mercoledì 11 aprile 2018

Confessioni di una maschera #1

Che strano mettersi a tamburellare di nuovo sulla tastiera dopo tanto tempo di silenzio. Una sensazione che non è affatto quella che mi attendevo di provare, quel lontano giorno di autunno quando decisi di chiudere baracca e burattini e mettere il blog in pausa a tempo indeterminato. Oggi provo una un qualcosa che si porrebbe definire quasi svogliatezza, la quale suppongo sia dovuta solo in parte alla recente influenza che mi ha bloccato a letto. Ma è forse tutto l'insieme, le cose che mi sono capitate e le cose che mi stanno capitando che hanno giocato, e giocano, la loro parte in tutto questo.
Il mese di aprile è ormai iniziato e del promesso appuntamento qui sul blog con lo speciale di compleanno non si è vista traccia. Nulla è perduto, non vi preoccupate: lo speciale è solo slittato di un mese, dando così modo a tutti coloro che hanno risposto al mio appello di potersela prendere con più calma. Caso vuole però che oggi è il giorno in cui il blog compie sette anni e mi pareva brutto lasciarlo trascorrere nel silenzio. Tanto vale, mi sono detto, scrivere due righe e approfittarne per inaugurare questa nuova rubrica di cui avevo fatto in tempo a lanciare il solo numero zero.

La casa dove stavo è venduta, se ne è ormai andata assieme a dodici anni di ricordi. Non tutto quello che poteva andare bene è andato effettivamente bene. Anzi, se ci penso un attimo sono più le cose che sono andate male, a cominciare dalle tempistiche che mi vedono costretto, assieme alla mia compagna di vita, a trascorrere un intero mese allo sbando nell'attesa del momento, a questo punto quanto mai agognato, di poter entrare nella nuova casa. Dopo aver scartato una dopo l'altra le possibilità di andare ospiti, col gatto appresso, a casa di parenti, abbiamo infine optato per la soluzione più semplice per tutti: andare in affitto.
A metà strada tra Milano e Como, il giorno della vigilia di Pasqua, abbiamo trovato questo microscopico appartamento arredato in una vecchia casa di ringhiera. L'abbiamo trovato su Airbnb ad un prezzo che dire vantaggioso è dire poco. Non che ci aspettassimo molto, ma sicuramente c'era, e c'è, una evidente ragione per quel prezzo. L'importante comunque, al di là delle scomodità, è stare tutti assieme, continuare a portare avanti una vita normale, per quanto aleatorio possa essere il concetto di normalità in questo momento. Il resto, in fondo, non conta poi molto. Tutto il resto, come continuo a ripetermi, sono solo cose.
Sono appoggiato alla ringhiera a fumarmi con calma l'ennesima sigaretta, mi guardo intorno e penso che a questa casa manchi solo una cosa: il poter essere abitata da qualcuno in pianta stabile, il poter avere qualcuno che la renda viva, che ne dia un senso, che non la riduca soltanto a quattro funzionali mura. Non sarà questa l'occasione. Anche noi, come chi ci ha preceduto, ce ne andremo chiudendoci la porta alle spalle senza troppi rimpianti.
È un mondo diverso questo, rispetto a quello iper-tecnologico che ci viene spacciato ormai come unico mondo possibile. Non è migliore, non è peggiore. Semplicemente è diverso. È un mondo al quale cerco di abituarmi, nonostante il materasso con le molle rotte, nonostante l'acqua calda che non c'è quasi mai e il riscaldamento sotto i minimi sindacali. L'assenza di una radio o di una televisione non è un dramma: in fondo ho ancora il mio computer portatile con cui vado, seppur lentamente, in rete attraverso uno smartphone in modalità hotspot personale. Praticamente, a parte quest'ultimo punto, è la stessa vita che la mia famiglia faceva negli anni Settanta: poche cose ma essenziali.
Tutto ciò mi riporta alla mente periodi ormai quasi dimenticati, in cui le priorità erano diverse da quelle di oggi, difficoltà molto più serie di quelle per le quali adesso tendo, ingiustamente, a lamentarmi. Ecco quindi spiegato il motivo per cui questo post va ad inserirsi sotto il cappello "Confessioni di una maschera". Vogliate considerare tutto questo come un'ennesima introduzione: nei prossimi capitoli tenterò di ricostruire una parte della mia vita attraverso i luoghi dove ho abitato, appartamenti nei quali ho lasciato un pezzo di me stesso, nel bene e nel male, e che hanno fatto da palcoscenico ad alterne gioie e ad alterni dolori. Tutto in chiave ossidianica, of course.


22 commenti:

  1. Infatti mi chiedevo quando sarebbe cominciato, perché se anche non ci sono, non vedo l'ora di leggerti/vi ;)

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    1. In effetti avrei dovuto scriverlo prima questo post, giusto per non lasciare in sospeso chi stava attendendo...

