lunedì 16 gennaio 2017

Atheling: un nuovo tassello

La stessa nostra storia è eterna, Jason, più vecchia della Bibbia, più antica dell'epopea di Gilgamesh. Voi, gli Atheling, così come molte famiglie prima di voi, l'avete nel vostro sangue. E noi saremo sempre lì, saremo negli angoli più nascosti della vostra mente, recitando le parti che ci furono assegnate, gli Antichi, Camilla, Cassilda, lo Straniero, la Maschera Pallida e, naturalmente, il Re in Giallo. [...] La mia stirpe esiste da secoli; e da secoli è sopravvissuta. Una volta ero esattamente come te, Jason, un comune essere umano, ma poi li ho incontrati, sono morto e sono risorto in Hastur."
Molto tempo è trascorso da quando lo speciale sugli Yellow Mythos ha fatto la sua apparizione su questo blog. Chi già allora mi seguiva, probabilmente si è dimenticato molte cose (io stesso sono dovuto andarmi a rileggere alcuni passaggi); chi invece si è unito a questo blog solo di recente si starà chiedendo di cosa accidenti si stia parlando. A questi ultimi posso consigliare di entrare dalla porta principale, iniziando dalla pagina statica dedicata. A chi invece già c'era credo possa bastare un piccolo riassunto delle puntate precedenti.
Nel tentativo di far combaciare tra loro tutti i pezzi del grande puzzle che possiamo riassumere con il nome di "Dinastia di Carcosa" (qui e qui), eravamo giunti alla probabile definizione dei rapporti di parentela fra i principali protagonisti dell'universo chambersiano.
Avevamo a un certo punto avanzato anche l'ipotesi di un doppio ruolo dei personaggi coinvolti, caratterizzati da un'identità nella dimensione terrestre (personaggi come i Castaigne, per esempio) e da un'identità differente nella dimensione alternativa, quella dove realmente esiste una mitica città di nome Carcosa. L'idea ci era venuta dal racconto "Tattered Souls" di Ann K. Schwader, nel quale l'identità di Sylvia Castaigne e di Barbara Post si erano sovrapposte rispettivamente a quelle di Cassilda e Camilla.
In precedenza avevamo anche tentato di stabilire un rapporto di parentela fra tutti i medici specializzati in psichiatria che avevamo incontrato fino a quel momento: l'originale dottor John Archer, che ebbe in cura il protagonista de "Il riparatore di reputazioni", e una donna, anche lei Archer di cognome, apparsa ne "Il fiume dei sogni notturni" di Karl Edward Wagner e riapparsa successivamente nel racconto "The Dream-Leech" di William Laughlin. In quest'ultimo episodio v'erano però alcune incongruenze che, come forse ricorderete, ci avevano costretto ad abbandonare momentaneamente l'indagine.
Ma proprio dal racconto "The Dream-Leech" era emerso un altro nome, quello della famiglia degli Atheling, ed è proprio da questa famiglia che oggi proviamo a fare un piccolo passo in avanti.

Uno schema semplificato dei rapporti tra i medici Archer-Spielmann e i loro pazienti Castaigne-Atheling

Ricordate come conclusi il post precedente? Scrissi che il celebre scrittore americano James Blish, quando scriveva articoli su riviste di critica letteraria, usava farsi chiamare con lo pseudonimo di William Atheling. Non solo: il protagonista del suo racconto "More Light" si chiama proprio Bill Atheling (il che, tra le tante cose, lo rende quantomeno autobiografico). Ma dove abbiamo già incontrato un personaggio di nome Bill Atheling? Proprio nel suddetto racconto di William Laughin. In realtà il nostro non è stato un incontro in prima persona, perché quello che sappiamo di Bill Atheling è solo quanto viene raccontato dal nipote Jason in questo breve passaggio:
"Per spiegarmi meglio credo sia necessario che io debba raccontare la verità sulla mia vita, e ciò significa partire da mio padre David Atheling e dalla sua famiglia. [...] Subito dopo la mia nascita David Atheling, un artista piuttosto introverso che viveva a Provincetown con mia madre (i due non erano sposati), fu spinto a pubblicare le sue opere dal suo fratello maggiore, lo zio Bill, che aveva raggiunto un discreta fama come editore a New York. Lo zio Bill, nato dal primo matrimonio di mio nonno, e cresciuto nella Londra del dopoguerra, aveva sempre attaccato l'atteggiamento bohemian del suo fratellastro e ciò portò i due ad allontanarsi nel corso degli anni Sessanta, anche a causa della loro grande differenza d'età e di opinioni. [...] Alla fine mio padre dovette cedere alla realtà, spinto in tal senso anche dalla sopraggiunta gravidanza di mia madre. Seppur controvoglia si sposò, tagliò i suoi capelli e si trovò un lavoro. Sorprendentemente ebbe un grande successo. [...] Avevo sei anni quando i miei divorziarono. Mio padre venne a trovarmi una volta alla settimana per i primi tempi, dopodiché avrei potuto dirmi fortunato se riuscivo a vederlo due o tre volte l'anno. [...] Il giorno della mia laurea venne a dirmi che non aveva più intenzione di passarmi un centesimo. Fu l'ultima volta che lo vidi.  [...] Occasionalmente, mi chiedo che fine abbia fatto. [...] Specialmente dopo la morte di mia madre, quando setacciando alcune vecchie scatole in soffitta trovai una collezione dei lavori che lui aveva preparato per il Warren's Creepy and Eerie Magazine, così come numerosi tascabili della ACE Books, materiale che era appartenuto allo zio Bill e che, nostro malgrado, ereditammo dopo che quest'ultimo trovò la morte in un incendio."
Questo in effetti è tutto ciò che sappiamo degli Atheling. Non molto, evidentemente. In particolare, di Bill Atheling sappiamo solo che faceva l'editore a New York e qualche piccolo particolare sulla sua morte, a quanto pare avvenuta piuttosto precocemente. Lo ritroviamo però vivo e vegeto nel racconto di James Blish, il che colloca i fatti che andremo presto a narrare in un tempo un bel po' precedente rispetto a quello dei fatti narrati da William Laughin.

