Kazıklı Voyvoda (1° edizione, 1928) in alfabeto ottomano - Fonte: Javier Arries |
Immagino (ma più che altro spero) che non vi sia sfuggito qualche giorno fa il mio post "spin-off" dedicato al film tratto da "Kazıklı Voyvoda" (Dracula in Istanbul) di Ali Rıza Seyfioğlu.
Se malauguratamente ve lo siete perso non affannatevi a cercarlo qui. Andate piuttosto a visitare il blog dello zio Nick che, cortesemente, ha ospitato i miei deliri di recensore.
Tornando a noi, la volta scorsa stavamo tentando di scovare le differenze tra l'immortale opera dello scrittore irlandese Bram Stoker e la sua versione "non autorizzata" proveniente dalla Turchia. Riprendiamo quindi da dove eravamo rimasti.
I primi capitoli del romanzo, quelli che seguono l’agente immobiliare nel suo incarico in Transilvania, sono più o meno identici al suo originale, al di là di qualche dettaglio minore, e la stessa numerazione dei capitoli ricalca bene l’opera di Stoker. A un certo punto si direbbe però che Seyfioğlu si sia reso conto della difficile impresa di tradurre un’opera così complessa, e che abbia deciso di procedere in maniera più spedita, prendendo l’improvvisa decisione di tagliare con l’accetta tutto ciò che a suo modo di vedere era superfluo. L’evidenza di questo cambiamento di pensiero la troviamo proprio al termine della sezione “orientale” di Dracula, quando Seyfioğlu smette addirittura di numerare i capitoli e procede diritto per la sua strada.