“Il maschio è un incidente, la donna sarebbe stata sufficiente.” (Rémy de Gourmont) - Ho sempre amato la biologia. Per me non è una serie di nozioni aride e spesso noiose, ma il mondo delle possibilità, la terra delle scoperte, paradiso e inferno insieme. Talvolta mi chiedo se a qualche livello primordiale le nostre cellule non siano consapevoli del macrocosmo che le contiene (il corpo umano), e se l’umanità non sia altro che una cellula del macrocosmo pianeta terra, il pianeta terra una cellula del nostro universo, e infine se l’universo stesso non sia una cellula del corpo di un qualche Dio di questa dimensione e così via…
Quando guardo un cielo stellato, spesso è in questi pensieri che mi perdo, ma c’è davvero da diventare matti… Meglio allora concentrarsi su qualcosa su cui c’è almeno qualche possibilità di osservazione, ovvero il microcosmo cellulare. Non essendo io uno scienziato, ovviamente il mio approccio alla materia non sarà scientifico; stavolta ho scelto quello del lettore di fumetti giapponesi, anche se un po’ inconsueto. Perché inconsueto? Perché se si parla di fumetti ci si aspetterebbe anche delle valutazioni tecniche, che però io non farò perché non mi interessa farne e perché non è la mia materia… Dei fumetti mi interessano principalmente gli argomenti e il modo in cui vengono sviluppati, se poi accanto a ciò c’è anche un bel disegno - bello secondo i miei canoni - meglio, altrimenti non ne faccio un cruccio. Mi fa molto più piacere leggere una bella storia, anche se non è disegnata in maniera eccelsa, piuttosto che il contrario.
Quando una decina di anni fa, per caso, comprai i tre volumi di Parasite Eve (Parasaito Ivu) di Shikakuno (Fujiki Noriko), non avevo idea che fosse tratto da un romanzo famosissimo in patria, né che tale romanzo avesse ispirato anche un videogioco e un film, insomma che il titolo fosse un franchise famosissimo. Probabilmente ero fuori dal mondo in quel momento… Comunque, non siamo assolutamente dalle parti di Resident Evil o similari: Parasite Eve è in tutto e per tutto una storia di fantascienza, ma è anche una storia d’amore, non l’amore romantico che porta serenità né (o almeno, non solo) quello passionale che chiama il dramma, piuttosto l’amore che diventa ossessione, fatto scatenante o meglio pretesto per tirar fuori, più che i demoni interiori, le proprie segrete ambizioni.
Il romanzo di Hideaki Sena (nome d’arte di Hideaki Suzuki) è del 1995. Del 1997 è invece l'omonimo film per la tv diretto da Masayuki Ochiai, del 1998 il primo della serie di videogiochi della ex Squaresoft, ora Square-Enix, che alla fine conterà tre titoli, Parasite Eve, Parasite Eve II e The 3rd Birthday. Il primo di questi videogiochi si è avvalso di un cast tecnico degno dei migliori kolossal hollywoodiani: il regista di Apollo 13, il direttore del design di Casper, i principali designer di Final Fantasy…
Il manga Parasite Eve, ispirato al romanzo originale, risale al marzo 1998 e in Italia è stato pubblicato da Planet Manga in tre volumi tra l’agosto e l’ottobre del 2000. Mi limiterò a dire che ho apprezzato molto i disegni: secondo me funzionano bene sia nelle parti narrate, che in quelle più propriamente d’azione, rese in modo chiaro ed efficace, ma poiché (come dicevo sopra) per me i disegni non sono la parte più importante di un fumetto, il mio giudizio estetico è trascurabile.
Esiste poi anche un altro manga della stessa autrice, Parasite Eve: Diva, la cantante mortale di New York (Parasite Eve Diva ― N. Y. shi no utahime, パラサイト・イヴDIVA―N.Y.死の歌姫), basato sulla serie di videogiochi, che non ho mai letto. Volendo usare una frase ad effetto, si potrebbe dire che Parasite Eve parli di mitocondri assassini. Ma immagino che l’argomento richieda innanzitutto un po’ di ripasso…
Nella biologia cellulare, i mitocondri sono stati a lungo considerati degli organelli cellulari autoreplicanti preposti a produrre energia “sgrezzata” per il funzionamento della cellula. In altre parole, si pensava che i mitocondri fossero asserviti al nucleo. Ad un certo punto, però, si scoprì che i mitocondri, pur trovandosi al di fuori del nucleo, hanno un DNA proprio, che ha una velocità di mutazione dieci volte superiore a quella del DNA nucleare (ergo, può evolvere dieci volte più velocemente di questo). Il DNA mitocondriale si trasmette per linea materna, perché i mitocondri maschili portati dallo spermatozoo durante la fecondazione generalmente non riescono a sopravvivere all’interno dell’uovo. Studiando il DNA mitocondriale è possibile disegnare l’albero genealogico della specie umana.
