mercoledì 15 luglio 2020

La porta sull'estate

Ci sarebbero svariati motivi per cui potrei consigliarvi di correre in edicola a comprare il numero di luglio 2020 di "Urania Collezione" prima che vada esaurito. Il primo ovvio motivo è che stiamo parlando di Robert Anson Heinlein, uno dei massimi protagonisti dell'età d'oro della fantascienza, vincitore di ben sette Premi Hugo con romanzi ormai divenuti classici del genere, quali "Stella doppia" (1956), "Fanteria dello spazio" (1959), "Straniero in terra straniera" (1961), e "La Luna è una severa maestra" (1966), titoli che qualsiasi appassionato di fantascienza dovrebbe, almeno teoricamente, aver letto e imparato a memoria. 
Il secondo motivo è che questa non solo è una nuova traduzione, ma (a quanto pare) è la prima tanto attesa edizione integrale che arriva in Italia, a quarant'anni di distanza da quell'ultima, ennesima versione sforbiciata del 1982. Non posso garantirvi che sia effettivamente così, non avendo ancora letto il mio ultimo acquisto, ma confrontandolo rapidamente con la mia vecchia storica copia dei "Classici della fantascienza", non posso fare a meno di notare quella trentina di pagine in più che, unite ad altri fattori quali il formato della pagina, diventano almeno il doppio (e lasciatemi dire che una sessantina di pagine su duecento sono davvero un bel po'). Prematuro è giudicare la nuova traduzione, quella che spazza via la traduzione storica di Beata Della Frattina, che, dalla fine degli anni Cinquanta a oggi, Mondadori ha riciclato almeno tre o quattro volte.
Cercando quindi di dare per scontato che quella di Annarita Guarnieri sia migliore, se non altro per il fatto che è aggiornata giusto di quei settant'anni, rimango solo afono nel leggere il nome del vero protagonista, Petronio Arbitro (chiaro riferimento all'autore del Satyricon), storpiato in Petronius l'Arbitro... ma queste sono sottigliezze che notano solo coloro che si erano innamorati di questo romanzo leggendo la prima traduzione, non necessariamente più aderente al pensiero di Heinlein (l'originale inglese "The Door into Summer" lo riporta infatti come Petronius the Arbiter, quindi la Guarnieri pare essere nel giusto).
Il terzo motivo è...  Petronio. Mai come ne "La porta sull'estate" un gatto è l'assoluto protagonista, sin dalle prime pagine, con il favoloso e celeberrimo incipit...
Fin da quando era un micio tutto pelo e ronron, Pete aveva elaborato una filosofia molto semplice: io dovevo occuparmi della casa, dei viveri e del tempo, lui pensava a tutto il resto. Mi riteneva in particolar modo responsabile delle condizioni atmosferiche. Gli inverni del Connecticut vanno bene per le cartoline natalizie, e durante quell'inverno Pete provava regolarmente ad uscire dalla sua porticina, e regolarmente si rifiutava di andare fuori a causa della sgradevole cosa bianca che c'era all'esterno. Allora veniva da me, per pregarmi di aprire una porta normale, convinto che almeno una di esse si aprisse su una bella giornata estiva. Così, tutte le volte io dovevo fare il giro delle undici porte e aprirle in modo che si persuadesse che anche fuori di quelle era inverno. A ogni porta il suo disprezzo per la mia inettitudine aumentava, accresciuto dalla delusione. Usciva, finalmente, ma stava fuori il tempo necessario a far calare la pressione idraulica nel suo corpo. Quando tornava, il ghiaccio rappreso intorno alle zampe risuonava sul pavimento di legno, come se lui calzasse minuscoli zoccoli, e Pete mi lanciava occhiate di fuoco, rifiutandosi di fare le fusa finché non riusciva a leccare via tutto. Dopo di che mi perdonava, fino alla prossima volta (Trad. Beata Della Fattina).
Chiunque abbia avuto il piacere di un gatto gironzolante per casa sa bene quanto questo scenario sia realistico. Nella mia vita di gatti ne ho avuti tanti e, inevitabilmente, ciascuno di essi ha desiderato che la porta di casa si affacciasse perennemente sull'estate, nonostante alcuni indizi (tipo il riscaldamento acceso e lo scrosciare lontano della pioggia) avrebbero dovuto far presagire la delusione imminente. Non ho mai sinceramente pensato, come invece mi ha fatto riflettere Heinlein, che il gatto di turno potesse accusare me di inettitudine... Ma chi può mai dirlo? In fondo, un po' sono convinto che i gatti si ritengano, a ragione, degli esseri superiori. Non si spiegherebbe il motivo per cui, sin dal tempo degli Antichi Egizi, i gatti hanno abbiano ottenuto vitto, alloggio e grattini in cambio solo del piacere della loro compagnia (beh, più o meno).

