giovedì 7 maggio 2020

The Flu

No, tranquilli, non userò il termine "profezia" in questo post: primo perché ne ho abbastanza di tutti questi novelli Nostradamus che cercano lustro in questa apocalisse, e, secondo, perché di profetico in questo film coreano del 2013 c'è in realtà ben poco, a parte le mascherine sul naso. Ad ogni modo, se state cercando un film a tema pandemico con il quale trastullarvi sul divano, e avete già esaurito la visione degli ovvi "Incubo sulla città contaminata" e "La città verrà distrutta all'alba", non vi resta che rivolgere il vostro sguardo a Oriente, culla di ogni sana pandemia del nuovo millennio.
Certo, stavo riflettendo poco fa, di coreano in questo film c'è ben poco, al di là della location: se non fosse per un cast dai tratti somatici inequivocabilmente asiatici, "The Flu" avrebbe potuto benissimo essere scambiato per un prodotto della nuova Hollywood, talmente esagerati sono i suoi livelli adrenalinici. Ciò a dimostrazione del fatto che il cinema coreano, ma anche quello di altri paesi, può facilmente eguagliare Hollywood, o addirittura superarla, quando i mezzi e le idee lo permettono.
Non sto dicendo che è tutto sbagliato, non mi fraintendete: "The Flu" è un prodotto pensato per il botteghino e il suo target di riferimento è esattamente un pubblico che si auspica di sperimentare, nelle due ore canoniche, un ventaglio molto ampio di emozioni senza rinunciare a nulla. Mi verrebbe da dire che è un prodotto creato sartorialmente sulla tipologia di spettatore che preferisce il "Godzilla" di Roland Emmerich (1998) a quello originale di Ishirō Honda (1954). Ma forse questo non è nemmeno l'esempio più felice.
La trama è molto semplice e posso riassumerla in due righe, semmai ce ne fosse bisogno: trafficanti di esseri umani spediscono in Corea un container pieno di clandestini vietnamiti, tra cui uno che si vede subito che non sta tanto bene. Arriverà a destinazione un carico di cadaveri uccisi da un'improbabile mutazione del virus H5N1 (quello dell'aviaria). Tutti morti tranne uno, ovviamente, che sarà il nostro paziente zero.
Nelle ore successive l'immaginaria città di Budang sarà ridotta a un immenso lazzaretto, con gente che vomita in giro liquami il cui colore avrebbe dovuto destare sospetto sin dall'inizio. Ma siamo nella fase della negazione e la gente, la cui pelle comincia a riempirsi di schifezze purulente, continua tranquillamente a farsi gli affari propri. Sarà solo quando inizieranno a circolare le prime voci di quarantena e lockdown che partirà il panico: alcuni si precipiteranno al supermercato per far scorta di carta igienica e penne rigate (pardon, spaghetti di soia), come se non ci fosse un domani, altri tenteranno un'infruttuosa fuga dalla città contaminata. Chissà com'è che questa storia mi pare di averla già sentita?

Il parallelismo finisce qui: dopo ventiquattr'ore  di quarantena il popolo s'incazza (Vive la France, Vive la Revolution), spezza il lockdown e saranno ca##i per tutti. Diciamo che il comportamento di questa gente è più che giustificato, visto che gli infetti, anziché venire curati, vengono gettati vivi in una fossa comune e dati alle fiamme. Come finirà? Guardatevi il film o spoileratevi su Wikipedia.
Ampio lo spazio concesso ai dietro le quinte della politica, con personaggi che non sapranno forse bene che pesci pigliare, ma hanno ben chiare le conseguenze che una crisi del genere potrebbe avere sulle elezioni successive. Chi invece sa bene cosa fare è il comando militare americano che, come da tradizione a stelle e strisce, decide di fare il poliziotto del mondo, pianificando un attacco aereo che rada al suolo il paese con tutti i filistei. Manca solo la bomba atomica e in "The Flu" abbiamo tutto (forse dovrei sporgere reclamo, per questa lacuna). Fortunatamente il "giuseppi" coreano è uno coi controca##i e  quando sarà il momento tirerà fuori l'orgoglio nazionale (e non solo quello) per mandare il cattivo occidentale dove si merita. E così, dopo l'untore vietnamita abbiamo anche il cinico americano, a completamento del quadro xenofobo.

