giovedì 14 marzo 2019

Confessioni di una maschera #2

Più di un anno è ormai passato dal giorno in cui lanciai il numero zero di questa rubrica e ancora non ho ben capito quale significato dargli. In un remoto numero uno, scritto tra una sigaretta e l'altra mentre vivevo da profugo in un monolocale preso in affitto tra due traslochi, avevo anche permesso a qualche idea di farsi largo (avrei voluto raccontare qualcosa di tutte le case che mi hanno ospitato nel corso di una vita, per esempio), ma dopo tanto tempo, e dopo tanti progetti ventilati e mai realizzati, non so se è davvero il caso di continuare su quella strada.
Confessioni di una maschera rimane però uno spazio dedicato ai ricordi, con particolare attenzione a quelli più remoti, belli o brutti, che il tempo ha cancellato o rischia di cancellare.
Ed è quasi un caso che, giusto qualche giorno fa, frugando tra le mie vecchie cose di quand'ero ragazzino, è saltato fuori un vecchio disco. Un vecchio disco che ha riaperto una parte della memoria che avevo in tutti modi cercato di sigillare.

Tutti sanno che uno dei più grandi poteri della musica è quello di evocare ricordi sepolti nella nostra memoria a lungo termine. Non me ne è chiaro il motivo, ma credo dipenda dal fatto che la musica, così come mille altre cose piacevoli e spiacevoli, stimolerebbe il cervello a liberare dopamina. Tale fenomeno sarebbe largamente amplificato se avviene in corrispondenza di particolari emozioni: gioia, dolore, piacere, stress... Ecco perché molti ricordano la canzone legata a un vecchio amore, a una vacanza, a un esame importante o una nuova esperienza di lavoro. Ecco anche perché (non è ancora il mio caso) la musica viene utilizzata per incrementare i livelli di attenzione nei pazienti affetti da Alzheimer. La musica, in poche parole, riesce magicamente a trasportarci in un istante del passato e a farci rivivere, praticamente inalterate, le emozioni di quella situazione.

Tornando al caso specifico, il disco che pochi giorni fa ha riaperto un enorme varco nella mia memoria a lungo termine è questo qui a lato. Temo di essere stato pure l'unico nella mia città ad aver acquistato, in quel lontano 1981, l'album dei Visitors, una sconosciutissima band francese che con il suo "cosmic rock" faceva il verso ai più rinomati Rockets (sì, ve li ricordate bene, proprio quelli con la testa rasata e dipinta di argento).
L'accostamento tra le due band non appariva affatto casuale visto che l'album era stampato su etichetta "Rockland", la stessa della più celebre formazione (guarda caso, anch'essa francese).
Successivamente, con l'avvento di internet, ebbi modo di scoprire che le due band erano in realtà molto più legate fra loro di quanto non sembrasse in apparenza... ma per i dettagli vi rimando alla pagina loro dedicata sul sito ufficiale dei Rockets.
Avevo comunque 13 anni, in quella tarda primavera del 1981, ed era ormai tempo dei miei esami di terza media. Ero sempre andato bene a scuola, talmente bene che non avevo bisogno di altro se non di prestare un po' di vaga attenzione in classe tra una ricreazione e l'altra. Negli anni avevo addirittura sviluppato un ego smisurato per via delle presunte capacità per le quali tutti, compagni, genitori e insegnanti, mi idolatravano. Nella realtà ero un bambino come tutti gli altri che aveva la fortuna (o la sfortuna) di essere preso ad esempio. Un esempio del ca##o, mi viene da dire oggi, visto che il mio impegno nello studio era pari all'impegno che può metterci un gatto nell'evitare di graffiare il divano.
In quel (quasi) fatale esame di terza media, inevitabilmente, tutto andò male e tutti i nodi mai sciolti vennero finalmente al pettine. Alla fine mi diedero il cosiddetto "calcio nel culo" e ricevetti quel diploma. Ho ancora davanti agli occhi un mio compagno di classe, uno di quelli che ritenevo essere una capra (e su questo punto non ho mai cambiato idea), che mi viene incontro dicendomi "Che culo che hai avuto!"
Il voto era ovviamente il minimo sindacale (sempre troppo alto, per come erano andate le cose), ma fu abbastanza per evitarmi l'umiliazione più grande. Fu comunque un crollo psicologico non indifferente, dal quale non mi sarei più ripreso. Ne guadagnai nettamente in umiltà, visto che da quel giorno in avanti, una volta smarrito il mio ego, avrei proseguito la mia strada a testa bassa. Anche troppo, visto che spesso, nel corso della vita, ho lasciato perdere occasioni che sarebbero state ampiamente alla mia portata.
Quel giorno tornai a casa e mi chiusi in cameretta senza dire una parola. Afferrai l'album dei Visitors, lo appoggiai sul giradischi, feci partire la sua canzone "simbolo" e...  e quella si stampò a fuoco su quell'atroce momento.
Nonostante sia un pezzo che non mi capita più di ascoltare neanche per sbaglio (credo non sia mai passato in radio nemmeno ai suoi tempi), io so che esiste ed è esistito. E tanto mi basta per rivolgere un doloroso sguardo a quel passato. L'esistenza stessa di quella mia copia dell'album è dolorosa, ma di distruggerla non ne ho mai avuto il coraggio. Oggi però sono qui a parlarne e chissà che questo possa contribuire a scacciare quel vecchio, dannato fantasma.



