martedì 5 novembre 2013

Quel Demonio di Brunello Rondi

Un tempo amavo molto i film demoniaco/esorcistici. Purtroppo però - sarà perché il genere già di per sé consente poche variazioni sul tema, sarà perché ho visto troppe pellicole diaboliche sì, ma solo nella banalità delle storie raccontate in maniera trita e ritrita - ad un certo punto mi sono venuti terribilmente a noia, ed è curioso che ora a farmi recuperare un minimo di entusiasmo per questo genere non sia uno dei più recenti blockbuster a tema, ma un film che ha la bellezza di cinquant’anni…
Ho avuto finalmente l’occasione di vedere “Il Demonio”, il film del 1963 di Brunello Rondi, tra i primi in Italia in questo particolare filone dell’horror e che precede “L’Esorcista” di William Friedkin di ben dieci anni. 
Se quest'ultimo è il film più famoso in assoluto, non si può dire che abbia inventato nulla, nemmeno sul piano della messa in scena (tra l’altro "L'Esorcista" si basa sull’omonimo romanzo di William Peter Blatty del 1971, molto bello, mi dicono, ispirato ad una supposta possessione demonica verificatasi nel Maryland nel 1949). 
Nel parlare de “Il Demonio”, vedremo che alcune soluzioni visive riprese da altri film lì erano già presenti e, pur senza l’ausilio di effetti speciali, rese in maniera molto efficace. Pur senza eccessi visivi, e basandosi quasi interamente sull’intensa interpretazione di Daliah Lavi (la protagonista di “La frusta e il corpo”), questo film riesce comunque a risultare disturbante e, a tratti, a far letteralmente accaponare la pelle.

In un paesino dell’entroterra lucano vive la giovane e bella Purificata (nome di battesimo tipico dei tempi e dei luoghi), follemente innamorata di Antonio, del quale è stata l’amante. L’uomo, però, l’ha lasciata per fidanzarsi con un’altra, una donna molto meno attraente ed appariscente ma socialmente “più adatta” a divenire sua moglie. Il giorno della vigilia del matrimonio Purificata, esperta in riti di magia nera, gli fa bere del vino contenente le ceneri dei suoi capelli miste al suo sangue, rivelandogli poi che grazie a questa “fattura” resteranno sempre legati, e lui non riuscirà mai a dimenticarla. 
Il giorno successivo, durante la cerimonia, la tensione è alle stelle: il lume di una candela sembra abbassarsi e riprendere vigore senza apparente motivo, gli astanti mormorano parole incomprensibili, e Purificata dev’essere portata via a forza dal sagrato della chiesa affinché il rito possa celebrarsi. La sera, prima di lasciarli soli, i parenti degli sposi purificano il talamo nuziale con antichi rituali. 
Ma questo è solo l’inizio: Purificata non si rassegna e si aggira nel villaggio e nei suoi dintorni come una belva in gabbia maledicendo Antonio. Dal canto loro, gli abitanti del paese la disprezzano e la additano come donnaccia, ma allo stesso tempo, per superstizione, hanno paura di lei, soprattutto quando scoprono che è entrata in contatto con lo spirito di un bambino appena deceduto: la ragazza viene addirittura accusata della sua morte e solo il provvidenziale intervento del prete del villaggio la salva da un probabile linciaggio.
Durante il funerale del bambino gli abitanti del paese seguono il feretro in processione e a turno, in una delle scene più paradossali del film, si fustigano a vicenda e confessano pubblicamente i propri peccati: tra ammissioni di bestemmie, e desideri illeciti e cattiverie perpetrate verso i propri stessi parenti, viene fuori uno spaccato di umanità tutt’altro che edificante, ma tutto passa in secondo piano dopo la confessione di Purificata, che ammette di sentire la voce del Demonio. 

