"Per i molti ai quali non fu dato di conoscere personalmente il Giappone, e che sempre, in una muta quanto bramosa curiosità, ricorrono alle fotografie e tengono in mano estasiati i preziosi oggetti leggiadri dell'arte giapponese per costruirsi, sulla base di tale precario supporto, un sogno multicolore di quel lontano paese, per tutti costoro Lafcadio Hearn è diventato un sostegno incomparabile e un amico." (Stefan Zweig, 1911).
Ormai un anno è passato dall'ultima volta che il progetto Kaidan è apparso sulle pagine virtuali di questo blog. Oltre un anno e mezzo, se vogliamo escludere dal conteggio la lunga digressione dedicata all'universo di Ring. Il tempo, sebbene venga scandito con estrema precisione dalle lancette degli orologi, sembra avere la strana caratteristica di comprimersi e di espandersi al di fuori del nostro controllo... Ma, lo avete capito, sto solo cercando delle scuse.
Ormai un anno è passato dall'ultima volta che il progetto Kaidan è apparso sulle pagine virtuali di questo blog. Oltre un anno e mezzo, se vogliamo escludere dal conteggio la lunga digressione dedicata all'universo di Ring. Il tempo, sebbene venga scandito con estrema precisione dalle lancette degli orologi, sembra avere la strana caratteristica di comprimersi e di espandersi al di fuori del nostro controllo... Ma, lo avete capito, sto solo cercando delle scuse.
Lasciataci alle spalle Sadako Yamamura e tutta la sua mitologia, è giunto il momento di rientrare sulla carreggiata principale, quella che, attraverso cento articoli, cercherà di affrontare il tema che ci eravamo prefissati in tutta la sua interezza. E da dove ripartire se non da Lafcadio Hearn, il più celebre narratore di storie di fantasmi giapponesi?
Strano nome Lafcadio Hearn. Non sembra affatto giapponese. E avete ragione: Patrick Lafcadio Hearn era irlandese, nato da padre irlandese e madre greca... e... e come avete già intuito, ho deciso di raccontare questa storia proprio dall'inizio.