mercoledì 19 dicembre 2012

L’invisibile potere del suono (Pt.2)

"La concezione fondamentale dell'universo è la forza che si manifesta nelle relazioni ritmiche [...] Non vi è alcuna divisione tra materia e forza in due termini distinti, in quanto entrambi sono la stessa cosa. La forza è la materia liberata. La materia è la forza in schiavitù. La materia è energia legata e l'energia è materia liberata”. (J. Keely).  Quando Keely annunciò al mondo di aver scoperto un principio per la produzione di energia in base alle vibrazioni musicali di diapason, affermò in pratica che la musica potesse entrare in risonanza con gli atomi o con l'etere. Egli riteneva però che non fosse il suono di per sé, ma le frequenze dissonanti a disturbare o alterare l’equilibrio armonico delle masse. Egli inoltre era convinto che il suono potesse essere usato per curare il corpo. Niente di tutto ciò è sua invenzione, si tratta anzi di concetti antichi, antichissimi.
Gli antichi possedevano una conoscenza del potere delle frequenze e delle forme che è stata messa da parte, dimenticata, per lunghissimo tempo. In tutte le culture antiche, e non soltanto nelle più famose come quella greca, indiana o egizia, il mondo era concepito come luogo essenzialmente acustico da cui solo in seguito si era sviluppata la luce; in pratica la luce derivava dal suono, e la parola o la voce erano attributi del suono, mentre gli strumenti musicali erano un veicolo per esso e come tali simboleggiavano la creazione, ed è per questo che molte divinità venivano associate alla musica o addirittura raffigurate nell’atto di suonare uno strumento, o comunque con uno strumento musicale vicino a sé (vedesi la dea indù Sarasvati oppure Apollo, il dio greco del sole e della musica, tra le altre cose).

Per esempio, la Bibbia dice che Dio creò tutto con la parola, ovvero con il suo Verbo. Così come non possiamo aspettarci che Dio assomigli davvero ad un uomo anziano con una lunga barba bianca seduto su un trono, allo stesso modo possiamo pensare che il suo Verbo sia semplicemente un suono, ovvero la sua vibrazione: il Verbo è il suono primordiale che generò l'universo. Così come può creare, il suono può anche distruggere, è quello che avvenne per esempio alle mura di Gerico, come promesso da Dio: E l’eterno disse a Giosué: “Vedi, io do in tua mano Gerico, il suo re, i suoi prodi guerrieri. Voi tutti dunque, uomini di guerra, circuite la città, facendone il giro una volta. Così farai per sei giorni; e sette sacerdoti porteranno davanti all’arca sette trombe squillanti; il settimo giorno farete il giro della città sette volte, e i sacerdoti suoneranno le trombe. E avverrà che, quand’essi suoneranno a distesa il corno squillante e voi udrete il suono delle trombe, tutto il popolo darà in un gran grido, e le mura della città crolleranno, e il popolo salirà, ciascuno diritto davanti a sé.” (Giosuè, 6, 2-5).

A sua volta, Dio diede ad Adamo la facoltà di dare un nome a tutti gli animali: secondo l’interpretazione cabalistica, Adamo non scelse questi nomi arbitrariamente, ma non fece altro che rivelare la loro stessa origine nelle lettere ebraiche della creazione.
Infatti, nel misticismo ebraico le lettere dell’alfabeto sono considerate gli archetipi della creazione, ed ogni cosa verrebbe creata attraverso la loro combinazione. Sempre in base alla Kabbalah, poiché il numero di combinazioni possibili tra le lettere è 231, le 231 Porte (Porte della Coscienza  o Sentieri della Saggezza) sono punti o vie d’accesso ai misteri della creazione. Inoltre, in molti punti i concetti espressi dalla Kabbalah collimano con la teoria delle superstringhe, una delle teorie che cercano di spiegare la struttura dell’universo.
Ogni lettera dell’alfabeto ebraico rappresenta anche un numero. Questa è la base della gematria, antica disciplina numerologica della Kabbalah in base alla quale sommando i numeri corrispondenti alle lettere che formano una parola si può abbinarle un valore, al quale corrisponde un determinato significato, oppure scoprire il vero senso di uno scritto (anticamente sembra che questo sistema venisse usato sia per occultare la vera identità di un soggetto, sia l'opinione dello scrivente o il vero senso delle frasi).

