A costo di risultare monotono, confesso che anche la lettura che vi presento oggi è stata resa possibile da una trasferta di lavoro. Non che a casa io non legga, ma è innegabile che quando sono solo, senza distrazioni, è il momento ideale per prendere in mano un libro. E così, in un tardo pomeriggio di febbraio, in una giornata di lavoro finita presto, per essere un giorno di fiera, rientro nel solito albergo di Verona che mi ospita tutti gli anni nello stesso periodo, apro questa piccola antologia e porto subito a termine il primo dei quattro racconti, poi getto uno sguardo all'orologio e decido che è il momento di telefonare a mia moglie. Non so a voi, ma a me dà conforto quella chiamata quando sono lontano da casa, anche se breve, anche se solo per parlare del tempo. Avere qualcuno da chiamare, quando si è via per lavoro, mi ripaga della giornata trascorsa e mi permette di darle un senso. Viceversa sarebbe solo schiavitù. Chiamo mia moglie, che quel libro lo ha già letto la settimana scorsa, e tra le tante cose che ho da dirle le annuncio di aver completato il primo racconto, che mi è piaciuto, e che ho ancora abbastanza tempo per passare al secondo, una volta terminata la telefonata.
Lei si guarda bene dall'anticiparmi che il secondo racconto ha alcuni simpatici punti di contatto con il primo, e di questo piccolo riguardo le sono grato. Un piccolo riguardo che, mi scuserete, io non ho avuto con voi che ormai, a questo punto, già ne siete al corrente. Ma non preoccupatevi: i dettagli, almeno quelli, ve li risparmierò, perché vale davvero la pena di scoprirli da soli.