Nonostante vitto, alloggio e grattini, per quanto cioè noi ci sforziamo di rendere meravigliosa la loro esistenza, il gatto aspira sempre a fare il gatto; ed è in quest'ottica che si spiega l'affannosa attesa dell'arrivo dell'estate, stagione che permette quella libertà che in altri momenti è castrata. Noi stessi siamo un po' gatti, se ci pensate bene: nei mesi più caldi siamo più felici, la vita ci sorride, ci sentiamo più liberi, aperti alle nuove esperienze e alle nuove scoperte; spesso è in estate che ci innamoriamo, così come è in estate che sciogliamo quei nodi che stringono i nostri polsi, facciamo le valigie e ci lasciamo alle spalle tutta l'ipocrisia dell'inverno.

Precedenti uscite Urania de "La porta sull'estate" di Heinlein. Da sinistra a destra: 1968, 1959, 1982
C'è anche una trama fantascientifica in questo libro (ovviamente), e Petronio che, come abbiamo visto, "si occupa di tutto il resto", non manca di spezzare le vorticose avventure del suo padrone con preziosi siparietti: egli va dappertutto con il suo "umano"; addirittura riesce a farsi accompagnare nei bar e, simpaticamente nascosto in una borsa, ottiene cibo e bevande. Dal canto suo Daniel Boone Davis, la controparte bipede di Petronio, ha numerosissime gatte da pelare (involontario gioco di parole): inventore eccezionale ma un po’ ingenuo, Dan ha creato la Domestica Perfetta, una sorta di lavastoviglie che invece di fare il suo mestiere incassata tra le ante di una cucina preferisce lavare i piatti in piedi sopra il lavandino (d'altra parte non credo che Heinlein, nel 1956, potesse immaginare diversamente l'elettrodomestico a noi più caro).

Il giorno che la sua vita sentimentale e professionale si ritrova ad essere devastata, Dan non trova di meglio che sperimentare su se stesso una nuova tecnologia di ibernazione (chiamatelo sonno criogenico, chiamatela animazione sospesa) che gli possa garantire una nuova esistenza trent'anni più tardi. Vivere nel 2000 non deve essere facile per un uomo del 1970, e questo a prescindere da ciò che Heinlein ha messo su carta. Basterebbe pensare alla versione anni Novanta di noi stessi, a come eravamo allora, se ci catapultassero in un mondo dove il telefono è praticamente un mezzo di comunicazione obsoleto. Trent'anni fa, ve lo ricordate, per chiamare la fidanzata bisognava armarsi di scheda telefonica, uscire di casa nel gelo dell'inverno e mettersi comodamente in fila davanti a una cabina pubblica, sperando che le telefonate dei tizi che ci precedevano fossero svelte (ma non succedeva mai).

Senza scendere nel dettaglio della trama, avvincente abbastanza da costringere a voltare una pagina dopo l'altra senza interruzione, dirò subito che Dan ci prenderà gusto a spostarsi avanti indietro nel tempo, se non altro per ritrovare Petronio, una prima volta perduto nei meandri del tempo e successivamente ritrovato.

