Sergio L. Duma, autore de "I libri degli incubi" |
T.O.M.: Ciao Sergio, benvenuto su The ObsidianMirror!
S.D.: Ciao e grazie dell’ospitalità!
T.O.M.: Hai scritto un libro che è davvero un pugno nello stomaco. Credo che non basti voltare una pagina o chiudere un libro per scacciare i mostri che ci proponi anche perché, correggimi se sbaglio, mi è parso che nel tuo romanzo ci sia poco spazio per la speranza….
S.D.: Per quanto riguarda i racconti, certamente non c’è nulla di consolatorio. Volevo descrivere il male senza reprimermi. Tuttavia, avrai notato che molti dei personaggi negativi che descrivo fanno una brutta fine e mi riferisco in particolare ai protagonisti dei racconti incentrati sul tema della violenza ai minori. In un certo senso, vengono puniti per ciò che hanno commesso. Sono sempre stato convinto che ogni azione comporta conseguenze ed è questo che ho tentato di evidenziare. Anche se, però, può sembrare strano affermarlo, nella mia vita privata mi sforzo di essere ottimista e non ho una visione cupa dell’esistenza. L’ho avuta in passato, questo sì, quando ero adolescente, ma crescendo sono cambiato. Magari parzialmente, ma un mutamento c’è stato.
S.D.: Parto da questa seconda domanda. Non c’è una ragione specifica ma di solito preferisco leggere testi in prima persona. Questo mi consente di entrare nella mente dei personaggi e anche quando scrivo prediligo tale approccio. E’ dettato quindi da un gusto personale. Però uso anche la terza persona, quando mi va. Diversi romanzi che ho scritto sono caratterizzati da un’alternanza di prima e terza persona. Non è programmato. Seguo l’istinto e l’estro del momento. Quando ho scritto I Libri degli Incubi sono entrato dunque nella psiche dei personaggi ma non mi sono sentito coinvolto da loro. Ero anzi distaccato. Mi sentivo come qualcuno che esplora un mondo che non gli appartiene e che lo spaventa e lo incuriosisce nello stesso tempo. Ho cercato di usare la logica, di intuire il tipo di pensieri e di riflessioni di certe persone: gli adulti attratti dalle minorenni, per esempio; o gli uomini tormentati da pulsioni nascoste. Quelli che in pratica indossano ogni giorno una maschera e possiamo incontrare in qualsiasi momento… il vicino di casa, il collega, l’amico, il conoscente. In alcuni casi ho insistito su situazioni volutamente assurde e paradossali. Penso ai monologhi interminabili e deliranti della pornostar che mi paiono piuttosto ironici e sopra le righe. In quel caso, mi sono fatto influenzare dai testi di David Foster Wallace.
T.O.M.: Ammetto che questo “I libri degli incubi” è l’unica cosa tua che ho letto finora. Mi sembra però di capire che puoi vantare precedenti esperienze come Autore, alcune delle quali non molto dissimili da questa dal punto di vista dei contenuti. Vuoi parlarcene?
S.D.: Certo! Devo premettere che scrivo da almeno vent’anni ma per molto tempo non ho mai proposto nulla alle case editrici perché credevo che non potessero interessare a nessuno. Solo da poco ho cambiato atteggiamento e sto inondando gli editori con opere scritte in periodi e in circostanze differenti. La prima cosa che ho pubblicato è Tempi Terribili, un romanzo che è un mix di thriller, noir, fantascienza e sperimentalismi Avant-Pop. E’ uscito per i tipi di Libro Aperto International Publishing ma è ora fuori catalogo. Sto cercando di pubblicarlo di nuovo e l’ho proposto a Teomedia. E’ il primo volume di una trilogia, già scritta, che ho definito ‘La Trilogia dell’Occulto’. Tratta dei legami tra creatività letteraria e atto magico. L’esoterismo è uno dei miei svariati interessi e si riflette in ciò che scrivo.
