sabato 1 marzo 2014

D. Lilien Drummond

Il mio nome è Mathilde, ma di questo a voi importerà poco. Quello che forse vi interesserà conoscere, almeno così mi auguro, è la sequenza di avvenimenti che portarono la mia signora a perdersi negli abissi della follia. Non so come tutto questo sia potuto accadere; non so come la situazione ad un certo punto sia degenerata, ma qualche idea me la sono fatta e, se fosse come credo, mi auguro che la bontà divina possa un giorno permettermi di dimenticare. Solo fino a qualche settimana fa Lady Grizel credeva di essere la persona più felice su questa terra. Il suo matrimonio con Lord Alexander Seaton era stato meraviglioso come ella non avrebbe mai potuto immaginare. Tutto era stato perfetto, dalla cerimonia nell’elegante cattedrale di Fyvie, di fronte ad una folla sterminata, fino ai festeggiamenti, ai canti e ai balli che ininterrottamente erano andati avanti fino a tarda ora.  
Era felice e tutti sembravano felici. Ripensandoci oggi, sono ormai certa che nel cuore di alcuni degli invitati di quel giorno si celassero numerose ombre. Una vocina, proveniente da chissà dove, probabilmente da un angolo inaccessibile del suo subconscio, forse aveva anche tentato di metterla in guardia ma, evidentemente, la mia signora aveva preferito ricacciarla indietro. Cosa avrebbe potuto fare, d’altra parte? Il sogno della sua vita si stava trasformando in realtà. Sarebbe diventata la sposa più invidiata di Scozia e di lì a poco, pensavo, anche madre.
Il mio nome è Mathilde e fui assunta come assistente personale della signora. A me era riservato il compito di servirle i pasti, di aiutarla nella toilette quotidiana, di prepararle gli abiti per il giorno e per la notte e di intrattenerla come e quando ella desiderasse. La prima notte di nozze, mi raccontò in seguito, fu tutto meraviglioso. Ella non immaginava che potesse essere così bello. Mi disse che sua madre, da piccola, l’aveva quasi terrorizzata parlandole di quella che era stata la sua prima notte. Se ci ripenso adesso, mi chiedo che tipo d’uomo fosse l'individuo che non aveva saputo rendere felice la madre della mia signora nemmeno in quell’occasione. Ma mi chiedo anche che tipo di uomo sia Lord Seton, che in così poco tempo sembrò  cambiare così tanto nei confronti della giovane moglie.
Solo qualche giorno dopo le nozze, infatti, la fece trasferire in quella stanza, ai piani alti del castello. E lei passava tra quelle quattro mura quasi tutto il suo tempo, in completa solitudine, prigioniera in una gabbia dorata. Ai soliti orari bussavo alla sua porta per servirle i pasti e sempre più spesso, sollecitata dalla sua necessità di ingannare la noia, mi intrattenevo con lei, raccontandole le vicende del castello che ai suoi occhi erano celate.

Fui stupita nell’apprendere che la mia signora non aveva mai sentito parlare di Lily Drummond, la precedente signora del castello. Sebbene io non abbia mai conosciuto personalmente Lady Drummond, non ebbi mai alcun dubbio che fosse una persona splendida, visto che tutti, nei giorni della mia permanenza al castello, non fecero altro che parlarmene bene. Era una donna premurosa, sempre sorridente, che amava il suo prossimo e lo rispettava indistintamente, senza pregiudizi, sia che fosse il più umile degli stallieri, sia che fosse un alto ufficiale del Regno. Tutti la amavano e si facevano in quattro per poterle semplicemente stare accanto e godere della positività che la sua persona inconsapevolmente trasmetteva. Poi, un giorno, Lady Drummond semplicemente scomparve. Nessuno seppe mai la verità, quale fosse stato il destino della signora. Ci fu chi azzardò l’ipotesi di una fuga d’amore e chi accennò ad una malattia che la poveretta avrebbe contratto, una malattia che avrebbe costretto Lord Seaton a trasferirla altrove. Ma l’ipotesi che più intrigava era quella del delitto passionale. Un’ipotesi che prese piede tra i corridoi, nelle stanze della servitù, un’ipotesi che sembrò sempre più plausibile con il trascorrere del tempo.

