Il mondo che ci circonda è essenzialmente un mistero. Ancora di più lo è la "magia" (non riesco a pensare a un termine più appropriato) che si cela dietro la macchina umana, il suo cervello, il suo sistema nervoso, la fitta rete deputata al trasporto di sangue e di altri fluidi meno "nobili". Sembra che la natura abbia saputo ben dosare gli elementi a sua disposizione senza lasciare una sola parola scritta, un solo indizio che possa aiutarci a capire la logica del nostro stesso funzionamento.
E nel momento in cui l'uomo ha creduto di aver compreso perlomeno il quadro generale, ecco che la sua logica ha dovuto arrendersi di fronte a casi documentati di personaggi, spesso reduci di guerra, sopravvissuti a mutilazioni orrende.
Tra tutti questi, il caso più incredibile è sicuramente quello che ha avuto come protagonista una certa Olga Hess, una ragazza di circa vent'anni che perse letteralmente la testa in un terribile incidente ferroviario occorsole in Svizzera nel 1937.
Sono certo che non oserete mai credere alle mie parole qualora vi dicessi che la scienza medica, per quanto approssimativa, sia stata in grado, ottant'anni fa, di preservare la vita in un corpo decapitato.
E fate bene, visto che "Olga Hess, the Headless Woman" fu soltanto una bizzarra ma geniale messa in scena che riuscì a stupire le masse più beote di due interi continenti.
Il post di oggi potrà sembrare anomalo, considerati i contenuti espressi ultimamente da queste parti, ma i lettori più longevi non mancheranno di trovarvi delle similitudini con i miei post delle origini, quelli che cercavano in giro per la rete le cose più bizzarre e cercavano di riproporle in chiave "ossidianica". Non sono sicuro di essere ancora capace di esprimere al meglio certe mie vecchie abitudini, ma credo che tra le novità della nuova stagione articoli "leggeri" come questo possano far emergere nuove motivazioni.
Il post di oggi potrà sembrare anomalo, considerati i contenuti espressi ultimamente da queste parti, ma i lettori più longevi non mancheranno di trovarvi delle similitudini con i miei post delle origini, quelli che cercavano in giro per la rete le cose più bizzarre e cercavano di riproporle in chiave "ossidianica". Non sono sicuro di essere ancora capace di esprimere al meglio certe mie vecchie abitudini, ma credo che tra le novità della nuova stagione articoli "leggeri" come questo possano far emergere nuove motivazioni.
Ad ogni modo, tornando sull'argomento, le testimonianze riferiscono di un corpo di donna tenuto artificialmente in vita attraverso l'ausilio di una serie di tubi che convergono nel collo e che da questo divergono verso un serbatoio di ossigeno, verso una batteria e verso una serie di attrezzature dall'aspetto vagamente medico. Il corpo, seppur privo di coscienza e di intelletto, era comunque in grado di ubbidire a semplici comandi con impercettibili movimenti degli arti e lievi tremolii.
Secondo il sito Sideshow World, Olga Hess avrebbe continuato a replicare il suo show per tutto il ventesimo secolo, con un picco fra gli anni Settanta e gli Ottanta, fino a superare lo scoglio del millennio in una fugace apparizione nell'ambito della rassegna metallara Ozzfest 2002 (e chi se non il buon vecchio Ozzy poteva riesumare un simile personaggio?) e con una più recente dimostrazione all'Oktoberfest del 2014.
Ovviamente, la Olga Hess di oggi non è affatto una versione invecchiata di quella delle origini: molte "Olga" si sono avvicendate nel corso degli anni, moltiplicandosi fino all'inverosimile (già nel 1938, nella sola Blackwood, se ne contarono addirittura nove!). Anche i retroscena mutarono più volte nel corso degli anni, cercando di adattarsi alla moda del tempo: e così, l'incidente ferroviario mutò in incidente automobilistico (con coinvolgimento di mezzi pesanti) fino a arrivare, nel bel mezzo del putiferio di massa scatenato dalla pellicola cult di Steven Spielberg, alla mutilazione dovuta ai denti di uno squalo.
L'iconica figura di Olga Hess è stata in grado di attraversare decenni di storia senza perdere un solo briciolo del suo fascino. Viene solo da chiedersi in quale momento della storia il pubblico abbia aperto gli occhi, si sia reso conto dell'inganno e abbia deciso di passare dallo stupore (e dall'orrore) delle prime esibizioni al puro divertimento (per non dire alla smaccata indifferenza) di quelle più recenti.
Sono domande, queste, che lasciano il tempo che trovano. La vera domanda che dovremmo invece porci sarebbe: "quando mai arriverà il momento in cui la finiremo di credere a tutte le baggianate che ci propinano in continuazione anche oggi?"
