mercoledì 7 settembre 2011

Empty Rooms

Empty Room (空き部屋, Akibeya) conosciuto anche con il titolo di Apartment Wife: Moans from Next Door (団地妻 隣りのあえぎ, Danchi-zuma: tonari no aegi) fa parte di quel filone di film softcore giapponesi denominati Pinku Eiga, di cui ho già parlato tempo fa nella mia recensione di Watcher in the Attic di Noboru Tanaka.
Oltre 5000 pellicole di questo genere sono state girate dagli anni '60 ad oggi, di cui solo una dozzina importante in DVD nei mercati di lingua inglese. Questo dà un po' il senso delle dimensioni del fenomeno.

In realtà, in questo caso, classificare il lavoro del cinquantenne regista Toshiki Satō (サトウトシキ) come Pinku Eiga è un po' limitativo. Affronta temi importanti come la solitudine, la mancanza di coraggio a troncare una relazione ormai esaurita, la violenza domestica, l'amore clandestino, i sensi di colpa. Il tutto in un'ambientazione molto spoglia, claustrofobica, angosciante, degradante. Il sesso è ovviamente presente, a volte addirittura un poco esplicito, sebbene mai effettivamente fastidioso.

Purtroppo gli amanti del cinema d'autore ben difficilmente avranno l'opportunità di scoprire questo film (se non per puro caso). L'immagine della locandina stessa, assieme all'avviso "it contains scenes of sexual violence which will offend many viewers" e al bollino rosso "vietato ai minori" contribuiscono a relegare la pellicola in quel sottobosco di Pinku Eiga dozzinali, realizzati per soddisfare un pubblico di giapponesi pervertiti. Scelta di marketing decisamente discutibile, visto che gli amanti dei Pinku Eiga si saranno certamente annoiati, non riuscendone ad apprezzare il valore.

La trama è molto semplice: Una coppia. Lei tradisce lui in maniera molto crudele, si porta gli amanti in casa e lo costringe ad accettare una situazione del genere sostenendo che "è giusto che ognuno faccia quello che più gli piace fare". Lui vive questa situazione nel peggiore dei modi. Finge di recarsi in ufficio (alla lunga verrà licenziato) ma, non trovando il coraggio di affrontare l'amante di lei, passa il tempo nell'appartamento sfitto accanto, dove può farsi del male ascoltando i sospiri dei due amanti attraverso le pareti.
Stesso condominio, Un'altra coppia. Lui passa tutte le sere fuori ad ubriacarsi, tratta la moglie da schiava e le nega quel po' di affetto che lei inutilmente insiste a chiedergli. Lei sogna un amore diverso, gli anni passano e si sente ogni giorno di più intrappolata in una situazione senza sbocchi. Si reca un giorno in un appartamento sfitto nel proprio condominio, dove si odono due sconosciuti che fanno l'amore oltre la parete, e si ferma ad ascoltarli.
E' proprio in questo luogo (la stanza vuota del titolo) che i due protagonisti si incontrano. Coppie che si tradiscono, ma che continuano a vivere insieme, fino al tutt'altro che scontato finale, dove in un lungo valzer sui titoli di coda, forse qualcuno troverà finalmente la pace.

L'attrice protagonista, Mao Nakagawa, è decisamente convincente nel ruolo di Sachiko e vale la pena affrontare questi 70 minuti scarsi di film solo per ammirarne le espressioni intense, alcune riportate nelle immagini che ho incluso a questo post. Proprio per l'interpretazione in Empty Room, Mao Nakagawa ricevette il Best New Actress Award al Pink Taishō 2001, celebre manifestazione organizzata dalla rivista PG magazine, che premia ogni anno i migliori attori e registi di genere Pinku.

Già uscito tempo addietro su etichetta "Salvation" (nella serie "Sacrament"), Empty Room è ora disponibile nella collana MushiMushi della "Japanese Pink Cinema Collection", piccoli film d'autore travestiti da Pinku.

Fanno parte della stessa collana anche Cuffs (The Lost Virgin), dello stesso regista, e una incredibile versione del classico The Slit-mouthed Woman (Kuchisake-Onna). Alcuni titoli sono rintracciabili facilmente in Italia, anche se in una versione di importazione olandese, sul sito della Thrauma.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...