Credo che nemmeno la mia signora seppe mai la verità. Era completamente succube del principe consorte, e non credo avesse mai osato accennare la questione all’unica persona che avrebbe potuto fornirle una risposta. Credo anzi che, più che succube, ad un certo punto se ne sentisse quasi intimorita. La mia povera signora si rese ben presto conto che la sua vita non sarebbe stata quella che aveva tanto sognato. Non c’era alcuna gloria nel trascorrere i giorni, le settimane e i mesi confinata sola in quella stanza. I suoi occhi evocavano tristezza, una tristezza infinita. Ed io, che provavo pena per lei, cercai sempre di fare quanto in mio potere per rallegrarle le giornate.

Poi, un giorno, la tristezza cedette il posto a qualcosa di diverso, qualcosa che non saprei definire in altro modo se non con la parola angoscia. Fu il giorno che venni a sapere dalla cuoca che quella stanza, proprio la stanza dove la mia signora trascorreva le sue giornate, era stata in precedenza il luogo dove Lady Drummond era solita rifugiarsi, sempre più frequentemente, negli ultimi tempi prima della sua scomparsa. Ella entrava, si chiudeva a chiave e si isolava da tutto e da tutti. Fu proprio in quella stanza che Lily Drummond fu vista per l’ultima volta. Qualcuno ad un certo punto si mise in testa che esistesse un passaggio segreto che avrebbe permesso alla signora di entrare e uscire, non vista, proprio da quella stanza, ma nessuno fu mai in grado di verificare l’esattezza di tale supposizione. Decisi di rivelare immediatamente la mia scoperta alla signora e, Dio mi perdoni, forse fu proprio quella mia avventatezza che fece precipitare le cose, e che oggi mi fa sentire così in colpa. Lady Grizel da quel giorno cambiò completamente umore, sembrava appunto angosciata dalla notizia, forse solo preoccupata, a volte forse addirittura terrorizzata. Sembrava accettare sempre meno volentieri la mia presenza e, infine, sembrò quasi odiarmi. Dio mi perdoni! Non potei far altro che accettare la nuova situazione e ubbidire ai suoi voleri. Cominciai a tenermi in disparte, senza tuttavia perdere d’occhio la situazione che, e lo si notava a vista d’occhio, stava degenerando di giorno in giorno. Il mio cuore sanguinava per ciò che stava accadendo, e ancora oggi non riesco a darmi pace del fatto di poter essere stata io la causa.
Attraverso la porta chiusa udivo la mia signora: a volte singhiozzava, a volte emetteva dei suoni che non riuscivo a identificare. Udivo la sua voce, ma le sue parole mi risultavano incomprensibili. Parlava forse con qualcuno? Ma con chi? Non v’era nessun altro in quella stanza e, comunque, non udivo altre voci oltre alla sua. Poi, un giorno, la sentii scoppiare in una fragorosa risata, e fu quello il momento in cui ebbi la certezza che la follia aveva preso il sopravvento in lei.

Ciò che non potrò mai dimenticare fu quanto avvenne la notte dell’anniversario della scomparsa di Lady Drummond. Seppi della triste ricorrenza quella stessa mattina ma, naturalmente, mi guardai bene dal riferirlo alla signora. Quel giorno notai tuttavia un forte senso di inquietudine negli occhi delle altre persone della servitù, un’inquietudine che non tardò a contagiarmi. Quando vidi la cuoca farsi il segno della croce decisi di non voler sapere altro e, dopo aver portato la cena alla mia signora, mi ritirai subito nella mia stanza. Quando la vidi quella sera mi voltava le spalle e fissava in silenzio un punto invisibile sulla parete bianca. Sembrò non accorgersi della mia presenza, era apparentemente catatonica. Non pronunciai alcuna parola e mi allontanai in fretta.
Era da poco trascorsa la mezzanotte quando fui destata improvvisamente da delle grida provenienti dal corridoio. Mi misi in fretta la vestaglia e mi affacciai lesta alla porta. Vidi gente che correva avanti e indietro, urtandosi a vicenda come un branco di topi impazziti. Provai a fermare qualcuno per avere spiegazioni ma invano, tutti sembravano sconvolti e correvano, correvano. Ad un tratto realizzai: era successo qualcosa alla mia signora. Salii rapidamente la rampa di scale che mi separava dalla stanza di Lady Grizel ed ebbi conferma dei miei timori: un capannello di gente sostava sulla porta, chi piangendo, chi urlando. Mi avvicinai appena in tempo per vedere Lady Grizel che veniva trascinata fuori a forza da quattro uomini. Non mi dimenticherò mai quell’immagine. La mia signora, come indemoniata, urlava e si dimenava. Il volto, le braccia e il vestito erano completamente coperti di sangue. Notai le unghie spezzate e un grosso livido sulla fronte.