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  2. Amico mio, cosa posso dirti? Ovviamente buon compleblog, un mai troppo scontato torna presto e per il resto posso solo aggiungere di tenere duro e di ricordare questi momenti sulla ringhiera di questa casa che non senti tua. Potrà sembrare strano, ma anche queste esperienze servono.
    Un saluto alla tua compagna di vita.

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    1. Hai ragione. Sono sicuro che un giorno passerò di nuovo da queste parti e guarderò a questa ringhiera con un pizzico di nostalgia.

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  3. Bentornato :-)
    A volte certe pause forzate in luoghi forzati possono essere salutari, credimi.

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    1. Sono parentesi che servono a ricordare che nulla ci è dato per scontato. Grazie.

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  4. Bentornato.
    E' sempre bello rileggerti e poterti augurare che tutto vada per il meglio. ;-)

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    1. Andrà sicuramente tutto per il meglio. E se così non fosse, beh... abbiamo comunque le spalle larghe.

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  5. Buon comple-blog! E mi raccomando la chiave ossidianica. Che è la chiave di tutto. Of course.

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  6. Innanzitutto buon compleblog! Mi dispiace per i casini, o per meglio dire disguidi... ci sta, ma non dovrebbero starci...
    Dai dai. Interessante questa rubrica, per me che ho vissuto sempre nelle stesse case...^^

    Moz-

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    1. Se non ho contato male le mie case dovrebbero essere otto, anzi nove se contiamo quella in cui andrò a vivere tra qualche settimana. Praticamente uno zingaro...

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  7. Mi offro per una puntata speciale sulle mie poche case vissute...non appena tu finirai col nono blocco dell'ultima casa (ti auguro presto...)

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    1. Guarda che ti prendo in parole, eh ? ^__^

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    2. sarebbe per me un onore immenso... ti leggo da tanto (seppur commento poco e da poco), ti invidio da tanto (sia per quello che scrivi, per come lo scrivi, ma anche per tutti gli amici che trovi disponibili a scrivere su questi pixel)...

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    3. Sei troppo gentile! La porta di questo blog, come sai, è sempre aperta.... e volendo sei ancora in tempo per lo speciale di Maggio, se ti può interessare...

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  8. In effetti è dall'inizio di aprile che continuo a sbirciare su TOM per vedere se per caso non era iniziato lo speciale, e mi ero persa l'inizio. Come prima cosa buon compleblog, sette è un numero importante in tutti i sensi e hai fatto bene a scrivere il post per festeggiarlo. Per quanto riguarda la casa e il trasloco, come dici bisogna prendere questi passaggi esistenziali sportivamente, e ricordare altri tempi, quando le scomodità erano tante e ci si lamentava meno.
    Un caro saluto a Simona e a rileggerci! :)

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    1. I giorni di inizio aprile son stati tra i più difficili e l'essere senza connessione internet era decisamente in fondo alla lista dei miei problemi. Avrei potuto. questo è vero, trovare il modo di comunicare il ritardo.. ma poi è subentrata la pigrizia.
      Adesso che si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel quasi quasi mi dispiace (no, non è vero).

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  9. Dev'essere complicato attraversare queste fasi di transizione per la casa e non avere un posto stabile in cui stare. Nemmeno io ho un posto stabile che sia casa mia, ma almeno un annetto alla volta ci posso stare, in attesa di avere una vera casa.
    In bocca al lupo per il futuro! Non vedo l'ora che inizi lo speciale di aprile/maggio!

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    1. Sono talmente in tanti a traslocare di continuo che quasi mi vergogno ad averne fatto un dramma personale lungo sei mesi...
      Ancora poco e tornerò ad occuparmi di altre cose... per esempio lo speciale di primavera...

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  10. Bellissima questa tua rubrica.
    Mi hai fatto ricordare le sensazioni provate quando ho iniziato a vivere nel mio appartamento bolognese, durante l'università.
    E' vero, dormivo quattro notti a settimana a Bologna, ma è stato così anche per me: dura condividere poco spazio in tre, ma dura all'inizio anche stare da soli (rispetto ai miei due coinquilini avevo orari diversi di lezione).
    E buffo perché ripensando ad oggi, all'epoca avevamo:
    un televisore di quelli piccoli;
    uno stereo portatile con lettore cd;
    radiolina vecchio stile.
    Fine.
    Neanche il computer portatile.
    E il telefono serviva solo per le telefonate serali a mamma.
    Però alla fin mi sono abituato alla nuova casa ed è stato bello condividere quell'esperienza con due persone molto care.
    Oggi è diverso: con il cellulare e un tablet possiamo comodamente fare a meno di pc, stereo, radiolina...

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    1. Ci si abitua facilmente a tutto, specialmente se si è cresciuti un un'epoca dove queste cose che abbiamo adesso non erano nemmeno delle lontane ipotesi. Telefono? C'erano le cabine telefoniche e le loro interminabili code (che mai sia che la trovassi libera). Musica? C'erano i walkman con una cassettina (sempre quella) che andava avanti e indietro finché il nastro non si attorcigliava...

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