A quel punto si ipotizzò che i mitocondri fossero i discendenti di esseri viventi autonomi che, a un certo punto dell’evoluzione, entrarono nel corpo dei nostri antenati, forse per nutrirsene, e finendo invece per qualche ragione a stabilirsi lì senza danneggiarli. Col tempo l’80% del DNA mitocondriale si trasferì nel nucleo, che aveva sviluppato una membrana allo scopo di difendersi, e così questo cominciò a controllare la replicazione dei mitocondri.
Ma se fosse il contrario? Se i mitocondri avessero inviato volontariamente il proprio DNA nel nucleo della cellula? Forse quel DNA conteneva un gene importante, la cui proteina base è un recettore sconosciuto che, sostituendosi al nucleo, permetterebbe ai mitocondri di sorvegliarne l’attività e la riproduzione, e prima o poi, chissà, di schiavizzare i propri ospiti.
Ecco, è proprio questa la tesi di Parasite Eve: i mitocondri, esseri senzienti costretti a convivere con noi nel nostro corpo per milioni di anni, per sopravvivere durante la guerra chiamata evoluzione, avrebbero aspettato pazientemente l’occasione per ribellarsi, prendendo ad un certo punto il controllo di uno degli organismi che li ospita, quello di Kiyomi Nagashima. Kiyomi all’inizio non lo sa, ma col tempo diventa consapevole che dentro di sé c’è una forza oscura che ha influenzato ogni decisione e atto della sua vita - incluso il suo matrimonio con il biologo Toshiaki Nagashima, ricercatore presso la locale facoltà di farmacia e laureatosi proprio con una tesi sui mitocondri, e convinto che il potere dei mitocondri possa essere sfruttato per rivitalizzare le cellule morte o danneggiate. A Kiyomi basta udire la parola “mitocondrio” perché il suo cuore acceleri i battiti, e in quei momenti la sua coscienza si oscura e lei perde il controllo, finendo per dire o fare cose che a posteriori non ricorda assolutamente.
Quello che Kiyomi non conosce è la natura di questa “possessione”: solo una volta all’anno, nel giorno del suo compleanno, riesce a gettare uno sguardo sul suo alter ego durante il sonno. In quei giorni lei fa un sogno ricorrente nel quale vede il mondo com’era milioni di anni fa, prima che mitocondri e cellule cominciassero a vivere in simbiosi. Una volta sveglia però non riesce a dare un senso a quelle immagini, sente solo intimamente che “un’altra lei” sta cercando di risvegliarsi e teme che voglia impadronirsi della sua vita, senza che lei possa fare o dire niente per evitarlo.
Se non vi interessa essere spoilati cliccate sul pulsantino qui sotto e andate avanti a leggere la trama di Parasite Eve, altrimenti procedete oltre.
Un giorno, poco tempo dopo essersi iscritta alla banca dei reni, naturalmente influenzata dai mitocondri, Kiyomi si addormenta al volante e fa per l’ultima volta il suo sogno ricorrente, svegliandosi proprio mentre si sta schiantando contro un palo. A seguito di questo incidente finisce in coma irreversibile, cosa che fa parte del piano dei mitocondri: dopo essersi sbarazzati di Kiyomi, che ormai non gli serve più, vogliono sfruttare l’amore di Toshiaki per la moglie e le sue conoscenze scientifiche per creare una nuova razza che soppianti quella umana. Addio, Kiyomi. La nostra vita insieme finisce qui. D’ora in poi sarà Toshiaki a prendersi cura di me. E infine nostra figlia diventerà l’Eva di un nuovo mondo.
