, lo so che questo incipit lo avete già letto (infatti è uguale a quello che un paio di settimane fa ha aperto la recensione di "Attraverso la notte" di William Sloane), ma questo di cui sto parlando è il viaggio di ritorno. Stessa modalità di lettura, quindi, e stesse ore da riempire davanti a me, interrotto solo da qualche hostess incaricata di versare qualche caffè o vendere profumi che non interessano a nessuno.
In realtà non sono venuto in possesso di questo titolo in maniera casuale come nel caso di "Attraverso la notte", ma come frutto di una precisa ricerca, facilitata dal fatto che l'editore ha recentemente immesso sul mercato una nuova edizione di un romanzo storico del suo catalogo che era ormai da anni classificato come esaurito. Sto parlando, se non lo si fosse capito, di "Rosaura alle dieci", romanzo d'esordio di Marco Denevi, un'opera che ha portato all'autore argentino un successo immediato e ha gettato le basi per la sua carriera letteraria.

venerdì 7 febbraio 2025

Due “Point Break” e due filosofie a confronto

Ho sempre pensato che ci sono film che non andrebbero mai rifatti, ma al massimo omaggiati. “Point Break” di Kathryn Bigelow (1991) rientra a pieno in questa categoria, e se tempo fa mi aveste chiesto il titolo di un film che per scelta non avrei mai visto, nella lista avrei di certo incluso il suo remake realizzato nel 2015 da Ericson Core, direttore della fotografia e regista specializzato in film d’azione: come si dice in questi casi, era un’operazione, questa, di cui non sentivo nessun bisogno. 
E invece, durante una pigra serata a casa di parenti, sotto le feste di Natale, mi sono rassegnato a guardarlo: le due ore di durata tutto sommato sono volate e qualcosa di positivo nel film (con mia sorpresa) l’ho pure trovato. E ora che sono passati abbastanza anni dal momento della sua uscita da permettermi di compararlo con l’originale senza rischio di farmi influenzare da altri (sono sicuro che all’epoca fioccassero le recensioni, qui sulla blogosfera), posso dire anch’io la mia. Ovvero, innanzitutto, che sono solo lo spunto di base, i nomi dei personaggi e poco altro ad accomunare i due lavori, e questo è allo stesso tempo il difetto maggiore (per chi sostiene che un remake debba essere il più possibile fedele al capostipite) e il maggior pregio di questa nuova versione (per chi è invece alla ricerca dell'originalità a tutti i costi). 

venerdì 31 gennaio 2025

Attraverso la notte

Mi accingo alla lettura di questo Adelphi, colto di passaggio sullo scaffale di una libreria lo scorso autunno, mentre attendo l'apertura del gate dal quale partirò a breve. Il volo che mi attende sarà uno di quelli lunghi e un libro dal titolo accattivante sarà, almeno così penso, il miglior compagno di viaggio possibile. Certo, avrei potuto mettere in valigia uno qualunque dei titoli già in mio possesso, magari uno di genere fantastico, di quelli che sono solito divorare uno dopo l'altro in rapida sequenza, ma stavolta ho optato per una casa editrice "generalista", giusto per non perdere l'abitudine.
Mi ritrovo invece di fronte a un titolo atipico per la casa editrice milanese, un titolo a metà strada tra fantascienza e giallo poliziesco e con una nota di horror che non guasta, ma che non prende mai il sopravvento anche se ne avrebbe tutte le potenzialità. Detto in un altro modo, le mie dita avevano calamitato sullo scaffale di quella libreria un libro che non era poi troppo diverso da quelli che acquisto consapevolmente. 
Devo però ammetterlo: l'incontro con "Attraverso la notte" non è stato affatto casuale e lo stesso risvolto di copertina di questa nuova edizione Adelphi non lascia molto spazio a fraintendimenti (c'è anche il solito commento entusiasta di Stephen King, che però ormai vale quel che vale), per cui, no, non è stata affatto una sorpresa. La vera sorpresa è stata semmai quella di aver trovato in "Attraverso la notte" una delle migliori letture del 2024 appena concluso.

venerdì 24 gennaio 2025

Libro Vs. Film: The Cremator (l'uomo che bruciava i cadaveri)

