sabato 4 giugno 2016

Orizzonti del reale (Pt.7)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Nell'articolo precedente ho introdotto una delle figure chiave di questa parte del progetto Orizzonti, quella di John Marco Allegro. Allegro era un filologo britannico che nel 1953 fu invitato a far parte del gruppo di studiosi che si stava formando per esaminare e decifrare i Rotoli del Mar Morto. Era un gruppo internazionale che, fino a quel momento, contava solo ecclesiastici o comunque membri di fede cattolica. Allegro invece non era praticante, perché pur essendo cresciuto in una famiglia anglicana ed essendo perfino stato un Pastore Metodista per qualche tempo, si era poi allontanato dalla religione e si dichiarava agnostico. Fu forse per questo che si permise di spingersi più in là degli altri nelle interpretazioni etimologiche delle parole in cui incappava nello studio dei testi antichi.
Allegro riteneva che la scrittura servisse per tramandare, mascherandoli, concetti e misteri che si voleva celare all'uomo comune per riservarli a una casta di “eletti”, gli iniziati. Riteneva che la parola scritta non fosse solo un simbolo, ma l'espressione di un'idea sviluppatasi all'interno di una determinata area etnico-sociale, utile quindi a comprendere il contesto filosofico preistorico che l'ha generata. E poiché il linguaggio liturgico è essenzialmente conservativo, ovvero tende a mantenere al suo interno le parole nel loro senso originale, primitivo, lo studio della religione dovrebbe sempre basarsi sulla filologia. La sua ricerca gli permise di rintracciare all'interno di parole semitiche e indo-europee una radice (fonema) riconducibile a una lingua più antica, in effetti la più antica lingua scritta scoperta dall'uomo e che costituisce un vero e proprio ponte fra quei ceppi linguistici, il sumero; i suoi studi si focalizzarono quindi sull'Antico e Nuovo Testamento, i due testi fondamentali del Cristianesimo, rintracciandone le basi in una cultura pre-ellenica e pre-semitica: la cultura sumera. I Sumeri, com'è noto, non erano monoteisti… ma questa, come vedremo, è solo una parte del problema.
A questo punto è però doveroso fare un altro passo indietro. Non avevo intenzione di dedicare troppo spazio alla storia di John Allegro, ma mi sono reso conto che è importante descrivere anche a grandi linee come e in che contesto “Il fungo sacro e la croce” venne alla luce; credo che ora più che mai occorra contestualizzare la vicenda e far conoscere i suoi protagonisti a coloro che non ne avessero mai sentito parlare. La storia, comunque, è molto interessante, anche se la versione che sto per proporvi è un po' semplificata (una fonte diretta di informazioni è il sito www.johnallegro.org, ma potrete trovarne anche altrove): trasuda sudore, passione, intrighi e menzogne… come una telenovela. O quasi.

John Allegro apparteneva a una famiglia piccolo borghese dai mezzi limitati: il padre, uno stampatore, non potendo forse garantire al figlio una carriera scolastica decorosa, o per mero pragmatismo, lo spinse a cercare un’occupazione in una compagnia di assicurazioni, lavoro che svolse fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. A quel punto, John si arruolò in Marina. Questo costituì la prima vera svolta della sua vita, perché la nave su cui era di stanza venne inviata nel Mediterraneo e questo gli permise di venire in contatto con la cultura araba e scoprire una predisposizione naturale per le lingue. Inizialmente, però, sembrava che la sua vocazione fosse un'altra: il sacerdozio. Già durante la guerra aveva ricominciato a frequentare la Chiesa Metodista, e una volta tornato in patria decise di intraprendere la carriera ecclesiastica. Fu un percorso a tempo determinato, perché scoprì ben presto che questa non faceva per lui; forse, chissà, già allora il suo spirito critico si rivelò più forte della fede, e non gli permise di accettare e interiorizzare le contraddizioni insite nei testi biblici e i loro tanti, troppi punti oscuri. Comunque sia, una volta deciso di abbandonare la facoltà di Teologia fu una scelta scontata per lui quella di intraprendere lo studio della Filologia: grazie a un fondo statale destinato agli ex combattenti poté iscriversi all’università di Manchester, dove dopo la laurea con lode si mise in lizza per un posto di assistente mentre prendeva un Dottorato di ricerca in lingue semitiche sotto l’egida del professor Godfrey Driver di Oxford, una personalità di spicco in quel campo.