Secondo la filosofia Induista tutte le cose, idee ed entità hanno un nome e una forma di qualche genere, sia nell'esistenza che nel Cosmo. I Mantra che si usano durante le meditazioni sono dunque dei suoni archetipi, e quello più importante, l’OM, è un vocabolo divino, detto anche “dorato”, in quanto l’uovo cosmico di Brahman era brillante come l’oro, il colore dell’eternità; l’OM, simbolo onnicomprensivo di tutti i suoni e dello stesso silenzio, suono primordiale detto anche Pranava, quale prima manifestazione di Brahman è il Verbo all'origine di tutto. In Lingua Tamil, l’OM graficamente somiglia al numero tre, e la sua forma ricorda la sagoma della testa d'elefante della divinità Gaṇeśa (Ganesh).
Pitagora, riassumendo nel suo pensiero concetti precedenti, rielaborandoli e dandogli così un’eco tanto duratura da essere pervenuta fino a noi, creò la dottrina per cui i numeri costituiscono il principio, l’essenza, di tutte le cose. Proprio lui, il filosofo greco celebre per l’omonimo Teorema e i Versi Aurei, fu il primo a intuire che i numeri esistono indipendentemente dal mondo sensibile nel quale viviamo e che possono essere usati non solo a fini pratici, ma anche per spiegare la realtà che ci circonda.

Tra i primi in Occidente a sostenere la dottrina della reincarnazione, o metempsicosi, egli pensava che la vita del matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione di purezza originaria, quella in cui l'anima si trovava prima della sua colpa originaria e della sua successiva caduta. E in effetti la sua scuola filosofica di Kroton (ovvero Crotone, in Calabria) era una vera e propria comunità, mistica, religiosa e politica insieme, basata su concetti e pratiche (come l’ascetismo e, appunto, la metempsicosi) ripresi dalla setta degli Orfici: per accedervi bisognava essere sottoposti ad un rito di iniziazione, dopo il quale era previsto un lungo tirocinio durante il quale i membri conducevano vita comune, con tanto di comunione dei beni. Lo scopo della scuola era fondere scienza, filosofia, musica e religione - tramite lo studio delle cosiddette “discipline del quadrivio” ovvero aritmetica, geometria, astronomia e musica - alla contemplazione mistica dell’universo, nel tentativo di garantire ai suoi membri una formazione socio-politica che includesse la cura sia del corpo che dello spirito. 

Per i Pitagorici, oltre che vivere in modo giusto e compiere determinati riti era importante conoscere i numeri, perché i principi della matematica erano anche i principi dell'intera realtà. Gli allievi venivano divisi in acusmatici, o ascoltatori, e matematici. Gli acusmatici erano in pratica apprendisti a cui era imposto il silenzio come esercizio di autocontrollo, e per poter ascoltare se stessi, ovvero il proprio suono primordiale e quello dei luoghi naturali attorno a sé: per 5 anni potevano solo ascoltare i precetti impartiti oralmente dai Pitagorici più anziani senza poter fare alcuna domanda. I Pitagorici più anziani o matematici, invece, erano coloro che avevano ricevuto un insegnamento di livello superiore e come tali potevano porre domande ed esprimere le proprie idee.
Pitagora rivelò il fenomeno dei suoni armonici naturali, l’elemento matematico che è essenziale nella natura del suono, e il legame esistente tra nome, numero e Nous (l'intelletto cosmico che costituisce il motore originario dell'universo), ovvero la cosiddetta "mistica del numero". Scoprì che gli accordi musicali non sono altro che rapporti matematici, così come tutte le cose sono caratterizzate dalla misurabilità, cosa che probabilmente fu influenzata anche dall'osservazione degli astri - della loro posizione in determinati punti nello spazio e della ricorrenza di alcuni numeri nei fenomeni astronomici, eccetera – nell’ambito di una cosmologia che, finalmente, non metteva più la terra al centro dell'universo. Poiché i corpi celesti compiono con i loro movimenti percorsi regolari, esprimibili numericamente, Pitagora sosteneva l'esistenza di un'armonia (ordine) delle sfere celesti, non afferrabile dall'occhio umano, che chiamava la “musica delle sfere”; era importante quindi indagare i significati segreti dei ritmi musicali, il loro simbolismo, e cercare nella musica il riflesso del cosmo. Perché proprio la dimensione musicale fu così importante nella sua filosofia del numero? Perché nella musica è  centrale la nozione di armonia, ovvero di rapporti e proporzioni. 
L’influenza di tali idee fu molto importante fino al Medioevo, per poi venire accantonata per lungo tempo e tornare in auge più di recente. Proprio perché la natura più profonda dell'armonia e del numero viene rivelata dalla musica, la numerologia (lo studio delle relazioni esoteriche tra i numeri e le caratteristiche o le azioni di oggetti fisici ed esseri viventi) ebbe un’importanza fondamentale nell'estetica musicale, ed era ampiamente utilizzata per dare coerenza e forza, in base all'associazione dei significati dei numeri, non solo alle composizioni musicali, ma anche alle opere poetiche e architettoniche - queste ultimi concepite in base alla “geometria sacra” già cara, tra gli altri, agli antichi egizi.

