"Autore del celebre Ed egli maledisse lo scandalo (Urania, 1966) e del non meno scandaloso Chi vuole distruggere l'America? (Urania, 1969) Mack Reynolds ha sempre venato di irresistibile satira le sue storie di fantascienza utopistica e sociologica".
Con queste parole, circa trent'anni fa, si faceva largo nella mia vita un autore americano che oggi, dedicandogli un articolo, riscopro con malcelato entusiasmo. Erano parole che apparivano nella quarta di copertina di un altro vecchissimo numero di Urania (Le comuni del 2000, ndr) che per anni, fino all'ennesimo trasloco in cui andò irrimediabilmente smarrito, aveva continuato a spostarsi da uno scaffale all'altro della mia libreria senza mai riuscire a trovare il suo momento.
Non so come sia il vostro rapporto con questo tipo di letteratura, ma per me quella vecchia collezione di Urania (così come quella attuale, in gran parte ricostruita nel corso dei decenni) non solo era una fedelissima compagna di tante serate trascorse alla fioca luce di una lampadina, ma era anche, forse ancor prima del suo contenuto, un trofeo da feticciare con libidine. Prima di tutto venivano, neanche a parlarne, le immense copertine di Karel Thole: trascorrevo ore ad osservarne i particolari e, lo ammetto, spesso erano proprio quelle a far scattare in me la molla dell'acquisto. In secondo luogo, ma non per importanza, venivano i riassunti in quarta di copertina. Erano proprio quelle parole che, nel momento fatidico della scelta della lettura successiva, mi avrebbero indicato la strada da percorrere.
Dopo tanto tempo non ricordo più se quel "Le comuni del 2000" giunse finalmente in cima alla lista delle mie letture. Quasi sicuramente andò smarrito prima che accadesse, perché, per quanto mi sforzi, proprio non ne ricordo il contenuto. Ricordo invece perfettamente quella frase che ho riportato in apertura, avendola letta centinaia di volte (chiaro indizio che quel libro non ebbe mai la fortuna che probabilmente meritava) sino al punto dal farla rimanere incagliata in qualche angolo remoto della mia memoria. Tutto ciò fino a qualche mese fa, quando quel "Ed egli maledisse lo scandalo" mi apparve come una visione su una bancarella di libri usati e fui subito inondato da mille ricordi. Non passarono che poche ore e già ero immerso nella lettura. In fondo un po' glielo dovevo, a Mack Reynolds.
Definire insolito un romanzo di fantascienza, e raccomandarlo come tale ai lettori, può sembrare il colmo dell'ingenuità e del semplicismo. Eppure è proprio quest'aggettivo, insolito, che conviene prima di ogni altro al lungo e straordinario romanzo che presentiamo in questo numero: insolito per l'intreccio, d'una semplicità e nello stesso tempo di una sapienza unica nel dosaggio e nella progressione dei colpi di scena; insolito per l'acutezza dell'osservazione psicologica, superiore non solo a quella della fantascienza media, ma perfino a quella di uno specialista del mordente come il bravissimo Robert Sheckley; insolito per la raffinatezza della scrittura, e per l'incredibile spigliatezza con cui affronta le situazioni sociologiche più sbalorditive, traendone effetti di un irresistibile realismo; insolito per un umorismo che, senza nuocere alla drammaticità della narrazione, arriva facilmente e senza parere a vette di alta letteratura; insolito infine e soprattutto, per una carica fantastica che lo qualifica ancora oggi, a nostro avviso, come uno dei più nutriti e divertenti fra tutti i romanzi di fantascienza e non di fantascienza, tradotti in Italia.
Le copertine delle edizioni 1966, 1976 e 1982. Si noti l'abito della tipa sempre più striminzito... |
L'occasione della vita si presenta quando al nostro signor Wonder viene chiesto di indagare sulle affermazioni di tale Ezechiele Giosuè Tubber, di professione profeta (o se preferite imbonitore): uno di quegli strani tizi con pretese di santità che accolgono ai propri piedi una comunità di seguaci in difetto di autostima. Tutto sembra scorrere ben lontano dai binari della fantascienza classica, come d'altra parte ci era stato ventilato. Anche se veniamo informati di trovarci in un imprecisato quanto remoto anno nel futuro, in quelli che vengono definiti "Stati Uniti del Benessere", il mondo non sembra essere molto cambiato rispetto agli anni Sessanta che alcuni di noi hanno conosciuto (il romanzo, come detto, è del 1966): nei bar sono ancora presenti i juke-box, si fa ancora la coda per andare al cinema... abitudini quantomeno curiose in un'epoca dove l'umanità pare essere riuscita a far volare le automobili.
