venerdì 10 gennaio 2014

L'altro Obsidian Mirror

I have always thought the idea of Time Travel fascinating, full of paradox and speculation and opportunities for adventures. If you had the power to change previous events to bring back someone that you loved, would you do it, even if it changed the world? In Venn, I wanted to invent a man so deep in guilt that he has lost the ability to care about anyone else. Into this dilemma I wanted to mix all the old folklore: the wintry isolated house, the dark wood, the beautiful, deadly Shee and their ageless, changeless land; the eccentric inventor, the opium dens and alleys of Victorian London. I wanted a story full of variety and mistery. And above all, enjoyment. THE OBSIDIAN MIRROR is the first book of THE CHRONOPTIKA. I hope you will journey with us into the next book. Who knows where, or when, we might emerge? (Catherine Fisher)

Cosa fareste se un bel giorno, vagando per gli scaffali di una libreria, il vostro occhio finisse per cadere sulla copertina di un libro che ha lo stesso titolo del vostro blog, della creatura che gestite con tanta cura da tanto tempo? Ne sareste sconvolti? Quale sarebbe la vostra prima reazione? Sgomento? Felicità? Rabbia? Vi verrebbe voglia di urlare “Ehi, questo l’avevo pensato prima io”? Oppure sareste orgogliosi del fatto che la stessa vostra idea sia potuta venire anche ad una delle scrittrici fantasy più prolifiche degli ultimi vent’anni? Qualunque fosse la vostra reazione, non vi resterebbe che una cosa da fare: cercare di capire.

Sono incappato nel romanzo “The Obsidian Mirror” più o meno un anno fa. Non in libreria, visto che il romanzo è inedito in Italia, bensì su un sito internet che ora non ricordo. Da quel giorno in me è nata un’ossessione; volevo capire innanzitutto chi fosse Catherine Fisher, di cosa parlasse il libro e, soprattutto, se ci fossero degli altri punti in comune con il mio blog, il cui titolo, come senz’altro saprete se avete letto la pagina About, ha un’origine ben precisa. Un’ossessione che, per la verità, è cresciuta lentamente; con il passare dei mesi l’ho assorbita, metabolizzata e, solo oggi, dopo tanto tempo, si è materializzata nel post che state leggendo.
Il sito ufficiale di Catherine Fisher ci dice che è nata a Newport (Galles) nel 1957. Poetessa e scrittrice affermata, può vantare innumerevoli premi, a lei riconosciuti fin dall’inizio della carriera, come il WAC Young Writers' Prize, ricevuto per la sua prima raccolta di poesie “Immrama”, nel 1988, e il Cardiff International Poetry Competition Award nel 1990. Il suo primo romanzo, “The Conjuror's Game” (1990), è stato finalista per lo Smarties Books prize, mentre il successivo “The Snow-Walker's Son” è stato finalista per il W.H.Smith Award. Da qui in avanti una lunga serie di riconoscimenti per quelle che sarebbero diventate le sue saghe più famose, il “The Book of the Crow”, una saga fantasy in quattro volumi, ma soprattutto la trilogia “The Oracle”, che divenne un best seller internazionale tradotto in oltre venti lingue. In Italia Catherine Fisher è famosa per il suo romanzo futuristico “Incarceron”, pubblicato nel 2012 da Fazi Editore e del quale è attualmente in lavorazione una versione cinematografica. 

Ma veniamo a “The Obsidian mirror”, primo volume di una nuova saga in quattro volumi, che esce nel 2012 riscuotendo un successo a dir poco planetario. Secondo l’Indipendent Catherine Fisher è infatti “una delle migliori scrittrici fantasy contemporanee”. In Italia il romanzo è ancora inedito (e ti pareva), ma sappiamo bene come vanno le cose qui da noi, per cui perché sorprendersi?

I have discovered something totally impossible. I will be rich. Celebrated. A hero of science. And yet in truth I am so bewildered that I can only sit for hours in this room and gaze out at the rain. What can I do with such terrifying knowledge? How can I ever dare use it?