A quel punto i genitori della ragazza non possono far altro che rivolgersi al prete del villaggio, il quale approfitta dei contatti fisici richiesti dal rito di “purificazione” per molestarla. È chiaro che questo non solo non risolve il problema, ma anzi lo peggiora… Purificata, sotto i ripetuti assalti dall’implicita natura sessuale di una forza invisibile che le lascia vistosi segni sul corpo, prende ad urlare di notte e a strapparsi i capelli. Si rende necessario un vero e proprio esorcismo: durante il rito la giovane grida e strepita, sputa sul sacerdote, cammina sulle mani come un ragno, parla in una lingua sconosciuta e caccia fuori la lingua in segno di sprezzo… il solito campionario delle vittime di esorcismo, insomma, reso magnificamente con il solo ausilio della recitazione: nessun effetto speciale né eccessi di makeup, nessuna colonna sonora sincopata o soverchiante, niente pioggia di vomito verde o altre facili esibizioni di umori umani… eppure la tensione sale e non si può far altro che osservare attoniti lo spettacolo, fino alla fine. I suoi parenti, impotenti, osservano la scena pregando e piangendo; poi tutto finisce, ma nulla è davvero cambiato. Poco dopo infatti i compaesani si riuniscono per una cerimonia collettiva che ha lo scopo di scongiurare la tempesta, ma la presenza indesiderata di Purificata scatena l’isterismo di massa. Purificata e la sua famiglia sono costretti ad asserragliarsi in casa e quando qualcuno cerca di incendiare la casa, il fumo diventa nero, ulteriore prova, per gli animi sovreccitati dei presenti, che la giovane è protetta dal Demonio. Purificata viene rinchiusa in cantina, sotto al pollaio, mentre i familiari cercano inutilmente di far credere che la ragazza sia stata mandata a Potenza da dei parenti. Alla fine Purificata deve scappare di corsa dal villaggio; dopo un breve girovagare viene accolta in un convento, dove suscita reazioni contrastanti nelle suore ma, fortunatamente, viene presa in simpatia dalla Madre Superiora. Purtroppo il suo comportamento non è normale e proprio quando i suoi giorni di relativa pace al convento giungono al termine, Antonio sembra manifestare i primi sintomi della fattura di Purificata… Siamo ormai agli sgoccioli. Il finale, che vi lascio immaginare, è perfettamente in linea con quanto visto in precedenza: Antonio, come già all’inizio del film, prova rabbia e allo stesso tempo attrazione per Purificata, il suo desiderio per la ragazza è inconciliabile con l’ambiente in cui vive e per cancellarlo deve, letteralmente, ucciderlo; tutti, Antonio in primis, si dimostrano nei suoi confronti cattivi ed ipocriti, oltre che totalmente privi di quello spirito cristiano che a parole desiderano così ardentemente salvaguardare. 

Al contrario della vicenda de “L’Esorcista”, questa si svolge in un contesto rurale (realisticamente reso attraverso l’uso del dialetto e dell’inflessione tipica del luogo) e marcatamente cattolico, nel quale però a predominare sono la superstizione e l’ignoranza. Il paesaggio aspro e brullo, reso ancora più spoglio dal bianco e nero che rimanda al neorealismo, non fa che acuire il senso di desolazione e la solitudine alla quale la protagonista è relegata. Il paesaggio è, anche, presagio di morte, a causa di piccoli dettagli mostrati insistentemente, come l’aridità della terra e la presenza costante di volatili neri, che ci predispongono da subito ad un determinato stato d’animo.
Purificata, la cui bellezza ed esuberanza (anche sessuale) costituiscono evidentemente un grosso motivo di disturbo per i suoi puritani compaesani, è la vittima designata di un ambiente chiuso, dominato da impulsi che hanno più a che fare con le credenze popolari e il moralismo che con la fede e, men che meno, la ragione.

Un messaggio all’inizio del film sostiene che la vicenda è ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti. Sarà vero, e fino a che punto? Personalmente non ho dubbi che vicende come questa, se non proprio uguali, siano accadute molte volte nella realtà contadina italiana (non solo del Sud) e anche in epoche ben più recenti degli anni Sessanta. In questo sta la potenza di un film da leggersi anche come lucida e spietata critica sociale (sociologica) verso un ambiente arretrato ed ottuso che fa più danni di quelli a cui rimedia. Se alla fine del film non si può fare a meno di chiedersi se Purificata sia realmente indemoniata, oppure se sia una maga, o una sensitiva, o semplicemente una povera ragazza malata di nervi, è chiaro che in ogni caso la giovane ha perso in partenza, perché non può avere un futuro in un ambiente del genere; un  ambiente dominato da un’ipocrisia che fa sì che una persona possa essere perseguitata per crimini solo supposti mentre tutti gli altri possono continuare a commettere le peggiori turpitudini, purché lontano dagli occhi della comunità. È così che individui spregevoli come il pastore che violenta Purificata o l’uomo che confessa di desiderare carnalmente la propria figlia conservano il proprio “prestigio” sociale, mentre Purificata viene ingiuriata e perseguitata. La vicenda scava nel sovrannaturale, ma il vero orrore è, più prosaicamente, altrove.
La pellicola vinse, meritatamente, l’Orso d’oro per la miglior regia al Festival di Berlino del 1963, dopodiché un inspiegabile silenzio calò su di essa, anche da parte dei più accaniti fan dell’horror. Come mai? Insondabili misteri del cinema… Diamo una chance ad un film che, anche se di non facile reperimento, è un pezzo della nostra storia (non solo del cinema dell’orrore) e meriterebbe di restare nella memoria collettiva al pari di altri più blasonati (ed ovvi) titoli.

