«Vorresti leggere per me, mia cara? Lo trovo così rilassante per il corpo e così stimolante per la mente. Ho occupato troppo del tempo che Camilla avrebbe dovuto dedicare ad altri lavori facendola leggere per me per ore e ore». «Certo» .Cassilda ricambiò il sorriso di Camilla quando questa entrò nel salottino per ritirare le tazze del tè. Dalla sua gioia risultava evidente che la cameriera aveva ascoltato dall’ingresso. «Cosa vuole che le legga?». «Quel libro laggiù vicino al lume» . La signora Castaigne indicò un libro rilegato in tela gialla. «È un dramma recente… un’opera curiosa, come ti accorgerai subito. Camilla me lo stava leggendo la sera che sei arrivata da noi». Mentre prendeva il libro, Cassilda sperimentò di nuovo la strana sensazione di “déja-vu”, e si chiese se avesse mai letto prima The King in Yellow, e dove. «Credo che siamo pronte per leggere il secondo atto», le disse la signora Castaigne.
Sono trascorsi altri due mesi dall’ultima volta che abbiamo parlato degli Yellow Mythos qui sul blog. Pensavo di risucire a metterci mano prima ma il tempo incredibilmente sembra sfuggirmi di mano. Gli Yellow Mythos, già…. c’è qualcuno che si ricorda da dove eravamo partiti? Riassumere in poche righe i post precedenti, ancora una volta, mi sembra eccessivo: vi invito pertanto a recuperare perlomeno il primo della serie, nel quale c’è scritto più o meno tutto ciò che è bene sappiate. Fatto? Ok, passiamo oltre. Ora però è tempo di ricollegarsi al punto in cui ci eravamo lasciati. Vi ricordate? Nel penultimo articolo, che risale addirittura al novembre scorso, avevamo affrontato alcuni spunti scaturiti da un racconto, scritto da Robert W. Chambers nel 1895, dal curioso titolo de “Il riparatore di reputazioni”; spunti che ci avevano portato a ritenere che fosse stato addirittura Oscar Wilde il primo vero, e probabilmente inconsapevole, creatore della mitologia “King in Yellow”. Successivamente, al’inizio di giugno, eravamo tornati a rileggere lo stesso racconto rendendoci conto che, nascosto tra le righe, celato in una sottotrama resa quasi invisibile dall’imponente riflettore puntato sugli avvenimenti principali, c’era stato un omicidio: un omicidio che, ad una lettura superficiale, ci era sfuggito. La vittima sarebbe stata un medico, il dottor John Archer, ovverossia lo psichiatra che aveva in cura Hildred Castaigne, narratore e (a suo dire) futuro successore al trono della dinastia imperiale d’America. Numerosi indizi ci avevo portato a concludere che fosse proprio Hildred Castaigne il responsabile del delitto. Ma era davvero andata così? Nulla si può dare per scontato nella aggrovigliata matassa degli Yellow Mythos.
Ora facciamo un lungo salto in avanti e piombiamo nel 1981. Quasi un secolo dopo gli avvenimenti narrati da Robert W. Chambers un nuovo racconto porta una nuova luce sugli avvenimenti. L’autore questa volta si chiama Karl Edward Wagner (1945-1994), scrittore statunitense di horror e fantasy che, curiosamente, aveva tentato in gioventù una carriera come psichiatra.
Il suo racconto “The River of Night's Dreaming” si inserisce nel contesto degli Yellow Mythos in maniera, come vedremo, estremamente affascinante. Essendo ambientato presumibilmente negli anni successivi alla conclusione della seconda guerra mondiale, come si intuisce dalla lettura del racconto, esso si pone cronologicamente circa 25 anni dopo gli avvenimenti del “Riparatore” di Chambers.
