martedì 10 febbraio 2015

Il villaggio nero (Pt.2)

Come già scritto nell’introduzione, “Sui treni e nelle stazioni di Grabiński qualcosa di terribile – o anche solo di molto, molto strano – sta sempre per accadere”. E cosa c’è di più strano di un treno che viaggia senza controllo, ininterrottamente, senza che nessuno all’apparenza lo guidi e lo diriga? Dove va, e perché, quel treno? È la domanda posta in The Wandering train, racconto incluso nel volume in inglese “The dark domain” e mai pubblicato in Italia.
L’incedere del treno ha qualcosa di mistico, e mentre il personale ferroviario s’interroga e cerca il modo di fermarlo per scongiurare un disastro di proporzioni epiche che sembra solo una questione di tempo, la lotta contro “l’espresso fantasma” assume i contorni di una lotta tra programmaticità e imprevedibilità, ragione e istinto, materia e slancio vitale. Una metafora del nuovo che, come un’onda, travolge il vecchio e lo supera.
Dal ruolo di preda, l'intruso è diventato il cacciatore, e ha iniziato a minacciare direttamente il regolare, vecchio ordine delle cose. Il treno assurge a incarnazione dell’élan vital bergsoniano e prevedibilmente il suo passaggio, come testimonia la folla ammutolita, non è senza conseguenze. Se ne stanno in piedi in silenzio; non un muscolo si contrae, non una palpebra si socchiude. Se ne stanno in piedi in silenzio... Perché attraverso di loro è passato il più strano dei respiri, perché sono stati toccati da un grande risveglio, perché sono già... folli…
Capolavoro di sintesi, che dice molto raccontando poco, il racconto è tutto qui, con il suo significato più profondo racchiuso negli stupefacenti passaggi finali.

Il demone del movimento, che apre invece la raccolta italiana “Il villaggio nero”, scandaglia la psiche di un uomo e la sua ossessione con rara tensione e rimandi psicanalitici, proponendo allo stesso tempo un’interessante variazione sul tema del doppio. Il demone del movimento è un’entità con una sua volontà, in grado di guidare le azioni di un uomo, di… possederlo. Ecco, questo racconto parla di ossessione, ma anche di possessione: il tema della ferrovia e del viaggio qui diviene una discesa metaforica nella paranoia e nella follia del protagonista Tadeusz Szygoń
Corriamo su una sfera che gira nello spazio, afferma Szygoń a un certo punto, intendendo dire che, per quanto moderni o veloci i treni possano essere, essi possono soltanto seguire binari già tracciati sul globo terrestre; la Terra, a sua volta, può solo girare su se stessa e seguire orbite già tracciate nello spazio; e così via. Quale influenza può avere persino la più sconcertante e favolosa velocità di un treno al suolo sugli effetti dell’assoluto movimento? Come criceti su una ruota, gli uomini possono solo correre in tondo restando incatenati al suolo, senza davvero decidere da sé dove andare. 
Szygoń è un uomo dai molti vizi (casinò, bridge, cavalli), ma l’unico nel quale indulge inconsciamente è anche il più inquietante: dalla natia Varsavia si ritrova in posti sempre diversi senza ricordare come né perché ci sia arrivato, perché dal momento della partenza a quello di arrivo viene colto da una misteriosa amnesia. In lui alberga il demone del movimento, quella stessa forza oscura che lo spinge a cambiare spesso casa, da un quartiere all’altro, e che egli ha sempre imputato alle sue origini gitane. 

Se i sogni son desideri, i viaggi di Szygoń non sono tanto delle fughe, ma piuttosto l’espressione del desiderio impossibile di sfuggire alle leggi fisiche che vincolano l’uomo alla Terra e la Terra all’universo; lui, Szygoń, l’emblema di un individuo che, come l’Autore, non accetta i limiti umani fino alle estreme conseguenze; il personale ferroviario, che simboleggia questi limiti, la sua nemesi. Quest’avversione aumentava con il ripetersi delle sue “fughe” fantastiche, per cui provava vergogna, non tanto a causa della loro inutilità quanto, piuttosto, per il loro esser concepite su scala tanto misera.
Un giorno, su un treno per Madrid, Szygoń si ritrova coinvolto in una spiacevole discussione con un capostazione; uno strano individuo che non pare neanche umano, tanto che sembra mutare (forse deliberatamente) davanti a suoi occhi. C’è uno scopo, un disegno preciso dietro quello che avviene, o è il caso a spingere quell’individuo, uomo o demone che sia, a sfidare Szygoń, deridendo le sue idee a proposito di velocità e di assoluto movimento, magnificando invece il treno e la tecnologia che avanza? Non lo sappiamo, ma nel momento di rottura, quello in cui il demone del movimento emerge prepotentemente, prendendo il sopravvento, le conseguenze sono terribili.