Prima edizione, serializzata sui numeri di ottobre, novembre e dicembre 1956 del magazine F&SF
Se da un certo punto di vista può far tenerezza la visione tecnologica del 2000 da parte del padre della fantascienza, è necessario ammettere che la società non è molto diversa da quella nella quale ci ritroviamo. In fondo anche il 1970 era un concetto futuristico per lo scrittore statunitense. E, se non siamo ancora arrivati a "viaggiare nel futuro" attraverso il sonno criogenico, al tempo in cui questo romanzo venne scritto quasi sicuramente già se ne discuteva negli ambienti accademici. Fu infatti dieci anni più tardi, per l'esattezza il 12 gennaio 1967, che un primo individuo fu realmente sottoposto alla pratica, nella speranza che in un imprecisato futuro nuove conoscenze medico-scientifiche potessero offrirgli una seconda possibilità. Non ci siamo ancora arrivati e, per la cronaca, quel primo individuo è tuttora congelato in qualche frigorifero, ma non è escluso che si riesca a chiudere il cerchio nei prossimi dieci o vent'anni.

Da notare che l'argomento era stato già affrontato da Heinlein, in una maniera a mio parere eccezionale, già nel suo romanzo d'esordio "A noi vivi" (For Us, the Living), scritto negli anni Trenta ma pubblicato postumo solo una quindicina di anni fa. In quell'occasione viene narrata la storia di un uomo morto nel 1939 che si risveglia in un altro corpo in un utopico 2086. Il viaggio nel tempo, in tal caso, non avviene per mezzo di tecnologie particolari: semplicemente accade e non importa come. Credo sia superfluo sottolineare quanto possa essere sconcertante un salto nel futuro di quasi 150 anni, dove tutto è cambiato e il tentativo di adattarsi a una nuova realtà, dove anche i rapporti tra le persone seguono regole inesplicabili per il malcapitato protagonista, è impresa quasi impossibile. Ma questa è un'altra storia.

Più improbabile, tornando a noi, è il viaggio nel tempo nella direzione opposta, concetto limitato a una narrativa di immaginazione che in quest'idea ci sguazza sin dai tempi di H. G. Wells. Heinlein si inventa un meccanismo che sarà sfruttato all'infinito nella fantascienza che verrà: quella dell'incontro del protagonista con uno "scienziato pazzo" (molto simile al Doc di "Ritorno al futuro") che lo rispedirà nel passato. Il bello, in tutto ciò, è non ci sono limiti alla fantasia: basta sapersi orientare e gestire eventuali paradossi che, si sa, sono sempre là dove meno te li aspetti. Se si è bravi a farlo, chi lo sa, potrebbe esser possibile arrivare a incontrare Leonardo Da Vinci, sistemare vecchie faccende rimaste in sospeso e, perché no, riabbracciare il proprio gatto scomparso tanti anni prima.

Uscite estere de "La porta sull'estate". Da sinistra a destra: USA (1957), Russia (2017), Giappone (2010)

18 commenti:

  1. Poter viaggiare nel tempo e "correggere" errori del passato penso sia il sogno di praticamente ogni essere umano.
    Piuttosto, non immaginavo che le pubblicazioni su Urania fossero a volte "tagliate". Certe operazioni una volta si facevano coi libri per ragazzi, tagliando le parti ritenute inadatte alla lettura di un bambino, però i romanzi di Urania non sono per bambini, che senso aveva tagliare pagine?

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    1. I vecchi curatori tagliavano alla grande. Non so perché, ma sospetto fosse per mantenere quel numero fisso di 100-120 pagine e fare in modo che i volumi, messi in fila uno accanto all'altro in una libreria, fossero più piacevoli all'occhio...
      Correggere errori del passato? Non so. Io con i miei errori ci convivo abbastanza bene. Perlomeno l'esperienza mi aiuta a non ripeterli...

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  2. L'ibernazione immediatamente porta alla mia mente Futurama e Cowboy Bebop. Non avevo idea che qualcuno si fosse effettivamente sottoposto alla sospensione criogena... affascinante!

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    1. Se non ricordo male quel tizio si fece ibernare subito dopo la morte, nella speranza che si scoprisse una cura per tornare indietro. Una roba alla George Romero, per intenderci...

