Cruciverba del 2 maggio, 17 orizzontale, “Uno degli Stati Uniti”. Risposta: “UTAH”. Cruciverba del 22 maggio, 3 verticale, “Pellerossa del Missouri”. Risposta: “OMAHA”. Cruciverba del 27 maggio, 11 orizzontale, “Ma qualche pezzo grosso come questo ne ha rubato qualcuno a suo tempo”. Risposta: “OVERLORD”. Cruciverba del 30 maggio, 11 orizzontale, “Cespuglio che suscita reazioni infantili”. Risposta: “MULBERRY”. Cruciverba del 1 giugno, 15 verticale, “Divide il suo regno con Britannia”. Risposta: “NEPTUNE”.
Utah, Omaha, Mulberry, Neptune, ma soprattutto Overlord avevano attirato l’attenzione del controspionaggio inglese. Come era possibile che nomi in codice ritenuti segreti potessero apparire, in una sequenza così impressionante, all’interno dei cruciverba pubblicati proprio nei giorni precedenti lo sbarco in Normandia? Chi era quell’uomo che gli uomini del MI-5 (Military Intelligence, section 5) avevano di fronte? Un uomo qualunque o una spia al servizio dei nazisti? “Ma come faccio a sapere quali parole voi usate per i codici segreti e quali no?”
I servizi segreti inglesi avevano purtroppo tutte le ragioni per essere sospettosi. Sempre più spesso in quegli anni erano venuti alla luce i più bizzarri stratagemmi che la rete spionistica di Hitler, la cosiddetta Abwehr, aveva messo in atto per ricevere informazioni dai propri uomini ben distribuiti sul territorio inglese, tra i quali figuravano decine di insospettabili cittadini, proprio come l’uomo che avevano di fronte. Negli anni tra il 1939 e il 1945, in tutta la Gran Bretagna comunicazioni per il Terzo Reich furono scoperte un po’ ovunque, su spartiti musicali, su tappi di bottiglia, su cartoline d’auguri. Messaggi sconvolgenti, scritti in alfabeto morse, erano stati scoperti nelle cuciture di alcuni abiti femminili. Punto, linea, punto, linea. Come distinguere un messaggio in codice da quella che sembrava essere una semplice imbastitura? Abiti destinati ai mercati di paesi neutrali dai quali, con le dovute attenzioni, venivano dirottati a Berlino.
Leonard Sydney Dawe continuava a sostenere la sua innocenza. Fece anche notare che quei cruciverba potevano essere preparati anche diversi mesi prima e che, pertanto, non poteva che trattarsi di un’ incredibile coincidenza, ma…
Che ci fosse qualcosa di singolare in quella “coincidenza” era assolutamente fuori di dubbio, ma come riuscire a dimostrarlo? Quei numeri relativi alle date di pubblicazione, quegli altri numeri relativi alle caselle del cruciverba, avevano un significato? Utah orizzontale e Omaha verticale erano forse un riferimento alla conformazione della penisola del Cotentin? Nessuno riuscì mai a scoprirlo.
La storia ci insegna cosa successe nei giorni successivi. Se un tentativo di comunicazione era stato fatto, evidentemente Hitler non seppe farne buon uso, o forse non seppe interpretarlo, o forse ancora gli mancavano delle informazioni che, chissà, gli sarebbero dovute pervenire con le parole crociate successive.
Leonard Sydney Dawe, in mancanza di prove certe, fu rilasciato. Il professore di Leatherhead non fu più infastidito dai servizi segreti e visse una vita tranquilla fino al giorno della sua morte, che lo colse nel 1963 all’età di 74 anni.
Ma negli anni successivi al D-Day, Dawe ebbe modo di fare alcune dichiarazioni in merito alla sua vicenda. In una di queste, indubbiamente la più bizzarra, dichiarò di ricordare un fatto accadutogli in quei giorni che, all’epoca degli interrogatori, aveva deciso di non rivelare a nessuno. Una notte di quell’anno, il 1944, il professor Dawe, che stranamente non riusciva a prendere sonno, si fece preparare dalla moglie Hélène una tisana. Si addormentò, ma il sonno non durò molto a lungo. Si svegliò di soprassalto poco dopo la mezzanotte e, lui che di solito non ricordava mai i suoi sogni, quella volta aveva ancora davanti a sé l’immagine della sua povera zia Elizabeth che, apparsagli in sogno, gli aveva suggerito cinque parole da scrivere e pubblicare nelle sue parole incrociate. Cinque parole senza alcun nesso fra di loro: Utah, Omaha, Mulberry, Neptune e Overlord. È forse questa la spiegazione?
