Oggi la presenza di spiriti, soprattutto femminili, nella cinematografia orientale è un fatto assodato, ma ai più sembra che si tratti essenzialmente di una moda nata in Giappone e da lì diffusasi ai paesi limitrofi. La realtà è però un’altra. Ogni paese ha la sua peculiare fenomenologia in fatto di apparizioni e i fantasmi tipici della Corea, effettivamente, sono in prevalenza femminili. Perché?
È presto detto: nel Confucianesimo, una delle dottirne storiche della Corea, l'esistenza stessa della donna è considerata inferiore a quella dell'uomo (concetto ben esemplificato dal famoso detto “Nam-Chun-Yeo-Bi” che significa “importante l'uomo, insignificante la donna”). Le donne coreane sono sempre state discriminate da una società maschilista fino al midollo e questo spiega sia il carattere essenzialmente femminile dello Sciamanesimo (la religione degli oppressi) sia l’abbondanza di fantasmi femminili afflitti dal Han.
Lo Sciamanesimo di cui stiamo parlando è particolarmente interessante in quanto, a differenza di quello classico, nella penisola coreana è praticato in gran parte dalle donne. In senso lato lo Sciamanesimo si basa sul concetto che tutte le risposte ai mali della nostra società risiedono da qualche parte nell’aldilà, e che solo persone estremamente dotate possono azzardarsi a superare il ponte tra i due mondi e riuscire a tornare. Sono le donne, in Corea, la vera e unica via di collegamento, un ponte, tra quelli che possiamo definire avvenimenti terreni e gli spiriti ultraterreni. Questione di sensibilità, probabilmente, o di maggiore predisposizione, o quello che volete.
Ciò non deve stupire, in quanto della capacità delle donne di oltrepassare la soglia a proprio piacimento si parlava già nell’antica Grecia: a partire da Ecate, divinità psicopompa in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei Morti, fino ad arrivare a Persefone, sposa di Ade, che leggenda vuole trascorresse sei mesi l’anno negli Inferi e gli altri sei mesi sulla terra. Se consideriamo banalmente nascita e morte come un passaggio di stato, è evidente che per le religioni non può che essere la donna la chiave di volta. Se ad essa è concessa la capacità di procreare (e quindi la capacità di trasmutare dalla condizione di “non vita” a quella di vita), le sarà in qualche modo concessa anche la capacità opposta.
In Corea le sciamane, dette mudang, sono grossomodo questo, vale a dire donne che comunicano con i morti e che assistono questi ultimi nel loro viaggio ultraterreno, donne che interrogano i defunti, che eseguono pratiche esorcistiche al fine di allontanare gli spiriti malvagi e che si occupano di curare malattie attraverso canti e danze rituali.
Ci sarebbe anche da aggiungere che secondo numerose religioni, tra cui la nostra (ma anche numerosissimi miti indoamericani), la donna è il mezzo con il quale la morte è entrata originariamente a far parte del nostro mondo: una prima volta attraverso la violazione di un tabù divino, e ripetutamente, in seguito, attraverso il sangue mestruale, fenomeno che, specialmente nel Medioevo dell’Inquisizione, è stato interpretato come la prova definitiva della colpa. La strega delle fiabe è in fin dei conti anch’esso un personaggio che viene dal mondo delle ombre e dei morti, così come la morte stessa, in tutte le culture, si materializza iconograficamente in un’immagine femminile.
Lo Sciamanesimo coreano non sarebbe quindi un’anomalia, bensì ciò che più probabilmente assomiglia allo Sciamanesimo delle origini, successivamente corrotto al fine di adeguarlo alle (discutibili) tendenze patriarcali della società “moderna”. Ho scritto “discutibili” perché l’uomo, nella sua smania di protagonismo, ha sempre cercato di far proprie tutte le facoltà fisiche e intellettuali del genere umano, anche quelle più “oscure”.