Wagner, argutamente, “ricicla” alcuni dei nomi creati dal suo predecessore e, se da una parte possiamo presumere che lo abbia fatto solo per “strizzare l’occhio” ai lettori appassionati alla mitologia “gialla”, dall’altro lato preferiamo interpretare il lavoro di Wagner come un modo per aggiungere coerentemente nuovi tasselli ad un puzzle di proporzioni ciclopiche. Vediamo nel dettaglio quali sono i personaggi che questo “The River of Night's Dreaming” eredita dal suo predecessore.
Il personaggio più importante, sebbene invisibile, è il fantasma di una certa Constance Castaigne che possiamo ritenere essere la stessa persona che in precedenza conoscemmo con il nome di Constance Hawberk, la giovane figlia del vecchio armaiolo del “Riparatore di reputazioni”. Robert W. Chambers fece uscire la ragazza di scena assieme al suo promesso sposo Louis Castaigne, cugino di Hildred, ricordate? Si può a questo punto facilmente dedurre che il matrimonio infine si realizzò, e che Constance assunse di conseguenza il cognome del marito.
Diverse ipotesi scaturiscono dalla presenza nel racconto di Wagner di una certa Mrs Castaigne, un’anziana signora che sosterrebbe di essere la madre di Constance. Come si lega Mrs Castaigne a tutto il resto?
Prima ipotesi: Mrs Castaigne e Constance Hawberk sono la stessa persona, mentre Constance Castaigne ne è la figlia. In questo caso vedo due punti deboli: 1) Appare singolare il fatto che una madre possa dare alla figlia il suo stesso nome di battesimo e 2) se Constance Hawberk era una giovinetta nel distopico 1920 di Chambers, come può essere già anziana nel 1950 di Wagner?
Seconda ipotesi: Mrs Castaigne è la madre di Louis Castaigne e di conseguenza la suocera di Constance. Il fatto che si riferisca a quest’ultima con l’appellativo di “figlia” potrebbe sottolineare l’enorme affetto che la donna provava per la nuora.
Ma Constance Castaigne non è l’unico personaggio di cui si è occupato Wagner. Alla fine del mio precedente articolo vi lasciai con una domanda: “John Archer si direbbe morto, ma allora chi è quel dottor Archer che ritroviamo in un racconto scritto un secolo più tardi?”. Anche in “The River of Night's Dreaming” troviamo infatti un dottor Archer, psichiatra, sovrintendente della Coastal State Prison. La Coastal State Prison, per inciso, è descritto come il manicomio di massima sicurezza dove avrebbe trascorso i suoi ultimi giorni Constance Castaigne, consumata dalla follia causatagli dalla lettura del famigerato libro “The King in Yellow”. Ma questo nuovo dottor Archer è indiscutibilmente un’altra persona, anche perché… è una donna.
Nulla ci vieta però di fantasticare una possibile parentela con il chamberiano dottor John Archer, ipotesi che potrebbe giustificare un eventuale accanimento terapeutico (se mai si realizzò) nei confronti della cognata di colui che assassinò… il padre.
«Hai letto The King in Yellow?». «L’ho letto tutto ad alta voce alla signora, e più di una volta. È il suo preferito». «È immorale, ed è peggio che immorale impregnare una simile decadenza con un fascino così irresistibile. Non riesco a capire come si sia potuto permettere che fosse pubblicato. L’autore doveva essere pazzo per mettere per iscritto questi pensieri. «Eppure tu l’hai letto». Cassilda le fece posto sull’orlo del letto. «Il suo fascino è una tentazione troppo grande per resistervi. Volevo leggere ancora un po’ dopo che la signora Castaigne mi ha dato la buona notte». «Era il libro di Constance». Camilla si appoggiò ai cuscini vicinissima a lai. «Forse è per questo che Madame lo ama tanto». […]«Non è strano? Osservò? Qui in questo dramma decadente leggiamo di Cassilda e Camilla». «Mi chiedo quanto noi due somigliamo a loro», rise Camilla.