E non mi riferisco solo alle badilate di fake news che affollano il web e che, detto tra noi, spesso risultano abbastanza credibili, ma alle ipotesi più folli come quelle costruite, tanto per fare un esempio che ultimamente va piuttosto di moda, dai terrapiattisti. Ma sto divagando.
Torniamo a bomba sulla nostra "Headless Woman": in altri tempi avrei perso intere notti a cercare collegamenti, anche vaghi, nel cinema e nella letteratura. Oggi mi devo arrendere alla sola citazione (peraltro inutile) di tre film, tra loro quasi omonimi, girati in America Latina nel corso di mezzo secolo e che, da quello che ho capito leggendo quel poco disponibile in rete, non c'entrano ahimè nulla con il nostro caso. Il primo è un film messicano del 1944, uno dei milioni di noir apocrifi con protagonista il super-villain Fu-Manchu, l'anti-eroe ideato dallo scrittore scrittore britannico Sax Rohmer. Il secondo e il terzo sono di provenienza argentina e datati rispettivamente 1947 e 2008: scartando a priori il più recente, che non è altro che un thriller psicologico alla Brian De Palma, vale la pena di soffermarsi un secondo sul titolo del 1947 che, unico tra i tre, si riallaccia in un certo qual modo all'entusiasmante mondo del circo.
Diretto da Luis César Amadori, e con protagonista Niní Marshall, una caratterista tra le più celebri in Argentina (azzarderei un paragone con la nostra Franca Valeri), "Una Mujer sin Cabeza" è una parodia del genere horror il cui titolo allude al trucco, utilizzato negli spettacoli circensi, che conosciamo come "La flor azteca" (il fiore azteco): si tratta, nella fattispecie, di un'illusione che fa apparire la testa di una donna separata dal corpo e collocata sopra un vaso (che è effetti ciò che si vede nel film, disponibile integralmente sul tubo). Un collegamento con la nostra Olga pare ci sia quindi, non vi pare? La realtà è che, proseguendo con la visione del film, tutto si riduce alla storia di una zingarella e del proprio amato che, in fuga dal circo, trovano rifugio in una casa stregata, con la quale dovranno fare i conti, tra mille spaventi e altrettante risate.
Lasciamo quindi perdere ogni tentativo di cercare Olga Hess là dove non c'è e, come già accennato in precedenza, gustiamoci assieme questo incredibile video...
Ovviamente, la Olga Hess di oggi non è affatto una versione invecchiata di quella delle origini: molte "Olga" si sono avvicendate nel corso degli anni, moltiplicandosi fino all'inverosimile (già nel 1938, nella sola Blackwood, se ne contarono addirittura nove!). Anche i retroscena mutarono più volte nel corso degli anni, cercando di adattarsi alla moda del tempo: e così, l'incidente ferroviario mutò in incidente automobilistico (con coinvolgimento di mezzi pesanti) fino a arrivare, nel bel mezzo del putiferio di massa scatenato dalla pellicola cult di Steven Spielberg, alla mutilazione dovuta ai denti di uno squalo.
L'iconica figura di Olga Hess è stata in grado di attraversare decenni di storia senza perdere un solo briciolo del suo fascino. Viene solo da chiedersi in quale momento della storia il pubblico abbia aperto gli occhi, si sia reso conto dell'inganno e abbia deciso di passare dallo stupore (e dall'orrore) delle prime esibizioni al puro divertimento (per non dire alla smaccata indifferenza) di quelle più recenti.
Sono domande, queste, che lasciano il tempo che trovano. La vera domanda che dovremmo invece porci sarebbe: "quando mai arriverà il momento in cui la finiremo di credere a tutte le baggianate che ci propinano in continuazione anche oggi?"
E non mi riferisco solo alle badilate di fake news che affollano il web e che, detto tra noi, spesso risultano abbastanza credibili, ma alle ipotesi più folli come quelle costruite, tanto per fare un esempio che ultimamente va piuttosto di moda, dai terrapiattisti. Ma sto divagando.
Torniamo a bomba sulla nostra "Headless Woman": in altri tempi avrei perso intere notti a cercare collegamenti, anche vaghi, nel cinema e nella letteratura. Oggi mi devo arrendere alla sola citazione (peraltro inutile) di tre film, tra loro quasi omonimi, girati in America Latina nel corso di mezzo secolo e che, da quello che ho capito leggendo quel poco disponibile in rete, non c'entrano ahimè nulla con il nostro caso. Il primo è un film messicano del 1944, uno dei milioni di noir apocrifi con protagonista il super-villain Fu-Manchu, l'anti-eroe ideato dallo scrittore scrittore britannico Sax Rohmer. Il secondo e il terzo sono di provenienza argentina e datati rispettivamente 1947 e 2008: scartando a priori il più recente, che non è altro che un thriller psicologico alla Brian De Palma, vale la pena di soffermarsi un secondo sul titolo del 1947 che, unico tra i tre, si riallaccia in un certo qual modo all'entusiasmante mondo del circo.
