mercoledì 22 luglio 2015

E.N.D. The Movie

Ogni tanto fa bene parlare di cinema italiano, non credete? Ora che ci penso, qui su questo blog se ne è parlato solo in rare occasioni e, tra l’altro, è stato molto tempo fa. Ricordo vagamente alcuni articoli dedicati al cinema cosiddetto “di genere”, quello impreziosito da nomi di elevato spessore quali Giuliano Montaldo, Antonio Margheriti, Brunello Rondi, Mario Bava, Corrado Farina e Alberto De Martino. Tutta gente alla quale dei miei articoli non importa, o non sarebbe importato, nulla. Tutta gente, quella che ho appena citato, che è stata recensita in lungo e in largo, che è stata studiata, esaminata, presa ad esempio e diffusa come le tavole di Mosè. Ma non è quello il cinema italiano di cui parleremo oggi. Oggi parleremo di un cinema, oltre che più recente, un pochino più invisibile, qualcosa che difficilmente un giorno i nostri figli potranno recuperare e apprezzare, sepolti come saranno da migliaia di proposte mainstream dal contenuto discutibile.
Sarebbe facile iniziare questo post con frasi fatte come “c’era una volta il cinema italiano” o “non siamo più bravi come una volta”. In realtà in frasi del genere c’è tanta superficialità se non, in certi casi, un po’ di ipocrisia. Il cinema italiano esiste ancora, forse ancora di più che negli anni dei Bava e dei Margheriti, per non andare a scomodare per forza gli autori neorealisti o i pionieri dell’anteguerra. Magari a prima vista il nostro cinema non è in perfetta salute, questo è vero, ma esiste un sottobosco estremamente fervido che attende soltanto il momento adatto per poter germogliare, crescere e spalancare al mondo tutti i suoi meravigliosi petali. Succederà mai? Bella domanda.
La risposta probabilmente è no, almeno per il momento. Sono passati i tempi in cui c’era ancora qualche soldino da spendere e i nostri cineasti potevano godere di finanziamenti provenienti da destra e da manca pur avendo in mano il nulla più assoluto. Erano tuttavia anche anni dove bastava un nome di grido, anche se inserito in un contesto insulso, per richiamare il grande pubblico. Oggi la situazione è completamente diversa: nomi di grido non ce ne sono più, e quei pochi che potrebbero esserlo sono talmente ben mimetizzati che non ci accorgiamo nemmeno di loro. Soldi? Figuriamoci. Di quelli manco a parlarne. E pensare che all’estero arrivano finanziamenti statali a profusione per il cinema.
Noi oggi siamo costretti a fare i conti con le tasche vuote e, per cercare di realizzare qualcosa di buono, ci tocca rivolgerci alla sempre più diffusa pratica del crowdfunding. Non serve che vi dica che cosa sia il crowdfunding, vero? D’altra parte viviamo ormai tutti nella versione 2.0 di questo bislacco pianeta, dove chi merita rimane al palo mentre nei salotti veneziani o cannesiani (si dice così?) fanno sfoggio di sé i tre o quattro soliti noti. È invece nei “salotti” del crowdfunding che dovremmo andare a curiosare per (ri)scoprire un cinema italiano che, oggi come un tempo, ha poco o nulla da invidiare al cinema di altri tempi e di altri luoghi.

Ed è proprio da quelle parti che nasce “E.N.D. The Movie”, film a episodi diretto a otto mani da Luca Alessandro, Allegra Bernardoni, Domiziano Cristopharo e Federico Greco. Chi sono questi quattro individui? Luca Alessandro, che qui contribuisce al primo episodio assieme all’esordiente Allegra Bernardoni, giunge dall’esperienza dell'episodio "Dream Door" presente nel progetto collettivo "The Pyramid”, prodotto da Alex Visani. Ovviamente, “The Pyramid” non è da confondere con l’omonimo horror in formato found footage prodotto di recente da Alexandre Aja. Domiziano Cristopharo non dovrebbe aver bisogno di presentazioni: indiscutibilmente uno dei nomi più promettenti del nostro cinema che personalmente, nemmeno molto tempo fa, ho avuto modo di apprezzare nel suo incredibile “Museum of Wonders”, rivisitazione in chiave post-punk del celebre “Freaks” di Tod Browning. Poi c’è Federico Greco, altro nome interessante che (mi sovviene solo oggi) avevo scoperto per caso diversi anni fa incappando in rete in tre brevi spezzoni mockumentary intitolati “H.P. Lovecraft – Ipotesi di un viaggio in Italia”, spezzoni che sarebbero stati in seguito trasformati nel lungometraggio “Road to L. – Il mistero di Lovecraft”.