Novello dottor Jekyll, per una peculiare “nevrosi da treno” Godziemba, quando viaggia, perde la sua usuale timidezza per trasformarsi in un uomo non solo audace e amorale, ma perfino pericoloso. Non è un caso, quindi, che l’ultimo racconto “ferroviario” di cui parliamo oggi si intitoli Nello scompartimento.
Il fato si compie un giorno in cui egli si trova a dividere lo scompartimento del treno con i Rastawiecki, una coppia di sposini. È notte fonda e Godziemba e Nuna, la moglie, vengono travolti dal demone del sesso. Come sotto un incantesimo, i due si lasciano travolgere dalla lussuria mettendo da parte non solo le regole del vivere sociale e del rispetto, ma anche le più elementari regole della prudenza. Com’è prevedibile vengono scoperti; nasce una colluttazione con Mieciek, il marito, e soltanto una volta sceso dal treno Godziemba, tornato in sé, si renderà conto dell’enormità di quanto è successo…
Godziemba è un fanatico del treno la cui forza vitale, la psiche e la volontà si rafforzano e… mutano per effetto della velocità del treno ma che poi, a posteriori, si ritrova sempre più prostrato e indebolito da queste sovreccitazioni, proprio come un uomo in crisi di astinenza da droga: Un treno in corsa gli faceva lo stesso effetto della morfina iniettata nelle vene di un tossicomane.
Un parallelismo molto interessante, quello suggerito da Grabiński, che esplora il concetto di slancio vitale portando all’estremo una prospettiva particolare e completamente nefasta già apparsa in altri racconti, ove i concetti di nevrosi, scissione e personalità deviate non sono certo una novità - perché l’impeto della vita esplora tutte le possibili direzioni dell’agire umano e l’uomo è pur sempre un animale (un animale “evoluto”) legato alla materia, perciò non è detto che questo avvenga solo nell’ambito della morale comune o della legge o della pacifica convivenza tra uomini. Di questo racconto esiste una traduzione in italiano, sempre a cura di Andrea Bonazzi, pubblicata dalla Hypnos.
CONTINUA

[Edit 11/2/2015 – Mi scrive Andrea Bonazzi, traduttore e curatore dei racconti di Grabiński per Hypnos, precisando che sull'archiviostorico online de La Stampa si può recuperare il racconto “Il treno fantasma (Leggenda ferroviaria)” [aka The Wandering Train; Bledny pociag (Legenda kolejowa), 1919] di Stefan Grabiński, tradotto da Enrico Damiani sulla terza pagina del quotidiano in data 28 aprile 1928”. Grazie ad Andrea per la segnalazione.]

12 commenti:

  1. Sai che questo autore m'interessa sempre più?

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  2. Molto ma molto interessante, ovviamente non ne avevo mai sentito parlare.
    Però si saranno ispirati a queste storie per realizzare il terribile Il treno (Amok Train o Beyond the Door III)?

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    1. Il film che citi non l'ho visto ma spulciando su IMDb e su Wiki mi verrebbe da risponderti di no. Da quello che mi è sembrato di capire lì il treno rappresenta il sovrannaturale, mentre qui il treno è più che altro un palcoscenico per l'ignoto. Lo vedo forse come il vero prototipo de "Il tunnel" di Dürrenmatt...

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  3. Per anni ho viaggiato molto sul treno, ormai uso quasi esclusivamente l'auto, e mi rendo conto, leggendo queste trame, di quanto in un certo senso il contatto umano in una treno sia una fonte di ispirazione. Ogni passeggero può nascondere una storia, suscitare fantasie che i tuoi famigliari seduti nel sedile posteriore della station wagon non susciteranno mai.

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    1. Ci si potrebbero effettivamente scrivere libri interi sui viaggi in treno. Ultimamente mi è capitato di viaggiare su diversi "Freccia Rossa" tra Milano e Roma, ma devo ammettere che le storie più interessanti si raccolgono sui regionali, dove la gente magari tace ma, nel silenzio, riesce a trasmettere molto di più.

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  4. Devo dire che rispetto a quel che avevi premesso nel primo post, mi sembra che tu abbia taciuto abbastanza da lasciare immutato il desiderio di leggere di persona i racconti.
    Chissà se King si è ispirato al primo racconto per creare la sua macchina infernale Christine?

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    1. La percezione dello spoiling è molto diversa tra chi ha già letto le storie e chi deve ancora leggerle.... forse la questione è proprio tutta lì.
      Stephen King? Mmhhh.. ne dubito.

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  5. Mhhh... devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di diverso, per ora... Vedremo.

    Moz-

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    1. Vedremo. Questo post è ancora molto lungo: avrai tempo di cambiare idea altre cento volte.

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  6. Penso di esser posseduta dal demone del movimento!!! XD Fosse possibile cambierei luogo e casa in continuazione!
    (Nella mia mente contorta, ho pensato che il tipo del racconto, Szygoń, avrebbe amato Galaxy Express 999 XD)

    E corro a recuperare il racconto disponibile da link! *__*

    Sono entusiasta di aver fatto la conoscenza di Grabinski! Grazie TOM!

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    1. Il racconto consultabile nell'archivio storico del quotidiano "La stampa", come vedrai, non è il massimo in termini di leggibilità. Si tratta di una scansione malfatta di una pagina vecchia di un secolo (e si vede). Resta tuttavia un ottima testimonianza che vale la pena recuperare.

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