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  3. Il poco che ho letto di Heinlein non mi è piaciuto granché, quindi non mi sono mai informato su questo "La porta sull'estate". Ora però mi è bastata l'introduzione per farmi innamorare di quel gatto!

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    1. I temi affrontati da Heinlein sono spesso a sfondo politico e sociale. Non sempre si è nello stato d'animo di affrontarli. Questo titolo è decisamente più leggero, anche se non manca di puntare il dito contro certi squali dell'industria...

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  4. Vado O.t e ti chiedo scusa ma ne approfitto anche qui per farti gli auguri di Buon Compleanno!

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    1. Di nuovo grazie per gli auguri! Stanno diventano un po' troppi, però (gli anni, non gli auguri... ^_^)

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  5. Ho letto solo I Figli Di Matusalemme e Fanteria dello spazio ed entrambi mi sono piaciuti, appena mi troverò nei pressi di un'edicola vedrò di procurarmelo.

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    1. Ti piacerà anche questo. Ha una scrittura un po' datata, ricordo, ma sono sicuro che la nuova traduzione risolva anche questo problema (almeno così mi è parso da quel poco che sono già riuscito a leggere di questa nuova edizione)...

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  6. Avendola intervistata, ed essendo una trekkie («Io sono una dei sei “pazzi” che hanno fondato l’ancora vivo, vitale e prospero Star Trek Italian Club nel lontano 1986!»), tifo a occhi chiusi per la Guarnieri, che negli Ottanta si tradusse dei romanzi di Star Trek da portare nelle edicole italiane, cioè andò spavaldamente là dove nessun editore italiano era mai stato prima :-D
    Sugli annunci di Urania tocca andare cauti, ma nella recente gestione mi sembra ci sia più attenzione per il rispetto del formato originale, ove possibile. Ho vibrazioni positive :-P

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    1. Non mi sono mai fidato troppo in effetti delle tande "edizioni integrali" Mondadori che si sono avvicendate negli anni... Queste nuove collane perlomeno sono composte da volumi di dimensioni diverse l'uno dall'altro, in termini di numero di pagine, e ciò infonde fiducia.
      P.S: Mi chiedo se quel ciclo di Star Trek da edicola abbia poi avuto il successo che sperava...

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    2. Il fatto che dopo una decina di numeri l'iniziativa si sia fermata, e che a parte una brevissima parentesi Armenia toccherà aspettare dieci anni perché Fanucci ci riprovi (con risultati nettamente superiori), la dice lunga. Purtroppo in Italia i trekkie sono pochi, ma hanno in comune con tutti gli altri fan la puzza sotto il naso di schifare tutto ciò che è legato a Star Trek, dai fumetti ai libri. In America sin dal '71 in cui è apparso il primo romanzo originale i lettori si sono menati per comprare i libri, con l'occasione di poter leggere ancora le avventure dei loro eroi, e da allora la Pocket Books non ha mai smesso: non so più a quante centinaia di libri siamo arrivati.

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    3. Non so perché ma mi aspettavo una risposta come questa. Forse è vero che i trekkie sono pochi, ma sospetto anche che una serie tivù di successo, trasferita su carta, venga percepita come un prodotto di seconda categoria rispetto alla fantascienza dei grandi nomi...

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  7. Mi sembra una lettura tenerissima, oltre che interessante e, devo dirti la verità, non conosco la storia dell'uomo congelato per portare avanti degli esperimenti sul sonno criogenico... vorrei approfondire la questione appena possibile! Un saluto, Obs!

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    1. Il suo è stato un modo eccentrico di farsi seppellire. Un tempo i faraoni si facevano costruire le piramidi; oggi i miliardari si fanno costruire una capsula criogenica. Arriverà comunque il momento che gli eredi smetteranno di pagare l'affitto e addio sogni di resurrezione...

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  8. Mi hai conquistato con la tua disamina. è tempo di cacciare il portafoglio.

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    1. Sei ancora in tempo, ma l'edicolante non aspetterà ancora per molto...

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