Oggi in Corea esistono scuole per sciamane nelle quali vengono insegnati i muga, canti tradizionali così antichi da contenere parole che oggi nessuno riesce più a comprendere. I muga erano infatti tramandati oralmente fino a solo pochi decenni fa e, per tale motivo, contengono incontaminati termini provenienti da un coreano oggi dimenticato. Le prime testimonianze scritte delle cerimonie religiose coreane, risalenti all’inizio del XX secolo, le dobbiamo paradossalmente ai giapponesi, motivati più dallo spirito colonizzatore che dal desiderio di cultura. Fu lo studioso Son Chint’ae il primo coreano a trascrivere in giapponese, nel 1930, una raccolta di muga provenienti da tutto il paese sotto il titolo di “Raccolta di vestigia di canti divini”. Ancora una volta la molla non fu puramente accademica, quanto più banalmente un bisogno nazionalista di affermazione dell’identità del paese nel bel mezzo del periodo della dominazione coloniale giapponese (1910-1945). Sfortunatamente ciò che è giunto a noi sono solo frammenti sparsi dei muga, spesso solo semplici riassunti o annotazioni ormai indistinguibili dal testo originale.
A proposito del periodo coloniale giapponese, accennavamo prima all’abbondanza, tutta coreana, di fantasmi femminili afflitti dal Han. Il Han (letteralmente risentimento, rancore, sofferenza) è uno stato umano che simboleggia l'epopea di intero un popolo oppresso dall'occupazione straniera e dalle guerre intestine, e se in teoria può riguardare chiunque perché deriva da un'angosciante esperienza sofferta, è innegabile che riguardi soprattutto i poveri, i deboli e le donne. Non bisogna però confondere il Han con il Ju-on, il rancore della tradizione giapponese. Il Han non rappresenta desiderio di vendetta, ma l’attesa del nuovo incontro in cui possa avvenire una riparazione del torto subito e una riconciliazione (Han-pu-ri). In pratica il suo carattere inizialmente negativo contiene in sé un fondo di speranza ed ecco spiegato il finale di “Memento Mori”, in cui Hyo-shin, ottenuto il pentimento di Shi-Eun e il mantenimento della sua promessa di amore eterno, molla la presa sulla scuola e ne riapre le porte, rinunciando al massacro che fin lì si presagiva.
Su una cosa però concordo con la critica: in Whispering Corridors la componente orrorifica è molto blanda, talvolta quasi completamente assente, mentre il dramma è sempre in primo piano. Si tratta però di un sentimento che non ha a che fare solo con la realtà filmica di per se stessa o con il precipitare degli eventi ma che in gran parte deriva, si potrebbe dire, da una peculiare predisposizione alla malinconia tipicamente orientale e, questo, Memento Mori lo esemplifica molto bene perché Shi-eun e Hyo-shin, in particolare quest'ultima, vivono ogni momento insieme in maniera intensa e con la consapevolezza della fine incombente che traspare dagli occhi, dalle parole, persino dalla postura del corpo - non occorre essere particolarmente intelligenti o sensibili per capirlo. Quando le due ragazze creano il loro bizzarro diario, lo fanno quasi per dare contenuto e consistenza al proprio amore, per renderlo in un certo senso concreto e farlo sopravvivere, per contrastare insomma quel sentimento cosmico di precarietà che è alla radice del loro animo.
È presto detto: nel Confucianesimo, una delle dottirne storiche della Corea, l'esistenza stessa della donna è considerata inferiore a quella dell'uomo (concetto ben esemplificato dal famoso detto “Nam-Chun-Yeo-Bi” che significa “importante l'uomo, insignificante la donna”). Le donne coreane sono sempre state discriminate da una società maschilista fino al midollo e questo spiega sia il carattere essenzialmente femminile dello Sciamanesimo (la religione degli oppressi) sia l’abbondanza di fantasmi femminili afflitti dal Han.