12 commenti:

  1. Confermo che il film L' Esorcista fu ispirato ad un vero esorcismo verificatosi negli Anni 40. Ne scrisse un saggio uno storico americano di nome McBride Allen -tra parentesi padre di uno degli scrittori di Fantascienza da me intervistati. Mentre quest' ultimo film, Il Demonio, è vero è stato ingiustamente dimenticato. Forse noi italiani non vogliamo pensare troppo ai nostri difetti e alle nostre grettezze, meglio i film di Moccia allora. Probabilmente è questa la risposta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo tu abbia colto in pieno il problema. Il demonio di Rondi offre davvero un'immagine impietosa del nostro paese.

      Elimina
  2. Sembra davvero interessante, sto ricominciando solo in questo periodo con i film di esorcismi, e se mi dici che è così ben fatto, di sicuro entra nella mia lista!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tieni presente che è un film del 1963 (e che i suoi anni li dimostra più o meno tutti) per cui, quando dico che è molto ben fatto, lo intendo in relazione al periodo. Credo sia tuttavia un film imprescindibile nel panorama del filone esorcistico, in quanto introduce diversi espedienti riutilizzati spessissimo nelle pellicole che lo seguirono.

      Elimina
  3. Complimenti! Con questa curatissima recensione hai riportato alla luce un vero gioiellino del nostro cinema più sotterraneo. Il film di Rondi è una potenza e merita assolutamente di venir divulgato ed essere visto; in primis, per lo spaccato socioculturale che ci mostra, come giustamente fai notare, è "un pezzo della nostra storia" e poi, per la sua importanza avanguardista. Stiamo parlando di un'opera che arriva ben dieci anni prima dell'acclamatissimo film di Friedkin e rimango convinto nel credere, che quest'ultimo avesse molto chiaramente in testa l'impressionante performance (naturale) aracnea della Levi, quando ha girato la famosa discesa di Regan dalle scale. "Il Demonio" andrebbe riconosciuto a tutti gli effetti come il vero capostipite del cosiddetto "filone esorcistico" tanto in voga successivamente nei '70, ma purtroppo (e specialmente qui in Italia), l'invasione di pellicole quali "L'Anticristo", "Chi Sei?" (di cui m'ingozzavo tra l'altro, penso di averli visti tutti, quelli del periodo) o anche le più ctonie, tipo "L'Ossessa" di Mario Gariazzo, l'hanno fatto sprofondare nel dimenticatoio... Comunque sia, oltre agli aspetti citati sopra, resta un film interessante anche per il suo evolversi equivoco, rimanendo sempre in bilico tra superstizione e psicosi ed è probabile, che prima o poi ne butti giù due righe pure io. Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono molto contento delle belle e intelligenti parole che avete espresso sul film di mio padre,Brunello Rondi che spesso nella vita tanto patì per attacchi ingiusti o gelida indifferenza. Un caro saluto a tutti, Umberto Rond

      Elimina
    2. Sono molto contento delle belle e intelligenti parole che avete espresso sul film di mio padre,Brunello Rondi che spesso nella vita tanto patì per attacchi ingiusti o gelida indifferenza. Un caro saluto a tutti, Umberto Rond

      Elimina
    3. Grazie e te, Umberto, per aver lasciato questo stupendo commento. Il talento di tuo padre è indiscutibile e spendere le parole che qui sono state spese era assolutamente doveroso. Non mi sorprende tuttavia che in vita sia stato ingiustamente criticato: è il destino comune dei più grandi.

      Elimina
  4. Grazie, il prossimo 7 novembre saranno 25 anni da morte, ma è bello che si tenga vivo e fecondo il suo lavoro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarebbe interessante riproporre qualcosa di suo per il 7 novembre qui sul blog. Nel caso dovessi passare di nuovo da questa parti (e se vuoi) possiamo parlarne. Hai commentato come "unknown" per cui non ti posso ricontattare, ma tu puoi farlo (la mia mail è nella sezione "about" là in alto).

      Elimina
  5. Ciao, qualcuno ha il DVD edito da Medusa? Lo sto cercando.

    RispondiElimina
  6. GRAZIE A TUTTI PER LE INTLLIGENTI E BELLE PRFONDO SUL FILM DI MIO PADRE, IL 7 NOVEMBRE SONO 30 ANNI DALLA SUA PREMATURA MORTE. VI ABBRACCIO NEL NOME DI GESU' UMBERTO

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...