Nel complesso, tuttavia, la vicenda è condotta da tre personaggi chiave che lottano per sopravvivere nel caos: il pompiere Kang Ji-goo (Jang Hyuk), l'immunologa Kim In-hae (Soo Ae) e la precocissima figlia di lei Mi-reu (Park Min-ha) che, tra l'altro, a dispetto della sua giovane età, ha un ruolo chiave nella risoluzione della crisi. Avete presente l'eroe di piazza Tienanmen? Ecco, siamo da quelle parti, solo che qui l'eroe ha solo quattro anni.
Ogni opportunità di arrivare al cuore del suo pubblico è colta perfettamente dal regista Kim Sung-su, così ogni scusa per sollevare l'indignazione dello spettatore è sfruttata in pieno. Nella protagonista femminile si nota anche un sapiente equilibrio tra la forza di volontà del medico e la vulnerabilità della madre: in virtù di ciò, se siete predisposti, preparatevi a un potente viaggio emotivo. Ben giocato anche il finale, nel quale viene affidato a una bambina il compito di scrivere nella pietra un indelebile messaggio per l'umanità. Ammetto di non essermi lasciato andare alle lacrime, ma vi assicuro che, in quel momento, ero io quello sbagliato.
Molto efficace, il regista, anche nel mostrare la tragedia della morte incontrollata, il completo allontanamento dalla realtà dei funzionari statali, e la follia che si scatena negli esseri umani se messi alle strette. Tutte cose che, alla luce di quello che sta succedendo in questi ultimi tempi nel nostro paese, riusciamo forse a comprendere più di sette anni fa, quando "The Flu" uscì al cinema (anche in Italia, tra l'altro, con il titolo "The Flu: il contagio").

Naturalmente, non sono pochi i difetti di questa versione coreana del "Contagion" di Steven Soderbergh, a partire dal fatto che tutto si risolve nel giro di due giorni e due notti dal primo contagio, neanche fosse una stagione di "24". È necessario inoltre sospendere il 99% della nostra incredulità per digerire certe situazioni inverosimili come, per esempio, la capacità dei protagonisti di perdersi e ritrovarsi di continuo in mezzo a una folla in delirio. Non insisto sul già citato aspetto xenofobo che dà palesemente la colpa di tutto agli immigrati perché queste sono scelte,  e non errori, di chi ha scritto la sceneggiatura. 
C'è anche una sotto-trama non meno entusiasmante, che gioca un gran ruolo nel tenere incollato allo schermo lo spettatore. La domanda che ci si pone si dall'inizio è: riuscirà Kang Ji-goo a farsi l'immunologa prima dei titoli di coda? Ovviamente non ve lo anticipo, ma sappiate che il nostro eroe, per tutto il film, continuerà a prendere una serie di decisioni totalmente stupide, con il solo e unico scopo di potersi un giorno sdraiare su un materasso con la "simpatica" mamma single.
Per concludere, "The Flu" è un interessante film catastrofico, molto ben curato dal punto di vista visivo, che assomiglia però un po' troppo ad altri prodotti già visti e rivisti. Vale una visione, specialmente in un periodo emotivamente particolare come questo, ma non vi lascerà molto una volta terminato.



Mai come oggi il tema virale è diventato virale. Ne consegue che il presente articolo non poteva che essere parte di un progetto più ampio che vede impegnata la solita combriccola cinefila. Troverete quindi ulteriori contagiosi contributi sui seguenti blog: Pietro Saba World, La Bara Volante, Non c'è Paragone, La Fabbrica dei Sogni, Stories, Director's Cult.


32 commenti:

  1. Incubo sulla città contaminata è uno dei miei cult. L'ho recensito e uscirò mercoledì con una mia piccola e modesta analisi.
    Di questo film coreano mi ha lasciato perplessa la durata temporale...ammazza...tutto molto compresso.
    Quindi SPOILER la bambina ha praticamente gli anticorpi per il virus, giusto?
    Direi che il paragone che hai fatto nella recensione sia calzante, relativamente al ruolo della piccola protagonista.

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    1. Incubo sulla città contaminata è di un altro pianeta, come d'altra parte lo sono tutti i film prodotti in quel periodo. Non c'è nulla che l'industria cinematografica possa fare oggi per poter competere con quell'irripetibile periodo
      SPOILER: sì, anche non pensavo fosse così ovvio.

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  2. Ho visto da poco The Host diBong Joon-ho del 2006 e credimi per certi versi ha anticipato molto i fatti che sono poi successi di questi tempi con la pandemia da Covid.
    Coreano pure lui .
    Adesso devo recuperare le due puntate de "La casa nella prateria" intitolate L'epidemia una e La quarantena l'altra dove pure li si profetizzava la catastrofe.

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    1. "The Host" è un film sorprendente. Mai mi sarei aspettato di poter assistere ad uno spettacolo "con creatura" così convincente. Da'altra parte il regista arrivava da "Memories of Murder", altro gioiello che mi pare di aver anche recensito agli albori del blog.