Lo Sciamanesimo di cui stiamo parlando è particolarmente interessante in quanto, a differenza di quello classico, nella penisola coreana è praticato in gran parte dalle donne. In senso lato lo Sciamanesimo si basa sul concetto che tutte le risposte ai mali della nostra società risiedono da qualche parte nell’aldilà, e che solo persone estremamente dotate possono azzardarsi a superare il ponte tra i due mondi e riuscire a tornare. Sono le donne, in Corea, la vera e unica via di collegamento, un ponte, tra quelli che possiamo definire avvenimenti terreni e gli spiriti ultraterreni. Questione di sensibilità, probabilmente, o di maggiore predisposizione, o quello che volete.
Ciò non deve stupire, in quanto della capacità delle donne di oltrepassare la soglia a proprio piacimento si parlava già nell’antica Grecia: a partire da Ecate, divinità psicopompa in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei Morti, fino ad arrivare a Persefone, sposa di Ade, che leggenda vuole trascorresse sei mesi l’anno negli Inferi e gli altri sei mesi sulla terra. Se consideriamo banalmente nascita e morte come un passaggio di stato, è evidente che per le religioni non può che essere la donna la chiave di volta. Se ad essa è concessa la capacità di procreare (e quindi la capacità di trasmutare dalla condizione di “non vita” a quella di vita), le sarà in qualche modo concessa anche la capacità opposta.
In Corea le sciamane, dette mudang, sono grossomodo questo, vale a dire donne che comunicano con i morti e che assistono questi ultimi nel loro viaggio ultraterreno, donne che interrogano i defunti, che eseguono pratiche esorcistiche al fine di allontanare gli spiriti malvagi e che si occupano di curare malattie attraverso canti e danze rituali.
Ci sarebbe anche da aggiungere che secondo numerose religioni, tra cui la nostra (ma anche numerosissimi miti indoamericani), la donna è il mezzo con il quale la morte è entrata originariamente a far parte del nostro mondo: una prima volta attraverso la violazione di un tabù divino, e ripetutamente, in seguito, attraverso il sangue mestruale, fenomeno che, specialmente nel Medioevo dell’Inquisizione, è stato interpretato come la prova definitiva della colpa. La strega delle fiabe è in fin dei conti anch’esso un personaggio che viene dal mondo delle ombre e dei morti, così come la morte stessa, in tutte le culture, si materializza iconograficamente in un’immagine femminile.
Lo Sciamanesimo coreano non sarebbe quindi un’anomalia, bensì ciò che più probabilmente assomiglia allo Sciamanesimo delle origini, successivamente corrotto al fine di adeguarlo alle (discutibili) tendenze patriarcali della società “moderna”. Ho scritto “discutibili” perché l’uomo, nella sua smania di protagonismo, ha sempre cercato di far proprie tutte le facoltà fisiche e intellettuali del genere umano, anche quelle più “oscure”.
Oggi in Corea esistono scuole per sciamane nelle quali vengono insegnati i muga, canti tradizionali così antichi da contenere parole che oggi nessuno riesce più a comprendere. I muga erano infatti tramandati oralmente fino a solo pochi decenni fa e, per tale motivo, contengono incontaminati termini provenienti da un coreano oggi dimenticato. Le prime testimonianze scritte delle cerimonie religiose coreane, risalenti all’inizio del XX secolo, le dobbiamo paradossalmente ai giapponesi, motivati più dallo spirito colonizzatore che dal desiderio di cultura. Fu lo studioso Son Chint’ae il primo coreano a trascrivere in giapponese, nel 1930, una raccolta di muga provenienti da tutto il paese sotto il titolo di “Raccolta di vestigia di canti divini”. Ancora una volta la molla non fu puramente accademica, quanto più banalmente un bisogno nazionalista di affermazione dell’identità del paese nel bel mezzo del periodo della dominazione coloniale giapponese (1910-1945). Sfortunatamente ciò che è giunto a noi sono solo frammenti sparsi dei muga, spesso solo semplici riassunti o annotazioni ormai indistinguibili dal testo originale.