Ma oggi non siamo qui per sviscerare dati biografici, ma per dedicare un piccolo spazio a “E.N.D. – The Movie” che, come recita il comunicato stampa, “è uno dei rarissimi horror in cui gli zombie diventano veri e propri personaggi invece di limitarsi a vagare, neuroablati, in cerca di carne umana”. In genere non amo recensire le novità cinematografiche, ma questa volta la curiosità era tanta e credo possiate intuire facilmente il perché. La domanda sorge subito spontanea: dopo che per quasi cinquant’anni cinema, televisione e letteratura ci hanno propinato tutte le possibili varianti del ritornante romeriano, davvero ci serviva un'altra storia di zombi? Specialmente in tempi come quelli attuali, dove è evidente un'ansia diffusa di raccogliere le briciole lasciate da “The Walking Dead”? Per quanto mi riguarda la risposta è sì. Quando infatti nasce e si afferma un fenomeno, qualunque esso sia, la sua diffusione contribuisce pian piano allo sviluppo di nuove idee, alcune buone, altre (forse la maggior parte) pessime: il tempo, in generale, o la nostra sensibilità, nel personale, faranno un giorno da filtro a tutto l’esistente. È successo altre volte in passato: per restare in questo ambito ci basti pensare al fenomeno del J-Horror, esploso improvvisamente grazie a un paio di titoli azzeccati e allargatosi repentinamente, in termini geografici e di dimensioni. Nel giro di pochi anni sono state realizzare centinaia di pellicole fotocopia, generalmente fuffa, tra le quali si è distinto qualche buon episodio che, a mio parere, non avrebbe mai avuto la possibilità di emergere altrimenti. “E.N.D. – The Movie”, sebbene in fin dei conti non lasci gridare al miracolo, ha le carte in regole per essere ricordato come uno di questi episodi.

La storia, per usare le parole del comunicato stampa, racconta "le vicende di alcuni personaggi nell’arco di sei anni e ne segue la “trasformazione” in seguito a una pandemia esplosa nei dintorni di Roma e veicolata da una partita di cocaina tagliata male". Nella frase “Alcuni si sono salvati. Altri, invece, sono rimasti umani” c’è la novità più interessante.
Giorni 0, 1 e 2: tutto ha inizio in un’agenzia di pompe funebri. Il proprietario, l'autista dei carri funebri e il tanatoesteta sono costretti a fronteggiare la nascita di un'epidemia diffusa tramite una partita di cocaina tagliata male. Presto i cadaveri pronti per l'inumazione si svegliano nelle loro bare.
Giorno 1466: anni dopo, quando l'epidemia ha ormai divorato l'intero pianeta, in un'altra parte del mondo, un militare statunitense e una donna incinta sono circondati dai contagiati in una casa nel bosco. Quando la donna partorisce...
Giorno 2333: il mondo in rovina, devastato da scenari post apocalittici, è diviso in due fazioni. I rapporti di forza tra contagiati e uomini si sono ribaltati completamente al punto che...

I quattro episodi (ma il primo, per la sua estrema brevità, può accorparsi senza problemi al secondo) sono distinte fotografie scattate in altrettanti momenti della gigantesca pandemia. Scenari diversi e situazioni diverse, ma tutti uniti da un sottile filo conduttore in un crescendo che non lascia tregua. Siamo, come detto, molto lontani dal gridare al miracolo, soprattutto a causa delle evidenti limitazioni a cui non può che essere soggetta una produzione indie e di una recitazione quasi mai all’altezza, ma sono le idee che in questo contesto vanno premiate. Come avviene solitamente nei film horror, spesso i personaggi fanno esattamente l’opposto di quello che una persona di buon senso farebbe nella vita reale, ma questo va a tutto agio della suspense, mentre dal punto di vista tematico si potrebbe ravvedere nell’incipit un elemento di critica sociale di approccio conservatore, anzi reazionario. Mi spiego meglio: tradizione vuole che qualsiasi zombie apocalypse che si rispetti, romeriana ma anche fulciana o altrimenti derivata, sia innescata da qualche non meglio descritto esperimento governativo finito male. Qui invece il paziente zero è un consumatore di cocaina, così come lo sono i  primi diffusori del virus. Una logica che ricorda in un certo qual modo quel "castigo divino" con cui vennero annunciati, alla metà degli anni Ottanta, il primi casi di AIDS nell'Occidente sviluppato. Si diceva: "Hai fatto cose sconce? Ecco la tua punizione". Sappiamo tutti come è andata poi a finire. In questa stessa ottica coloro che non sono stati contagiati, ovvero che combattono il virus, dovrebbero essere identificati con i buoni, ma come vedremo all’alba di una nuova era le cose non stanno esattamente in questi termini.

