«Bisogna accontentarsi di estrarre, tra i motivi che esercitano un'azione perturbante, quelli che più spiccano [...]. Questi motivi sono quello del "sosia" in tutte le sue gradazioni e conformazioni, ossia sono la comparsa di personaggi che, avendo uguale aspetto, debbono venire considerati identici». (Sigmumd Freud, Das Unheimliche, 1919).
Non poteva che iniziare con una citazione freudiana questo mio piccolo contributo al tema del "doppio", tema nel quale mi sono visto mio malgrado coinvolto per merito (o per colpa) di Kuku, la Cinecivetta, che a sua volta ha cavalcato l'onda sollevata dall'Etrusco su un prezioso assist di Federica, la cacciatrice di libri.
D'altra parte, una serie di favorevoli coincidenze mi stava già spingendo su questa stessa strada. Tralasciando il nome stesso di questo blog, che con il "doppio" ha sempre avuto molto a che spartire, la coincidenza più incredibile è la lettura, completata di recente, del sacro testo "Der Doppelgänger" (1914), una delle opere più importanti del filosofo austriaco, allievo di Freud, Otto Rank. Curiosamente, anche le coincidenze, al pari dei sosia, sono (psic)analizzate nel "Das Unheimliche" e, quasi come se quel cerchio volesse per forza chiudersi, eccoci catapultati nel post di oggi.
Non starò comunque a dilungarmi sul pensiero dei maestri della psicanalisi, in parte perché non sono sicuro di esserne all'altezza, e in parte perché per farlo non mi basterebbe certo il risicato spazio che ho a disposizione. Preferisco focalizzarmi su un film e sul racconto che lo ha originato, entrambi a loro modo ben rappresentativi del tema richiesto.
Avevo già affrontato in passato (anche abbastanza ampiamente) le opere sia dello scrittore che del regista, soffermandomi su quelle che ho sempre ritenuto essere le più carismatiche. Punti di vista assolutamente personali, certo, anche perché, nel caso di Shinya Tsukamoto, ho finora trascurato il titolo più autorevole, quello a cui si deve il suo soprannome di "feticista del metallo".
Scorrendo rapidamente la sua pagina di Wikipedia, salta subito agli occhi che Gemini (Sōseiji) è un film anomalo all'interno della sua produzione sin dall'ambientazione, quella del tardo Periodo Meiji giapponese (1), così diversa dai grigi e freddi paesaggi metropolitani nei quali si muovono di solito i suoi personaggi, siano essi gangsters, detectives, voyeurs, perverts, losers, wannabes o comunissimi salarymen (2). Agli occhi tutto appare lussureggiante, sia il villaggio, fatto di case di ascetica bellezza, sia i bassifondi, pieni sì di disperati, ma circondati da una natura dall'aspetto piuttosto florido. La prima volta in cui vediamo il doppio, che è anche la prima volta in cui i due mondi si incontrano, questo ci appare come uno spettro della tradizione giapponese infiammato in una coloratissima danza. È uno dei momenti più memorabili del film, in grado di evocare i drammi teatrali giapponesi più tradizionali.
Il secondo particolare che rende Gemini un episodio unico nella filmografia di Tsukamoto è il suo essere un prodotto derivato: come accennavo in precedenza, infatti, alla sua base c'è un soggetto di Edogawa Ranpo, nome di culto della letteratura giapponese del secolo scorso.
Le storie narrate dallo scrittore e dal regista sono però in buona parte diverse fra loro. Possiamo dire che condividono solo l'ossatura, quella del conflitto tra gemelli; un tema tra i più depredati, visto che in millenni di storia (o mitologia, se preferite) numerosissimi sono stati i casi che hanno visto coppie di gemelli rivaleggiare fra loro. Le conseguenze, come è noto, sono sempre estreme: uno dei gemelli deve morire, in modo anche cruento, affinché l’altro possa sopravvivere (e magari fondare una città o salvare il suo popolo).
