martedì 18 febbraio 2020

Kaidan Botan Dōrō (Pt.4)

Warwick Goble, The Peony Lantern,
 illustrazione interna per
Green Willow and Other Japanese Tales
by Grace James (Macmillan, 1910)
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Il richiamo inconscio delle storie di fantasmi risiede nella loro promessa di immortalità. Se hai paura di tali racconti, allora devi credere che uno spettro possa esistere. E se un fantasma esiste, allora l'oblio potrebbe non essere la fine (Stanley Kubrick).

Appena adolescente, Otsuyu incontra per caso Hagiwara Shinzaburō che, per una coincidenza, ha accompagnato un medico suo conoscente a renderle visita presso la sua abitazione. Superfluo a questo punto è precisare che i due giovani, già al primo sguardo, si innamorano perdutamente l’uno dell’altra, al punto che Otsuyu, prima di congedare il giovane, si fa promettere un nuovo incontro, in mancanza del quale si lascerà morire di tristezza. 
L’etichetta vuole però che un giovane non si possa presentare da solo, così impunemente, a casa di una fanciulla: perciò venendo a mancare, per motivi che non starò qui a specificare, il supporto dell’amico, il destino si compie. I due innamorati, Shinzaburō e Otsuyu, riusciranno infine a riunirsi, nella maniera che sappiamo, durante la famosa ricorrenza dell’Obon. Oyone, por dovere di cronaca, devastata dal dolore per la perdita della sua signora, la raggiunge prontamente nel regno dei morti. Ciò che segue è una storia che ho già ampiamente raccontato, per cui non credo di dovermi ripetere.
Sono presenti nell’opera innumerevoli altri episodi che rendono “La lanterna delle peonie” un lavoro piuttosto articolato: la saga familiare si arricchisce di numerosi intrighi e colpi di scena, tra cui l’incontro di Iijima Heizaemon, padre di Otsuyu, con il figlio dell’uomo che aveva ucciso anni addietro, il tradimento della moglie e il complotto per ucciderlo e prendere le redini della casata. Approfondiamo la conoscenza con Tomozō, il vecchio ficcanaso che aveva messo in guardia Shinzaburō, e incontreremo numerosi altri personaggi secondari, la maggior parte dei quali non vale la pena citare in questa sede. 
Unica differenza che conviene sottolineare è il retrogusto romantico della vicenda, a partire da quel famoso “karma passionale” evidenziato da Lafcadio Hearn nel suo riassunto: Shinzaburō e Otsuyu si sarebbero già incontrati nel corso di vite passate: 
“Questa ragazza è innamorata di voi da un’epoca molto antecedente la vostra vita attuale, un’epoca non inferiore a tre o quatto esistenze; e sembrerebbe che, pur cambiando necessariamente il suo aspetto e la sua condizione a ogni sua successiva nascita, non sia stata capace di smettere di inseguirvi. Non sarà pertanto facile sottrarsi alla sua influenza.” 
Tsukiyoka Yoshitoshi, The Peony lantern and the
ghost of the courtesan Otsuyu
Ukiyo-e, 1981
Ecco quindi servita su un piatto d’argento la risposta alla terza domanda che ci eravamo posti, ovvero quale fosse il motivo per cui Otsuyu si fosse così tanto intestardita nel perseguitare un semplice sconosciuto. 
Non sorprende quindi che il Kaidan Botan Dōrō abbia un finale tutto sommato lieto rispetto ai suoi predecessori: la coppia, finalmente riunita nella morte, spezza un karma negativo al quale era condannata da secoli.
Inevitabile a questo punto che il Kaidan Botan Dōrō finisse per sfondare i limiti dell’oralità del rakugo per entrare a pieno diritto nella storia della letteratura scritta. Numerose furono anche le stampe dell’epoca che presero spunto dalla vicenda e che contribuirono alla sua fama: una fra tutte quella di Tsukiyoka Yoshitoshi (1839-1892), grande maestro di ukiyo-e (浮世絵, immagini del mondo fluttuante), un genere di stampa artistica giapponese su carta impressa con matrici di legno (una tecnica molto simile alla xilografia). 
Nel luglio del 1892 il Kaidan Botan Dōrō era già pronto per trasformarsi nuovamente: Kawatake Shinshichi III (1842-1901), allievo del celebre drammaturgo giapponese Kawatake Mokuami, adattò il testo di Enchō e lo fece debuttare al teatro Kabuki-za di Tokyo, aggiustando a suo gusto alcuni dettagli (il suicidio di Otsuyu e Oyone andava per esempio a sostituire quel loro “lasciarsi morire” ritenuto un po’ retrò). 
Nel cast di quella première, il celebre attore Onoe Kikugorô V (1844-1903). Fu proprio a quello spettacolo che assistette Lafcadio Hearn. Ricordate la citazione che ho riportato nella prima parte di questo lungo post? 
“Una delle attrazioni di sicuro successo dei palcoscenici di Tōkyō è la rappresentazione, allestita dal famoso attore Kikugorô e della sua compagnia, del celebre dramma Botan-Dōrō, ossia «La lanterna con le peonie». Questo strano lavoro teatrale, ambientato verso la meta del secolo scorso, è la riduzione drammatica di un racconto del narratore Enchō, scritto in giapponese colloquiale e autenticamente giapponese per quanto riguarda il colorito locale, benché ispirato a una favola cinese”. 
Ma anche questa è una storia che ho già raccontato. Nei primi anni del Novecento il Kaidan Botan Dōrō divenne decisamente celebre anche in Occidente. Sulla scia di Lafcadio Hearn, la scrittrice britannica di letteratura per l’infanzia (e folclorista giapponese) Grace Edith Marion James (1882-1965) diede alle stampe la raccolta “Green Willow and Other Japanese Tales” (Macmillan, 1910), rieditato successivamente come “Japanese Fairy Tales” (1979) e ancora come “Moon Maiden and Other Japanese Fairy Tales” (2005).

