LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Ma ora veniamo al cinema, visto che qualche citazione qua e là l’abbiamo già fatta. Va innanzitutto ricordata la trasposizione del capolavoro di Saramago: “Blindness - Cecità”, 2008, diretto da Fernando Meirelles. Il film è molto fedele al libro, e proprio per sottolineare l’universalità del tema trattato si svolge in un tempo e un luogo imprecisati. Il tema psicanalitico è invece alla base di “L'occhio che uccide” (“Peeping Tom”), 1960, ma non nel senso inteso da Freud: nel film di Michael Powell abbiamo un uomo a cui l’atto del guardare ricorda gli abusi subiti da bambino, quando il padre lo filmava in situazioni di stress e paura; come se la “vista” del padre avesse ucciso la sua innocenza, e la sua morale, l’uomo è ora un assassino che trasforma a sua volta il suo occhio (o meglio il suo surrogato, la cinepresa) in strumento di morte. Qui non si parla evidentemente di cecità in senso fisico, ma semmai di una sopraggiunta "cecità morale". "Musica nel buio" (1947) di Ingmar Bergman, “Minnesota Clay” (1964) di Sergio Corbucci e “La musica del silenzio” (2017) di Michael Radford (sulla vita del tenore Andrea Bocelli)
sono esempi di film drammatici che hanno come tema la cecità, così come i due film tratti dal romanzo di Arpino menzionato di sfuggita nell’incipit della prima parte ("Profumo di donna", 1974, di Dino Risi e il suo remake, “Scent of a woman - Profumo di donna”, del 1992, di Martin Brest).