La bellezza e il colore: ora mi rendo conto di ciò che gli artisti tentano di fare. Cercano di fissare la bellezza su di una tela, il modo come risplende e freme e vive. (Timothy Leary, “Il Gran Sacerdote”, 1968, Trip 4)
Sarà banale a dirsi, ma vi sono sistematiche analogie fra le esperienze psichedeliche dei soggetti più diversi e quel che cambia, casomai, è la loro capacità di raccontarle: chi è più avvezzo all'uso delle parole userà i termini più calzanti ed emozionanti, e in generale chi ha un talento artistico infonderà la sua peculiare sensibilità nelle descrizioni. Come dimostra la citazione posta in apertura, molti soggetti raccontano di aver provato sensazioni intense soprattutto dal punto di vista visivo. Anche il “viaggiatore” citato da Leary poche righe fa si ritrovò a riflettere, di fronte alle proprie inedite visioni, sulle percezioni visive dei pittori, e sul fatto che la maggior parte di questi tenti di rendere la bellezza su tela riuscendovi solo in parte. Poiché - ricordate cosa aveva scritto Huxley nel suo saggio? - […] la gloria e la meraviglia dell'esistenza pura appartengono a un altro ordine che anche l'arte più alta non ha il potere di esprimere. (Per la citazione completa vi rimando a questo post.)