Più recentemente un certo Ronald French, intervistato dalla BBC nel 1984, dichiarò di ricordare che all’epoca dei fatti, quando era solo quattordicenne, fu invitato dal suo insegnante, Leonard Dawe, ad inserire alcune parole a caso nelle griglie dei suoi cruciverba e che una di queste, egli ricordava, era appunto Utah. Il professor Dawe, proseguì French, aveva infatti l’abitudine di lasciare che i suoi studenti suggerissero delle parole come soluzioni per cui, solo in seguito, avrebbe lui stesso creato le definizioni. Le parole che French e i suoi compagni scrissero erano quelle che forse più comunemente si udiva pronunciare al campus il quale, all’epoca, pare fosse frequentato anche da militari. È forse questa la spiegazione?
La battaglia di Dieppe verrà ricordata come una disfatta memorabile per la Royal Air Force, che in quell’occasione perse anche 106 aerei. Una disfatta memorabile, ma evidentemente non abbastanza, perché se gli agenti del MI-5 avessero sfogliato una vecchia copia del Telegraph, quella del 17 agosto 1942, due giorni prima del famoso raid, avrebbero trovato un cruciverba a firma Leonard Sydney Dawe, che riportava una definizione da far venire i brividi: “Porto francese, 6 lettere”. La risposta? Indovinate un po’!
Bel finale, TOM, degno di un racconto spionistico!
RispondiEliminaUn finale che lascia aperta la questione. Colpevole o innocente? Lo sbarco in Normandia fortunatamente è stato un trionfo per le truppe alleate, ma è facile chiedersi cosa sarebbe successo se fosse fallito. Nuovi cruciverba?
EliminaBellissimo TOM! Certo che la coincidenza è fin troppo inquietante.
RispondiEliminaAlle coincidenze credo fino a un certo punto. Con la faccenda di Dieppe quel punto mi sembra sia stato abbondantemente superato.
EliminaLe coincidenze ci sono. Chissà, è possibile che Dawe abbia collaborato coi nazisti. D'altronde, sono situazioni che a volte capitano durante i conflitti fra nazioni.
RispondiEliminaConcordo. Non si può condannare a priori l'operato di coloro che collaborarono col nemico, da qualunque parte la si guardi. Era quella un'epoca che, per noi che l'abbiamo solo letta sui libri, è difficile da comprendere nel suo complesso. Se Dawe aveva deciso di aiutare i tedeschi probabilmente aveva le sue ragioni e, potrei quasi scommetterci, quello che lui conosceva del nazismo era la parte più edulcorata, filtrata di quelli che erano gli orrori che, solo alla fine del conflitto, sarebbero venuti alla luce.
EliminaDire che è affascinante è dire poco! Nonostante tutto, un po' d'ambiguità resta - certo, sarebbe un accumularsi di coincidenze stranissimo, ma è anche vero che la casualità è (e perdonatemi la banalità) un qualcosa di totalmente imprevedibile.
RispondiEliminaCerto, a rigor di logica, la risposta più razionale sarebbe quella che punta sulla sua colpevolezza.
Mi sa che rimarremo col dubbio!
La verità non la sapremo mai, questo è certo, e che si sia stato qualcosa di "eccessivamente strano" è fuori discussione. Un'ulteriore indizio che secondo me sposta l'ago della bilancia dalla parte della colpevolezza è quel patetico tentativo di tirare in ballo la zia defunta.... Se Dawe fosse stato completamente sereno avrebbe sentito il bisogno di andare avanti a fornire spiegazioni sulla vicenda?
EliminaStoria davvero interessantissima! Sei stato molto bravo a scovarla!
RispondiEliminaTra l'altro mi ha ricordato la vicenda Enigma.
In effetti, pare proprio che in quei tempi piacesse molto giocare con le lettere dell'alfabeto. Enigma ne un altro bell'esempio. Grazie
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