Gemini in tutto questo non fa eccezione. Anzi, esattamente come fu per Eteocle e Polinice, i due gemelli nati dal rapporto incestuoso fra Giocasta e il figlio Edipo, anche fra i personaggi di questa storia l'odio perdura anche dopo la morte. Almeno questo è il caso del racconto di Edogawa Ranpo, nel quale le ultime volontà di un condannato a morte sono quelle di fare luce sulla morte del proprio gemello da lui assassinato anni prima per abietti motivi di lucro. Assassinio e sostituzione di persona, per essere precisi, perché quale migliore occasione può esserci per rilevare il patrimonio di un individuo se non quella di sfruttare l'indistinguibile somiglianza con lui? Certo bisognerebbe tener conto di tutti le possibili ripercussioni, prima di mettere in opera un simile delitto, compresa la tremenda punizione di dover convivere per sempre con l'immagine della propria vittima che, giorno dopo giorno, si materializza colma di rancore su qualsiasi superficie riflettente. Tormentato dai propri fantasmi, l'assassino finirà per compiere una incredibile serie di errori che lo condurranno immancabilmente alla rovina.
Shinya Tsukamoto mantiene inalterata l'idea di base, ma abbandona completamente l'aspetto "poliziesco", preferendo concentrare i suoi sforzi sull'affascinante leitmotiv della sostituzione di persona, un po' ricalcando ciò che fece Plauto nella sua celebre commedia Menecmi.
Ma davvero è possibile fingere per tutta la vita? Davvero è possibile recitare una parte senza che nessuno se ne accorga? Il protagonista del racconto di Edogawa Ranpo era riuscito per anni a ingannare anche la cognata, con cui si era infine trovato a condividere impunito anche l'intimità, ma in che modo? Se Ranpo si è guardato bene dallo spiegare un passaggio così spinoso, Shinya Tsukamoto si getta invece a pesce su questo aspetto, incentrando sulla psicologia della moglie/cognata gran parte del proprio lavoro. Ma andiamo con ordine.
Due gemelli separati alla nascita, Yukio e Sutekichi, vivono entrambi nello stesso villaggio senza sapere dell'esistenza l'uno dell'altro. Alla nascita dei due gemelli, infatti, i due ricchi genitori si accorgono che uno dei due, Sutekichi, ha un'orrenda voglia sulla gamba destra. Disgustati, e forse perfino leggendo in quella voglia un funesto presagio, lo abbandonano spartanamente al fiume, dalle cui acque verrà poi tratto in salvo da un pover'uomo che lo crescerà come suo figlio giù nei bassifondi.
Coincidenza vuole (ancora si torna a parlare di coincidenze) che i due gemelli sono inconsapevolmente legati dall'amore verso la stessa donna, Rin, la moglie/cognata di cui sopra. Rin è una ragazza povera che un tempo era stata fidanzata con Sutekichi ma, per motivi che non starò a spiegare, lo aveva perso di vista. Un giorno Rin incontra per caso Yukio. Realizza immediatamente che si non si tratta del suo amato ma, colta da chissà quale morboso meccanismo, fingendosi una povera smemorata riesce a farsi sposare e a trasferirsi con lui nel lusso della parte ricca del villaggio.
Come in tutti i drammi degni di questo nome, Sutekichi riemerge dall'oblio che lo aveva avvolto, comprende la situazione e livido di rancore decide di portare a compimento una volta per tutte la sua vendetta personale: uccide il padre e la madre, tende un agguato al fratello, lo getta, ancor vivo, in fondo a un pozzo (neanche fosse Sadako) e prende il suo posto.
Il processo di sostituzione è partito. Anzi, direi piuttosto il processo di trasfigurazione, nel senso di mutamento di aspetto e di espressione: Sutekichi prende rapidamente confidenza con la vita molto più che agiata del fratello e Yukio, dal canto suo, sopravvivendo precipita in un degrado che va ben oltre il fondo del pozzo che lo ha accolto. Dal canto suo, Rin non può che stare al gioco perché, inutile negarlo, la perfezione non esiste e nessuno potrebbe mai ingannare completamente una moglie/cognata/moglie (ora il passaggio di stato è triplice).
La vicenda sarebbe potuta terminare qui, ma Shinya Tsukamoto decide di dare un colpo di coda: le idee, le conoscenze, i comportamenti dei due gemelli prendono a mescolarsi senza che vi sia bisogno di un processo attivo che assecondi questo cambiamento.
«L'uno è compartecipe del sapere, del sentire e delle esperienze dell'altro; sono l'identificazione con un'altra persona sì da dubitare del proprio Io o da sostituire al proprio Io quello estraneo, e quindi un raddoppiamento dell'Io, una suddivisione dell'Io, uno scambio dell'Io; sono finalmente il costante ritorno dell'uguale, la ripetizione degli stessi tratti del volto, degli stessi caratteri, degli stessi destini, delle stesse azioni delittuose, e perfino dei nomi attraverso parecchie generazioni successive». (Sigmumd Freud, Das Unheimliche, 1919).