A proposito del periodo coloniale giapponese, accennavamo prima all’abbondanza, tutta coreana, di fantasmi femminili afflitti dal Han. Il Han (letteralmente risentimento, rancore, sofferenza) è uno stato umano che simboleggia l'epopea di intero un popolo oppresso dall'occupazione straniera e dalle guerre intestine, e se in teoria può riguardare chiunque perché deriva da un'angosciante esperienza sofferta, è innegabile che riguardi soprattutto i poveri, i deboli e le donne. Non bisogna però confondere il Han con il Ju-on, il rancore della tradizione giapponese. Il Han non rappresenta desiderio di vendetta, ma l’attesa del nuovo incontro in cui possa avvenire una riparazione del torto subito e una riconciliazione (Han-pu-ri). In pratica il suo carattere inizialmente negativo contiene in sé un fondo di speranza ed ecco spiegato il finale di “Memento Mori”, in cui Hyo-shin, ottenuto il pentimento di Shi-Eun e il mantenimento della sua promessa di amore eterno, molla la presa sulla scuola e ne riapre le porte, rinunciando al massacro che fin lì si presagiva.
Su una cosa però concordo con la critica: in Whispering Corridors la componente orrorifica è molto blanda, talvolta quasi completamente assente, mentre il dramma è sempre in primo piano. Si tratta però di un sentimento che non ha a che fare solo con la realtà filmica di per se stessa o con il precipitare degli eventi ma che in gran parte deriva, si potrebbe dire, da una peculiare predisposizione alla malinconia tipicamente orientale e, questo, Memento Mori lo esemplifica molto bene perché Shi-eun e Hyo-shin, in particolare quest'ultima, vivono ogni momento insieme in maniera intensa e con la consapevolezza della fine incombente che traspare dagli occhi, dalle parole, persino dalla postura del corpo - non occorre essere particolarmente intelligenti o sensibili per capirlo. Quando le due ragazze creano il loro bizzarro diario, lo fanno quasi per dare contenuto e consistenza al proprio amore, per renderlo in un certo senso concreto e farlo sopravvivere, per contrastare insomma quel sentimento cosmico di precarietà che è alla radice del loro animo.
Complimenti, bell'articolo. L'argomento mi interessa molto e ho imparato molte cose nuove... :)
RispondiEliminaBenvenuta sul blog. Spero tu abbia iniziato a leggere partendo dal primo articolo di questo speciale.... vero? ^_^
EliminaGrazie per il benvenuto. Sì, sto leggendo dall'inizio e mi sono riproposta di leggere anche i post più vecchi, tempo permettendo recupererò tutto. Sei di grande ispirazione :)
EliminaSei troppo gentile ^_^
EliminaA volte ho il dubbio che la predominanza della figura femminile come essere "magico" sia dovuta solo al fatto che la cultura sia stata plasmata dagli uomini, e da loro punto di vista la donna è una creatura "diversa"... Detto così è troppo semplificativo, però per spiegarlo più correttamente non basterebbe un saggio di centro pagine.
RispondiEliminaSicuramente è andata così. Se ci pensi bene già nella Genesi troviamo il primo segnale: perché mai Eva avrebbe dovuto nascere da una costola di Adamo e non viceversa?
EliminaDa un punto di vista biologico avrebbe avuto effettivamente più senso immaginare la donna come origine della vita umana. Però Adamo e la costola... bah.
EliminaE' un dogma religioso. Meglio non farsi troppe domande.
EliminaMolto interessante, non sapevo dell'esistenza di queste cosiddette "sciamane". Spesso chi ama il Giappone come me tende ad essere Nippocentrico, ma basta spostarsi di qualche kilometro e si scopre un mondo altrettanto affascinante :D
RispondiEliminaHai proprio ragione. Sapessi che fatica, anche per me, scrivere tutti questi articoli cercando in tutti i modi di tener il più possibile fuori quello che so sul Giappone.