Il talento di Reynolds non è tuttavia da ricercarsi negli scenari, quanto nell'acuta capacità di anticipare i fenomeni sociologici e di provare a chiedersi cosa potrebbe accadere se ne fossimo improvvisamente privati.
Il folle predicatore lancia il suo primo anatema già nelle prime pagine: "In verità io dico che tu non proverai più piacere nel dipingerti il volto e nell'addobbarti con abiti ricercati!". Nel giro di una notte tutte le donne del pianeta non saranno più nel mood adatto per rendersi nemmeno lontanamente presentabili. Siete in grado di immaginarne le conseguenze? Una dopo l'altra andranno in malora, sotto le bordate dello stravagante catechista, le abitudini più amate dai cittadini: prima la radio e la televisione, poi il cinema... nemmeno la letteratura verrà risparmiata (perlomeno quella, a suo insindacabile giudizio, inappropriata).
Nell'utopica ricerca di un nuovo assetto politico, sociale e religioso (verso il quale solo pochi eletti seguaci sembrano poter convergere), Ezechiele Giosuè Tubber finirà per innescare la miccia che porterà l'umanità verso la sua degenerazione.
Mack Reynolds non avrebbe mai potuto immaginare l'avvento degli smartphone, l'invasione dei social network, la tendenza all'isolamento, l'abitudine ormai ampiamente radicata di poter disporre di qualsiasi cosa istantaneamente. "Tutto e subito" sembra essere il diktat dei nostri tempi. Immaginate solo per un istante se quel "tutto e subito" si trasformasse per incanto in un "poco e dopo" (o in un "niente e mai"): ne saremmo devastati.
Beh, non tutti: quarantenni e cinquantenni forse tornerebbero lentamente alle vecchie (e sane) abitudini, a registrarsi i programmi televisivi e la musica sulle cassette, a sfogliare le riviste per adulti, a trascorrere le serate estive seduti sui muretti delle piazze... i loro figli quindicenni, invece, non avrebbero nulla di meglio da fare che darsi all'alcool o alla violenza, cosa che per inciso accade nel romanzo, un testo assolutamente anticipatore di un fenomeno che, nella realtà, non è ancora avvenuto (e questo termine, "ancora", non è affatto casuale).
La domanda che ci si pone a questo punto non può che essere una: varrebbe la pena di affannarsi per ripristinare il mondo che è andato perduto, oppure sarebbe a quel punto preferibile cogliere la palla al balzo e adeguarsi alle nuove regole del gioco? La prospettiva sarebbe quella di un mondo più sostenibile dove non esiste il superfluo, di una nuova esistenza dove qualsiasi attività che va oltre la mera necessità di sopravvivenza diventi inspiegabile. Un balzo all'indietro di parecchi secoli, nella sostanza.
Nel romanzo in molti, incluse alcune celebrities, finiranno per sposare la causa di Ezechiele Giosuè Tubber; noi, invece, ne saremmo davvero capaci? E, viceversa, per quanto tempo ancora saremmo capaci di trascinare con noi il pianeta in cui viviamo? È quello che deve essersi chiesto anche Dallas McCord "Mack" Reynolds (1917-1983), scrittore americano per venticinque anni membro attivo del Partito Socialista Laburista (partito per il quale suo padre, Verne L. Reynolds, era stato candidato due volte alla presidenza); il suo "radicalismo militante", riflesso a volte ironicamente nella sua narrativa, lo rese infine un anticonformista nella scuderia, prevalentemente di destra, di scrittori legati a John W. Campbell Jr. e al suo celebre magazine Astounding Science-Fiction. Ed fu forse per questo che la sua fama non raggiunse mai il livello di gente come Isaac Asimov, Robert A. Heinlein e A. E. van Vogt.
