domenica 21 giugno 2020

Il Re in Giallo rivelato (Pt.4)

Now, the Black Lake on whose bleak shores the sage soon reared his hut or hovel was in no wise like unto the other lakes to be found upon this world of Carcosa in the Hyades; for the waters thereof were dark as death and cold as the bitter spaces between the stars, and naught that was composed of simple flesh lived or could live in the gloomy and fetid Deeps thereof. And it is said that a cold and clammy mist drifted ever above the bitter waters of the Black Lake, as a shroud clings to a moldering corpse. And this mist swayed to and fro with the wheeling of the black stars and the strange moons of Carcosa, and they in the Immemorial City knew this as the “cloud waves.”. (Lin Carter, Carcosa Story about Hali, Pnakotic Fragments,1989) 

Avevamo già accennato tempo fa all'esistenza di alcuni frammenti legati agli Yellow Mythos che lo scrittore americano Lin Carter, padre di numerosi testi apocrifi ispirati all'universo heroic fantasy di Robert Ervin Howard, scrisse nell'arco di trent'anni.
Uno di questi frammenti, "The King In Yellow: A Tragedy in Verse", rielabora parte del testo di Blish in una forma in versi differente, rendendola al tempo stesso più poetica ed elegante. Il contenuto è in gran parte identico a quello proposto qui sul blog ma, per dovere di completezza, occorre riportarlo. Ricordo che le traduzioni sono mie e, per tale motivo, la metrica potrebbe non risultare perfetta.
(Entra Camilla)
CAMILLA: Oh, io ...
CASSILDA: Entra, Camilla; vieni, Camilla, ascolta! Non abbiamo più segreti, nessuno schema, piano, disegno nascosto. Siamo ormai caduti in disgrazia, vecchi e rinsecchiti, da che il tempo si è fermato.
(Entra Thale)
THALE: Altre sciocchezze, madre mia?
CASSILDA: Se gradisci chiamarle così, fai pure, mio caro Thale. Per quanto riguarda la povera Cassilda, me medesima, poiché sono solo una regina, una pallida e triste regina, posso anche essere derisa se ciò può farti piacere.
THALE: No! Giuro che non ho mai avuto intenzione di deridere la fonte e l'origine del mio essere, no!
UOHT: Beh, che sia così o no, il principe Thale ha colpito nel segno. È un’assurdità, dico io! Il tempo non può fermarsi, e men che meno può esaurirsi, perché il tempo è ostinato nella sua corsa e le sue infinite ore pesano come il piombo sulla nostra esistenza. Come si può fermare il tempo? È il tempo che misura le cose, anche i più piccoli cambiamenti del mondo, e il mondo continuerà a cambiare per sempre; il tempo è effimero! Fermarsi vorrebbe dire contraddirsi, e come potrebbe il tempo contraddire se stesso?
CASSILDA (stancamente): Il tempo si ferma. Va in pausa nel momento in cui il mondo si trascina in un penoso torpore, e riprende fiato; il tempo si ferma, mio caro Uoht, si ferma quando si è ascoltata per l’ennesima volta ogni banalità che sia mai stata detta, e cosa è mai successo di nuovo qui nella banale, noiosa, polverosa e grigia Hastur?
Nuove parole, nuovi pensieri, nuovi volti, nuove forme. Cosa mai non abbiamo sentito, visto e toccato, almeno diecimila migliaia di volte prima d'ora? L'assedio, come tu stesso hai ripetutamente osservato, è assolutamente interminabile. È così. Né Hastur né Alar prevarranno, tutto rimarrà in stallo fino a quando il mondo, annoiato, non affonderà e affogherà nella polvere. O fino a quando la noia non ci annegherà negli sbadigli. Mi dispiace per te, Uoht; tutto ciò che mi ricordi è che non c'è alcun futuro nell’essere umani. Perfino da bambino eri un po’ ottuso, sai? Sì, un po' ottuso.
UOHT: Bene, puoi dire quello che vuoi di me, poiché la regina, in qualsiasi situazione, conserva sempre tutti i suoi antichi privilegi. Eppure, non tutto il tempo appartiene al passato, non tutti i giorni sono ancora trascorsi. C'è ancora un futuro, Cassilda, arriverà ancora il domani, il giorno sorgerà di nuovo e le ore continueranno a marciare inesorabilmente così come hanno fatto sinora. Oh, mia Regina, è in tuo potere cambiare il nostro mondo, se solo tu non fossi così stanca di noi, e soprattutto non fossi stanca di te stessa.
CASSILDA: Oh, mio Dio… stiamo ancora discutendo della Successione? Come se l'assedio non bastasse. Niente è più noioso dei discorsi sulle dinastie.
THALE: Mia Signora, la dinastia deve morire solo perché la regina è stanca e annoiata? Una tua parola e le Stelle Nere sorgerebbero di nuovo. Qualunque cosa tu dica, madre mia, Alar cadrà e svanirà, e lo sai fin troppo bene. Sarebbe… sarebbe un atto di misericordia nei confronti delle tue genti.
CASSILDA: Verso cosa? Le persone? Quali persone? Ti preoccupi di loro meno di quanto faccia Uoht; sì, Thale, posso leggere il tuo cuore come fosse un libro aperto. Conosco bene il tuo cuore… e conosco anche il suo.
UOHT: D’accordo, conosci i nostri cuori. Ma che cosa ne sai?
CASSILDA: La corona per entrambi significa solo una cosa, vostra sorella; questo, e nient'altro. Non è rimasta altra ricompensa se non lei, nessun altro beneficio nell'essere Re nell’ormai spenta Hastur! E per quanto riguarda le tue Stelle Nere, beh, ne ho abbastanza di loro! Non diffondono che il buio, e nient’altro.
Avevamo già affrontato in passato la geografia di questo universo alternativo: in entrambi i testi di Blish e Carter vengono esplicitamente citate due città, apparentemente le uniche due esistenti (se non si considera Carcosa, una mitica terza città che ha la caratteristica di apparire e sparire a suo piacimento): Hastur, in cui si svolge la vicenda narrata, e Alar, che pare aver messo sotto assedio (qualunque cosa questo voglia dire) la "rivale". Le due città sono bagnate dalle acque di due laghi: Hali e Demhe, rispettivamente. Avevamo anche compreso i legami familiari tra i vari personaggi, ovvero Cassilda, regina di Hastur, è madre di tre figli: due maschi (Uoht, il primogenito, e Thale) e una femmina (Camilla).
Che altro ci suggerisce questo frammento? Beh, sicuramente è la parte finale quella che ci incuriosisce di più: quella piccola frase, buttata lì quasi per caso, che definisce Camilla una "ricompensa" per colui che diverrà Re di Hastur. Stiamo forse parlando di un matrimonio tra consanguinei? Si direbbe proprio di sì, per come è posta la questione.
Andiamo però un momento a verificare l'originale in inglese, visto che c'è sempre la possibilità che sia la mia personale traduzione ad essere errata. James Blish scrive: "All the diadem means to either of you is your sister. There’s no other reward now, for being a king in Hastur". Lin Carter riformula la frase usando le seguenti parole: "The diadem means just this to you both, it means your sister; aye, and nothing else. There’s no reward left else but her, no prize in being King in dull Hastur!".
Vi è in effetti una vaga possibilità che il termine "diadem", che io ho interpretato come "corona" possa invece essere altro? Ho fatto una seconda verifica e credo non ci sia alcun errore: "diadem" pare essere un termine arcaico per indicare la corona, ovvero quella che conosciamo come "crown" nell'inglese moderno. Se qualcuno fosse al corrente di ulteriori significati di "diadem", sarei felice di correggermi.
Se l'amore della sorella è quindi l'unico premio per il futuro Re di Hastur, e se vi sarà effettivamente un tempo in cui Uoht, il primogenito, salirà sul trono, lo scenario cambia nuovamente.