Eliminanon sono una gran fans dell'orrore, però mi piace quell'atmosfera mista tra l'inquetante ed il manga, che mi piace tantissimo
RispondiEliminaAnche a te un caloroso benvenuto sul blog! Anche se non sei appassionata di horror, potrai di sicuro trovare diversi spunti interessanti in questa serie di post, specialmente se ti interessa la cultura orientale e ami intrattenerti nella lettura dei manga (in questo caso, essendo in Corea, dovremmo però dire "Manhwa"). ^_^
EliminaMi sembra di ritrovare radici comuni nel folklore europeo. Se ci fai caso anche le streghe nostrane in definitiva altro non erano che donne emarginate solo perché conoscevano le pratiche curative di certe erbe o certi composti.
RispondiEliminaOggi magari lo chiameremmo scienza o erboristeria all'epoca invece lo chiamavamo stregoneria.
La stregoneria è un altro aspetto del femminile che si può ricollegare facilmente a questo articolo, e se ne potrebbe davvero parlare a lungo, spazio permettendo. Ero quasi certo che lo avresti citato ^_^
EliminaA me questo miscuglio di cultura, mitologia e folklore orientale ha sempre fatto impazzire.
RispondiEliminaAdoro leggere i tuoi post, continua così che stai ampliando il nostro mondo. :-)
Grazie per le bellissime parole. Questo "speciale" mi sta regalando un sacco di soddisfazioni... e siamo appena a metà.
EliminaComplimenti per l'erudizione, TOM! Per fortuna sono stato attratto dal titolo :))
RispondiEliminaMeno male che, almeno una volta, sono riuscito a calamitarti. ^:^ (so benissimo che non corre buon sangue tra te e gli argomenti a sfondo orientale). Sta tranquillo: un paio di settimane di pazienza e torniamo dalle nostre parti... eheheh
EliminaSono contento... Non per caso ho un blog "demanganimezzato". Chissà forse dovrei creare un banner ad hoc ^^
EliminaNon dovevi pure "demozzizzarlo"? ^_^
EliminaSarebbe un'impresa ai limiti dell'impossibile. Moz è al primo posto nella classifica dei commentatori e il mio post che lo riguarda è secondo tra quelli più popolari. In pratica ho due foto di lui fisse nella copertina del mio blog ogni giorno :O
EliminaAgghiacciante!
EliminaIn base a quanto studiai diversi anni fa, le società delle origini osservavano il culto della Dea Madre ed avevano un ordinamento matriarcale, mi pare che Gerico fu la prima città ad essere edificata e rispondeva esattamente a questa caratteristica; il cambiamento al patriarcato arrivò con le città stato di Ur ed Uruk, quando il potere cominciò ad abbracciare aspetti di tipo politico ed economico e la religione si stato si evolse in qualcosa di più complesso e divenne strumento di governo dell'uomo.
RispondiEliminaNelle civiltà dei Nativi Americani del sud-est ho potuto leggere di come la linea di sangue predominante sia quella della madre, i figli sono suoi e alla nascita appartengono già alla tribù materna e mai paterna, ma sembra quasi che questa valorizzazione della donna appartenga proprio a società primordiali nelle esigenze e bisogni, quando invece entrano in gioco complotti politici ad ampio raggio, o interessi economici è l'uomo 'cacciatore' a cominciare a farla da padrone.
Come ti dicevo tempo fa, qui in sicilia fino a qualche generazione fa - e forse ancora adesso - esistevano delle donne che avevano il dono della chiaroveggenza, o almeno così si crede, e le famiglie solitamente ne avevano una di fiducia alla quale chiedevano responsi per il futuro dei figli e della famiglia in generale o aiuto per l'interpretazione dei sogni, mia nonna stessa era molto amica di una di queste signore e ogni volta che in famiglia succede qualcosa lei ricorda di essere stata già avvertita; lei stessa spesso afferma di avere il dono di vedere i fantasmi o altre manifestazioni del genere, ma onestamente la mia terra vive di una fascinazione folle per l'occulto in questo senso: tutti abbiamo vissuto esperienze al limite fra l'immaginazione ed una presunta realtà, ma alle donne sembra essere comunque imputata una maggiore capacità di comunicazione con l'aldilà.
