lunedì 30 maggio 2022

Orizzonti del reale (Pt.36)

LA PRIMA PARTE SI TROVA 
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Per comprendere il ragionamento di McKenna servirebbero molti dettagli in più di quelli che finora mi è stato possibile riportare, ma se vi state chiedendo lo scopo di questa lunga dissertazione, almeno questo sono in grado di chiarirlo. Ponendosi nel solco della tradizione dell’I Ching quale strumento di divinazione, McKenna tentò di dimostrare che se il “modello d’onda” da esso generato è una teoria generale del tempo valida, dovrebbe essere possibile dimostrare perché certi periodi o luoghi sono stati particolarmente ricchi di eventi che accelerano il progresso creativo verso la novità, ma anche dove e quando tali eventi potrebbero ripresentarsi in futuro. Per far questo era però indispensabile l’ausilio di un computer. Con l’aiuto del suo amico Peter Meyer, McKenna elaborò quindi un software chiamato Timewave Zero
I calcoli sono mostrati nell’Appendice del volume, e una descrizione più accurata è fornita nel manuale del software, ma in pratica si tratta dell’applicazione di una funzione matematica definita applicando una trasformazione frattale a una funzione lineare a tratti. L'ultima funzione è un'espressione di 384 "punti dati" (valori interi positivi) derivati dalla sequenza King Wen
Ma facciamo un passo indietro. Prima di Einstein e della Teoria della Relatività, la Teoria del Caos postulava che nell’universo esistessero fenomeni non lineari, e che variazioni anche minime delle condizioni iniziali di un evento potessero portare, nel corso del suo sviluppo, a degli effetti macroscopici nei suoi stadi e risultati finali. La Teoria Frattale è quella che sembra meglio adattarsi alle forme e ai fenomeni della natura, che sono solo all’apparenza lineari ma in realtà sono irregolari, e sembra riguardare tanto la distribuzione spaziale che quella temporale; nelle parole di McKenna “un'onda frattale è naturalmente dotata di un'ampia serie di risonanze interne che mostrano un legame formale, ma acausale, tra eventi e periodi di tempo che possono essere ampiamente separati l'uno dall'altro nello spazio e nel tempo.” 

Il grafico d’onda di McKenna mostrerebbe, per esempio, che una tendenza discendente verso la novità ebbe il suo culmine attorno al 2.700 a.C., proprio nel periodo di massimo splendore della civiltà egizia, quello in cui vennero realizzate le grandi piramidi; la curva della novità in seguito risalì, e cominciò a ridiscendere in coincidenza del consolidamento della potenza marittima micenea, e da lì in poi sembra essersi verificata una nuova cascata in una novità sempre maggiore che raggiunge il suo culmine all'inizio del ventunesimo secolo. 

Ma come arrivò McKenna a collocare i vari periodi storici in specifici punti del grafico? La risposta a questa domanda ha dell’incredibile. Nell’algoritmo, già di suo complicato, venne introdotta come “data zero” il 21 dicembre 2012, grazie alla quale il collasso dell'"onda bidirezionale complessa multi-livello" nei 384 valori preservava le sue proprietà geometriche. Stabilita la data zero, egli procedette a esaminare il grafico a ritroso, deducendo, ad esempio, che poiché il grafico d’onda corrispondente ai cento anni che precedono la fine del calendario Maya è topologicamente simile al grafico relativo alle ultime migliaia di anni, fino all'inizio del ventunesimo secolo, i sottoinsiemi di durata più breve della curva frattale del tempo devono essere microversioni del modello più ampio in cui sono incorporati. Questo porrebbe le basi per comprendere fenomeni ricorrenti nel tempo come idee sociali, mode e stili che caratterizzano la società. In parole povere, è come se l’onda uscisse dal passato per passare nel futuro. 