Diretto da Luis César Amadori, e con protagonista Niní Marshall, una caratterista tra le più celebri in Argentina (azzarderei un paragone con la nostra Franca Valeri), "Una Mujer sin Cabeza" è una parodia del genere horror il cui titolo allude al trucco, utilizzato negli spettacoli circensi, che conosciamo come "La flor azteca" (il fiore azteco): si tratta, nella fattispecie, di un'illusione che fa apparire la testa di una donna separata dal corpo e collocata sopra un vaso (che è effetti ciò che si vede nel film, disponibile integralmente sul tubo). Un collegamento con la nostra Olga pare ci sia quindi, non vi pare? La realtà è che, proseguendo con la visione del film, tutto si riduce alla storia di una zingarella e del proprio amato che, in fuga dal circo, trovano rifugio in una casa stregata, con la quale dovranno fare i conti, tra mille spaventi e altrettante risate.
Lasciamo quindi perdere ogni tentativo di cercare Olga Hess là dove non c'è e, come già accennato in precedenza, gustiamoci assieme questo incredibile video...
Beh, per la serie: le "fake news" sono sempre esistite....
RispondiEliminaQuesto è vero. La differenza è che un tempo ci si impegnava di più a pensarle e a realizzarle.
EliminaL'invenzione della terra piatta non è stata che il risultato della letteralizzazione (evento piuttosto comune) di una realtà mitica. Bisogna risalire indietro il corso della Tradizione fino al Timeo e a Platone, o anche oltre, per avere un'idea di cosa si intendesse realmente: il piano ideale che passa per l'eclittica, con le sue colonne d'Ercole ecc. Senza dubbio piatto, ma che non è la terra che abitiamo noi, che i Greci, come gli Egizi o i Sumeri sapevano essere sferica.
RispondiEliminaArgomento senza dubbio affascinante... chissà se i terrapiattisti moderni sono mai andati a leggersi il Timeo. E comunque pensavo che Eratostene avesse ormai spazzato via ogni dubbio circa la forma della Terra (e sono passati duemila anni, mica bruscolini).
EliminaCosa non si farebbe pur di avere il proprio quarto d'ora di celebrità...
RispondiEliminaCerto che, visti gli "abboccamenti" di oggi a certe presunte notizione rivelate da pseudo-maestri (tipo la guarigione dal cancro bevendo sette limoni spremuti al giorno... giuro che l'ho letta) non faccio fatica a credere che ci fu chi credette a tale improbabile miracolo medico.
Beh, almeno succhiarsi un limone non fa male. Peggio quei santoni che stanno diffondendo il Sun-Gazing, cioè la tecnica di fissare il sole fino ad accecarsi per ricevere chissà quali benefici spirituali....
EliminaMi ricorda un film del 1953 Il cervello di Donovan dove il classico scienziato cerca di tenere in vita in una soluzione salina elettrificata, il cervello di un milionario dopo un incidente.
RispondiEliminaSi, adesso che ne parli mi viene in mente quel film.
EliminaE, da ricordo nasce ricordo, ho la sensazione che ci fosse anche un racconto di Lovecraft dove c'era la testa di un tizio sotto vetro... mi sbaglio?
Ricordo qualcosa in un racconto di Lovecraft dove viene citato un esperimento durante la prima guerra mondiale su un cadavere a cui avevano tagliato la testa con l'idea che qualcosa potesse sopravvivere fuori dal tronco, dove la testa al narratore ad un certo punto pare che gli parli.
RispondiEliminaMagari mi sbaglio ma quel racconto potrebbe essere "The Whisperer in Darkness"...
EliminaLeggendo il tuo articolo e soprattutto guardando il video, a me è venuto in mente, invece, un passaggio del libro "Tableau de Paris" scritto a pochi anni dalla Rivoluzione Francese. L'autore, il giornalista Mercier, asseriva che i parigini erano talmente creduloni che se una persona si metteva a fissare un punto di una casa con il naso per aria, subito accorrevano altre persone fino a formare un grandissimo assembramento di curiosi... anche se non c'era niente da vedere!
RispondiEliminaAhahah.. si, i francesi sono probabilmente creduloni, ma scommetto che se qualcuno si mette a guardare fisso per aria anche gli italiani ci cascano...
EliminaIn "The whisperer in the darkness" comparivano barattoli inquietanti e materia cerebrale, mentre una testa era tra i...protagonisti...di "Herbert West, re-animator". Ma c'è anche qualche racconto di Meirynk abbadtanza attinente...
RispondiEliminaDi Meyrink c'e un racconto che parla di uno scienziato che riesce a ricreare cervelli umani, con l'ambizione di generare un uomo in laboratorio... Gli esempi mi sa che sono infiniti. Grazie per il contributo.
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