Arriviamo quindi a quel fatidico 1953, l'anno in cui la facoltà di Oxford fu contattata da Gerald Lankester Harding, Direttore del Dipartimento delle Antichità giordano, che era alla ricerca di uno studioso di nazionalità britannica da inserire nel team internazionale, guidato da Padre Roland de Vaux, che avrebbe esaminato i Rotoli del Mar Morto. Driver era piuttosto in là con gli anni e aveva impegni pregressi, ma il suo promettente allievo John Marco Allegro fu ben felice di partire per Gerusalemme Est, allora situata in Giordania, per cogliere quella che doveva essere l'occasione della vita (e lo fu, sebbene fosse destinata a riservargli gioie e altrettanti dolori).
Allegro portò senza dubbio una ventata di entusiasmo e intraprendenza in quello che fino ad allora era stato un gruppo piuttosto omogeneo e “tradizionale” di studiosi. La ragione è da ricercarsi nel fatto che, come abbiamo visto, fra loro era l’unico laico e di conseguenza anche l'unico privo di appoggi religiosi, e oltretutto dotato di scarse disponibilità economiche: l'Università di Oxford lo finanziava, ma vivere in un paese straniero per mesi o anni può rivelarsi piuttosto dispendioso... Possiamo facilmente immaginare che, benché elettrizzato dall’opportunità insperata che gli era stata concessa, Allegro fosse forse più ansioso degli altri di terminare il proprio compito e tornare a casa nel più breve tempo possibile.
Allegro era conscio del fatto che il materiale a disposizione del team costituiva solo una parte dei reperti, che molti di questi erano ancora nelle mani dei beduini (che li cedevano a caro prezzo, spesso un pezzettino alla volta) e nuovi ne venivano scoperti ogni giorno, mentre il governo giordano assisteva impotente allo scempio, incapace di frenare il contrabbando. Per questo motivo, egli cercava di terminare le traslitterazioni e le traduzioni molto velocemente, nella convinzione che il lavoro potesse essere riesaminato con calma in un secondo momento, ma che in quella fase iniziale fosse più opportuno fornire immediatamente materiale per articoli e saggi. Il suo scopo (forse non lo era all'inizio, ma lo diventò) era quello di indagare le radici comuni delle tre grandi religioni monoteiste - Ebraismo, Cristianesimo e Islam - senza pregiudizi religiosi di sorta, e questo sarebbe stato possibile solo diffondendo le scoperte il più possibile a linguisti e altri addetti ai lavori, al pubblico - a chiunque fosse interessato, insomma, data la natura universale della materia.
Questo approccio gli costò caro quando, in seguito, cominciò a pubblicare dei saggi sull'argomento e la comunità accademica li stroncò definendoli poco accurati; inizialmente, però, tutti sembrarono apprezzare i sui sforzi per richiamare l’attenzione sulla ricerca e ottenere nuovi fondi. Questa instancabile attività esulava certamente dai suoi compiti, ma dal momento che nessun altro se ne occupava se n'era preso carico volentieri. Fu solo col tempo che cominciò seriamente a chiedersi come mai sembrasse l'unico all'interno del gruppo davvero entusiasta di partecipare al progetto.

John Marco Allegro
Allegro si stupiva di quanto tiepido fosse (o sembrasse) il coinvolgimento degli altri studiosi. Si convinse infine – lo si evince dai carteggi scambiati con i suoi colleghi nel corso degli anni - che nessuno di loro desiderasse realmente far sapere al mondo ciò che andavano scoprendo; che si fossero resi conto che la realtà che emergeva dalla lettura dei Rotoli non era conforme alla tradizione biblica e pertanto era inaccettabile, per se stessi prima ancora che per gli altri. Questi pensavano invece che lui si fosse spinto troppo oltre nel sottolineare i parallelismi fra la setta essena e il primo cristianesimo, nel sollevare scomodi interrogativi e nel gettare tutto questo in pasto al pubblico, e venne tacciato di essere un avido e un arrivista e di fomentare sterili polemiche. Col tempo, la frattura fra loro si fece insanabile.
Incompreso e solo, Allegro continuò comunque per la sua strada finché poté. Mentre si rivolgeva segretamente alla famiglia reale giordana per cercare di recuperare i Rotoli trafugati illegalmente dai beduini, si adoperava per cercare qualcuno interessato a riportare al pubblico le prime scoperte. Infatti, l’Università di Oxford, che avrebbe dovuto pubblicare un volume che nel tempo avrebbe racchiuso tutti i testi man mano resi disponibili, nicchiava, sebbene, come abbiamo visto, le trascrizioni - perlomeno quelle di Allegro - venissero prodotte a tempi record. Le istituzioni dei paesi a cui i vari membri del team appartenevano (Francia, Inghilterra, Stati Uniti) sembravano ugualmente poco interessate alle scoperte. Finì che Allegro contattò perfino la BBC. Ma andiamo con ordine.