La genealogia Atheling, così come la conosciamo finora
James Blish lo introduce ai suoi lettori attraverso le parole di un narratore, suo vecchio amico, in questo modo:
"Non mi sono mai fidato di Bill Atheling. E non lo dico solo perché una volta capitò che fece a pezzi un mio racconto in una recensione. Era solo perché era un uomo e, forse proprio per quel motivo, sentivo di assomigliarli. Per questo quando lo incontrai di nuovo a New York, dopo un mio periodo di lontananza, ne rimasi scioccato. La prima impressione che mi diedi fu quella di un moribondo. All'inizio pensai fosse a causa della barba incolta, una di quelle barbe di due settimane che farebbero sembrare trasandato qualsiasi uomo. In più quei peli erano completamente bianchi, nonostante Bill avesse in fondo solo 47 anni. Ma non era tutto: aveva perso 10 o 15 chili, che erano certamente molti, visto che Bill non ne era mai arrivato a pesare 70 chili in tutta la sua vita. La sua pelle era grigia, le mani tremanti, gli occhi scoloriti, la tosse di un malato di tubercolosi. Egli guardava costantemente sopra le mie spalla mentre mi parlava e la sua voce si affievoliva continuamente, anche nel bel mezzo di una frase. Se quelli non erano i sintomi di una malattia, avrebbero certamente essere gli effetti dell'alcool, la qual ipotesi non era certamente preferibile. Non era certamente quello lo stato in cui  mi sarei aspettato di trovare un uomo che aveva appena acquistato una meravigliosa villa in Brooklyn Heights e che aveva appena sposato una donna che aveva la metà dei suoi anni, l'artista Samantha Brock..."
La descrizione di Bill Atheling che era stata fornita in precedenza viene confermata piuttosto bene nel passaggio del racconto di Blish che abbiamo appena letto: un uomo di piccola corporatura, ma decisamente forte, carismatico e anche piuttosto influente. Cosa mai avrebbe potuto ridurlo in uno stato tale che anche il suo migliore amico avrebbe stentato a riconoscerlo? Non so perché, ma un piccolo sospetto già lo abbiamo...

15 commenti:

  1. Sono voluti gli errori nella citazione da "More Light" di James Blish? Mi riferisco ai magazine della Warren scritti con la grafia distorta: "Creepie" invece di Creepy e "Eeire" invece di Eerie.

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    1. Ma porca miseria! Ancora una volta mi hai inchiodato! La versione corretta è proprio Creepy and Eerie ^_^
      Vado a sistemare....

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    2. Non capivo se si trattava di una parodia cercata dall'autore, se citavi pari pari da una traduzione italiana o se era una tua traduzione.
      A questo punto però, se mi concedi di fare il fiscale, la traduzione corretta sarebbe questa: "...una collezione dei lavori che lui aveva preparato per i magazine Warren Creepy e Eerie". Oppure: "per i magazine Creepy e Eerie dell'editore Warren".

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    3. Sui Mythos non si trova praticamente niente in italiano, tranne ovviamente i racconti di Chambers, di Bierce e poche altre cose.
      Si tratta di una mia libera traduzione del seguente brano: "I unearthed a collection of the air-brushed covers that he did for Warren's Creepy and Eerie magazine, as well as numerous ACE paperbacks".
      Traduzione magari non fedelissima, ma adeguata, almeno così mi pare, per questo contento.
      Come diceva quel tale? Le traduzioni sono come le donne: le più belle non sono le più fedeli... ^_^

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    4. Ehm... con le dovute eccezioni, si intende.. :D

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    5. Allora, a quanto pare, l'errore è proprio nel testo originale, dove sembra che il titolo del magazine sia "Creepy and Eerie". Creepy e Eerie sono invece due riviste a fumetti della Warren Publishing ben distinte tra loro. Eerie è nata addirittura un anno dopo Creepy.

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    6. Non ci sarei mai arrivato! Bel colpo, Ivano! Ma quante ne sai!

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  2. Ohhh ritornano i miei miti preferiti, di giallo vestiti :-P

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    1. Visto? L'avevo detto che avrei lasciato passare poco tempo stavolta...

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  3. Ho fatto un po' fatica a ricordare tutto, però bello, sono contento di questo nuovo yellowpost.

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    1. Anch'io, non credere, ho dovuto ripassare la lezione prima di rimettermi in pista....

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  4. Grazie di aver fatto questa sorta di "riassunto delle puntate precedenti" perché è davvero intricato, dato il numero di autori diversi che coinvolge...

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    1. Dopo tanti mesi di pausa avevo bisogno anch'io di quei piccoli schemi. L'unico problema è che ci si mette tanto a farli, ancora di più che scrivere un post...

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  5. Sì, abbiamo forti sospetti :O A presto, vero??? XD

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    1. A prestissimo! Non posso mica lasciarvi così in un punto cruciale... ^_^

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