Il padre di Jake scompare nel nulla mentre sta lavorando a strani esperimenti in compagnia del misterioso Oberon Venn. Jake si convince che sia proprio quest’ultimo il responsabile della sparizione e forse addirittura della morte del padre. Ma la verità, che verrà rivelata in una Wintercombe Abbey intrappolata nella neve, sarà di gran lunga peggiore. Gli esperimenti di Venn hanno a che fare con uno strano specchio nero, un portale attraverso il quale si può viaggiare verso il passato o verso il futuro. Ma Venn non è il solo a voler usare a proprio vantaggio i sinistri poteri dello specchio di ossidiana: Sarah - una fuggiasca, che appare dal nulla e non è quella che dice di essere, Maskelyne - che sostiene che lo specchio sia stato rubato a lui secoli prima. E poi ci sono gli altri, coloro che sono i prodotti della distorsione temporale causata dallo specchio. Qualunque sia il prezzo da pagare, Jake deve capire che cosa è realmente accaduto a suo padre.

Una macchina del tempo in un romanzo fantasy? Com’è possibile? Lo è per Catherine Fisher, che riesce a combinare benissimo concetti che apparentemente non hanno nulla a che vedere gli uni con gli altri, e che riesce a trascinare il lettore dalla prima all’ultima pagina senza lasciargli un attimo di tregua. Lo specchio di ossidiana può cambiare il destino, può incanalare lo scorrere degli eventi su un diverso binario, può riportare in vita i morti. E tu, lettore, sei pronto a rituffarti nel passato, pur sapendo di non poter mai più tornare indietro? Sei pronto a proiettarti in un futuro distopico che nemmemo la fervida mente di un Philip K. Dick potrebbe mai immaginare? Per il sottoscritto che, come sapete, non è mai stato un amante del fantasy, ci sono sufficienti elementi per potersi avvicinare al romanzo di Catherine Fisher.

For this Abbey lies in deep countrie, a place of fey and wicked spirits, and the traveler there should be ware of the woods of that land, and the crossroads where the dead are buried…

Ma la lettura di “The Obsidian Mirror” non risponde al quesito che mi scervella da un anno a questa parte: che cos’ha a che fare lo specchio di ossidiana di Catherine Fisher con quello, omonimo, che dà il titolo a questo blog? La risposta non è nelle righe del libro, non è nemmeno “tra” le righe del libro. E non serve nemmeno cercare risposte nelle recensioni, nelle critiche, nei commenti, nelle valutazioni di cui è pieno il web. Nessuno è in grado di dirmi il perché di quello specchio nero. Che fare? Che fareste voi? La risposta è quasi ovvia: risalire direttamente alla fonte!

Mi sono detto: “Ehi, ma se altri blogger riescono a contattare direttamente personaggi famosi, perché non posso provarci anch’io? Nella peggiore delle ipotesi cosa mi può capitare?  Una risposta negativa? Una mancata risposta? Tentar non nuoce, no?”. E così, seguendo l’esempio del maestro Nick (del blog Nocturnia), che da queste cose ha ricavato il suo marchio di fabbrica, ho buttato giù le prime timide righe sulla tastiera del mio PC: “Dear Catherine, I wonder if you can…. blah blah blah…. let me intoduce myself….. blah blah blah…. I have a couple of questions…. blah blah blah… thanks”.

Potete immaginare la mia gioia quando, solo pochi giorni dopo, ho trovato nella mia casella di posta elettronica un messaggio che iniziava con queste parole: I'm delighted to have found a blog called The Obsidian Mirror!. Ciò che è risultato dalla mia conversazione con Catherine Fisher è una bella intervista che vi proporrò sul mio blog tra pochi giorni. Non mancate, mi raccomando!

20 commenti:

  1. Io la leggerò sicuramente!
    A proposito, grazie per avermi chiamato "maestro. ;)
    Non me la merito una definizione del genere, ma ti assicuro che mi ha fatto cominciare meglio la giornata. ;)

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    1. Del fatto che ti stimo e che stimo il tuo modo di bloggare non ho mai fatto un mistero. Adesso che ho provato di persona cosa significa intervistare, e che mi sono reso conto del grosso lavoro che c'è dietro, non posso che apprezzare ancora di più quello che fai.