Tuttavia, quando McKenna identificò in quella data la data della “singolarità”, o “novità” che dir si voglia, non lo fece perché effettivamente fu in qualche modo in grado di calcolarla, ma la selezionò per dare all'onda temporale la miglior corrispondenza possibile per il verificarsi della transizione o trasformazione cui abbiamo accennato poco fa… Ecco le parole (da me tradotte) con cui questa scelta viene motivata: “Questa è una mappa delle novità degli ottomila anni che immediatamente precedono la fine del calendario Maya il 21 dicembre 2012. Prima di tutto vorrei spiegare che abbiamo scelto la fine del calendario Maya come data di fine per questo grafico perché così facendo abbiamo trovato una buona corrispondenza tra gli eventi storici e l'onda stessa. La data di fine è il punto di massima novità nell'onda ed è l'unico punto nell'intera onda che ha un valore quantificato pari a zero. Siamo arrivati a questa particolare data di fine senza conoscere il calendario Maya, e solo dopo aver notato che i dati storici sembravano adattarsi meglio all'onda con questa data di fine siamo stati informati che la data da noi dedotta era proprio la fine del calendario Maya.” 

Quando egli volle calcolare possibili date di una futura concrescenza, dovette scegliere fra due diversi metodi. Il primo consisteva nel proiettare cicli da 67 anni solari e loro sottoinsiemi avanti nel tempo, con più cambiamenti nell’allineamento delle scale, ma questa soluzione gli avrebbe posto il problema di ricercare tra più date quelle che meglio si prestavano per far coincidere dati storici quantificati alla gerarchia d’onda quantificata. L’implementazione software dell’onda, Timewave Zero, era stato creato appunto per studiare ogni data possibile, ma restava il problema di trovare un metodo per quantificare i dati storici. Il secondo metodo consisteva nel considerare la precessione degli equinozi. E poiché c'è tutta una tradizione che fa coincidere il tempo del rinnovamento con la congiunzione dei nodi solstiziali e del centro galattico (quell’evento abbastanza raro in cui avviene un’eclissi solare in coincidenza del solstizio invernale, in cui quindi il nodo solstiziale terrestre transita lentamente nell'area del centro della galassia), la sua scelta ricadde proprio su questa seconda opzione. Esaminando gli eventi astronomici previsti nei futuri duecento anni, McKenna vide che un evento di questo tipo si sarebbe probabilmente verificato il 21 dicembre 2012. 

Insomma, la data era già nota agli studiosi del calendario Maya ma egli l’avrebbe scelta per una mera questione storico-astronomica, non matematica. Nonostante questa scelta del tutto arbitraria, non molti si presero la briga di indagare sulla cosa; anzi, il 21 dicembre 2012 venne atteso da molti con sempre più timore e curiosità. Oggi sappiamo (ovviamente) che il mondo non finì quel giorno… ma per molto tempo nessuno si mise a confutare seriamente la Teoria della Novità di McKenna, forse anche a causa del fatto che, dopo la prima pubblicazione, “Invisible landscape:…” restò a lungo fuori catalogo e divenne praticamente introvabile. Quando infine McKenna ricevette delle critiche fondate alla sua teoria le accettò di buon grado, ma nel frattempo erano trascorsi degli anni. Se non fosse scomparso prematuramente, forse avrebbe perfino rimesso mano alla sua teoria per riproporla in una versione più accettabile. O forse no. Chissà. 

Le implicazioni di un metodo di previsione di questo tipo sono evidenti. Se ci accorgessimo in tempo che stiamo sperimentando un periodo di crescente declino verso la novità potremmo agire per invertire la tendenza, dato che in genere il culmine della novità è l’entropia: una grave crisi o perfino la distruzione (lo sviluppo e l’uso di armi atomiche durante la seconda Guerra Mondiale segnerebbero l’apparire di una forma di novità). Secondo McKenna, un tale strumento dovrebbe “garantire matematicamente la ragionevolezza della speranza”. A volte mi chiedo se davvero abbiamo bisogno di un software per accorgercene, ma in effetti se c’è una cosa che la storia (anche recente) c’insegna è che la memoria umana si è sempre dimostrata piuttosto inaffidabile. E se per il Tao la vita è mutamento e l’immobilità è morte, forse la vera domanda da porsi è se la fine sia un evento negativo, o al contrario una meravigliosa opportunità di rompere il cerchio. 
In termini universali, l’ingresso della novità potrebbe consistere nell'implosione della spirale del tempo, quando l'universo e ogni entità in esso, incontrando e cancellando il proprio doppio, creerebbero, attraverso l’unione degli opposti, materia e antimateria, una mutazione alla forma fotonica. In termini umani, l’ingresso della novità potrebbe consistere in un fenomeno corticale superiore, un'esperienza come il confronto con l'inconscio collettivo junghiano; l'io, precedentemente limitato, che subisce un processo di trasformazione che gli rivela l’inconscio collettivo e lo integra in esso. Questa è un po’ la definizione che ha finito per prevalere a proposito della famosa era dell’Acquario: un momento di profondo cambiamento nelle coscienze dopo un lungo periodo di crisi. 