14 commenti:

  1. Non conoscevo questa band (ricordo solo i Rockets, vabbé, erano più famosi e più "visibili" visto il loro look che citi), ascolterò sicuramente questa canzone appena sarò a casa, però ti dico subito che questo post mi è piaciuto perché ti sei finalmente in parte svelato, con molta onestà.
    Sono passato anch'io attraverso un'esperienza simile (anche se con modalità diverse e riferita non tanto ai risultati scolastici ma piuttosto sentimentali) e in un certo senso credo di capire. Diciamo che un po' di immedesimazione l'ho provata. Comunque, come già sai anch'io ascolto parecchia musica proprio per le emozioni che riesce a trasmettermi di volta in volta, selezionata in base alle mie necessità per così dire (passo dal pop anni '80 al grunge, da Battisti ai Rammstein, dal j-pop al nu-metal).
    Quindi ti capisco perfettamente e - ti dico - secondo me quel fantasma non va scacciato ma solo "fatto amico". Imparare a conviverci serenamente è più opportuno che tentare di cancellarlo dalla memoria.

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    1. Beh, a quei tempi i Rockets li conoscevamo più o meno tutti. Questi Visitors ne sono una brutta copia. Tra l'altro la copertina di Visitors ricorda tantissimo quella dell'album "Galaxy" (ma non si può parlare di plagio visto che l'artista che l'ha disegnata è lo stesso).
      Hai nettamente ragione sull'ultimo punto. Imparare a conviverci serenamente e farselo amico. Credo di averlo appena fatto.

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  2. Davvero sconosciuti questi Visitors...ma a me ha colpito molto la tua riflessione personale e il tuo racconto.
    Sono d'accordo sul fatto che sia veramente la musica il meccanismo che provoca la nostalgia.
    Ti faccio un esempio stupido:
    quando vedo un mio vecchio Lego, penso, "che bel giocattolo avevo", ma finisce lì.
    Quando sento una determinata canzone che ascoltavo l'anno in cui ebbi in regalo quel Lego, ecco che invece la mente mi si apre e ricordo con nitidezza il momento del gioco e quelle sensazioni..e provo quel pizzico di nostalgia.
    Sulla scuola: beh, se riuscivi a ottenere buoni risultati solo prestando attenzione in classe, fattelo dire, eri un fenomeno.
    Che poi in teoria il più del lavoro dovrebbe essere fatto a scuola...se un professore sa spiegarsi bene, lo studio a casa è solo un più.
    Sei stato piuttosto sfortunato, secondo me, altroché..

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    1. Peccato che certe dinamiche no si riescano a comprendere. nel senso che sono sicuro che tu quella canzone l'ascoltavi anche senza il tuo vecchio Lego, eppure l'associazione che ne hai ricavato è quella.
      Non credo di essere stato un fenomeno. In fondo non è che serviva esserlo per tirare avanti alle medie, no?

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  3. Io conoscevo solo la serie televisiva.

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    1. Io di quella serie ricordo solo la scena della tizia che ingoiava un criceto...

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  4. Un grande ricordo, non bello ma grande.
    Ho ascoltato il pezzo, tipicamente di quegli anni.
    Torniamo a noi: io ho avuto il crollo di cui parli proprio appena DOPO la terza media. Lì era tutto un campare di rendita, esattamente per gli stessi tuoi motivi. Ero considerato bravo a prescindere.
    Al quarto ginnasio, zac, il mondo è crollato del tutto. E amen.
    M avevo i Litfiba, con me. Sticazzi il Classico e i professoracci :)

    Moz-

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    1. Stessa cosa per entrambi quindi. Anche per me l'ingresso al biennio fu devastante. La prima volta alla lavagna con la tizia di matematica fu umiliante. Lentamente poi mi sono adeguato, ho imparato le regole del gioco e sono arrivato diretto al diploma.

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    2. Eh, poi ti devi adeguare.
      Ma davvero per me fino a tutta l'estate prima del quarto ginnasio TOP.
      Dopo, il tracollo... :D

      Moz-

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  5. In realtà non voleva essere un consiglio musicale. Ascoltandolo oggi, con la maturità dei miei cinquant'anni, posso tranquillamente affermare che quel disco è una totale porcheria.

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  6. Il crollo psicologico più o meno in quella fase o in quell'età, purtroppo, è una fase normale, una sorta di rito di passaggio. Probabilmente perché è il nostro primo vero incontro con le difficoltà della vita. Qualcuno ha detto che quello che non ci uccide ci rende più forti, in realtà io penso che sia una gran str°°°°a e che faccia comunque un male bestia.
    Certo magari ci sarà d'insegnamento ma comunque rimane una pessima esperienza. L'importante -come dici anche tu-è l'imparare le regole del gioco....ed anche saperle usare. ;)

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    1. Concordo sulla tua opinione circa quella frase: ciò che non ci uccide semplicemente non ha finito il suo lavoro.

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  7. Mai sentita questa band, ma come facevi a conoscerla?
    Ma i compiti e le interrogazioni in classe ti andavano sempre bene? Non è che hai avuto un po' di sfiga agli esami?

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    1. Non ricordo come ho fatto a conoscere i Visitors. Forse un compagno di scuola che, al pari di me, ascoltava i Rockets, potrebbe aver portato quel disco in classe (ma non ne sono sicuro).
      Come andavano compiti e interrogazioni? Direi bene, ma ho il forte sospetto che nessuno tra gli insegnanti si aspettasse molto di più del minimo sindacale...

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