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  3. No basta "profezie", persino Soderbergh in questi giorni viene paragonato a Nostradamus. Non conoscevo affatto il film ma mi hai infettato con la voglia di vederlo, il tipo di contagio giusto che piace a noi cinefili ;-) Cheers!

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    1. Non è fondamentale, ma di sicuro è ottimo intrattenimento. Ciaooo!

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  4. L'ennesima rassegna per conoscere nuovi film, questo è uno, e me lo segno ;)

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  5. Da come lo descrivi sembra proprio che il regista sia in realtà Emmerich sotto mentite spoglie... Comunque, ahimé, sono ormai un pavido ometto che proprio non se la sente di affrontare nella fiction le stesse problematiche del mondo reale. Fra qualche tempo (si spera brevissimo) quando saremo stati tutti vaccinati e potremo riprendere a stare pressati come sardine in metropolitana e a metterci le dita sporche in bocca senza paura, magari a quel punto me lo vedrò ;-)

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    1. A me mancano tantissimo la coda sulla tangenziale la mattina, con quel meraviglioso odore di gas di scarico. Profumo di vittoria! (quasi cit.)

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  6. questo me lo segno pure, non l'ho visto xD

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  7. Mi piace parecchio questo film. Alla fine senza volerlo siamo già in tre ad a er scelto un film orientale per questa rassegna... volevamo mica mandare un messaggio?

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    1. Può darsi, così come può darsi che in Oriente ci siano in proporzione molti più film pandemici tra cui scegliere. In fondo, come ho scritto nel post, l'oriente è la "culla di ogni sana pandemia del nuovo millennio".

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  8. Mentre stavo leggendo ho pensato 'figata, lo devo assolutamente vedere!' Poi leggo di vomito e penso 'mmm, mi sa che gna' posso fa'...' Comunque più che previsioni, noi esseri umani siamo prevedibili, dalla paranoia all'acquisto incontrollato di carta igienica!

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    1. Se è per quello vai serena: c'è molto meno vomito qui che ne "L'esorcista" di Friedkin.

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    2. Ma sono diventata una pisellona assurda, e sì che L'esorcista l'ho visto un saccodi volte, ma quando ho visto Audition, con la ciotola, stavo per tirare su l'anima pure io. Egnente, sarà la vecchiaia? Comunque mi fido! ;-)

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    3. Mi assumo pubblicamente ogni responsabilità per eventuali anime tirate su. ^_^

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  9. Beh, ora sappiamo che non può risolversi così presto.
    Ma fidati: anche noi abbiamo rischiato che si spezzasse il lockdown.
    Gente bruciata? Economia in rovina? Macché: voje de scopà :)

    Moz-

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    1. Tralaltro pare che a Milano, una delle città più a rischio (se non la più a rischio), la gente abbia iniziato di nuovo gli assembramenti..mah!

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    2. Se chiudiamo di nuovo, darò la colpa a tutte queste persone.

      Moz-

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    3. Sarà il sindaco Sala a decidere se chiudere i Navigli in prima battuta e Milano in seconda. Non credo che ciò che si è verificato in un paio di strade possa impattare il resto d'Italia.
      Spero comunque di non dover tornare indietro perché, lo ammetto, sono abbastanza provato.

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  10. A me piace il cinema, ma al tanto decantato "Parasite" preferisco Scarface con Al Pacino.
    Come è possibile premiare con 4 Oscar un film brutto? Un film che ti lascia indifferente.

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    1. Non ho ancora visto "Parasite" ma, se deve essere fatto un paragone con "Scarface", qualunque film perderebbe in partenza.

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  11. Non lo conoscevo, non so se lo vedrò, ma si ricollega ad alcune ricerche che avevo in mente di fare sul cinema dell'est! Buon fine settimana, Obs!

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    1. Un progetto sul cinema dell'est? Interessante....

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    2. Volevo recuperare qualche film, partendo dagli storici di Kurosawa fino ad approdare al regista di Parasite (che non ho visto), etc. Ho bisogno di Oriente :°D

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    3. Kurosawa è certamente un ottimo punto di partenza, lato Giappone. Viceversa, lato Corea, ce n'è uno ancora più fondamentale di Bong Joon-ho. Credo non serva che ti dica chi sia.

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  12. Forse recupero questo film, anche se probabilmente non subito perché "non è il momento," ma mi interessa anche vedere, tra un anno o più, come sarà rappresentata la "vera" pandemia sullo schermo. Ma adesso che finisca, per la miseria.... Che finisca!

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    1. La priorità è che finisca quella vera, di pandemia. Quelle cinematografiche vengono sicuramente dopo...

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