LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Per comprendere il ragionamento di McKenna servirebbero molti dettagli in più di quelli che finora mi è stato possibile riportare, ma se vi state chiedendo lo scopo di questa lunga dissertazione, almeno questo sono in grado di chiarirlo. Ponendosi nel solco della tradizione dell’I Ching quale strumento di divinazione, McKenna tentò di dimostrare che se il “modello d’onda” da esso generato è una teoria generale del tempo valida, dovrebbe essere possibile dimostrare perché certi periodi o luoghi sono stati particolarmente ricchi di eventi che accelerano il progresso creativo verso la novità, ma anche dove e quando tali eventi potrebbero ripresentarsi in futuro. Per far questo era però indispensabile l’ausilio di un computer. Con l’aiuto del suo amico Peter Meyer, McKenna elaborò quindi un software chiamato Timewave Zero.
I calcoli sono mostrati nell’Appendice del volume, e una descrizione più accurata è fornita nel manuale del software, ma in pratica si tratta dell’applicazione di una funzione matematica definita applicando una trasformazione frattale a una funzione lineare a tratti. L'ultima funzione è un'espressione di 384 "punti dati" (valori interi positivi) derivati dalla sequenza King Wen.