martedì 31 gennaio 2017

Orizzonti del reale (Pt.12)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Per proseguire il discorso impostato fin qui occorre prendere atto di questa fondamentale premessa: Allegro era convinto che, più che una molteplicità di dèi, nel mondo antico vi fossero più espressioni di uno stesso dio della fertilità. Poiché i nomi diffusi nella mitologia del Vicino Oriente avevano una radice comune e molti dei miti e idee religiose alla base delle varie culture si somigliavano, questo era il segno che avevano avuto la stessa origine e si erano differenziati solo per effetto della dispersione sul territorio e delle diverse realtà sociali e etniche alle quali si adattavano. 
Ad esempio, Zeus e Yahweh (Geova) sarebbero nomi che derivano dal sumero per “succo di fecondità” ovvero il seme della vita, lo spermatozoo: entrambi infatti contengono i fonemi IA o ya (in dialetto za), “succo”, e U, che significa “copulare”, “montare” e “creare” ma anche, in altri contesti, “diluvio” (inteso come caduta dello sperma divino sulla terra) e “vegetazione” (il frutto divino dell'unione con la terra). Invece Yahweh Sabaoth, l'indicazione biblica per “Signore degli Eserciti” (una cui contrazione è il nome biblico Giuseppe), potrebbe derivare dai fonemi *SIPA-UD con il significato di “pene della tempesta” e questo creerebbe un legame inedito con una divinità il cui nome ha un significato molto simile: Isku o Iskur, il dio sumero della tempesta (Adad in accadico). Dal radicale SIPA, con l'aggiunta del suffisso ZI, “eretto”, deriverebbe anche il nome del dio frigio Sabazio, il cui grido cultuale era “euoi saboi”; così come Baal deriva forse dal sumero AL, “forare”, e con il preformativo BA ha originato il greco phallós e il latino phallus, da cui l'italiano “fallo” come designazione dell'organo genitale maschile. La parola semitica ba'al assume anche, più genericamente, il significato di signore o marito, e il profeta Osea gioca con questo doppio senso quando scrive: E in quel giorno avverrà, dice l'Eterno, che tu mi chiamerai: “Marito mio!” e non mi chiamerai più: “Mio Baal!” (Osea 2:16). 

sabato 28 gennaio 2017

Orizzonti del reale (Pt.11)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Il piccolo intermezzo di oggi ha lo scopo di rispondere all’annosa domanda se vi sia qualcosa di concreto che possa supportare le teorie di John Marco Allegro. Qualcosa che non sia la filologia o l’etimologia e che derivi dall’osservazione o da uno studio indipendente; qualcosa che, possibilmente, non richieda una o più lauree per essere appreso e compreso. Ebbene, la risposta è sì. L’arte sacra - miniature di testi religiosi e breviari, statue e capitelli, vetrate, affreschi o dipinti di antiche chiese, perfino paramenti liturgici - è ricca di immagini di funghi, molte delle quali sono riportate all'interno del libro la cui copertina trovate qui a lato. E poiché sono convinto che una sola immagine valga più di mille parole, ho pensato di proporvi un piccolo percorso fotografico tra queste rappresentazioni così strane e ricche di fascino. L’arte sacra, dicevo, è ricca di immagini fungine. Magari non ne troverete nella vostra chiesa parrocchiale, ma in giro per l’Europa, e anche in Italia, non sono poi così rare. Potreste obiettare che il fungo è un vegetale e la sua presenza potrebbe essere un semplice ornamento, alla stregua un fiore o un animale e forse, in qualche caso, avreste ragione. Tuttavia, alcune di queste raffigurazioni danno parecchio da pensare. Vediamone qualcuna assieme.