Entro il 1956 John Allegro aveva già terminato integralmente il lavoro che gli era stato assegnato. Nel 1954 - lo stesso anno, ricordiamolo, in cui Aldous Huxley pubblicava “Le Porte della percezione” - egli era rientrato a Manchester e aveva cominciato la stesura di “The Dead Sea Scrolls” (che sarebbe stato pubblicato due anni più tardi), ma l’anno seguente era tornato in Giordania. Fu a lui che si dovette l’apertura dei famosi "Rotoli di Rame", lui a prodigarsi per scongiurare che l’antichissimo involucro che li sigillava non restasse danneggiato o distrutto: il College of Technology di Manchester propose un procedimento tramite il quale sarebbe stato possibile tagliare i Rotoli in strisce molto sottili da ricomporre poi come le tessere di un puzzle. L’autorizzazione dei responsabili del team però si faceva attendere e Allegro, frustrato, chiese personalmente al governo giordano di poter trasferire i Rotoli in Inghilterra per l’apertura. Nessuno poté opporsi e fu così che il primo di essi giunse a Manchester nel giugno del 1956. Il procedimento venne attuato con successo, rivelando una scoperta sensazionale: parte della mappa di un tesoro nascosto in varie località nei pressi di Gerusalemme e Qumran. Di che tesoro si trattasse, però, non era chiaro: per quel che se ne sapeva, avrebbe perfino potuto essere il famoso tesoro del Tempio scampato ai saccheggi del 70 dC.
Mentre l’invio del secondo Rotolo tardava, Allegro cominciò le trascrizioni e la traduzione del testo, che però fu poi assegnato per la correzione a un altro membro del team, Milik. Si concordò che, almeno in una prima fase, la scoperta restasse segreta, in modo che da non incoraggiare i cacciatori di tesori a devastare ulteriormente i siti e i reperti ancora da raccogliere. Allegro, che pure era d’accordo, concordò però con la BBC la realizzazione di una serie di interviste radiofoniche a tema. Non è chiaro se i responsabili delle ricerche fossero stati messi al corrente delle sue intenzioni o meno, anche se propenderei per la prima ipotesi, poiché i rapporti con De Vaux a quel tempo erano certamente tesi, ma non del tutto compromessi. Non ancora.