Green Willow and Other Japanese Tales
by Grace James (Macmillan, 1910)
Si tratta come detto di racconti per l’infanzia, per cui è inevitabile scoprire che l’autrice ci mise sopra le mani in maniera vigorosa (viene oggi da sorridere pensando che la versione originale, vecchia a questo punto di cinque secoli, fosse apertamente un racconto erotico). Non si parla nemmeno più apertamente di fantasmi, bensì di fate (concetto più appropriato al pubblico di riferimento). 
Otsuyu, per Grace James, è la “Signora della rugiada del mattino”, appellativo che scalderebbe il cuore anche ai lettori più insensibili. Lo stesso incipit viene rivoluzionato: Shinzaburō fa il suo incontro con Otsuyu nel corso di una partita di badminton. Accade che un errore di battuta spedisca il volano oltre un recinto di bambù direttamente nel giardino privato della famiglia di Otsuyu. Il giovane scavalca il recinto e il suo destino si compie. L’incapacità di ritrovare il giorno successivo la strada per quel luogo cagiona la morte di crepacuore di Otsuyu, e da quel punto la vicenda riprende normalmente il suo corso. (1)

E la famosa maledizione secondo la quale la disgrazia colpirebbe coloro che vengono a contatto con la coppia spettrale? Non è più il caso di parlarne, perché questo è un punto dolente, un punto in cui il Botan Dōrō si mescola con la realtà. La leggenda ormai vuole che gli attori che interpretano sul palcoscenico il ruolo degli spettri ne vengano colpiti. Così almeno successe nel 1919 quando, a seguito di una celebre performance tenutasi al Teatro Imperiale di Tōkyō, gli artisti che diedero il volto a Otsuyu e Oyone si ammalarono e morirono a una settimana di distanza l’una dall’altra. Da perderci il sonno, vero? 
Ma ci siamo ormai lasciati un altro secolo alle spalle e il Giappone già rivolge il suo sguardo curioso al Cinématographe dei fratelli Lumière. Da questo punto riprenderemo tra qualche giorno.
(1) Il testo “Green Willow and Other Japanese Tales” di Grace James è consultabile qui


The Peony Lantern (Utagawa Kunisada III), trittico, xilografia, 1892


Il presente articolo è parte di un vasto progetto che ho voluto chiamare Hyakumonogatari Kaidankai (A Gathering of One Hundred Supernatural Tales) in onore di un vecchio gioco popolare risalente al Giappone del periodo Edo (1603-1868) e, di  tale progetto,  esso rappresenta la parte 32 in un totale di 100.
Se volete saperne di più vi invito innanzitutto a leggere l'articolo introduttivo e a visitare la pagina statica dedicata, nella quale potrete trovare l'elenco completo degli articoli sinora pubblicati. L'articolo è inoltre parte del micro-speciale in cinque parti Kaidan Botan Dōrō che è iniziato qualche giorno faBuona lettura! 
P.S.: Possiamo spegnere la 32° candela...

7 commenti:

  1. M'interessa molto la parte della maledizione che avrebbe colpito la due attrici devo cercare la storia che le riguarda, non è escluso che tu mi abbia dato l'idea per un futuro post del mistero. Visto che si fa sempre bene a leggerti?^^ Che begli spunti che dai a noialtri tuoi lettori.;)

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    1. Sarebbe fantastico se tu riuscissi a scovare qualcosa di più su quella vicenda! Posso intanto darti un punto da dove partire: questo

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  2. Quindi, vista la conclusione, presumo che ci parlerai di trasposizioni cinematografiche della vicenda, argomento che a questo punto mi interessa parecchio.

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    1. Presumi bene, Ariano! E quella, lo ammetto, è la parte che preferisco.

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  3. Molto interessante, non vedo l'ora di leggere il seguito. È interessante vedere lo sviluppo di una storia e le sue modifiche del tempo.

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    1. Non serve aspettare molto. Anzi, la quinta e ultima parte è uscita giusto stasera...

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