E’ uscita poi una raccolta di racconti, Il Mondo dei Sogni, con Teomedia. Sono più o meno simili a quelli dei Libri degli Incubi e collegati tra loro. Le atmosfere sono molteplici… thriller, noir, horror e così via. Subito dopo è uscito Isteria.Com, pubblicato da Inspired Digital Publishing. E’ un thriller ambientato in un’università e lo stile ha analogie con quello di Breat Easton Ellis.
Scorpio Baby Rose, disponibile nel catalogo di Eretica Edizioni, è un altro thriller nonché un omaggio al mio regista preferito, David Lynch. e alla serie Twin Peaks. E’ la storia di un ragazzino che vive in un paesino di provincia e indaga sul brutale omicidio di una compagna di classe. Anche questo fa parte di una trilogia già scritta da me definita ‘La Trilogia della Provincia’. Infine è uscita la raccolta I Libri degli Incubi che hai avuto modo di leggere. Insomma, mi sono dato e mi do da fare e continuo a scrivere e proporre le mie cose, situazione non facile per uno che, come me, non è un autore conosciuto.
S.D.: Francamente no. Se non si crede in ciò che si scrive, non ha senso proporre un’opera a un editore.
T.O.M.: Come nasce un Autore come Sergio Duma? Quali sono stati i nomi che maggiormente hanno influenzato la tua carriera di scrittore? E cosa ti ha spinto un bel giorno a provare a scrivere?
S.D.: Naturalmente sono stato un lettore e lo sono ancora. Ho letto e leggo di tutto, dalla narrativa alla saggistica. Ho apprezzato James Joyce e Gertrude Stein e le loro sperimentazioni linguistiche. Amo in particolare la letteratura americana. Uno dei miei punti di riferimento è William Burroughs. Non che esistano analogie tra me e lui, intendiamoci, ma ho sempre apprezzato il suo approccio estremo e provocatorio. Mi piacciono inoltre gli autori della Beat Generation e poi Thomas Pynchon, Don DeLillo, Bret Easton Ellis, la tendenza Avant-Pop di scrittori come David Foster Wallace e Mark Leyner.
Non ignoro la letteratura di genere, specialmente la fantascienza. In questo ambito, ho un’assoluta venerazione per J.G. Ballard e Philip K. Dick. E in generale mi piacciono gli scrittori della new wave e quelli della prima generazione cyberpunk. Un posto particolare nel mio cuore è occupato da Angela Carter e le sue terribili fantasie. Come vedi, prediligo scrittori non proprio rilassanti… tra gli italiani, non posso non citare Italo Calvino e, per quanto riguarda scrittori attualmente in attività, trovo interessante Aldo Nove.
Mi interessano pure la musica, il cinema e le arti figurative. Adoro il punk e il post-punk degli anni ottanta e pure il sound elettronico e industrial. Ho già citato David Lynch che è un’altra delle mie ossessioni. Vado pazzo per i paesaggi surrealisti di Ernst e di Dalì. E leggo parecchi fumetti. Prediligo la scuola britannica di Alan Moore e Grant Morrison e scrivo peraltro recensioni di comics per il sito Mangaforever.
T.O.M.: Chi è oggi Sergio Duma e quanto è cambiato dal Sergio Duma degli inizi?
S.D.: Ah, guarda, questa è una domanda davvero difficile ^_^… chi sono? E’ da una vita che me lo chiedo e non so trovare la risposta! Posso solo dire che sono piuttosto tranquillo, in linea di massima. La mia vita è abitudinaria e monotona. Però ho fantasie folli e visionarie. Mi vengono in mente così, all’improvviso, e non posso fare a meno di descriverle. Non per niente nella mia pagina Facebook mi definisco scrittore ossessivo/compulsivo. Sono cambiato rispetto agli inizi? Non direi… sono sempre lo stesso esaurito, nel bene e nel male, a parte il fatto che, come ho già detto, oggi ho un approccio meno cupo nei confronti dell’esistenza.