Toshiaki accetta di spegnere i macchinari che tengono in vita il corpo di Kiyomi e di donare i suoi reni, ma in cambio chiede ad un suo amico chirurgo di rimuovere il fegato della donna durante l’espianto e consegnarglielo. Mariko Anzai, una ragazzina appena quattordicenne, riceve dalla povera Kiyomi il rene sinistro, mentre l’altro rene, impiantato in un donatore maschio, causa un rigetto iperacuto. Mariko è al secondo trapianto e non è affatto entusiasta di ricevere questo rene; ripetuti flashback ci spiegano il motivo della sua riluttanza. Inoltre, l’organo trapiantato finirà per provocarle continui incubi, che poi sono una premonizione di quanto sta per accaderle: in uno di questi si troverà faccia a faccia con l’angelo/mitocondrio, in una parossistica imitazione del giardino dell’Eden con tanto di albero della conoscenza. Sei una donna benedetta: tu rimarrai incinta e darai alla luce una femmina. Il Dio onnipotente la incoronerà regina delle cellule, e il suo controllo del nucleo durerà in eterno. […] Tu, Maria che porterai in grembo la dominatrice, non avrai bisogno di conoscere gli uomini.
Intanto Toshiaki comincia a creare colture con le cellule epatiche di Kiyomi con la segreta speranza di riuscire a resuscitarla, e chiama i campioni ottenuti Eve per ricordare il compleanno della moglie, che avveniva la vigilia di Natale (Christmas Eve). Nel corso degli esperimenti di clonazione Toshiaki scopre che le cellule di Kiyomi hanno un alto tasso metabolico dovuto ad un'eccezionale attività mitocondriale, oltre che insolite capacità di aggregazione. In pratica, la coltura è ipersviluppata: i campioni sono soggetti ad una crescita accelerata. Quello che non sa, e che scoprirà solo quando la successiva serie di eventi si sarà ormai innescata, è che il campione Eve1 ha addirittura capacità al limite dell'impossibile.
Sachiko Asakura, l’assistente di Toshiaki, consapevole che il suo mentore sta utilizzando le cellule della moglie morta per i suoi esperimenti, è preoccupata per lui, subodorando che c’è qualcosa di strano con i campioni. Un giorno, rimasta da sola in laboratorio viene aggredita da un’entità gelatinosa mutaforma che prende il controllo del suo corpo: altri non è che Eve1.
Poco tempo dopo, durante una conferenza nella quale Asakura avrebbe dovuto parlare delle applicazioni di farmaci antitumorali, Eve1 si presenta al pubblico. Parlando con la voce di Kiyomi, afferma di essere l’essere che condivide la nostra storia fin dai primordi, perché è stata all’interno della cosiddetta Eva mitocondriale, la donna africana che si pensa sia stata la prima della nostra specie, e delle precedenti incarnazioni dell’umanità nella scala evolutiva. Eve1 annuncia che l’umanità è destinata ad essere soppiantata da una nuova specie, la sua discendenza; e non appena qualcuno accenna ad un tentativo di ribellione, dà una dimostrazione di forza utilizzando la sua capacità di controllare, entro certi limiti, anche i mitocondri presenti in altri organismi. Ordinando loro di sviluppare e rilasciare tutta la loro energia termica, fa incendiare per autocombustione alcune delle persone presenti alla conferenza: questo scatena il panico generale, ma Eve1 abbandona il corpo di Asakura e si rifugia in laboratorio, dove sa che Toshiaki la seguirà per cercare di distruggerla. Anche questo fa parte del suo piano: Eve1 gli si mostra con le fattezze di Kiyomi, Toshiaki finisce per cadere sotto la sua influenza e mentre lui sogna lei gli ruba un campione del suo seme.
Dato che il suo corpo non è in grado di portare a termine una gravidanza, Eve1 vuole impiantare l’ovulo fecondato in Mariko Anzai, che contiene una parte di Kiyomi. Intuito il piano, Toshiaki corre in ospedale da Mariko, ma è troppo tardi: l’impianto è avvenuto e in pochi minuti una bambina nasce da lei e diventa adulta.