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  2. Quando ho scovato il tuo blog, girovagando tra blog che si occupano principalmente di libri, la domanda è stata:
    uno specchio di ossidiana. Ossidiana. Cosa cavolo riflette uno specchio nero?
    Per riprendere il post di qualche giorno fa, ho trovato miti e leggende, ho “visto cose che gli umani non possono neanche immaginare;-)”, ho apprezzato post su film che mai mi sognerei di guardare (non amo particolarmente il cinema, ma è interessante il tuo modo di parlare di un film) ed ora mi ritrovo di fronte ad un altro specchio di ossidiana. Altrettanto intrigante.
    Cartaceo: ancora più appetitoso.
    C’è un solo neo, a parte la mancata traduzione in italiano: non è un volume autoconclusivo. E dopo aver preso un sacco di bidonate con trilogie, quadrilogie, saghe iniziate e spesso mai finite, sono molto reticente di fronte alla prima parte di qualcosa.

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    1. L'ossidiana è un vetro di origine vulcanica esistente in natura e, si dice, che lo specchio più antico della storia fosse fatto proprio di ossidiana lucidata.
      Capisco i tuoi dubbi sulle multi-logie. Anch'io preferisco nettamente arrivare quanto prima al sodo. E poi c'è talmente tanta "fuffa" in giro che è tremendamente facile incappare in bidonate.

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  3. Wao!! Alla grande allora, TOM!
    Quindi tu adesso sai il perché quella scrittrice ha titolato la sua tetralogia in quel modo!

    Moz-

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  4. Non avevo ancora letto il tuo "about", però ero abbastanza certo che avessi preso da John Dee l'idea dello specchio di ossidiana.
    Lo cito anch'io nel secondo volume de L'Estate dei Fiori Artici:
    “L’Angelo della finestra d’Occidente... La storia di John Dee, scienziato e mago di corte della regina Elisabetta I, e del suo specchio di ossidiana” continuò l’esploratore senza preoccuparsi dell'obiezione di Stefano.“ Una storia affascinante, come affascinante è tutto quello che riguarda quest'uomo del mistero...."
    Perciò trovo abbastanza normale che un libro possa intitolarsi così .)

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    1. Si direbbe che John Dee abbia attirato l'attenzione di molti! Storia davvero affascinante ma, detto tra noi, credo che questo tizio non fosse altro che uno spudorato ciarlatano (sia lui sia il suo compagno di merende, Edward Kelley)

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  5. Che bella storia: da una casualità nasce un incontro (sia pure sul web), e poi chissà cosa potrebbe seguire.
    Attendiamo l'intervista :-)

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  6. P.S.: bello il nuovo look del blog :-)

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    1. Ma guarda, Ariano, io sono contento così. Cosa potrei chiedere di più?
      P.S.: Ma come? Non lo avevi ancora visto? Vuol dire che non eri ancora passato di qua nel 2014?

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  7. Pensa che seccatura quando ho scoperto che il titolo che avevo dato al mio libro "Incubi e Meraviglie" era già stato usato per una retrospettiva sul cinema di Spielberg! E io che mi ero ispirato a "Incubi e Deliri" di Stephen King e a "Incubi e Miracoli" di Robert Bloch!

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    1. Il tuo commento capita proprio a fagiolo. Ricordi quel progettino sulla Porta Inferi del quale avevamo discusso qui? Proprio oggi una mia vicina di blog è uscita con questo post che di fatto rende una mia eventuale uscita quantomeno imbarazzante. Per il momento quindi metto tutto in standby e resto a vedere come si evolve. Maledizione a me e alla mia lentezza!

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  8. Certo che me lo ricordo. Beh, sai bene che se in futuro vorrai un reportage fotografico dalla città della Mole, non hai che da farmi un fischio.

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  9. Perché imbarazzante?
    Diverso, sicuramente.
    Piazza Statuto non è così spettacolare (non ci passo da almeno vent'anni, ma non ricordo un paesaggio simile), è più un'atmosfera, qualcosa che ti pizzica la pelle in modo subdolo

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    1. Non hai tutti i torti. Ci sto ancora pensando su, in effetti.

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  10. Leggerò con estremo interesse l'intervista!
    Curioso, questo libro. Non disperiamo. In Italia arriverà fra 10 anni o dopo che ne produrranno un videogioco! (Io intanto me lo segno, che dici?)

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    1. Potrebbe arrivare anche prima. Dipende se il film in uscita quest'anno (quello tratto dal suo romanzo "Incarceron") avrà successo in Italia.
      In quel caso sono pronto a scommettere che i tempi di pubblicazione di tutti i suoi libri si accorceranno drasticamente.

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