In termini alchemici, dovremmo parlare di unione dello spirito con la materia. È il mito dell’androgino (il corpo è già in potenza un'unione paradossale di opposti, possedendo un orizzonte interiore di trascendenza (la mente) e un’estensione fisica non dissimile da quella della materia non-vivente). All’interno di ciascun ciclo temporale, comunque, ci sarebbero intervalli rivelatori (quantificabili con valori bassi che si avvicinano a uno stato zero ideale) in cui, in forma confusa o distorta, intuizioni di un imminente ingresso nella concrescenza emergono nella coscienza collettiva. È possibile che quelli che la gente chiama miracoli si verifichino in questi intervalli, cioè nei momenti in cui fenomeni comuni a modalità temporali diverse da quella sperimentata irrompono in leggi naturali erroneamente ritenute costanti eterne, interrompendole e distorcendole. Quel che accadde ai fratelli McKenna a La Chorrera nel marzo del ’71 potrebbe benissimo essere un fenomeno di questo tipo… 

Come avete visto, la terza parte di “Invisible landscape:…” rispetto alle prime due è un miscuglio forse ancora più denso di filosofia, fisica, matematica e molto altro. Ma per quanto suggestiva, la teoria ondulatoria del tempo, come ammesso anche da McKenna, è un concetto non dimostrabile, a meno di non scegliere un momento temporale di maggiore concrescenza da cui generare l'onda, e trovare una corrispondenza tra l’onda e l’esperienza osservata su ogni livello temporale della gerarchia. 
Terence McKenna è stato talora definito come un "transumanista psichedelico", in quanto auspicava di modellare il corpo attraverso la mente, e la mente attraverso le idee. Nella sua visione la tecnologia ci condurrà verso la divinità, nella misura in cui creeremo la nostra realtà, e controllandola diventeremo narratori della nostra storia. Un bellissimo sogno che ancora non si è realizzato.

4 commenti:

  1. Penso che alla fine tutto rientri nella speranza (=illusione) di poter prevedere, gestire, essere preparati al futuro. Stabilire una regola per prevedere il futuro e essere pronti a affrontarlo è un chiodo fisso dell'umanità sin dai suoi primordi. Ma a giudicare dai risultati, penso proprio che non sia nelle nostre possibilità.

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    1. Il punto è che anche quando ci sono le avvisaglie di un cambiamento o, per dirla con McKenna, di un ingresso nella novità, l'umanità non è in grado di interpretarne i segni. L'umanità finora non ha avuto né la lungimiranza di prevedere il peggio, né menchemeno il coraggio di opporvisi, e a meno che la coscienza collettiva non vada davvero incontro a un "salto quantico", dubito che ci riuscirà mai. La storia recente è per me illuminante in tal senso.

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  2. Sarebbe bello poter essere in grado di prevedere il futuro, sarebbe ancora più bello che un sistema come quello di McKenna funzionasse, però - a parte i vari ragionamenti che si potrebbero fare sul termine del 21/12/2012 - il ragionamento che McKenna face rimane fin troppo forzato.

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    1. Il complesso calcolo elaborato da McKenna era inficiato in origine, quindi la sua resta una teoria non dimostrata. Detto ciò, ci sono effettivamente esempi di eventi politici, sociali ed economici previsti in modo più o meno accurato... senza l'aiuto di alcuna teoria del tempo o altri strumenti complessi, ma grazie al semplice buon senso e capacità di analisi (cose che la maggior parte della gente non possiede).

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