Fu l’ultima volta che la vidi. Fu terribile, ma ancora più terribile fu ciò che mi attendeva all’interno della stanza. Ovunque, sulle pareti, sullo specchio, sul pavimento, sul soffitto, era visibile una scritta: un nome, sempre lo stesso. Nessuno seppe mai l’origine di quelle scritte, né chi ne fosse l’autore, né che cosa fosse stato utilizzato per realizzarle. La stanza fu ripulita in fretta da tutte quelle oscenità per volere di Lord Seaton, ma l’unica scritta che nessuno poté mai cancellare, l’unica che senza dubbio non poteva provenire dalla mano di Lady Grizel, era incisa sull’esterno del davanzale della finestra, in un punto assolutamente inaccessibile da chiunque si fosse trovato all’interno della stanza. Come all'interno, anche lì quello che si poteva leggere chiaramente era un nome, un nome di donna: “D. LILIEN DRVMMOND”.

Ciò che avete appena letto è liberamente ispirato a un avvenimento reale, accaduto in Scozia il 27 ottobre 1601

9 commenti:

  1. Si viene letteralmente catturati nella lettura, attendendo il finale con ansia...

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    1. Grazie per le belle parole.... Per quanto riguarda il finale...beh, tieni alta la tua ansia perché tra pochi giorni pubblicherò una specie di... ehm... "sequel"....

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  2. So che non centra niente con questo post, comunque...

    "Il tram si infilò sferragliando in piazza Statuto, il cuore occulto di Torino. Non era bello visitarlo a quell'ora, e nemmeno farlo da soli. Un'energia cupa e trattenuta permeava l'aria.
    Susanna alzò lo sguardo. La statua del Genio alato si stagliava nel cielo color petrolio e la scrutava con un sorriso angelico e insieme perverso. Dicerie sostenevano che si trattasse del punto più negativo della città e che il Genio, visto da una particolare prospettiva, rappresentasse Lucifero in persona."
    [...]
    L'aiuola centrale di piazza Statuto coincideva con l'ingresso principale alle fogne metropolitane, ma l'erba sotto i suoi piedi sembrava pulsare, quasi la terra fosse pronta a spaccarsi e a mostrare le sue crepe, le porte dell'inferno descritte dalla tradizione esoterica."
    (Cristiana Astori, "Tutto quel rosso")

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    1. A questo punto non posso più esimermi dal leggere TQR e TQN! Il problema è... come? Cristiana Astori è una tua amica, mi dicesti una volta, no? Prova magari a chiedergli, se ti capita, come e dove si possono comprare. Sembrano essere irreperibili....mannaggia...

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    2. Mi spiace, ma non si possono più comprare. Il Giallo Mondadori esce solo in edicola. Esaurite le scorte... sono esaurite. Non fanno ristampe (in effetti le avevo suggerito, quando pubblicherà un terzo capitolo, di chiedere di poterli raccogliere in una pubblicazione unica, ma non so se sarà poi possibile farlo).
      L'unico modo che hai è reperirli in qualche biblioteca che li ha acquistati o farteli prestare da qualcuno.

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    3. Porca vacca! Bisognerà ribaltare le bancarelle in tutte le feste di paese. Davvero un peccato. Ci sarà quindi un terzo capitolo secondo te?

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    4. Cristiana mi ha detto che sta lavorando a un terzo romanzo, però non sono sicuro che sia la continuazione di TQN e TQR, ma credo di sì, era più o meno nelle sue intenzioni.

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  3. Bello.

    E comunque è vero che ci sono stanze e case che emanano una negatività fortissima, anche se per ipotesi nessuno sapesse che cosa è successo al loro interno. Mi sono sempre chiesta, però, come mai ci si senta più attirati da alcuni luoghi al negativo anziché da altri. Mi sembri particolarmente coinvolto nella vicenda di Lady Drummond, o sbaglio?

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    1. Questa storia mi aveva incuriosito parecchio, ai tempi in cui visitai il castello e la stanza di cui si parla qui sopra. Certo, è ovvio che esistono spiegazioni piuttosto razionali per una scritta che la tradizione vorrebbe a tutti i costi far passare per "impossibile", ma a me piace pensare che qualcosa di sovrannaturale sia veramente accaduto...

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