Fino ad ora non è mai esistito un essere vivente che sia riuscito ad evolversi di propria volontà. Al gene nucleare manca questa capacità, la più importante per la vita. Può soltanto affidarsi al tempo e alla casualità. Vivendo come parassita dentro di lui, ho passato con impazienza lunghissimo tempo. Però Eve è diversa. Potrà modificare il futuro secondo la propria volontà. Attraverso la comunicazione diretta con il gene nucleare deciderà di persona la direzione della propria evoluzione. E diversamente da una cellula coltivata come me, essa avrà un corpo umano fin dall’inizio senza aver bisogno di controllare le condizioni dell’ospite. Potrà usare tutte le proprie capacità per attività più produttive. L’adattamento all’ambiente, la ricchezza e l’organizzazione razionale delle abilità, la riproduzione e anche la morte saranno programmate secondo i suoi desideri. La velocità dell’evoluzione aumenterà in maniera iperbolica. Sarà l’essere vivente finale…
Ormai sembra che non ci sia più nulla da fare, ma Eve1 ha fatto male i suoi calcoli: con i suoi esperimenti, Toshiaki ha di fatto creato una nuova specie, così quando Eve1 si è “accoppiata” con l’uomo i due hanno dato il via ad un ibrido, e il processo di ibridazione ha permesso ai mitocondri maschili di sopravvivere. Nel corpo dell’essere appena nato i mitocondri maschili e quelli femminili entrano in conflitto, e nella lotta per impossessarsene finiscono per distruggerlo: furente, l’essere cerca di uccidere tutti quelli che gli stanno intorno e allora Toshiaki, già gravemente ferito, si sacrifica fondendosi con l’essere e morendo insieme a lui.
Purtroppo, ad oggi non ho ancora letto il libro, ma immagino che ci sia qualche differenza rispetto alla trama del manga riportata qui sopra. Quanto al film, che ho visto dopo avere letto il manga, ne conservo solo un vago ricordo: proprio per questo credo di poter dire che fosse senza infamia e senza lode… non un brutto film, magari, ma evidentemente non memorabile.
I videogiochi, sorta di gioco di ruolo in cui il protagonista deve utilizzare armi convenzionali e strani poteri evolutivi per combattere dei mostri mutanti, sono un caso a parte. In effetti costituiscono una sorta di sequel della storia: il personaggio principale, Aya Brea, un'investigatrice della polizia a New York, è una delle figlie avute da Mariko, sopravvissuta agli eventi fin qui narrati e trasferitasi negli Stati Uniti.
Quello che mi interessa di più è la premessa, lo stessa per tutte le riproposizioni della storia, così ricca di elementi horror e di sottesi. Di storie di organismi – terrestri o alieni – che prendono il controllo del corpo umano ce ne sono molte: parassiti o virus che diffondono pestilenze, decimando la popolazione mondiale o trasformando l’umanità in morti-viventi. A ben vedere anche le storie di vampiri o licantropi appartengono di diritto a questo filone.
La differenza principale è che in questo caso la ribellione parte da noi, perché il “nemico” è dentro di noi. I mitocondri li abbiamo nelle cellule, sono i nostri simbionti e non c’è modo di liberarsene: e se lo scenario immaginato nella storia si è risolto con un nulla di fatto, questo è avvenuto per l’incapacità del “Parasite Eve” di sentirsi minacciato da dei deboli umani e di tenere conto di qualsiasi variabile (ovvero che il DNA mitocondriale umano, maschile, avesse una volontà di sopravvivere così forte da contrastare quella del DNA evoluto, femminile) e non certo per la mera capacità del genere umano di opporvisi.
E se un giorno quella che ora ci pare “fantabiologia” si realizzasse? Se davvero i mitocondri si ribellassero decidendo di eliminarci come razza dalla faccia della terra, in modo magari più graduale e sottile, con una guerriglia invece che una guerra aperta, noi cosa potremmo fare per contrastarli, soprattutto nel caso effettivamente riuscissero a sviluppare un'intelligenza palesemente superiore alla nostra?
Lo so, è difficile da concepire. Forse sono solo paranoico e dovrei trovare qualche soggetto più allegro per le mie riflessioni sulla natura. Ma come si suol dire, ci sono più cose in cielo e in terra… (da oggi, anche nelle nostre cellule).
La consapevolezza dell'esistenza, ossia la consapevolezza di ciò che esiste; da piccola mi chiedevo se il cervello fosse consapevole di esistere e di formare pensieri...che bambina strana...Il segreto della consapevolezza della vita mi ha attratto sempre, meno invece, l'esistenza dopo la morte (dato che siamo a ridosso di Halloween!!)