Siamo tornati quindi all'inizio di questo articolo. E viene pure da chiedersi come Sigmund Freud, ipotetico viaggiatore del tempo, avrebbe potuto reagire alla visione di Gemini. Una pura coincidenza? Oppure uno di quei processi mentali che noi, semplificando molto, chiamiamo telepatia?
(1) Il Periodo Meiji (明治時代 Meiji jidai, "periodo del regno illuminato") è un momento storico del Giappone che comprende i 44 anni di regno dell'Imperatore Mutsuhito. Questo periodo va dal 23 ottobre 1868 al 30 luglio 1912.
(2) Salaryman è un'espressione tipicamente giapponese con cui vengono identificati lavoratori dipendenti di sesso maschile impiegati nel settore terziario, in particolare presso aziende, avente un reddito fisso. Sono l'equivalente dei nostri "colletti bianchi" (white collars), con cui vengono indicati i ceti sociali formati da impiegati, funzionari dello Stato, negozianti ecc., che per la natura stessa della loro professione possono svolgere la normale attività lavorativa indossando camicie bianche, giacche e cravatte.
D'altra parte, una serie di favorevoli coincidenze mi stava già spingendo su questa stessa strada. Tralasciando il nome stesso di questo blog, che con il "doppio" ha sempre avuto molto a che spartire, la coincidenza più incredibile è la lettura, completata di recente, del sacro testo "Der Doppelgänger" (1914), una delle opere più importanti del filosofo austriaco, allievo di Freud, Otto Rank. Curiosamente, anche le coincidenze, al pari dei sosia, sono (psic)analizzate nel "Das Unheimliche" e, quasi come se quel cerchio volesse per forza chiudersi, eccoci catapultati nel post di oggi.
Non starò comunque a dilungarmi sul pensiero dei maestri della psicanalisi, in parte perché non sono sicuro di esserne all'altezza, e in parte perché per farlo non mi basterebbe certo il risicato spazio che ho a disposizione. Preferisco focalizzarmi su un film e sul racconto che lo ha originato, entrambi a loro modo ben rappresentativi del tema richiesto.
Avevo già affrontato in passato (anche abbastanza ampiamente) le opere sia dello scrittore che del regista, soffermandomi su quelle che ho sempre ritenuto essere le più carismatiche. Punti di vista assolutamente personali, certo, anche perché, nel caso di Shinya Tsukamoto, ho finora trascurato il titolo più autorevole, quello a cui si deve il suo soprannome di "feticista del metallo".
Scorrendo rapidamente la sua pagina di Wikipedia, salta subito agli occhi che Gemini (Sōseiji) è un film anomalo all'interno della sua produzione sin dall'ambientazione, quella del tardo Periodo Meiji giapponese (1), così diversa dai grigi e freddi paesaggi metropolitani nei quali si muovono di solito i suoi personaggi, siano essi gangsters, detectives, voyeurs, perverts, losers, wannabes o comunissimi salarymen (2). Agli occhi tutto appare lussureggiante, sia il villaggio, fatto di case di ascetica bellezza, sia i bassifondi, pieni sì di disperati, ma circondati da una natura dall'aspetto piuttosto florido. La prima volta in cui vediamo il doppio, che è anche la prima volta in cui i due mondi si incontrano, questo ci appare come uno spettro della tradizione giapponese infiammato in una coloratissima danza. È uno dei momenti più memorabili del film, in grado di evocare i drammi teatrali giapponesi più tradizionali.
Il secondo particolare che rende Gemini un episodio unico nella filmografia di Tsukamoto è il suo essere un prodotto derivato: come accennavo in precedenza, infatti, alla sua base c'è un soggetto di Edogawa Ranpo, nome di culto della letteratura giapponese del secolo scorso.
Le storie narrate dallo scrittore e dal regista sono però in buona parte diverse fra loro. Possiamo dire che condividono solo l'ossatura, quella del conflitto tra gemelli; un tema tra i più depredati, visto che in millenni di storia (o mitologia, se preferite) numerosissimi sono stati i casi che hanno visto coppie di gemelli rivaleggiare fra loro. Le conseguenze, come è noto, sono sempre estreme: uno dei gemelli deve morire, in modo anche cruento, affinché l’altro possa sopravvivere (e magari fondare una città o salvare il suo popolo).