domenica 22 gennaio 2017

Histoire d'une maison maudite

Abbiamo sempre sospettato che dietro le più antiche leggende si nasconda un frammento di verità: Malpertuis cela un segreto e il suo nome evoca il male sotto forma di quello che non dovrebbe più camminare sulla terra. Nella casa dell’ignoto, all’apparenza un’antica e rispettabile dimora delle Fiandre, si intreccia la storia di un gruppo di personaggi che non sono quello che sembrano e che incarnano forze primigenie. Uno dei miti immemorabili dell’umanità sta prendendo forma e sembianze di nuovo… Non sempre facile da seguire, specialmente per un lettore distratto che potrebbe farsi sconfortare dalla particolare tecnica con la quale l'autore belga sembra volerlo confondere sin dalle prime pagine, questo breve romanzo di Jean Ray è il libro che più di ogni altro si è fatto attendere dalla mia pur sempre accogliente libreria. Erano anni che lo tenevo d'occhio, decenni addirittura. Più o meno lo osservavo, anche inconsciamente, da quando divenne irreperibile, ovvero una volta esaurita l'ultima edizione italiana risalente all’ormai remoto 1990. Il mercato dell'usato, a cui spesso attingo, non mi è mai venuto veramente incontro. Le offerte non sono mai scese a un livello accettabile e tuttora, mentre molte edicole ancora espongono l'edizione 2016 di Malpertuis a una manciata di euro, i prezzi dell'usato si mantengono elevatissimi, sforando quasi sempre la fatidica soglia dei cento euro. D'altra parte questo è un po' il comun denominatore di tutta la produzione di Jean Ray, uno degli autori storicamente più ignorati dall'editoria italiana. Se non fosse per la Hypnos, che pochi anni fa si è presa la briga di ristampare due raccolte di suoi racconti (Il gran notturno, subito esaurito, e I racconti del whisky, recentemente andato in ristampa), credo che ben pochi nel nostro paese, me compreso, potrebbero dire di conoscere davvero il suo nome. Oggi dobbiamo ringraziare invece Mondadori e la sua leggendaria collana Urania (qui nella sua declinazione horror) se le cigolanti porte della dimora nota come Malpertuis si sono riaperte al pubblico italiano.

lunedì 16 gennaio 2017

Atheling: un nuovo tassello

La stessa nostra storia è eterna, Jason, più vecchia della Bibbia, più antica dell'epopea di Gilgamesh. Voi, gli Atheling, così come molte famiglie prima di voi, l'avete nel vostro sangue. E noi saremo sempre lì, saremo negli angoli più nascosti della vostra mente, recitando le parti che ci furono assegnate, gli Antichi, Camilla, Cassilda, lo Straniero, la Maschera Pallida e, naturalmente, il Re in Giallo. [...] La mia stirpe esiste da secoli; e da secoli è sopravvissuta. Una volta ero esattamente come te, Jason, un comune essere umano, ma poi li ho incontrati, sono morto e sono risorto in Hastur."
Molto tempo è trascorso da quando lo speciale sugli Yellow Mythos ha fatto la sua apparizione su questo blog. Chi già allora mi seguiva, probabilmente si è dimenticato molte cose (io stesso sono dovuto andarmi a rileggere alcuni passaggi); chi invece si è unito a questo blog solo di recente si starà chiedendo di cosa accidenti si stia parlando. A questi ultimi posso consigliare di entrare dalla porta principale, iniziando dalla pagina statica dedicata. A chi invece già c'era credo possa bastare un piccolo riassunto delle puntate precedenti.
Nel tentativo di far combaciare tra loro tutti i pezzi del grande puzzle che possiamo riassumere con il nome di "Dinastia di Carcosa" (qui e qui), eravamo giunti alla probabile definizione dei rapporti di parentela fra i principali protagonisti dell'universo chambersiano.

martedì 10 gennaio 2017

MMXVII, Overture

Cari amici vicini e lontani, buon anno! Mi riaffaccio nella blogosfera quando ormai gennaio è a metà del suo corso o quasi, come del resto è mia abitudine. Non posso dire di essermi riposato molto durante queste feste, ma ora che Natale è passato e siamo nell’anno nuovo ho l’illusoria sensazione che l’inverno stia anch’esso per finire e che con esso le prospettive della mia vita si passano colorare dei colori della primavera. Ma torniamo a noi, perché è tempo di bilanci e buoni propositi, anche se all’acqua di rose. Più che classifiche ed elenchi, aspettatevi qualche pensiero sparso sul mio 2016 e sul mio 2017.
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