Se t'interessa c'è un racconto dello scrittore australiano Greg Egan che utilizza lo stesso concetto iniziale anche se poi procede in maniera diversa. Il racconto in questione è una critica del fanatismo religioso e delle storture del femminismo. Il racconto si chiama "Mitochondrial Eve", anche il titolo richiama il romanzo giapponese, vero?
Di questa ipotesi ci parlava il prof di Scienze al liceo. E' senza dubbio molto affascinante (e inquietante) ma non avevo mai trovato il riferimento bibliografico. Forse si tratta di Egan, ma fa lo stesso. Anzi, se trovo qualcosa al Comics, chissà...
Non ho fatto a tempo ad abituarmi alla grafica nuova che... nuova grafica! Ah ah ah!
Per quanto riguarda l'aspetto scientifico, "Eva mitocondriale" è qualcosa di realmente esistente e non solo frutto della fantasia degli scrittori. Basandosi sullo studio del DNA, gli scienziati sono riusciti a trovare una parte di DNA comune a tutti gli esseri umani del pianeta, il che sembra confermare l'ipotesi di un antenato comune, che è stato chiamato "Eva" (N.B. Non Adamo, del resto la frase d'apertura del tuo post parla da sola, no? Ah!). Il nome viene ovviamente dalla Bibbia, anche se l'ipotesi scientifiche sostiene che esistessero più donne al tempo di questa Eva, le cui discendenze si sarebbero però estinte nel corso del tempo.
@Marcella - A me hanno sempre affascinato molto entrambi gli argomenti, fin da bambino. Che bambino strano… @Nick - Grazie della dritta. Non l’ho mai letto, vedrò di recuperarlo. @Salomon Xeno - Ecco, magari fammi sapere se trovi qualcosa… mi interessa molto. @Romina - Quello che l’autore ha “immaginato” è la volontarietà del comportamento dei mitocondri, cioè il fatto che i mitocodri siano senzienti, e il loro tentativo di spodestarci. Brrr, a pensarci mi vengono i brividi… P.S. sapevo che avresti apprezzato il nuovo header… ^_^. Comunque starà lì solo ancora per un paio di giorni, poi tornerà quello solito.
Interessante davvero questa serie, ma neanch'io ho letto il libro. Prova a leggere Clorofilia di Andrej Rubanov o Biomega di Tsutomu Nihei (quest'ultimo è un manga).
Credo che da bambini tutti/e ci siamo fatti domande simili, io me le faccio ancora... alcuni scienziati e ricercatori hanno effettivamente concesso la possibilità di prendere in considerazione il fatto che la realtà per come la intendiamo oggi (per esempio, è quasi certo che il tempo non esiste, non per come siamo abituati a intenderlo) potrebbe essere solo una parte di un'intelligenza più grande... con estrema gioia dei creazionisti.
Grazie 😊 È sempre una sorpresa e un piacere ricevere commenti a post così vecchi. Che la realtà non sia esattamente quella che percepiamo con i nostri sensi è qualcosa di cui sono assolutamente convinto, ma non è detto che questa intelligenza più grande sia consapevole di quanto ha “creato” né che sia in effetti onnipotente o immortale… ma temo che non lo sapremo mai. ^_^
Il fatto è che ho scoperto il suo blog da meno di una settimana e sto ancora curiosando qua e là... (confesso di essere finito qui a causa di suicide mouse, non riuscivo a capire se si trattasse solo di una creepy o se era un video vero adattato da creepy :)
Lo dice lei che non lo sapremo mai...io già so, e non so se faccio bene a rivelarlo a menti semplici...ma lo farò; siamo tutti un sogno di Azathoth!!! ;)
D'accordo, è che è una mia caratteristica, tendo a dare del lei a chiunque non conosco personalmente o più grande di me (e, avendo 20 anni, non è infrequente...).
La consapevolezza dell'esistenza, ossia la consapevolezza di ciò che esiste; da piccola mi chiedevo se il cervello fosse consapevole di esistere e di formare pensieri...che bambina strana...Il segreto della consapevolezza della vita mi ha attratto sempre, meno invece, l'esistenza dopo la morte (dato che siamo a ridosso di Halloween!!)