Un certo livello di tensione e claustrofobia si avverte in tutti gli episodi, ma Domiziano Cristopharo, da vecchia volpe qual è, ha optato per un'ambientazione rurale fatta di pochi dialoghi ma di ampio respiro, oltre che proporre l’episodio forse più gore dell’intero lotto. Federico Greco, al quale si deve l’episodio a mio parere migliore, ha invece stravolto tutti i topoi del genere caratterizzando i ritornanti con un livello di intelligenza senza precedenti, superando di gran lunga qualsiasi tentativo antecedente in tal senso, mostrandoli alla presa con sentimenti e gesti quotidiani che provocano nello spettatore un certo senso di straniamento. Idea originale di questi tempi ma, va precisato, non originalissima visto che siamo più o meno dalle parti di “Io sono leggenda”, il romanzo di Richard Matheson. Se pensando a una trasposizione cinematografica del romanzo di Matheson vi viene in mente quella boiata con Will Smith, siete però fuori strada: molto più aderente al pensiero mathesiano è l’originale “L’ultimo uomo della terra” (1964), con Vincent Price, oppure, al limite, il primo remake “1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra” (1971), nonostante l’insopportabile presenza di Charlton Heston e il suo inopportuno flirt con uno dei vampiri (tra l’altro completamente assente nel romanzo). Come fu per il suo celebre predecessore, anche in “E.N.D. – The Movie” si prospetta una nuova società di esseri umani contagiati ma non completamente trasformati. Con questo ribaltamento di ruoli, seguendo l’esempio romeriano Greco ha voluto mescolare le carte in tavola al punto dal domandarsi da che parte possa stare il bene e da che parte il male, e quanto sia labile il comune concetto di normalità. Il finale? Quello ovviamente, non ve lo racconto.

13 commenti:

  1. Partivo molto più che prevenuta e invece, nonostante non abbia particolarmente apprezzato gli attori coinvolti, l'ho trovato una visione molto gradevole e fantasiosa. Una bella sferzata di energia per l'horror nostrano!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di solito una recitazione traballante è più che abbastanza per farci abbandonare una visione. Chissà quante volte ci siamo persi qualcosa di imperdibile...

      Elimina
  2. Ne dovrò parlare anche io prima o poi.

    RispondiElimina
  3. Innanzi tutto devo farti i complimenti perché questo che ho appena letto più che un post sembra proprio un pezzo giornalistico di critica cinematografica. Tutto molto interessante e condivisibile, unico appunto, se mi posso permettere, è che non si dovrebbe mai essere stanchi di parlare di alcuni mostri sacri che hai citato all'inizio, nonostante il grande contributo che hanno dato, restano ancora di nicchia e sconosciuti alle nuove generazioni. Per il resto, bello, bello, bello.Il cinema Italiano non è mai morto, è solo vittima o succube delle mode.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Benvenuto sul blog, Massimiliano, e grazie per i complimenti.
      Non mi sono mai stancato, né mai mi stancherò, di parlare di quei mostri sacri... spesso manca solo il tempo e l'opportunità per farlo qui. E comunque c'è sempre il mio piccolo blog gemello Obsploitation che si è preso in carico il discorso del cinema italiano...

      Elimina
  4. Grazie a te, è tutto così interessante che quasi quasi mi perdo e viene voglia di commentare post vecchissimi. Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tempo per recuperare i vecchi post ne hai un sacco, tanto più nelle prossime settimane che il blog è in stand-by...

      Elimina
  5. Recentemente ho sentito di un film horror a episodi intitolato 26 modi per morire, dove registi di tutto il mondo dirigevano un cotto horror, 1 per ogni lettera dell'alfabeto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immagino tu stia parlando di "The ABCs of Death", no?

      Elimina
    2. Sì, esatto.
      Corto horror, dannato cellulare!

      Elimina
  6. Ecco, altro progetto di cui non ero a conoscenza. Mi sa che è da recuperare, non fosse altro per alcuni nomi coinvolti che ho sempre reputato promettenti (Greco in primis)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un recupero è senz'altro doveroso. Se non altro considerate le produzioni italiane che ci sono in giro adesso....

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...