Probabilmente i culti di Cerere e Iside, la diffusione su tutto il territorio dell'antico culto di Persefone hanno sviluppato nelle donne siciliane, forse discendenti di antiche sacerdotesse, questa radice culturale misterica talmente profonda da rimanere ancora viva in qualche modo.
Il mondo è piccolo!
Quello che oggi i più conoscono come "femminino sacro" è un concetto che nella storia dell'umanità è apparso in molteplici circostanza, sin dal Paleolitico a quanto si dice, dove la società matriarcale aveva già sviluppato il concetto di "Grande Madre". Tra le tante emanazioni della deità femminile, oltre a Cerere e Iside, possiamo citare Ishtar, Atena, Astarte, Demetra, Venere, Diana (a noi più note), o le dee induiste Sarasvati, Lakshmi e Durga. Il motivo di una tale diffusione è abbastanza intuitivo: tutte sono in qualche modo collegate al ciclo morte-rinascita e alla sequenza bellezza-amore-fertilità. Le grandi religioni monoteistiche hanno poi dato un taglio netto a tutto questo, privilegiando e innalzando il dominio maschile all'interno della società (seppur concedendo, in maniera decisamente contraddittoria, spazio a fenomeni di idolatria nei confronti di sante e beate).
EliminaDavvero affascinati i tuoi "racconti siciliani". La tua è una terra che può davvero vantare un passato tra i più sorprendenti di cui abbia mai sentito parlare. Leggere dell'amica di tua nonna mi ha fatto salire un brivido....
Interessantissima questa prospettiva, ma penso che il monoteismo abbia solo per l'appunto rafforzato e messo nero su bianco questa svolta già attuata anche dai politeismi: rifaccio per chiarezza l'esempio di Ur ed Uruk, il sistema religioso egiziano: le donne al governo ci sono state ma rappresentavano quasi un'eccezione, anche le poleis greche: ricorda infatti la diversità fra la donna 'libera' spartana e quella 'domestica' ateniese; insomma il discorso non è solo religioso ma è appunto politico ed economico a mio parere! Comunque è sempre affascinante aprire parentesi di questo tipo, vedi dove siamo arrivati da un tuo articolo che per altro ho gradito tantissimo perché mi ha spalancato una realtà che non conoscevo! :D
EliminaSui 'racconti siciliani' di episodi ce ne sono diversi, alcuni ufficiali che riguardano leggende metropolitane della mia città, altri affidati alla tradizione orale per lo pù casuale che ho potuto apprendere da mia zia e da mia nonna! Siamo una terra piuttosto magica da questo punto di vista, per questo ritengo in via personalissima che il modo siciliano - o per lo meno catanese - di intendere la religiosità sia ancora strettissimamente collegato ad un sostrato pagano, anche se in modo inconscio. ^^
Una cosa non esclude l'altra. Storicamente c'è sempre stato uno stretto legame tra Stato e Chiesa e, così come c'è oggi, c'è stato ai tempi dei primi cristiani e c'è stato millenni prima, addirittura già nel periodo in cui vengono collocati i grandi miti che sono alla base delle grandi religioni monoteistiche,miti che, come sappiamo, spesso sono comuni a religioni apparentemente molto diverse tra loro.
EliminaPer quanto riguarda i miti siciliani (e su questo sono sicuro di attirare l'attenzione anche di Nick), sono sempre stato affascinato dalle leggende legate ai Beati Paoli e al caso della Baronessa di Carini (è una faccenda più palermitana, ma leggevo che molto di quello che si sa è stato recuperato un po' in tutta la Sicilia). C'è un libro interessantissimo sull'argomento che si intitola "Adultèri, delitti e filologia"....
Sciamanesimo. .. come sono ignorante! Ignoravo tante di quelle informazioni che ho adorato davvero questo post. Interessantissimo!