Nelle tante edizioni internazionali, ciascun illustratore ha interpretato il romanzo di Reynolds a modo suo. |
Sarà mio.
RispondiEliminaPenso pure di trovarlo abbastanza facilmente.
Da quando l'ho pescato su quella bancarella, ho iniziato a vederlo dappertutto... per cui sì, non dovrebbe essere difficile trovarlo.
EliminaQuanti ricordi... Anche nel mio caso quel libro - la versione mediana delle tre italiane che presentai - è stato spostato non so quante volte nella collezione di Urania, ma alla fine non sono mai riuscito a leggerlo. (Credo l'abbia letto mio padre, avevamo iniziato insieme a fare quella collezione, poi lui s'è stufato e per un po' ho proseguito da solo a bazzjcare mercatini.)
RispondiEliminaLa penso in modo diverso sulla tecnologia ma capisco la recensione e trovo intrigante il romanzo: chissà che finalmente non riesca a leggerlo? :-P
Quell'edizione è senz'altro la più diffusa ma temo che, come facevano abitualmente i tipi di Mondadori, ci siano dei tagli da paura.
EliminaAh! Un altro appassionato di "Voci nella notte"! Che bello!
RispondiElimina"Le comuni del 2000" ricordo di averlo visto una volta in una bancarella, vista la copertina mi dava l'idea di un sexploitation, ma evidentemente mi sbagliavo.
RispondiEliminaQuesto predicatore che compare in "Ed egli maledisse lo scandalo" mi fa pensare a una caricatura moderna di Savonarola.
Ma forse non ti sbagliavi nemmeno troppo: "Le comuni" raccontava, con una declinazione sociologica, ciò che stava effettivamente accadendo nelle comunità anni Settanta (sesso libero, ecc..), le stesse comunità che poi sono finite agli onori della cronaca a causa di Manson e della sua combriccola di disagiati.
EliminaPossedevo "Le Comuni del 2000" , tantissimo tempo fa lo prestai ...e non mi fu più restituito.
RispondiEliminaDa allora ho imparato a non imprestare più niente.
Pazzesco, anche considerato che la maggior parte della gente quei vecchi Urania non li vorrebbe ricevere nemmeno in regalo...
EliminaTempo fa lessi "Effetto valanga" di questo autore che come dici anticipava i fenomeni sociologici anche in maniera satirica, pensate che in questo romanzo degli anni '60 anticipava una futura crisi economica mondiale, iniziata a causa di un ripensamento del protagonista per aver ridato indietro un frigorifero appena acquistato. Un autore da non perdere.
RispondiEliminaIn un certo senso sembrerebbe divertente, se non che la crisi attuale probabilmente è stata innescata da un vaso traboccato a causa di una singola goccia come quella.
EliminaHo invece trovato recentemente in una bancarella il Millemondi Inverno 1980 comopletamente deticato a Reynolds.... tre suoi romanzi tra cui uno dal titolo particolarmente simpatico ("Genoa-Texoco: zero a zero"), premonizione di una futura Champions League interstellare...
Hai descritto benissimo, nell'introduzione del post, le emozioni che gravitavano attorno a noi cultori di Urania dei tempi delle copertine di Karel Thole. E come giustamente hai sottolineato, per uno della mia età non sarebbe neanche un grande sforzo l'indietreggiamento tecnologico, anzi spesso me lo auspico, ma a questo punto non so se vivrò abbastanza per vederlo accadere di persona. Immagino in ogni caso che per i più giovani sarebbe davvero un problema al livello di quello descritto nel libro...
RispondiEliminaInoltre, per "deformazione professionale", nella manciata di copertine finali ho subito riconosciuto la mano di Jeff Jones in quella dell'edizione Belmont. Per scrupolo sono andato a controllare e in effetti è firmata "J. Jones". Strano che non mi fosse mai capitata sott'occhio prima di oggi.
Hai occhi ancora buoni, Ivano! Io per quanto ingrandisca non riesco a leggere niente... PS.: ... e adesso ti tocca mettere una postilla allo Studio Section Four... ahaha
EliminaTemo che se dovessi occuparmi di tutte, ma proprio tutte le opere prodotte dai Fab Four di The Studio, la serie si esaurirebbe forse, ma solo forse, nel giro di 4.000 post ;-D
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