Gemini in tutto questo non fa eccezione. Anzi, esattamente come fu per Eteocle e Polinice, i due gemelli nati dal rapporto incestuoso fra Giocasta e il figlio Edipo, anche fra i personaggi di questa storia l'odio perdura anche dopo la morte. Almeno questo è il caso del racconto di Edogawa Ranpo, nel quale le ultime volontà di un condannato a morte sono quelle di fare luce sulla morte del proprio gemello da lui assassinato anni prima per abietti motivi di lucro. Assassinio e sostituzione di persona, per essere precisi, perché quale migliore occasione può esserci per rilevare il patrimonio di un individuo se non quella di sfruttare l'indistinguibile somiglianza con lui? Certo bisognerebbe tener conto di tutti le possibili ripercussioni, prima di mettere in opera un simile delitto, compresa la tremenda punizione di dover convivere per sempre con l'immagine della propria vittima che, giorno dopo giorno, si materializza colma di rancore su qualsiasi superficie riflettente. Tormentato dai propri fantasmi, l'assassino finirà per compiere una incredibile serie di errori che lo condurranno immancabilmente alla rovina.
Ma davvero è possibile fingere per tutta la vita? Davvero è possibile recitare una parte senza che nessuno se ne accorga? Il protagonista del racconto di Edogawa Ranpo era riuscito per anni a ingannare anche la cognata, con cui si era infine trovato a condividere impunito anche l'intimità, ma in che modo? Se Ranpo si è guardato bene dallo spiegare un passaggio così spinoso, Shinya Tsukamoto si getta invece a pesce su questo aspetto, incentrando sulla psicologia della moglie/cognata gran parte del proprio lavoro. Ma andiamo con ordine.
Due gemelli separati alla nascita, Yukio e Sutekichi, vivono entrambi nello stesso villaggio senza sapere dell'esistenza l'uno dell'altro. Alla nascita dei due gemelli, infatti, i due ricchi genitori si accorgono che uno dei due, Sutekichi, ha un'orrenda voglia sulla gamba destra. Disgustati, e forse perfino leggendo in quella voglia un funesto presagio, lo abbandonano spartanamente al fiume, dalle cui acque verrà poi tratto in salvo da un pover'uomo che lo crescerà come suo figlio giù nei bassifondi.
Coincidenza vuole (ancora si torna a parlare di coincidenze) che i due gemelli sono inconsapevolmente legati dall'amore verso la stessa donna, Rin, la moglie/cognata di cui sopra. Rin è una ragazza povera che un tempo era stata fidanzata con Sutekichi ma, per motivi che non starò a spiegare, lo aveva perso di vista. Un giorno Rin incontra per caso Yukio. Realizza immediatamente che si non si tratta del suo amato ma, colta da chissà quale morboso meccanismo, fingendosi una povera smemorata riesce a farsi sposare e a trasferirsi con lui nel lusso della parte ricca del villaggio.
Come in tutti i drammi degni di questo nome, Sutekichi riemerge dall'oblio che lo aveva avvolto, comprende la situazione e livido di rancore decide di portare a compimento una volta per tutte la sua vendetta personale: uccide il padre e la madre, tende un agguato al fratello, lo getta, ancor vivo, in fondo a un pozzo (neanche fosse Sadako) e prende il suo posto.
Il processo di sostituzione è partito. Anzi, direi piuttosto il processo di trasfigurazione, nel senso di mutamento di aspetto e di espressione: Sutekichi prende rapidamente confidenza con la vita molto più che agiata del fratello e Yukio, dal canto suo, sopravvivendo precipita in un degrado che va ben oltre il fondo del pozzo che lo ha accolto. Dal canto suo, Rin non può che stare al gioco perché, inutile negarlo, la perfezione non esiste e nessuno potrebbe mai ingannare completamente una moglie/cognata/moglie (ora il passaggio di stato è triplice).
La vicenda sarebbe potuta terminare qui, ma Shinya Tsukamoto decide di dare un colpo di coda: le idee, le conoscenze, i comportamenti dei due gemelli prendono a mescolarsi senza che vi sia bisogno di un processo attivo che assecondi questo cambiamento.