Nel corso di queste interviste, Allegro rivelò che dallo studio dei Rotoli era emerso che in seno alla comunità che li aveva redatti, e che avevano chiamato essena, esisteva una figura riconducibile a quella di Gesù, un Maestro di Giustizia prescelto da Dio che attraverso la sofferenza avrebbe ottenuto l'espiazione dai peccati e condotto i suoi seguaci alla grazia e che sarebbe risorto alla fine dei tempi. Qual è la novità? Semplice: il suo martirio, la crocifissione durante il regno di Alessandro Ianneo, lo collocava temporalmente almeno un'ottantina di anni prima del Gesù della tradizione, a riprova del fatto che in quell’area geografica esisteva una tradizione messianica precedente a quella i cui echi sono giunti sino a noi. La notizia ebbe una certa risonanza, ma la smentita arrivò secca e puntuale. De Vaux e il resto del gruppo lo accusarono infatti di aver male interpretato i testi, oppure di aver deliberatamente elaborato delle supposizioni non supportate da prove: in effetti, a quel tempo i testi tradotti non erano stati ancora pubblicati, anche se certo non per volontà di Allegro.
Dopo questi fatti, era inevitabile che il nostro venisse tagliato fuori definitivamente dal progetto anche quando finalmente il secondo Rotolo giunse in Inghilterra. Per fortuna, Allegro aveva già per le mani sufficiente materiale da poter dare alle stampe e nel giro di pochi anni pubblicò “The Dead Sea Scrolls” (1956) e “The People of the Dead Sea Scrolls” (1958). Entrambi i saggi erano corredati di fotografie dei Rotoli e dei siti che aveva scattato o fatto scattare personalmente.
Qualche anno dopo, appurato che del testo supervisionato da Milik non si vedeva nemmeno l'ombra, fu la volta del saggio “The Treasure of the Copper Scroll” (1962), in cui forniva la sua personale interpretazione sul contenuto dei Rotoli di Rame. Ancora una volta la sua posizione risultava diametralmente opposta a quella dei suoi colleghi: a suo avviso il tesoro menzionato nei Rotoli era reale, una convinzione ormai condivisa da molti altri studiosi seppur non supportata da prove, perché le ricerche archeologiche svoltesi finora sui luoghi dove si suppone che il tesoro sia stato sepolto si sono rivelate infruttuose.
In quegli anni Allegro tornò diverse volte in Giordania supportato da Re Hussein, che lo aveva insignito della carica di Consigliere Onorario del governo sui Rotoli del Mar Morto. Una carica prestigiosa, certo, ma priva di un vero potere decisionale e operativo. Quando il governo nazionalizzò i musei, alla fine del 1966, visti i buoni rapporti di Allegro con la famiglia reale le cose avrebbero finalmente potuto cambiare e la “dittatura” di de Vaux finire, ma… la Storia ci mise lo zampino. Dopo la Guerra dei Sei Giorni gli equilibri geopolitici del Medioriente erano mutati drasticamente, e con l'annessione di Gerusalemme allo stato di Israele i Rotoli del Mar Morto e il team che vi lavorava passarono sotto il controllo degli israeliani. Il sogno di John Marco Allegro giunse così al capolinea.



27 commenti:

  1. Bello, bellissimo post. hai sfiorato un argomentone non da poco, sulla comunità degli Esseni si potrebbero aprire scenari incredibili. A proposito hai mai letto "La chiave di Hiram"? Il libro che Robert Lomas ha dedicato ad Allegro?

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    1. Sì, l'ho letto, ma sono passati quasi vent'anni e visti i numerosi altri libri famosi e meno famosi che ho mi sono passati fra le mani su argomenti similari (pseudostoria, come direbbero i più), nella memoria tutto tende ormai a confondersi e mischiarsi. Mi sa che urge qualche rilettura...

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  2. Mitico! L'argomento mi infiamma assai e sono già tuo avjdissimo lettore! Mi hai fatto venir voglia di andare a rispolverare la sezione MMM (Manoscritti Mar Morto) della mia biblioteca casalinga...
    Ne approfitto per notare un curioso fenomeno secondario dell'eco di questi ritrovamenti, che infiammarono la fantasia di lettori e scrittori: proprio negli anni Cinquanta nacque la moda di scrivere romanzi più o meno thriller che vantassero nella trama un Vangelo nuovo, immaginato dall'autore. E proprio un italiano apri la via, o almeno è italiano il falso vangelo più antico che ho trovato ;-)

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    1. Senza contare le traduzioni fantasiose in cui si produsse un altro italiano, Mario Pincherle, di cui ho in casa una versione del più famoso di tutti gli apocrifi, il Vangelo di Tommaso.

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    2. Il nome Pincherle mi dice effettivamente qualcosa... forse dipende dal fatto che c'è stato un periodo in cui mi soffermavo spesso a scartarbellare questi titoli sugli scaffali delle librerie, senza tuttavia comprarne nemmeno uno (almeno credo).
      @ Lucius - Davvero hai una sezione MMM nella tua biblioteca? Ma perché mi sorprendo? ^_^

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    3. In quella sezione ci sono anche i romanzi sull'argomento (una ricostruzione romanzata col solito archeologo che combatte le sètte segrete per far sapere al mondo il contenuto dei vangeli "nuovi") e pataccate come l'incredibile "Il Vangelo secondo Giuda", dove l'autore (Beniamino Iscariota, giuro che c'è scritto così!) è andato a trovare suo padre, un certo Giuda, nel suo ritiro tra gli Esseni di Qumran e si è fatto raccontare quella strana storia del tizio crocifisso e poi risorto. Ti assicuro che è un libro serissimo, per questo fa ridere a spanciare!
      A proposito di ridere, c'è anche "I Manoscritti della Mano Morta", geniale parodia di Woody Allen che mi fa ridere ancora a 30 anni dalla prima volta che l'ho letta... quando cioè non avevo idea di cosa fossero 'sti manoscritti :-P

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    4. Eccoti un esempio di traduzione di Pincherle, tanto per render l'idea:
      Gesù ha detto: "A chi bestemmia il Padre sarà perdonato. E a chi bestemmia il figlio sarà perdonato. A chi bestemmia la INNOCENTE SPIRITUALITA' non si perdonerà né in cielo né in terra".