Ma non sono né Constance Castaigne né la dottoressa Archer i personaggi di cui osserviamo le vicende in “The River of Night's Dreaming”. Il racconto Wagneriano ruota attorno a tre donne: Camilla, Cassilda e la già citata Mrs Castaigne. Camilla e Cassilda sono nomi che non suoneranno affatto nuovi a chi segue dall’inizio questa mia serie di articoli dedicati agli “Yellow Mythos”: sono nomi che abbiamo già incontrato nella parte conclusiva del primo atto del “The King in Yellow”, uno dei pochi frammenti dell’opera maledetta che siano usciti dalla penna di Robert W. Chambers. Basandosi sul brano riportato qui sopra si tratterebbe solo di un caso di omonimia ma… nulla è veramente casuale negli “Yellow Mythos”: se c’è anche solo una vaga possibilità di collegamento, allora quella sarà la strada giusta da seguire.
Nel racconto di Wagner si respirano arie decadenti, come in tutta la produzione dei vari scrittori che si sono succeduti nel tessere la tela del “King in Yellow”. Il sipario si solleva sui tornanti di una strada a picco sulla scogliera. È una notte di tempesta e un autobus sta trasportando alcuni pazienti, prevalentemente criminali schizofrenici, al vicino manicomio conosciuto con il nome di Coastal State Prison. Quasi inevitabilmente l’autista perde il controllo del mezzo, che precipita in mare. Tra i pochi sopravvissuti una ragazza che, sbalzata dall’autobus prima della sua scomparsa tra i flutti, mantenendosi faticosamente a galla, si trova nell’insperata condizione di poter decidere del proprio futuro: aggrapparsi agli scogli e attendere i soccorsi, con la prospettiva di passare in manicomio il resto dei suoi giorni, oppure lasciarsi annegare mettendo fine una volta per tutte ad una vita ad un’esistenza indesiderata? Oppure mettersi a nuotare verso quelle piccole luci lontane? Forse le luci di una città che sorge da qualche parte oltre quella nera distesa d’acqua?
Ma sono davvero le luci di una città quelle verso cui la ragazza sta ora nuotando, oppure sono solo allucinazioni? Insperatamente, ormai al limite delle forze, la ragazza giunge a riva. È decisamente una città ma delle luci nessuna traccia. Il racconto prende decisamente una svolta onirica. La città è apparentemente abbandonata, tutto attorno è in rovina, e le uniche presenze sono dei grossi topi dai quali è meglio tenersi alla larga. Ma sono altre le impalpabili presenze di cui è il caso di preoccuparsi. Improvvisamente una finestra illuminata. Al suo interno una signora anziana sta conversando con la sua giovane cameriera. Sembra la fine di un incubo, ma sarà solo l’inizio.
Non vi racconterò ovviamente tutta la storia, perché vale davvero la pena che ve la gustiate da soli attraverso le pagine scritte da Karl Edward Wagner (il racconto è stato tradotto in italiano ed è presente su questa antologia edita da Newton).
Vi basti sapere che il destino di Cassilda Archer (questo il nome con cui la giovane naufraga si presenterà alle due donne, mutuando il cognome dalla dottoressa di cui sopra) rimarrà infine avvolto nel mistero. Sarà reale la sua esperienza oppure sarà solo frutto di un’allucinazione? Chi si riveleranno essere Camilla e la signora Castaigne, quelle due strane figure femminili che accoglieranno la povera Cassilda tra le calde mura della loro casa? Sarà solo il delirio o davvero Cassilda si troverà improvvisamente coinvolta in pratiche saffiche ai limiti del sadomaso? Sarà tutto vero? Oppure forse Cassilda non è mai sopravvissuta all’incidente? Oppure non c’è mai stato addirittura nessun incidente?