T.O.M.: Ora che la mia curiosità è stata ampiamente soddisfatta, caro Sergio, non mi resta che ringraziarti per aver accettato di farmi visita sul blog. Come faccio abitualmente in queste occasioni, lascio a te un po’ di spazio dove puoi parlare a ruota libera di tutto quello che vuoi, dei tuoi progetti presenti e futuri, o di qualsiasi altra cosa. Un angolino dove puoi farti un po’ di pubblicità, anche in maniera spudorata.
S.D.: Grazie! Ne approfitto volentieri! Tra non molto uscirà in e-book un mio romanzo, Campo di Concentramento Senza Lacrime, con Panesi Editore. E’ una storia incentrata su tecniche di controllo mentale e sette sataniche. Si svolge in parte in un paese di provincia italiano e in parte negli Stati Uniti. Ci sono attori di Hollywood decapitati, libri che spingono i lettori a compiere gesti violenti, popstar inglesi accusate di stupro e altre amenità del genere. Il romanzo è ad incastro, nel senso che è composto da porzioni di testo scritte in prima e in terza persone e da interruzioni arbitrarie della narrazione fatte da slogan pubblicitari, testi di canzoni, conversazioni da chat e così via. Poi ho finito di scrivere un altro romanzo ma, almeno per il momento, non lo proporrò a nessuno. L’argomento è a dir poco controverso e non lo affronto in maniera politically correct. E ho un’idea che mi frulla in testa… la storia di una ragazza che soffre perché il padre sta morendo e di un corvo… non l’ho ancora scritta, però. E’ questo è tutto! Grazie ancora dell’ospitalità!
"Non c’è una ragione specifica ma di solito preferisco leggere testi in prima persona. Questo mi consente di entrare nella mente dei personaggi e anche quando scrivo prediligo tale approccio".
RispondiEliminaPienamente condivisibile. Anch'io seguo un approccio del genere, pur apprezzando anche la terza persona.
La penso anch'io così: la prima persona è una scelta indispensabile in questo tipo di narrativa, sebbene abbia sentito diverse volte gente sostenere, semplificando, che la prima persona sia la scelta di chi non sa usare altro modo per scrivere....
EliminaVi quoto! Penso che sia troppo semplice "giudicare" in assoluto le scelte di un autore e non capisco nemmeno troppo l'allergia diffusa alla prima persona.
EliminaConfermo la prima opinione che mi ero fatta su Duma, non è certo una persona che abbia paura di mostrare il lato oscuro della sua scrittura ed anche dei suoi personaggi.
RispondiEliminaIl coraggio senza dubbio non gli manca. Non deve essere facile immedesimarsi in certi personaggi senza farne delle macchiette...
EliminaBella l'intervista e quanti progetti! *_* Molto bella la risposta in cui Duma spiega l'uso della prima persona nella sua narrativa, dal momento che una vera e propria identificazione autore-personaggi risulterebbe assai scomoda: temo che molte persone abbiamo bisogno di determinate chiarificazioni! Quante volte l'Arte viene accusata e ritenuta responsabile di comportamenti deviati?
RispondiEliminaIn genere quando si scrive si adotta la prima o la terza persona singolare, per dare un'idea di punto di vista più personale nel primo caso, di impersonalità nel secondo.
EliminaEsistono però anche opere in seconda persona singolare e anche in prima plurale. In prima plurale non mi è mai capitato di trovarne nella narrativa di genere, per cui sarebbe un esperimento interessante da compiere per un autore.
Non pensavo potesse nascere tutto questo polverone sull'uso di una persona anziché di un'altra. Per quanto mi riguarda apprezzo la prima perché mi dà modo di immedesimarmi meglio con l'autore e con i suoi personaggi, a prescindere che siano positivi o negativi. La seconda persona o altre plurali le trovo ottimi esercizi ma difficili da degustare....
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