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    5. Quindi il pnèuma àghios, noto come Spirito Santo, secondo Pincherle è la "innocente spiritualità"? Devo conoscerlo meglio questo fantasista :-P

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    6. Mi sa che "I Manoscritti della Mano Morta" lo recupero prima o poi :)

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  3. Che poi la tradizione messianica é qualcosa di talmente connaturato nella religione ebraica che stupiscono alcune delle opposizioni subite da Allegro.
    Piuttosto quello che deve stupire è il fatto che a distanza di decenni molti dei rotoli ancora non siano stati tradotti del tutto e che i risultati non vengano pubblicati del tutto.

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    1. A dire il vero questa situazione nella quale i rotoli giacciono semi dimenticati non mi stupisce affatto, ma diciamo che la maggior parte delle persone non ha interesse ad approfondire le radici della propria religione, o gli mancano le basi culturali per farlo, sebbene oggi persino qualche filosofo cattolico sia convinto che il cattolicesimo potrebbe ormai sopravvivere benissimo persino alla morte di Gesù...

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  4. Traspare una reticenza e ritrosia che non mi sorprende, visto l'argomento.

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    1. Reticenza e ritrosia sono due atteggiamenti nei quali, in realtà, non mi riconosco affatto.

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    2. Come dire, colpa mia che mi sono mal spiegato.
      Era riferito a coloro che si sono occupati dei rotoli, non all'autore del post.

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    3. Mi fa piacere aver frainteso, davvero. Di solito nei miei post evito i toni polemici o aggressivi perché nessuno possa sentirsi offeso nel leggerli, ma allo stesso tempo non mi tiro indietro davanti alle cose che devo dire, perché se dovessi partire col freno a mano tirato non lo farei proprio…

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  5. Beh tutto sta nel credere o meno alla versione ufficiale della Bibbia :D Voglio dire che mancano a prescindere testimonianze storiche effettive sul processo a Cristo e altro. L'errore è utilizzare il simbolo religioso calato in un contesto storico sicuro. Errore, vabbè :D Le influenze con e tra altre religioni/culture ormai sono cosa sicura, al tempo probabilmente l'aria è differente.
    Attendo il resto *_*

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    1. Onestamente, come si fa a credere alle storie della Bibbia? Io non ci credevo già da molto prima di incappare nel libro di Allegro e non è solo questione di riscontri storici: qualunque linguista serio ti direbbe che è piena di traduzioni dubbie, quando non proprio errate, e molte di queste si fa davvero a credere che siano state fatte in buona fede.

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    2. Si gioca sulla buona fede (mi si passi la versione educata XD) delle persone per ottenere un effetto di controllo ;) La massa, diciamo, prende "parecchio sul serio" il simbolo! :D

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  6. Gustosissimi e interessanti questi articoli, ma già lo sai che lo penso e che sono tuo lettore assiduo :)
    Studiare la Bibbia, se si è interessati/e alle tematiche culturali e religiose in esso contenute, è un lavoro oltre che immane (non basta una vita, direi...) anche dannatamente interessante. E' un'esperienza che, nel mio "sereno ateismo", ho fatto alcuni anni fa, iscrivendomi anche a una facoltà protestante di teologia (ma non terminando gli studi canonici).
    Ho però frequentato dei corsi biblici fatti molto, molto bene da pastori valdesi, studi non con finalità di "conversione", ma storico-filologici (con, ovviamente, molti riferimenti alla fede). Qualcunque buon studioso/a della Bibbia che non abbia troppi problemi di coinvolgimento fideistico personale, e che magari abbia - magari necessariamente - qualche competenza di studi di "religioni comparate", concorderà sul fatto che la Bibbia, bellissima nel suo essere opera letteraria collettiva, importantissimo come testo storico, sapienziale (inteso anche in senso laico) e poetico, è un pasticcio pazzesco, tradurla è un incubo, o forse è impossibile, e a parte acclarate concordanze archeologiche (che non sono moltissime...) è totalmente errato considerarlo un testo "storico". Poi, ovviamente, la fede è tutt'altra cosa e, francamente, non m'interessa granché, almeno fino a quando non cerca di ledere i miei personali diritti e/o i diritti di tutti: lì m'interessa e la combatto.
    Al di là del mio percorso di studio, breve e incompletissimo!, per sfizio mi sono dilettato per qualche anno - e talvolta ancora lo faccio - a leggere tonnellate di libri sui più svariati "misteri religiosi" (compreso La Chiave di Hiram più sopra citato) e, bhe, il mio personale giudizio su queste opere "rivelatorie" non è granché positivo anche perché ho notato che raramente si basano su studi seri e rigorosi (e magari non viziati troppo da pregiudizi personali, che per carità abbiamo tutt*, ma non ci scriviamo per forza dei libri sopra...). Però, ribadisco, da leggere sono quasi sempre molto divertenti e interessanti!
    Ancora complimenti e a presto!