Nella pratica, nella nostra ricostruzione grafica, si verrebbe a sovrapporre il personaggio di Camilla con Edythe Landes, figura finora rimasta ai margini che, secondo Chambers, avrebbe contratto matrimonio con Hildred Castaigne Sr, alter ego di Uoht nella futuristica New York del suo "Il riparatore di reputazioni".
In tale racconto, in realtà, Edythe Landes viene citata solo una volta di sfuggita nel seguente passaggio: "«Hildred de Calvados, figlio unico di Hildred Castaigne e Edythe Landes Castaigne, primo nella successione….»".
Non è molto per un'indagine approfondita, almeno per il momento. Non ci resta che attendere gli sviluppi di questa storia, senza escludere ovviamente nuove piste.
CONTINUA

4 commenti:

  1. La cosa interessante di queste rielaborazioni è che hanno fornito decine di "alternative" e ne sono venute fuori molte interpretazioni. Gli "Universi in Giallo" sono ben lungi dall'aver trovato la loro dimensione definitiva.

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    1. Infatti forse l'errore è quello di cercare uno schema univoco, mettendo al loro posto tutti i vari pezzi del puzzle. Dovrei invece provare a pensare alla possibilità che in un ulteriore universo Cassilda e Camilla, anziché essere madre e figlia, possano essere sorelle...

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  2. Ma quindi questo universo letterario ha uno struttura (se posso permettermi una metafora post-moderna) "open source"... Cioè, coloro che hanno deciso di partecipare alla sua espansione lo hanno fatto aggiungendo di proprio, senza seguire uno schema preordinato da qualcuno in precedenza...

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    1. Uno schema generale c'è, ma talvolta viene messo in discussione. Uno dei "problemi" più duri da superare è l'utilizzo di certi termini (Hastur è il più noto, ma anche Carcosa) per identificare talvolta dei luoghi, talvolta dei personaggi

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