Naturalmente la numerologia era innanzitutto una forma di divinazione (la data e l'ora della nascita di un individuo servirebbero per delinearne la personalità), e come altre tecniche di divinazione era diffusa non solo in Grecia, ma nell'antica Babilonia, ad Alessandria d'Egitto e tra i primi mistici cristiani ed ebrei, ma anche in Cina e in India. Questa disciplina, prima di essere messa da parte ed anzi arrisa dalla scienza ufficiale perché non può essere provata empiricamente, addirittura fu una branca della matematica: attualmente, nonostante le relazioni esistenti tra oggetti nell'universo abbiano relazioni regolari e prevedibili matematicamente, per gli scienziati questa non è una prova sufficiente ad accettare la teoria numerologica.
La cosa interessante è che la numerologia non ha un’interpretazione univoca e anche le correnti di pensiero sono diverse; si pensa che l'universo sia fatto di numeri, oppure che i numeri stessi costituiscono l'armonia su cui si fonda il mondo, oppure ancora il modello originario del mondo dal quale originano tutte le cose. Per alcuni numerologi, Dio avrebbe disseminato nell'universo delle chiavi di lettura riconoscibili solo a pochi eletti. Secondo un approccio più scientifico alla materia, la regolarità matematica nell'universo creerebbe un sottostrato numerologico attraverso l'universo. 
Altri ancora ritengono che la numerologia sia vera in quanto riflesso delle leggi naturali: le funzioni e l'esistenza stessa dell'universo sarebbero regolate da complesse vibrazioni, ma purtroppo i meccanismi di interazione fra esse e i corpi celesti sarebbero troppo piccoli per essere rilevati dagli attuali strumenti, in altre parole la tecnologia attualmente a disposizione della scienza non sarebbe abbastanza avanzata per registrarli. Tuttavia, soltanto attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.
Alcuni numerologi si concentrano più che altro sulle date e ore: le vibrazioni dell'universo avverrebbero a cicli regolari e, per estensione, le proprietà di quelle vibrazioni si trasferirebbero a tutte le cose create o modificate in quei cicli. Altri numerologi ritengono che le caratteristiche intrinseche delle lettere dell'alfabeto contribuiscano ad apportare un particolare significato alle parole che le contengono; speciale importanza ha l'iniziale della parola perché ne rivela il reale significato, ma sono rilevanti anche le lettere che si ripetono più volte nella stessa parola.  

Riguardo i nomi e le parole, c’è una teoria che dice che una persona quando dà il nome ad una cosa è influenzata dalle vibrazioni universali che percepisce inconsciamente, quindi il nome prescelto sarà armonico con le vibrazioni dell'oggetto nominato (anche se a onor di cronaca non è chiaro come possano gli oggetti mantenere lo stesso significato numerologico, dal momento che ogni lingua utilizza una parola diversa, e spesso un diverso alfabeto, per designare lo stesso oggetto).
Comunque, si pensa che conoscere il nome di una cosa equivalga a possederla. È su questo che si basano numerose tecniche di esorcismo: lo spirito, o demone, che venga costretto a rivelare il proprio nome sarà alla mercé dell’esorcista, che potrà così scacciarlo.

Sappiamo che fin dalla preistoria l’uomo utilizzava disegni stilizzati per tramandare determinati significati. Anticamente c’erano i pittogrammi, come i geroglifici egizi in Occidente; in Oriente c’erano (e ci sono ancora) gli ideogrammi cinesi. Da essi si svilupparono forme di comunicazione basate sulle lettere, che rappresentano un suono invece che una specifica parola o concetto. Ognuno di questi suoni genera particolari vibrazioni, o armoniche, ognuna delle quali ha un significato esoterico. Molti di questi suoni, o frequenze che dir si voglia, hanno poteri arcani che, sebbene non possano essere compresi consciamente, possono essere percepiti ad un livello più sottile, possiedono una forza intrinseca della cui natura siamo ancora profondamente ignoranti, ma che potrebbero avere un qualche tipo di influenza nel mondo fisico nel quale ci muoviamo. Probabilmente la loro vera essenza è andata persa quando le antiche civiltà sono tramontate, ma non è detto che l’evoluzione della scienza e della tecnica non ci porti prima o poi a riappropriarci di quella saggezza perduta. Auspico quindi che ci possano essere altri John Keely, Ernst Chaldni, Nikola Tesla, Hans Jenny, Robert Pavlita, solo per citare i nomi di alcuni di coloro che si sono adoperati per andare oltre i confini del visibile, e superare… i confini della realtà.
Tra l’altro se potessimo capire il principio che governa i suoni, ci riavvicineremmo ad una religiosità meno legata ai dogmi e di più ai misteri della natura. Una religiosità in un certo senso più pagana. E non è detto che, con una maggiore comprensione della realtà che ci circonda, non potremmo riuscire anche a migliorarla.

2 commenti:

  1. Davvero molto interessante. Hai affrontato un argomento molto complesso ma in modo chiaro e coerente. Complimenti!

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    1. C'è tanta carne al fuoco e avrebbe potuto davvero essere un lavoro monumentale, molto di più di quanto effettivamente non lo sia. Grazie.

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