RispondiEliminaSono mesi che sto preparando questa serie di post e, come puoi immaginare, ho speso un sacco di tempo vagliando tutte le possibili strade. Ciò che stai leggendo ne è solo il risultato.
EliminaBellissimo il post e i commenti a seguire non da meno! Lo scambio tra te e Alessia è una sorta di post a sé, che meraviglia!
RispondiEliminaRimango sempre affascinata e nello stesso tempo provo una giusta frustrazione XD dalla (mia) distanza culturale verso altri popoli: qualcosina pian piano si riesce ad afferrare e qualche tassello viene collocato al posto giusto, ma è sempre un'intuizione rispetto al "tutto".
Attendo!!! :D
Siamo tutti culturalmente lontani, specialmente se ci confrontiamo con il Far East... Le prime volte che ho provato a guardare film asiatici capivo poco o nulla. Comincio solo adesso, molti anni più tardi, a intuire qualcosina che prima proprio non mi spiegavo.
EliminaI commenti, lo sai meglio di me, rappresentano sempre il vero valore aggiunto di un post... a prescindere dal fatto che siano articolati o telegrafici.
con questo post mi apri un mondo nuovo....adesso capisco perchè nei film d'ispirazione orientale (the eye in primis) era sempre la donna la protagonista principale, quella che vedeva gl ispiriti e riusciva a comunicare con loro....grazie!
RispondiEliminaSi potrebbe spiegare in questo modo anche l'esistenza di un certo blog "spensierato"... ^^ ...d'altra parte la foto del tuo profilo ricorda molto la locandina originale del celeberrimo film dei Pang Brothers
EliminaMolto bello. In poche parole questa saga è solo un pretesto perchè tu potessi raccontare di molto altro. Ottimo lavoro!
RispondiEliminaEsatto ^_^
EliminaStrano come le donne siano spesso considerate legate alla morte... dopotutto è dal loro grembo che viene la vita, no?
RispondiEliminaDirei che è proprio quello il motivo. Vita e morte. Azione e reazione.
EliminaHo visto solo ora questo articolo, segnalato sul blog di Romina Tamerici. Molto interessante, davvero. Anni fa, ho fatto alcuni studi sullo sciamanesimo hawaiano. Sarebbe interessante confrontare le nostre esperienze!
RispondiEliminaBenvenuta sul blog, innanzitutto! Questo post, come avrai notato è solo un piccolo tassello di un quadro di tredici lunghi post che hanno copero tutto il mese di aprile, ma credo tutto sommato si possa apprezzare anche se preso da solo. Me lo confermi?
EliminaSciamanesimo hawaiano? Sembra Interessante....
Scusami, non ho letto gli altri post, ma recupererò presto.
EliminaConosci la tecnica dell' ho oponopono? Deriva dallo sciamanesimo hawayano, ed è molto utilizzata nelle tecniche di autoaiuto. :)
Ahimè, non lo conosco. Vado e leggermi qualcosa in rete...
EliminaArticolo a dir poco meraviglioso. Ho letto anche i commenti precedenti che aggiungono ricco materiale al dibattito. Nonostante l'esclusione della donna dai ruoli di predominio politico ed economico, e in special modo nelle religioni monoteiste, mi è venuto in mente però che nell'arte europea la figura più rappresentata sia quella della Madonna pur nell'obbligo di seguire i canoni iconografici imposti della Chiesa. Come a dire che il femminile è riuscito a mantenere la ribalta della scena, anche con le ovvie sovrapposizioni e differenze.
RispondiEliminaGrazieee :-D Sì, in casi come questi i commenti sono davvero un valore aggiunto… molto interessante anche il tuo sulla figura della Madonna, anzi è bizzarro che tu stia leggendo questi post proprio ora che mi sono deciso a pubblicare qualcosa sull’annosa “questione femminile” (uscirà a breve, anche se non c’entrerà più niente la Corea ;-) )
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