«L'uno è compartecipe del sapere, del sentire e delle esperienze dell'altro; sono l'identificazione con un'altra persona sì da dubitare del proprio Io o da sostituire al proprio Io quello estraneo, e quindi un raddoppiamento dell'Io, una suddivisione dell'Io, uno scambio dell'Io; sono finalmente il costante ritorno dell'uguale, la ripetizione degli stessi tratti del volto, degli stessi caratteri, degli stessi destini, delle stesse azioni delittuose, e perfino dei nomi attraverso parecchie generazioni successive». (Sigmumd Freud, Das Unheimliche, 1919).
Siamo tornati quindi all'inizio di questo articolo. E viene pure da chiedersi come Sigmund Freud, ipotetico viaggiatore del tempo, avrebbe potuto reagire alla visione di Gemini. Una pura coincidenza? Oppure uno di quei processi mentali che noi, semplificando molto, chiamiamo telepatia?
(1) Il Periodo Meiji (明治時代 Meiji jidai, "periodo del regno illuminato") è un momento storico del Giappone che comprende i 44 anni di regno dell'Imperatore Mutsuhito. Questo periodo va dal 23 ottobre 1868 al 30 luglio 1912.
(2) Salaryman è un'espressione tipicamente giapponese con cui vengono identificati lavoratori dipendenti di sesso maschile impiegati nel settore terziario, in particolare presso aziende, avente un reddito fisso. Sono l'equivalente dei nostri "colletti bianchi" (white collars), con cui vengono indicati i ceti sociali formati da impiegati, funzionari dello Stato, negozianti ecc., che per la natura stessa della loro professione possono svolgere la normale attività lavorativa indossando camicie bianche, giacche e cravatte.
Edogawa Rampo si era evidentemente ispirato all'ispiratore del suo nome d'arte, almeno come idea iniziale del "doppio". Poi evidentemente lo sviluppo è ben diverso visto che "William Wilson" di Edgar Allan Poe ha una trama che non coincide con quella che racconti (e comunque immagino che Tsukamoto si sia preso qualche licenza rispetto al racconto di Rampo).
RispondiEliminaNiente di più probabile che sia effettivamente andata così, almeno per quanto riguarda l'incipit che è praticamente identico. Se non fosse per la dichiarata ammirazione di Ranpo per il suo collega americano avrei magari potuto sollevare dei dubbi, ma non è certo questo il caso...
EliminaSapevo che ti avremmo stuzzicato a partecipare, ed è stato un bene: così mi hai fatto conoscere questa chiccona ^_^
RispondiEliminaHo i tempi di reazione di un bradipo, ma quando vengo stuzzicato in maniera così insistente non posso certo voltare le spalle...
EliminaMi hai stuzzicato, spero di riuscire a recuperarlo in qualche modo.
RispondiEliminaNon dovrebbe essere difficile considerato che, incredibilmente, esiste una versione italiana del DVD (che è poi quella che ho io).
EliminaScusa il ritardo con cui arrivo a leggere il post, sono in un periodo piuttosto confuso e agitato.
RispondiEliminaSono molto contenta della tua partecipazione e tra l'altro in questo giorni sto pure leggendo Giorni giapponesi di Angela Staude che mi fa molto pensare a questo strano "oggetto" che dev'essere il Giappone e la giapponesità.
E' molto interessante questo concetto del sostituirsi a un altro e fingere e penso possa essere esteso anche ai non gemelli (penso a rapporti tra persone dove una mitizza l'altra). IL personaggio della moglie/cognata/moglie un po' mi fa pensare al personaggio di Jodie Foster in Sommersby e alla finzione che si decide di perseguire. Quale finzione è meglio delle altre?
Questo post mi fa pensare parecchio.
Grazie per la citazione e per aver partecipato all'iniziativa.
L'ho letto anch'io quel libro della signora Terzani (tra l'altro su un volo per Tokyo che feci un bel po' di anni fa). Lo ricordo molto istruttivo e di grande aiuto per comprendere alcune cose del Giappone che non saltano subito agli occhi.
EliminaPS: Sei in ritardo di un solo giorno ^_^... Sono io invece quello che ci ha messo un mese...
Lo recupero prontamente! Conosco poco Rampo ed è l'occasione giusta per cominciare ad approfondire.
RispondiEliminaNon sono sicuro che di questo racconto sia stato tradotto mai in italiano. Se così non fosse c'è comunque tanta altra roba che potresti recuperare... Il racconto "La sedia umana", per esempio, è davvero micidiale!
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