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    1. "importantissimo come testo storico..."
      "è totalmente errato considerarlo un testo "storico"."
      Ah, scrivere i commenti in ufficio di nascosto è l'ideale per scrivere cazzate! :)
      La prima frase la intendevo come "importantissimo testo storico per quanto riguarda la letteratura, le opere letterarie": è comunque una delle opere su cui si sono fondate civiltà.
      La seconda frase la intendevo come "errato considerarla un testo di storia", dato che non lo è e, fondamentalisti a parte, nessuno lo considera più tale, giustamente.
      Scusatemi... :(

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    2. Sì, sì, avevo capito J Bellissimo il tuo percorso, da autodidatta a frequentatore di corsi biblici… Ecco, diciamo che io sono rimasto un autodidatta e basta, ma per fortuna il mondo è pieno di archeologi, filologi e quant’altro che forniscono materiale di studio a volontà. Direi che mi sento in sintonia con te, mi interessa la Bibbia di per sé e non come testo religioso (perché sebbene abbia una mia forma di spiritualità, non mi riconosco in nessuna religione istituzionalizzata e tantomeno in quella cattolica. La fede è diversa dalla pedissequa, acritica accettazione di testi religiosi… io credo in Dio ma non in Gesù, per dire, e il mio Dio non è quello della Bibbia). Inoltre non credo alle facili rivelazioni sui misteri religiosi, anche se come te leggo quei testi con gran gusto. A prescindere dal fatto che si accettino o no le teorie che illustrano, in quei saggi si trovano sempre molti spunti interessanti, soprattutto associazioni diciamo “interdisciplinari” inedite e curiose che vale la pena approfondire perché, se non altro, ampliano la mente.

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    3. Studiare la Bibbia è sempre proficuo, al di là delle fedi personali. Per un periodo mi sono appassionato all'Ecclesiaste e ho letto un saggio Einaudi (non ricordo al volo il nome dell'autore, era tedesco però) che spiegava il problema di tradurre un testo così particolare, definito tranquillamente un testo ateo inserito nelle Sacre Scritture!
      Basta davvero uno sguardo veloce alla traduzione biblica per capire che è un marasma assoluto: duemila anni di error (in buona e cattiva fede) stratificati su un testo già di suo ammonticchiato insieme, prendendolo dalle fonti più disparate: stupisce come siano riusciti a tirarne fuori qualcosa di senso compiuto!
      Ecco perché i thriller religiosi sfruttano spesso gli errori di traduzione o i "misteri" di alcuni passaggi, perché ben si prestano. E anch'io, per sberleffo in faccia ai blasonati autori di bestseller, ho usato un grandioso ed irresistibile "mistero" di traduzione biblica nel mio romanzo "Le mani di Madian": può sembrare una becera marchetta, ma è per dire che ce n'è per tutti, che di misteri "letterari" se ne trovano a iosa!

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  7. Ecco, pure a me è tornato in mente Pincherle. Davvero interessante questo articolo (come gli altri, del resto) e grazie per aver messo il pulsantino stampa/converti in pdf in fondo ai post, perché qui si leggiucchia principalmente quando non si è online.

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  8. Molto interessante... mappe del tesoro, complotti, culti messianici segreti... Da qui potevano esserci gli spunti per un interessante capitolo di Indiana Jones, altro che i teschi di cristallo!

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    1. Ci sono in effetti in giro versioni molto più romanzate della vita di Allegro, che tirano in ballo servizi segreti ecc..

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