lunedì 21 novembre 2011

Yokai Monsters

This is a One Hundred Stories social gathering. Every time one story ends, one candle is meant to be put out. There is an old saying in which, when the last light is put out, an apparition will make an appearance. At the end of the gathering, it is customary to participate in the curse eliminating ritual.



Altre volte in questo blog ho parlato degli yōkai o yōukai (妖怪), creature mitologiche giapponesi, il cui termine dovrebbe tradursi come “apparizioni (kai) che attraggono (you)”. Spesso e volentieri il termine è genericamente semplicato con “dèmoni” (e di fatto alcuni di essi lo sono) ma più precisamente si riferisce a una miriade di esseri bizzarri e grotteschi che sembrano molto più propensi a fare scherzi burloni che a nuocere seriamente. Parlando di yōkai avrò senz’altro già ammesso in passato che poco essi hanno a che fare con la logica di questo blog (che dovrebbe teoricamente essere incentrato sul gotico) ma come credo sia ormai evidente, la mia passione per il folklore e per la cultura orientale, giapponese in particolare, mi spinge a fare delle eccezioni. Questa è una di quelle.

Alla base di questo post c’è una serie di film giapponesi per ragazzi, prodotti dalla scomparsa Daiei Motion Picture Company sul finire degli anni Sessanta, che sono riuscito a recuperare di recente. Si tratta di tre pellicole, raccolte sotto il titolo di Yokai Monsters, ideate e dirette a quattro mani da due noti registi e specialisti in effetti speciali dell’epoca, Kimiyoshi Yasuda e Yoshiyuki Kuroda. L’idea di “Yokai Monsters” nasce dalla secolare tradizione giapponese di raccontare, nelle calde sere d’estate, storie di spettri e fantasmi alla luce di 100 candele. Alla fine di ogni racconto una candela viene spenta. Vero e proprio rito, questa tradizione, detta Rakugo, dovrebbe raggiungere il suo terrificante apice con lo spegnimento della centesima candela, a cui farebbe seguito l’apparizione improvvisa di uno Yokai. Il rito si conclude con una sorta di “esorcismo” che i presenti erano tenuti a praticare per allontanare il male.

Il primo dei film ad essere girato fu “Yōkai hyaku monogatari”. Esso in realtà apparve per secondo in Occidente, distribuito dalla ADV Films, per cui a livello internazionale è conosciuto come “Yōkai Monsters 2: One Hundred Monsters”. Evidentemente il secondo capitolo fu ritenuto, a torto secondo me, più interessante del primo e pertanto utilizzato per il lancio in occidente. Il film narra del malvagio Lord Tajimaya il quale, nonostante le proteste degli abitanti del villaggio, un giorno decise di ordinare la distruzione del tempio locale per far spazio alla costruzione di un bordello. Dietro la vicenda c’èra una faccenda di debiti contratti dal proprietario delle terre, Jubei, nei confronti dell’avido Lord e del suo compagno di nefandezze, il magistrato Uzen. Questi ultimi, per festeggiare l’imminente e inaspettata fortuna, decisero una sera di riunirsi e di intrattenersi con le affascinanti “100 storie di fantasmi”. Il rifiuto di compiere l’ultima parte del rito sarà per loro fatale.

La seconda pellicola, Yōkai daisenso (Great Spirit War), conosciuta in occidente come “Yōkai Monsters 1: Spook Warfare” è invece tutto vissuta dal punto di vista degli yōkai. La storia inizia con le vicende di alcuni tombaroli nell’atto di saccheggiare tesori in un sito archeologico babilonese. Come è prevedibile, questo risveglia e scatena le ire di Daimon, un antico demone-vampiro, dalla vaga forma di uccello preistorico. Dopo aver punito i malcapitati cacciatori di tesori, non si sa perché, Daimon prende e fa rotta verso il Giappone dove getterà le fondamenta del suo nuovo impero del male. Un casuale incontro con un Kappa (uno simpatico yōkai mezzo tartaruga e mezzo ranocchio) sarà per lui l’inizio della fine: dopo averlo maltrattato, il Kappa chiede aiuto ai colleghi yōkai che si organizzano e scatenano una vera e propria guerra contro l’usurpatore. Questo film ha avuto una sorte di “sequel” (più che un remake) ad opera di Takashi Miike, nel 2005, con lo stesso titolo.

Il terzo e ultimo film, Tokaido obake dochu (Journey with Ghosts along Tokaido Road) conosciuto in occidente come “Yōkai Monsters 3: Along with Ghosts”, è il più deludente della serie: gli Yōkai passano in secondo piano rispetto alle vicende umane, che vedono una bimba dover ritrovare il proprio padre e vendicare la morte del nonno, ucciso da dei criminali che, inevitabilmente, finiscono male grazie ai nostri amici spiriti.

La serie degli Yokai Monsters è caratterizzata da un'ottima fotografia e da un incredibile numero di effetti speciali assolutamente innovativi per l'epoca.
Se dovessimo definire oggi le pellicole, assegneremmo loro quasi sicuramente l'etichetta "fantasy". Sono godibili da chiunque abbia un minimo di passione per i racconti di avventura e un buon senso dell'immaginazione. Adatti per un pubblico adulto ma anche per i bambini, la serie concede anche dei piccoli piccoli brividi (non giungerei a parlare di horror, però), sottolineati dalle musiche del compositore Sei Ikeno.

Ben scritti da Tetsuro Yoshida, questi film sono piacevoli da vedere e ricchi di immagini insolite. Assolutamente consigliati a tutti coloro che desiderano avvicinarsi al incredibile mondo dei miti e delle leggende giapponesi. Per approfondimenti consiglio il dossier L'occhio nel Pozzo, allegato al numero 32 della rivista Nocturno, o il volume La paura in Giappone edito da Caravaggio.

2 commenti:

  1. Davvero che figure affascinanti! Peccato che nella terza serie siano stati introdotti sentimenti e vicende umane che tolgono un po' spazio all' immaginazione.

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    1. Affascinanti davvero! Il folklore giapponese non finirà mai di stupirmi...

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