RispondiEliminaSe t'interessa c'è un racconto dello scrittore australiano Greg Egan che utilizza lo stesso concetto iniziale anche se poi procede in maniera diversa.
RispondiEliminaIl racconto in questione è una critica del fanatismo religioso e delle storture del femminismo.
Il racconto si chiama "Mitochondrial Eve", anche il titolo richiama il romanzo giapponese, vero?
Di questa ipotesi ci parlava il prof di Scienze al liceo. E' senza dubbio molto affascinante (e inquietante) ma non avevo mai trovato il riferimento bibliografico. Forse si tratta di Egan, ma fa lo stesso. Anzi, se trovo qualcosa al Comics, chissà...
RispondiEliminaNon ho fatto a tempo ad abituarmi alla grafica nuova che... nuova grafica! Ah ah ah!
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'aspetto scientifico, "Eva mitocondriale" è qualcosa di realmente esistente e non solo frutto della fantasia degli scrittori. Basandosi sullo studio del DNA, gli scienziati sono riusciti a trovare una parte di DNA comune a tutti gli esseri umani del pianeta, il che sembra confermare l'ipotesi di un antenato comune, che è stato chiamato "Eva" (N.B. Non Adamo, del resto la frase d'apertura del tuo post parla da sola, no? Ah!). Il nome viene ovviamente dalla Bibbia, anche se l'ipotesi scientifiche sostiene che esistessero più donne al tempo di questa Eva, le cui discendenze si sarebbero però estinte nel corso del tempo.
@Marcella - A me hanno sempre affascinato molto entrambi gli argomenti, fin da bambino. Che bambino strano…
RispondiElimina@Nick - Grazie della dritta. Non l’ho mai letto, vedrò di recuperarlo.
@Salomon Xeno - Ecco, magari fammi sapere se trovi qualcosa… mi interessa molto.
@Romina - Quello che l’autore ha “immaginato” è la volontarietà del comportamento dei mitocondri, cioè il fatto che i mitocodri siano senzienti, e il loro tentativo di spodestarci. Brrr, a pensarci mi vengono i brividi… P.S. sapevo che avresti apprezzato il nuovo header… ^_^. Comunque starà lì solo ancora per un paio di giorni, poi tornerà quello solito.
Interessante davvero questa serie, ma neanch'io ho letto il libro.
RispondiEliminaProva a leggere Clorofilia di Andrej Rubanov o Biomega di Tsutomu Nihei (quest'ultimo è un manga).
Credo che da bambini tutti/e ci siamo fatti domande simili, io me le faccio ancora... alcuni scienziati e ricercatori hanno effettivamente concesso la possibilità di prendere in considerazione il fatto che la realtà per come la intendiamo oggi (per esempio, è quasi certo che il tempo non esiste, non per come siamo abituati a intenderlo) potrebbe essere solo una parte di un'intelligenza più grande... con estrema gioia dei creazionisti.
Bel post! :)
Grazie 😊 È sempre una sorpresa e un piacere ricevere commenti a post così vecchi.
EliminaChe la realtà non sia esattamente quella che percepiamo con i nostri sensi è qualcosa di cui sono assolutamente convinto, ma non è detto che questa intelligenza più grande sia consapevole di quanto ha “creato” né che sia in effetti onnipotente o immortale… ma temo che non lo sapremo mai. ^_^
Buongiorno!
RispondiEliminaIl fatto è che ho scoperto il suo blog da meno di una settimana e sto ancora curiosando qua e là... (confesso di essere finito qui a causa di suicide mouse, non riuscivo a capire se si trattasse solo di una creepy o se era un video vero adattato da creepy :)
Lo dice lei che non lo sapremo mai...io già so, e non so se faccio bene a rivelarlo a menti semplici...ma lo farò; siamo tutti un sogno di Azathoth!!! ;)
Buona giornata.
Buona giornata a te. Per favore, diamoci del tu… nella blogosfera siamo tutti alla pari. E non sono poi così vecchio ^_^
EliminaD'accordo, è che è una mia caratteristica, tendo a dare del lei a chiunque non conosco personalmente o più grande di me (e, avendo 20 anni, non è infrequente...).
EliminaBuona giornata a te, allora! :)