Ci sono dei momenti nella vita in cui si avrebbe voglia di leggere un’opera di finzione che sia allo stesso tempo aderente ai corsi e ricorsi storici, che ci aiuti a ricordare la storia perché la storia non si ripeta, che parli di scelte e di responsabilità, che sia profonda e commovente, ma sentiamo di non trovarci nello stato d’animo adatto per sopportare il fardello emotivo che una tale lettura comporterebbe. 
Ecco, è proprio in uno di quei momenti che un romanzo come “Spalovač mrtvol” dello scrittore praghese Ladislav Fuks (1923-1994) potrebbe aiutare a superare il blocco del lettore, perché pur trattando un tema spinoso come i prodromi dell’Olocausto è ricco di una buona dose di humor nero grazie al quale l’Autore ha saputo rendere le vicende narrate più grottesche e stranianti che orrorifiche. 
Il finale aperto, poi, può scompaginare un po’ le carte e quella percezione a senso unico dell’epilogo dell’opera che ci si insinua nella mente durante la lettura. 
Il romanzo, del 1967, fu portato in Italia da Einaudi nel ‘72 con il titolo “Il bruciacadaveri”, titolo ripreso anche dall’edizione Miraggi Editore del 2019. Viste le premesse, si tratta con evidenza di un’opera che indaga l’oscurità della mente umana e lo fa tramite la figura del protagonista Karel Kopfrkingl, direttore di un crematorio nella Praga degli anni Trenta del Novecento. Di inusuale Karel non ha tanto il lavoro (dopotutto la cremazione ha una sua utilità e come tutti i lavori sgradevoli, qualcuno li deve pur fare), quanto la passione con la quale lo svolge e le attenzioni al limite del malsano che riserva ai cadaveri, specialmente se di donne giovani e graziose. 

venerdì 17 gennaio 2025

Si riparano macchine del tempo e altri racconti dal XXX Trofeo RiLL

E per il terzo anno consecutivo la programmazione del blog di gennaio, escludendo il rituale appuntamento con Traditi dalla Fretta, pubblicato la scorsa settimana, parte con il tradizionale appuntamento con i racconti del Trofeo RiLL, giunto ormai, udite udite, alla sua trentesima edizione. La formula, come già altre volte ho riferito, è sempre la stessa dal 1994, anno in cui venne bandito per la prima volta il concorso letterario omonimo per il miglior racconto fantastico, i cui primi cinque classificati finiscono dritti sull'
annuale antologia "Mondi incantati" curata dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare ed edita da Acheron Books.
Numeri ancora una volta importanti (anche se non da record) anche per l'edizione 2024, che ha visto all'opera oltre 300 autori e autrici per un totale di 412 racconti dati in pasto ai selezionatori. Ciò che ne è uscito è ancora una volta un prodotto di notevole qualità nel quale, anche con tutta la buona volontà, si fatica a trovare punti deboli.
L'antologia in questione prende il titolo dal racconto vincitore "Si riparano macchine del tempo" di Mauro Longo, autore messinese (ma croato di adozione) già piuttosto noto nella piccola cerchia del fantastico nostrano per una trentina di racconti e per i romanzi "Decameron dei morti" (Origami Edizioni), "Guiscardi senza gloria" (Acheron Books) e "Il fabbricante di spettri" (RW Edizioni). Nella carrellata odierna partirei quindi da questo. 

venerdì 10 gennaio 2025

Traditi dalla fretta #44

Riparte anche quest'anno, prendendosela largamente comoda, la programmazione di The Obsidian Mirror, un blog che il suo stesso essere tale, è ormai ampiamente fuori moda, ma che resiste alle modernità e che, non contento, tra pochi mesi spegnerà le sue tredici candeline. C'è chi dice che il tredici porti male, c'è chi dice che porti bene, e io tra le due scuole di pensiero preferisco nettamente quest'ultima. 
Lo scorso anno, complice lo speciale dedicato ai food movies, la vitalità di questo blog ha raggiunto livelli che non raggiungeva dal lontano 2016. 
I 66 post usciti nel 2024 hanno sorpreso anche me, quasi ormai rassegnato alla lenta agonia di uno spazio virtuale che forse, mi viene talvolta da pensare, in tredici anni ha già detto tutto quello che aveva da dire. E ciò salta particolarmente agli occhi osservando quelle numerose iniziative, dagli Yellow Mythos alle cento storie Kaidan, che sono ormai palesemente alle corde, per via di quel mio inguaribile vizio nel non portare mai a termine le cose iniziate. 
Vedremo se il 2025 sarà in grado di portare al blog nuova linfa, anche se qualche motivo per dubitarne, da qualche parte dentro di me, ce l'ho; e questo non tanto per un normalissimo discorso motivazionale, come qualcuno potrebbe pensare, quanto per via di una vita che si fa di anno in anno più frenetica. E io che speravo che, al contrario, andando a invecchiare, tutto diventasse nettamente più zen. Così non è. Pazienza. La buona notizia è che la vita reale mi ha portato nel 2024 un paio di ottime soddisfazioni, intese come vittorie ottenute grazie a una perseveranza d'altri tempi, che non credevo possibile potessero arrivare.
Ma quello è già il passato. Siamo nel 2025 ed è tempo di riportare il blog in carreggiata, partendo da un nuovo, immancabile, episodio di "Traditi dalla fretta" . 
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