LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Il progetto Orizzonti del Reale riprenderà presto il suo corso, ma qui, oggi, intendo prima di tutto riannodare il fil rouge che unisce John Allegro a uno degli artisti più visionari di tutti i tempi, Alejandro Jodorowsky. Un fil rouge che, naturalmente, è incarnato da “La montagna sacra” (The Holy Mountain), il film del 1973 che Jodo ha trasformato in esperienza estatica e alchemica. Sì, perché "La montagna sacra" è un esercizio intellettuale di ricerca ontologica, ma anche un’avventura sensoriale cui bisogna consentire di penetrarci sotto la pelle; un'opera che ha resistito alla prova del tempo e ancora oggi conserva intatta la sua vena surreale (uso un termine forse improprio, ma non me ne viene in mente uno migliore) e dissacratoria. È anche un’opera che va affrontata con un minimo di conoscenza del personaggio Jodorowsky e della cultura psichedelica, perché in caso contrario la sua visione rischia di rivelarsi sterile oppure frustrante e scioccante, per via dell’ambientazione in un Messico grottesco, da incubo, dove la religione è soprattutto iconografia, e dell’esibizione di nudità, sesso e violenza.