«Ci sono ancora alcuni effetti personali da sistemare d’ufficio, dottoressa Archer, dato che non è venuto nessuno a ritirarli». […]«Mi faccia vedere». La psichiatra aprì la cassetta con gli effetti personali. Non c’era molto; non c’era mai molto in quei casi, e se ci fosse stato qualcosa che valesse la pena di essere rubato, lo avrebbero già sistemato in modo ufficioso. […]«Questa ricoverata era una schizofrenica paranoica… e pericolosa». […]C’era qualche oggetto da toeletta e un po’ di biancheria, un reggiseno e dei collant. «Penso che possa essere mandato tutto al servizio sociale. Questi non dovrebbero essere permessi in una cella chiusa», la psichiatra indicava i collant di nylon, «e nemmeno queste riviste oscene». […]«Cosa facciamo di questi altri libri? ». La dottoressa Archer osservò sovrappensiero la pila di romanzi gotici con gli angoli arricciati. «Li rimandi semplicemente alla biblioteca dei ricoverati. Cos’è questo? ». Sotto i libri cartonati c’era un volumetto con la copertina rigida, rilegato in tela gialla, segnato dal tempo. […]The King in Yellow, lesse la dottoressa Archer sul dorso, e aprì il libro. Sul frontespizio c’era un nome scritto a penna con una calligrafia deliziosa: Constance Castaigne. […]«Innocue stupidaggini romantiche del XIX secolo, concluse la dottoressa Archer. Lo rimandi alla biblioteca». La psichiatra diede un occhiata alle ultime righe prima di chiudere il libro.
CASSILDA: Ti dico che sono perduta! Completamente perduta!
CAMILLA: (anche lei in preda al terrore): Hai visto il Re…?
CASSILDA: E lui mi ha privata della facoltà di dirigere i miei sogni o di sfuggire loro…
Caspita, che piatto ricco gli Yellow Mythos! Omonimie, incastri, ricorrenze... un vero invito a nozze per me!
RispondiEliminaMa l'immagine animata in alto, che origine ha?
Questa faccenda degli YM è davvero intrigante. Mi spiace solo aver trascurato un po' l'argomento ultimamente. L'immagine.. ehm... l'ho trovata su G+. Siccome poi sono un monellaccio l'ho prelevata. Spero che l'autore non se abbia a male, chiunque esso sia.
Eliminaottima rece, anche stavolta mi tocca fare un po' di posto sul comodino -_-"
RispondiEliminaL'immagine sopra è splendida, ma ammetto che ho fatto un mezzo colpo quando ho visto che si muoveva...ho pensato di aver io le traveggole, invece...cool!!!
Posto sul comodino non ne occorre poi molto... si tratta anche in questo caso di un racconto breve. Bentornata sul blog, a proposito ^_^
EliminaHo letto quell'antologia, che tra parentesi, posseggo ancora. Wagner era un appassionato di narrativa weird e pulp. In particolare delle mitologie e degli pseudobiblia.
RispondiEliminaLogico quindi che abbia voluto scrivere un omaggio come questo.
P.s
Ottimo post.
Non conosco altro di Wagner, se non quel racconto che ho trovato (miracolosamente) in quel volume impolverato dietro uno scaffale. Credo che dovrei recuperare qualcos'altro. Anche a te... bentornato!
EliminaBellissimo blog, particolare ed oscuro, non solo per i temi trattati. Mi sono unita ai tuoi lettori fissi, se ti andasse di passare da me e di unirti al mio blog (di libri, forse un po' troppo colorato per te), mi trovi qui: amicadeilibri.blogspot.it :)
RispondiEliminaBenvenuta sul blog! Passo volentieri. Tranquilla... i colori non mi spaventano ^_^
EliminaIo Terrore! ce l'ho a casa! Contiene oltre a questo racconto (mi chiedevo quando ne avresti parlato) anche uno spettacolare inedito di Robert Bloch.
RispondiEliminaDi questo racconto ne accennasti tu già diverso tempo fa in un commento. Non potevo esimermi dallo scriverne...
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